Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/marzi_piccola.jpg

MARZI Gustavo

Livorno 25.11.1908 / Trieste 14.11.1966

1928. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, 4° Sciabola Individuale

1932. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto Individuale, MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre

1936. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola Individuale, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre

Sin da bambino calca le pedane del mitico Circolo Fides labronico dove impera Beppe Nadi, padre dei mitici Nedo ed Aldo, che lo alleva come un figlio (con relative scudisciate), insegnandogli l’arte della scherma. Marzi impara così bene che si rivela una sorta di piccolo prodigio e già a 16 anni è pronto a rivaleggiare coi più forti schermidori italiani. Il suo primo risultato degno di nota è il brillante 4° posto ottenuto il 26 maggio 1925 nel torneo internazionale di fioretto a Cremona, alle spalle di tre affermati campioni come il concittadino Chiavacci, un altro da cui apprende molti segreti della pedana, Carniel e Pignotti. In questo torneo Marzi si rivela al punto che spende parole importanti per lui anche il famoso Adolfo Cotronei sulla “Gazzetta”, definendolo “agile, armonico, combattivo ma tattico e dotato di fine intuito. Ragionatore ed elastico, ha senso della misura”. In molti gli predicono un futuro luminoso. Marzi si cimenta anche nella spada, da sempre poco amata a Livorno, ed i risultati sono buoni ma non eccezionali: nella stessa Cremona il 30 maggio termina 6° il torneo vinto dal concittadino Bini, un altro da cui c’è molto da imparare. Lo stesso Bini è l’unico a batterlo nel campionato toscano di fioretto, disputato a Livorno il 27 settembre. Pochi gioni dopo, nella stessa sede, Marzi chiude al quarto posto i tornei di spada e sciabola, vinti ancora da Bini che sfrutta appieno l’assenza del grande Puliti. Marzi si dimostra comunque già in grado di lottare, è il caso di dire ad armi pari, coi più forti schermidori del momento. Tant’è vero che il 17 dicembre viene invitato nell’importante esibizione che si tiene al Teatro della Pergola di Firenze, presenti pure i magnifici fratelli Nadi: Marzi col fioretto supera brillantemente Faccioli per 8-3, confermandosi giovane talento in ascesa. Piccolo stop ai tricolori di Ancona, disputati tra 4 e 8 gennaio 1926: Marzi chiude 7° sia nel fioretto (vince il coetaneo Guaragna) che nella spada. Si rivede cinque mesi dopo, a Cremona nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di fioretto: chiude ottimo quarto, preceduto da assi del calibro di Gaudini, Puliti e Chiavacci. Stampa e tecnici sono concordi: il maestro Nadi ha saputo infondere a Marzi tutti gli insegnamenti opportuni e l’allievo può raggiungere grandi traguardi. Intanto il 27 giugno chiude buon sesto gli Europei di fioretto a Budapest dove altri due livornesi svettano: primo Chiavacci e 4° Bini. Due giorni dopo, gareggia nel “GP Budapest” di spada e finisce buon quinto (vince Bertinetti). Si conferma ai tricolori di Venezia, disputati a metà luglio nel teatro “La Fenice”: 3° nel fioretto, superato da Carniel e Gaudini, 5° nella spada (vince Ragno) e nella sciabola (primo Sarrocchi).

Ottimi risultati, ma dovrebbe forse scegliere un’arma su cui concentrarsi, scelta peraltro non semplice visto che Marzi appare uno schermidore completo. Nel 1927 si conferma e non dimentichiamo che ha solo 18 anni. Tra il 10 e 13 gennaio è buon protagonista del “Trofeo Città di Napoli”, disputato nella Sala Maddaloni: chiude 4° nel fioretto (vinto da Terlizzi) e ottavo nella spada (appannaggio di Ragno). Il 10 febbraio a Vienna è battuto solo da Carniel, allo spareggio, nel torneo di fioretto. Con la stessa arma il 13 marzo chiude al sesto posto il torneo vinto da Pignotti mentre il giorno dopo è battuto solo da Bini nel torneo di sciabola e termina ottimo secondo. Il 3 luglio a Cremona chiude al terzo posto il torneo di fioretto, battuto da Puliti e Gaudini. Stesso risultato, ma stavolta dietro Pignotti e Guaragna, nei tricolori di fioretto, disputati a Como il 17 agosto. Disperde ancora troppe energie, gareggiando nelle tre armi: il 18 agosto chiude quarto nel tricolore di spada (vince Riccardi) e tre giorni dopo si piazza nella stessa posizione anche nella sciabola (primo Sarrocchi). Il 26 novembre ad Offenbach, in Germania, chiude 7° nel torneo di fioretto vinto dal tedesco Casmir, ma il giorno seguente, un po’ a sorpresa, si aggiudica il torneo di sciabola di fronte ai più forti schermidori tedeschi ed ungheresi. Il 1928 è annata olimpica e Marzi punta deciso verso i Giochi. Il 28 gennaio a Cannes supera 10-6 il francese Ducret in un match di sciabola che ha già il sapore olimpico. Il 26 febbraio partecipa alla preolimpica di fioretto a Firenze dove si affrontano due squadre “miste”: 3-3 il suo score in un’arma che forse, secondo alcuni, farebbe meglio a tralasciare. Il 4 marzo è a Bruxelles dove i nostri affrontano i padroni di casa. Nella sciabola vinciamo 2-1, con Marzi che perde il suo incontro con Kesteloot. Con la stessa arma Marzi si riscatta il giorno seguente, ad Anversa, battendo Willens 6-3. La tournée continua la settimana seguente nei Paesi Bassi. Marzi fa parte della squadra di sciabolatori che a L’Aja e ad Amsterdam, il 10 marzo, batte i Paesi Bassi, rispettivamente per 13-3 e 6-3. Ormai Marzi sembra essersi assicurato il posto in Nazionale ai Giochi. Il 28 marzo è a Budapest per un informale incontro di sciabola con una rappresentativa ungherese: i nostri perdono seccamente 14-7 e lo score di Marzi, 1-3, risulta un bel passo indietro.

Rimane comunque tra i nostri migliori schermidori e la conferma arriva da Napoli dove il 29 aprile si conclude il tricolore di sciabola: Marzi chiude secondo, battuto solo dall’outsider De Vecchi. Continua a gareggiare con le tre armi: il 3 giugno chiude all’ottavo posto i tricolori di fioretto vinti da Guaragna. Con la stessa arma trova più spazio il 22 giugno nell’ultima e decisiva preolimpica a Cremona dove chiude al terzo posto anche se, tra combine ed infortuni diplomatici, la gara ha uno sviluppo clamoroso, venendo addirittura sospesa a metà, con molti concorrenti che abbandonano la contesa. Tuttavia è con la sciabola che Marzi dà il meglio di sè: il giorno seguente chiude terzo, alle spalle di due grandi come Puliti e Sarrocchi, ma davanti al tricolore De Vecchi, garantendosi la maglia azzurra. Il ritiro collegiale degli sciabolatori avviene a Livorno dove si affilano armi per l’agone olimpico che appare comunque difficile: la medaglia è possibile ma non scontata, ci sarà da soffrire. Le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Marzi gareggia nella sciabola a squadre che inizia l’8 agosto e vede al via 12 nazioni. Primo turno facile per gli azzurri che demoliscono la Grecia 16-0. Marzi vince i suoi 4 incontri, faticando solo con Ambet (5-4) mentre va sul velluto con gli altri tre ellenici: 5-2 a Triantafyllakos, 5-1 a Nikolopoulos, 5-0 a Botasis. Il giorno seguente è già semifinale e Marzi scende in pedana con la Polonia. Rivince i suoi 4 assalti: 5-0 a Zabielski, 5-2 a Laskowki,, 5-3 a Segda, 5-4 a Malecki. I nostri rivincono 16-0. Bene anche nell’altro incontro: opposti ai Paesi Bassi, con Marzi in panchina, l’Italia si impone 12-4 e vola in finale. Qui, poche ore dopo, la musica cambia. Marzi è titolare fisso, ma controgli ungheresi impatta 2-2: perde 5-3 con Petschauer e 5-4 con Gombos, vince 5-2 con Glykais e 5-2 con Tersztyanszky. Il bilancio finale parla a favore dei magiari, 9-7, ed è il match decisivo per l’oro. Difatti i nostri superano agevolmente la Germania 14-2 e, per il computo degli altri risultati e delle stoccate, risulta inutile l’incontro con la Polonia ai fini dell’assegnazione delle medaglie. Contro i tedeschi Marzi è grande, vincendo di nuovo tutti gli incontri: 5-3 a Casmir, 5-1 a Moos e Thomson, 5-0 a Halberstadt. Dunque oro all’Ungheria, argento all’Italia e bronzo alla Polonia. Per Marzi, ancora 19enne, un bel successo, condito da uno score di tutto rispetto (14-2) che la dice lunga sulla sua classe di sciabolatore.

Classe che rifulge anche nel torneo di sciabola individuale che inizia il 10 agosto ed al quale prendono parte 44 schermidori di 17 nazioni. Marzi inizia alla grande e vince nettamente il girone eliminatorio, con 6 successi e zero sconfitte: supera 5-1 l’ungherese Tersztyanszky, il tedesco Thomson ed il turco Balkan; 5-2 il romeno Raicu e lo spagnolo Garcia; 5-3 il cileno Diaz. Il giorno seguente è già semifinale e Marzi continua il suo show, aggiudicandosi il girone 6-1: perde solo con l’olandese De Jong, 5-2. Vince 5-0 col belga Kesteloot, 5-2 col magiaro Gombos; 5-3 col tedesco Thomson; 5-4 col danese Osiier, il francese Fristeau e lo statunitense Cohn. Poche ore dopo Marzi disputa la finale dove però perde tre assalti: 2-5 col magiaro Petschauer, 4-5 con l’altro ungherese Gombos e 3-5 con Bini. Ottiene però ben 8 successi: 5-1 con Thomson e De Jong; 5-2 con De Vecchi, l’olandese Van der Wiel e Tersztyanszky; 5-3 col francese Lacroix; 5-4 col tedesco Casmir ed il francese Ducret. Lo score 8-3 gli vale il terzo posto a pari merito col connazionale e concittadino Bini che gli soffia il bronzo per il computo delle stoccate: chiudono entrambi con 49 colpi a favore, ma Bini ne ha 32 a sfavore contro le 34 di Marzi. Dunque bronzo a Bini mentre l’oro, dopo spareggio va a Tersztyanszky sul connazionale Petschauer. Marzi vede dunque sfumare per pochissimo una medaglia che avrebbe comunque meritato, grande protagonista di un torneo memorabile. Si rivede alla fine di gennaio 1929, in Costa Azzurra dove a Montecarlo vince la “Coppa Principe di Monaco” di sciabola, con Puliti e Gaudini. I nostri dominano: 8-1 a Francia e Paesi Bassi, 7-2 alla Germania. Quindi Marzi passa a Cannes dove, il giorno seguente, chiude al secondo posto il torneo di sciabola, battuto solo allo spareggio dal grande Puliti. A metà aprile è protagonista degli Europei di Napoli. Dapprima vince il torneo di fioretto a squadre, quindi con la stessa arma chiude sesto la prova individuale (vinta da Puliti) e termina secondo nella sciabola, battuto solo dall’ungherese Glykais dopo spareggio. Nel fioretto fa un passo indietro ai tricolori di Abbazia, disputati il 20 maggio: finisce quinto (vince Guaragna). In effetti sembra più portato per la sciabola con cui il 29 giugno vince il prestigioso torneo di Cremona dove tre giorni prima ha chiuso al terzo posto col fioretto, superato da Puliti e Pignotti. Con la sciabola difatti primeggia anche ad Ostenda, in Belgio, il 28 luglio, senza perdere un assalto. Si rivede solo il 28 settembre a Montecatini: in un’esibizione col fioretto, supera Turio 10-7. L’8 dicembre è grande ad Offenbach dove si impone nel torneo di sciabola senza subire una sconfitta; tre giorni prima aveva chiusto al terzo posto nel fioretto, alle spalle di Pignotti e Turio.

Con la sciabola Marzi ha pochi rivali: il 20 dicembre a Firenze, in un’esibizione dove è presente pure Nedo Nadi, supera 12-9 il maestro Sanesi. Tra i due esce un risultato ancor più netto, 12-4, il 2 febbraio 1930 al Teatro della Pergola di Firenze. Il 27 febbraio Marzi è a Nantes, in Francia, per un’altra esibizione: col fioretto vince 10-5 su Monier. Il 13 marzo invece si reca a Budapest dove con la sciabola supera Kabos, ma perde con Garay. Ancora con la sciabola Marzi gareggia otto giorni dopo nella “Coppa Harden” a Montecarlo. Con lui Gaudini, Puliti ed Anselmi. I nostri battono 12-4 la Francia e pareggiano 8-8 con l’Ungheria: essendo pari anche il numero stoccate (60-60), si rende necessario uno spareggio. Gaudini supera Petschauer 5-4 e consegna la vittoria agli azzurri. Marzi però ha perso tutti i suoi incontri, risultando il peggiore tra gli azzurri. Il 4 aprile è a Parigi dove nella sala Wagram viene battuto 10-9 dal grande Cattiau col fioretto. Marzi si rivede agli Europei di Liegi: il 25 maggio è nella squadra azzurra che vince l’oro nel fioretto, superando 10-6 la Francia, 12-4 l’Inghilterra e 11-5 il Belgio[1]. Il giorno seguente è argento nella prova individuale di fioretto, superato da Gaudini. Quindi coglie un’altra piazza d’onore nella sciabola a squadre dove i nostri sono sconfitti 7-9 dagli ungheresi nel match decisivo, dopo aver regolato agevolmente Francia e Polonia[2]. A novembre Marzi, assieme ad altri azzurri, compie una fortunata tournée a Copenaghen e Stoccolma dove vince ripetutamente col fioretto e la sciabola. Con quest’ultima arma il 4 febbraio 1931, al Teatro Lirico di Milano, supera 10-6 il magiaro Glykays. Ai primi di marzo fa parte della rappresentativa azzurra che si reca a Budapest per un incontro di sciabola coi magiari: Marzi batte Gombos 8-6, ma perde 10-12 con Doros. L’incontro termina in parità, 4-4. Il 20 marzo a Montecarlo Marzi è nella squadra azzurra che vince, dominando, il match di fioretto contro la Francia 27-9[3]. Il giorno seguente ci prova anche con la sciabola[4], ma i nostri dopo aver battuto la Francia 14-2, perdono 10-6 con la sempre fortissima Ungheria. Il 2 e 3 maggio Marzi si presenta ai tricolori di sciabola, disputati a Treiste, ma nel primo assalto di finale, con Pignotti, perde l’equilibro nella foga, cade e si provoca una forte contusione ad un braccio. Incapace di proseguire, chiude al quarto posto. Torna in Nazionale per gli Europei di Vienna dove il 27 e 28 maggio vince l’oro nel fioretto a squadre[5]. Tre giorni dopo, chiude al secondo posto il torneo individuale, battuto solo dal francese Lemoine. Ci riprova il 3 giugno nella sciabola a squadre, ma i nostri sono battuti 9-5 dall’Ungheria e guadagnano l’argento, avendo superato Germania ed Austria[6]. Il giorno seguente Marzi, svogliato ed inconcludente, finisce solo ottavo il torneo individuale, vinto dal magiaro Piller. Poi si comincia già a pensare ai Giochi dell’anno seguente.

Marzi rimane uno dei nostri migliori sciabolatori ed il CT degli azzurri, il grande Nedo Nadi, lo sa. Così lo segue attentamente nei vari stage preolimpici, tenutisi a Roma nello stadio del PNF, dove lo stesso CT testa in prima persona gli schermidori, vagliando pregi e difetti con la solita cura maniacale del dettaglio. Alla fine, ai primi di febbraio del 1932, dopo un’infinità di test ed assalti ma senza vere e proprie selezioni, viene diramata la lista ufficiale per i Giochi e Marzi è dentro. Festeggia la convocazione il 14 febbraio a Sanremo dove, con la sciabola, batte 6-3 l’ungherese Gerevich. Poi torna ad allenarsi. Si preferisce difatti rifinire la preparazione in una serie infinita di collegiali piuttosto che confrontarsi con gli avversari a livello internazionale, anche per non scoprire troppo le carte. Nei vari ritiri, tenuti prevalentemente a Roma, Marzi si mostra già al top della condizione, denotando sempre classe e determinazione. Poi inizia la lunga trasferta americana. In realtà, dapprima, il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce il quale li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Gli schermidori provano anche qualche assalto, improvvisando una pedana negli angusti spazi dell’imbarcazione, ma certo non è semplice rimanere a punto. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles dove iniziano gli allenamenti di rifinitura, con Marzi che pare in ottime condizioni di forma. Le gare olimpiche di scherma si svolgono nei locali dell’Armeria di Stato del 160° Fanteria, all’Olympic Park di Los Angeles. Marzi esordisce il 1 agosto nel fioretto a squadre cui prendono parte solo 6 nazioni, per una sorta di torneo di elite. Nel primo turno, che poi è una semifinale, l’Italia affronta il Messico, dominando facilmente la contesa 16-0. I nostri scendono in pedana con la formazione-tipo: Marzi, Gaudini, Guaragna e Pignotti. Marzi, in grande forma, vince 5-1 con Izcoa e Sanchez, 5-2 con Prieto mentre a Candiani infligge il cappotto 5-0. Poichè anche la Danimarca batte il Messico ed al turno successivo accedono due compagini, non viene effettuato l’incontro tra azzurri e scandinavi. Si va così, lo stesso giorno, in finale, con Francia, USA e la stessa Danimarca. Con i francesi è battaglia a viso aperto, incerta ed equilibrata. Finisce difatti 8-8 e decide il computo delle stoccate che, per un solo punto, ci è sfavorevole: 58 a 59. Come vedremo, proprio questa stoccata di differenza sarà determinante.

Marzi è di nuovo notevole, il migliore dei nostri, con uno score di 3-1: batte il grande Cattiau 5-3, Lemoine 5-4 e Gardere 5-1 ma inopinatamente perde 3-5 con Bougnol. Gli altri due matches filano via lisci. Battiamo gli USA 11-5, con Marzi spettacolare a vincere i suoi 4 incontri, anche se con qualche patema di troppo: 5-4 a Calnan, 5-3 a Levis ed Every, 5-1 a Righeimer. Stesso copione contro la Danimarca, superata 12-4. Marzi batte per 5-4 Osiier e Leidersdorff, 5-2 Bloch e Kofoed-Hansen. Per l’oro sembra tutto perduto dopo la sconfitta con la Francia che però, clamorosamente e troppo rilassata, perde con gli USA, al computo delle stoccate. Dunque Italia, Francia ed USA terminano a pari punti, con 2 vittorie ed 1 sconfitta a testa. Necessario lo spareggio, tutto torna in gioco. Con la Francia è un’altra battaglia, di nuovo 8-8 ed ancora le stoccate ci sono sfavorevoli, sia pure stavolta in modo più netto (58-66). Marzi, una volta di più, trascina i nostri con un altro 4-0, vincendo tutti gli incontri 5-3, ma è chiaro che stavolta l’oro ci sfugge veramente. Inutile difatti battere nettamente gli USA 9-1, con Marzi che vince tre assalti: 5-4 a Righeimer, 5-3 a Steere e 5-2 a Calnan. I francesi stavolta non si fanno sorprendere e sconfiggono 11-5 gli USA. L’oro va oltralpe. A noi resta comunque un bell’argento, sfumato in definitiva per una stoccata nella “prima” finale: grandissimo Marzi, ma non è bastato. Marzi cerca la rivincita, e la trova, nel fioretto individuale che inizia il giorno seguente, 2 agosto. Al torneo partecipano 26 schermidori di 12 nazioni. Marzi si conferma ai massimi livelli, sempre perfetto, in formissima. Nel primo turno chiude con 7 vittorie e zero sconfitte. Fatica, a sorpresa, solo col messicano Prieto e lo statunitense Levis, domati 5-4 all’ultima stoccata. Con lo stesso risultato batte il francese Cattiau. Domina il belga Mund ed il canadese Markus per 5-1, supera agevolmente per 5-2 lo svizzero De Graffenried e l’argentino Valenzuela. Diventa il favorito per l’oro. Il 3 agosto però in semifinale stenta più del previsto. Perde con Guaragna 4-5, e ci sta. Meno comprensibile, se non con la rilassatezza, la sconfitta per 5-1 col belga De Bourguignon. Vola però negli altri assalti: 5-1 a De Graffenried, 5-2 a Bougnol e Lloyd, 5-3 al danese Osiier ed allo statunitense Every. Il suo score di 5-2 lo pone al terzo posto del girone, alle spalle del britannico Lloyd e Guaragna, permettendogli comunque l’accesso in finale. E qui il 4 agosto è di nuovo spettacolare: vince tutti e nove gli assalti, con 45 stoccate a favore e 17 contro, in una fantastica galoppata. Infligge un sonoro 5-1 a Levis, Bougnol, Gaudini e Guaragna; domina 5-2 Lloyd e l’argentino Larraz; regola 5-3 Cattiau, il tedesco Casmir e l’argentino Gorordo.

La sua supremazia è indiscutibile e viene giustamente premiata da una medaglia d’oro meritatissima. L’argento va allo statunitense Levis, il bronzo all’altro azzurro Gaudini mentre Guaragna chiude quarto per un grande trionfo italiano che acuisce le recriminazioni per il torneo a squadre. Marzi ci riprova nella sciabola a squadre cui partecipano solo 6 nazioni e che inizia il 10 agosto. I nostri però sono esentati per sorteggio dal primo turno ed accedono direttamente in finale. Qui incappano nella fortissima Ungheria, da sempre maestra della specialità, ed è notte fonda: perdiamo difatti 9-2. Con Marzi gareggiano Gaudini, Anselmi e De Vecchi. Marzi vince 5-4 con Kabos, ma perde 1-5 da Piller e 2-5 Gerevich. Va decisamente meglio con la Polonia, battuta 9-1. In questo caso con Marzi troviamo Gaudini, Salafia ed Anselmi. Marzi è grande e guadagna tre assalti: 5-2 con Dobrowolski, 5-3 con Friedrich e 5-4 con Papée. Con gli USA Marzi va in panchina, ma vinciamo agevolmente 9-4. Otteniamo così un bell’argento dietro gli inarrivabili magiari e davanti alla Polonia. Marzi chiude la sua esperienza olimpica con un oro e due argenti: è il miglior schermidore azzurro di Los Angeles. Con un simile bottino al collo, rientrato finalmente in Italia, per Marzi non è facile smaltire la sbornia olimpica, tra feste, cerimonie e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Si gode i trionfi e non rientra in pedana sino al marzo 1933 quando a Sanremo, in un’esibizione con la sciabola, supera due volte per 10-8 il magiaro Rajesanyi. Il 27 maggio a Ferrara si laurea campione italiano di sciabola. Tre settimane dopo è a Budapest per gli Europei: nella sciabola è battuto dal mancino ungherese Kabos solo allo spareggio dove peraltro, esausto, si arrende 5-0. Il 30 giugno a Cremona vince nettamente il torneo di sciabola, definito già (!) “preolimpionico”, mentre chiude sesto nella spada dove si impone Riccardi. Poi si prende sei mesi di pausa e rientra in pedana solo il 25 gennaio 1934 a Napoli dove, in un’esibizione col fioretto, supera 10-3 l’argentino Luchetti. Il 2 febbraio è nel terzetto azzurro che con la sciabola sfida i maestri magiari a casa loro, a Budapest: con lui Gaudini e Pinton. Vinciamo 5-4 ed è un successo prestigioso: Marzi batte Kabos, ma perde con Gerevich e Rejcsanyi. Poi col fioretto supera Hajdu 5-4. I nostri si confermano nel torneo di Sanremo dove accanto a Marzi troviamo Montano e Pinton. Nel girone finale superano Germania e, di nuovo, Ungheria (6-3) per un successo indiscutibile. Il 18 marzo a Cannes, in un’altra esibizione con la sciabola, Marzi batte 10-6 il francese De Urban. Esattamente un mese dopo, il 18 aprile, all’Hotel Savoy di Londra, con la sciabola supera il mancino inglese Lloyd 10-6. Passa un altro mese ed il 16 maggio Marzi vince il titolo tricolore di sciabola a Palermo. Ovviamente viene convocato in Nazionale per gli Europei di Varsavia: il 21 giugno è nella squadra che vince l’oro nel fioretto[7], superando in finale Ungheria (9-0), Germania (9-0) e la sempre temibile Francia (9-4). Il giorno seguente Marzi è argento nel torneo individuale vinto da Gaudini, con Bocchino terzo e Guaragna quarto per un grandioso trionfo azzurro. Gareggia quindi anche nella sciabola.

Nella prova a squadre i nostri pareggiano (8-8) con la Germania, ma vincono per il computo delle stoccate. Si impongono pure con la Polonia (12-4), ma nel match decisivo con l’Ungheria si verifica un colpo di scena: proprio Marzi, tradito dalla foga, cade rovinosamente e si infortuna al costato. Non può proseguire e gli azzurri sono costretti al ritiro ed all’argento. L’infortunio è tale che impedisce a Marzi di disputare il torneo individuale vinto dal magiaro Kabos. Marzi si rivede in pedana solo il 31 gennaio 1935, a Sanremo dove, assieme a Pinton e Montano, perde 3-6 l’incontro coi sempre formidabili sciabolatori magiari. Il 1 marzo è a Parigi, Sala Wagram, dove in un’esibizione col fioretto supera prima 10-4 Gardere e poi 10-7 Haussy. I nostri vincono l’incontro 10-6, grazie anche ai due bei successi di Marzi che si ripete il 17 marzo quando a Torino si aggiudica, con la “Ginnastica Torino”, il campionato piemontese di sciabola a squadre[8]. Il 7 aprile a Cremona è nella formazione italiana che con la sciabola affronta i fortissimi ungheresi[9]. Il match è molto equilibrato e termina 18-18, ma i magiari si impongono per il numero delle stoccate (144-140). Marzi diserta i tricolori di Bolzano ed il 26 maggio si aggiudica a Torino la “Coppa Mezzalama” di fioretto. Nell’ultima decade di giugno è a Losanna per gli Europei. Gli azzurri si aggiudicano il titolo di fioretto a squadre[10]: dopo aver liquidato Jugoslavia (16-0), Ungheria (12-4) e Belgio (9-5), in finale superano Ungheria (9-2), Austria (9-2) e Francia che battono solo per il conto delle stoccate (67-55) dopo aver pareggiato 8-8. L’oro comunque è nostro. Marzi si impone anche nell’individuale dove però, caso più unico che raro, arrivano in quattro a pari merito: il successo infatti arride anche a Bocchino, Gardere e Lemoine. Ci prendiamo invece l’argento nella sciabola a squadre[11], battuti una volta di più dagli ungheresi. Superiamo brillantemente Svizzera (14-2), Inghilterra (12-4), Germania (14-2) e Francia (9-2), ma nello scontro decisivo perdiamo 9-5 coi magiari che si confermano imbattibili anche nel torneo individuale, occupando le prime tre posizioni (oro a Gerevich). Marzi chiude quinto, battuto anche da Gaudini. Marzi torna in pedana l’8 dicembre a Vienna dove si aggiudica brillantemente il torneo di fioretto. Il 16 febbraio 1936 è a Sanremo dove con la sciabola supera 10-5 il magiaro Gerevich. A fine aprile disputa i tornei preolimpici di Merano: chiude secondo nel fioretto e terzo nella sciabola, vinti entambi da Gaudini. Marzi pare comunque già in forma-Giochi. Ai tricolori di Napoli, disputati il 13 e 14 giugno, non vince ma convince: secondo nella sciabola, battuto solo allo spareggio da Pinton, terzo nel fioretto, sopravanzato da Guaragna e Gaudini. Tutti olimpionici di primo piano, attesissimi anche a Berlino. Ovviamente, Marzi è tra i convocati per il consueto ritiro collegiale di rifinitura, svoltosi a Pontepetri, alla “Pensione Paradiso”, sulle colline pistoiesi, per l’intero mese di luglio, sotto la guida di Nedo Nadi, Presidente della Federazione e supervisore assoluto della nostra spedizione olimpica. Si parte per Berlino, in treno, il 27 luglio da Verona. Ai Giochi, Marzi esordisce nella gara di fioretto a squadre che si tiene nella “Haus des Sports”, la “casa dello sport”, un palazzetto nei pressi dell’Olympiastadion. Al via 18 nazioni ed il 2 agosto nel primo turno viene tenuto a riposo: i nostri superano agevolmente l’Egitto per 13-1.

La squadra è formata da Verratti, Di Rosa, Guaragna e Bocchino, l’unico a cedere un punto (con H. Tawfik). Poichè anche l’Austria supera gli africani (11-5) ed accedono al turno successivo due squadre, non si effettua l’incontro tra azzurri ed austriaci. Marzi è titolare contro la Svizzera. In pedana troviamo pure Gaudini, Verratti e Di Rosa che è l’unico a cedere un punto. Poichè anche gli USA superano gli elvetici (13-3), pure stavolta accediamo subito alle semifinali senza ulteriori incontri. In semifinale, iniziata quello stesso 2 agosto, il discorso diventa più impegnativo, ma non troppo. Liquidiamo difatti l’Austria per 12-4, con Marzi in panchina. Titolari Di Rosa, Gaudini, Bocchino e Verratti. L’ultimo match dell’estenuante giornata arriva contro l’Ungheria e, con Marzi strepitoso (4-0), è un’altra schiacciante vittoria: 13-3 il risultato. Due punti sono ceduti da Bocchino (che perde con Bay e Hatszeghy) ed uno da Guaragna (con Bay) mentre anche Verratti esce imbattuto. Se ne riparla il 4 agosto contro gli USA e Marzi è di nuovo risparmiato. La formazione azzurra è costituita da Verratti, Guaragna, Gaudini e Di Rosa, l’unico ad uscire imbattuto: dominiamo comunque 13-3. Voliamo dunque in finale, disputata poche ore dopo. Come spesso accaduto, l’incontro decisivo è con la Francia. Schieriamo ovviamente la nostra migliore formazione: Gaudini, Bocchino, Guaragna e Marzi che dunque rientra titolare. Se Gaudini (0-3) delude clamorosamente, ci pensano proprio Marzi e Guaragna (3-0) a rimettere i nostri sulla giusta via, con pure Bocchino in bella evidenza (3-1): alla fine vinciamo 9-4 (i restanti assalti non si disputano per il risultato acquisito). Marzi supera i fratelli Gardere e Bugnol. Gli altri due incontri sono formalità: la Germania è schiantata con un indiscutibile 16-0 dalla stessa formazione che ha battuto la Francia mentre Marzi è in pedana anche contro l’Austria dove perde con Lion (unica sconfitta dell’intero torneo!), ma vince con Schonbaumsfeld, Baylon e Fischer. Con tre vittorie su tre, ed un cammino senza ostacoli, gli azzurri guadagnano uno splendido oro davanti alla “solita” Francia e Germania. Per Marzi un grande torneo, encomiabile, in prima fila, di tutto rispetto. Dice tutto il suo fantastico score, 14 successi ed una sola sconfitta. Marzi prosegue la sua avventura olimpica nella sciabola a squadre che si svolge tra “Sportforum”, per il primo turno, e “Haus des Sports”. Al via del torneo 21 nazioni. Il 12 agosto gli azzurri nel primo turno superano agevolmente il Canada 15-1, ma Marzi viene risparmiato. I titolari difatti sono Masciotta, Pinton, Montano e Tanzini che è l’unico a perdere un punto (con Dalton). Poichè il Canada è battuto anche dalla Francia (13-3) e passano al turno successivo le prime due compagini, come di consueto si rende superfluo l’incontro tra Italia e transalpini che non viene disputato. Di seguito, nei quarti i nostri affrontano la Cecoslovacchia e si comincia a fare sul serio. Marzi entra in squadra, con lui Masciotta, Montano e Tanzini. Vinciamo 9-5, con qualche patema di troppo, ma Marzi è il migliore dei nostri: vince con Hildebrand, Kirchmann e Benedik mentre è sconfitto da Von Friedenfeldt. Delude un po’ Montano (2-2). Poichè anche i Paesi Bassi superano i cechi (12-4) e passano al turno successivo le prime due compagini, si rende superfluo l’incontro tra Italia e olandesi. Il giorno seguente, 13 agosto, si disputa la semifinale e Marzi viene lasciato a riposo contro l’Austria con la quale fatichiamo più del previsto. Gaudini, Pinton, Montano e Tanzini si impongono 9-7. Se Gaudini (2-2) e soprattutto Tanzini (1-3) non rendono al massimo, ci pensano gli altri due (3-1) a ristabilire le distanze.

Va molto meglio con la Francia quando Marzi rientra in pedana, vincendo con Gramain ed E. Gardere. Con Gaudini in crisi (1-2), stavolta risolvono molto Masciotta e Pinton (3-0): alla fine i transalpini sono schiantati 9-2. Si vola dunque in finale, disputata nel tardo pomeriggio del 13 agosto. Da sempre gli ungheresi dominano la specialità e si ripetono anche stavolta. Ci proviamo, li mettiamo anche talora in difficoltà, ma alla fine perdiamo 9-6, con Marzi nettamente appannato: perde difatti i suoi tre incontri (Gerevich, Kabos e Rajczy). Con Gaudini ancora al di sotto delle sue potenzialità (1-3), non basta Masciotta (2-2) nè l’ottimo Pinton (3-1). Ci risolleviamo con gli altri due matches. Con la Polonia non è semplice, ma ancora Pinton è il migliore (4-0) mentre Marzi perde solo con Sobik mentre si impone a Zaczyk, Dobrowolski e Segda. Con Gaudini che si conferma in crisi (1-3), Masciotta fa il suo (2-2) ed alla fine vinciamo 10-6. Più liscio il match con la Germania, dominata 9-2, con Marzi a vincere su Heim e Wahl, rispettivamente 5-1 e 5-0. Bene anche gli altri: Masciotta (2-1), Pinton (2-1) e soprattutto Montano (3-0). Dunque, battuti solo dai magiari, gli azzurri guadagnano l’ennesimo argento nella sciabola a squadre. Per Marzi un bel torneo, forse un po’ discontinuo, ma sempre in piena forma tranne che con i magiari. Buono il suo score, 10-5. Ci riprova, a partire dal giorno seguente, nella sciabola individuale cui prendono parte 71 schermidori di 26 nazioni e che di nuovo si disputa tra “Sportforum” e “Haus des Sports”. Il 14 agosto supera agevolmente il primo turno: perde solo col britannico Trinder, ma si impone sull’olandese Mosman, lo statunitense Bruder, il brasiliano Alessandri e lo jugoslavo Radovic. Insiste nei quarti dove fila imbattuto: sue vittime Trinder, il francese Gardere, il tedesco Heim, il danese Ledersdorff ed il romeno Dolecsko. Di seguito, passa pure la semifinale: perde solo col forte magiaro Gerevich, ma riesce a sconfiggere ancora Trinder, il francese Faure e l’austriaco Loisel. Il giorno seguente, 15 agosto, è finale a nove. Marzi è grandioso: perde di misura (4-5) con Gerevich cui non è riuscito a prendere le misure e si lascia surclassare a sorpresa dal polacco Sobik (1-5). Ma vince bene gli altri sei assalti: con i magiari Kabos e Rajcsanyi, gli azzurri Pinton e Gaudini, l’austriaco Losert ed il belga Van den Neucker. Fatti i conti, il suo score 6-2, gli vale l’argento alle spalle dell’ungherese Kabos (peraltro da lui battuto). Il bronzo va all’altro magiaro Gerevich. Grande Marzi, l’unico a resistere all’impeto ed alla classe ungheresi, che esce dai Giochi con un oro e due argenti, proprio come a Los Angeles. La carriera di Marzi prosegue brillantemente per altre due stagioni: ai Mondiali del 1937 guadagna due ori nel fioretto (individuale ed a squadre) e l’argento nella sciabola a squadre. L’anno seguente, ancora nelle gare iridate, altri due ori: sciabola e fioretto a squadre. Poi, complice la guerra, non ottiene più vittorie di spicco. La classe però non è acqua e dopo il conflitto, a 37 anni, nel 1946 si aggiudica il titolo italiano nel fioretto. E’ l’ultimo squillo di una carriera eccezionale.


[1] Con lui gareggiano Gaudini, Pignotti, Guaragna, Terlizzi e Ragno

[2] Con lui gareggiano Anselmi, Gaudini, De Vecchi, Salafia e Pezzana

[3] Con lui gareggiano Guaragna, Puliti, Pignotti, Gaudini e Chiavacci

[4] Con lui gareggiano Gaudini, Anselmi e Pignotti

[5] Con lui gareggiano Chiavacci, Gaudini, Guaragna, Ragno e Pignotti

[6] Con lui gareggiano Anselmi, De Vecchi, Salafia, Gaudini e Pignotti

[7] Con lui gareggiano Gaudini, Guaragna, Bocchino e Di Rosa

[8] Con lui gareggiano Montano, Trevisan e Filogamo

[9] Con lui gareggiano Purcaro, Treves, Pinton, Masciotta e Gaudini

[10] Con lui gareggiano Verratti, Purcaro, Nostini, Gaudini e Bocchino

[11] Con lui gareggiano Gaudini, Montano, Salafia, Pinton e Masciotta


Vai alla gallery