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MARUCCO Giustiniano

Maggiora (NO) 22.08.1899 / Aielli (AQ) 24.10.1942

1920. Calcio. 

Nato in un piccolo borgo nei pressi di Borgomanero, inizia a giocare in un altro paese limitrofo, Suno[1], con la squadra locale. Attaccante, è bravo ed entra nel Novara anche se, causa la guerra, disputa il primo Campionato da titolare solo nel 1919-20. Per il Novara, realtà provinciale e volenterosa del nostro calcio, quello è un ottimo campionato: giunge difatti secondo nel girone di semifinali nazionali alle spalle dell’Inter (che poi vincerà quel torneo). La compagine piemontese ha messo in mostra diversi giocatori interessanti tra i quali Meneghetti e Reynaudi che esordiscono in Nazionale nella primavera del 1920. Sulla loro scia entra nel giro azzurro anche Marucco, più volte adocchiato da Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione e ad inserire appunto Marucco, tra la sorpresa generale, nella lista dei 22 azzurri per i Giochi dove i nostri, dopo una sconfitta per 3-0 con la Svizzera ed uno stentato 1-1 con i Paesi Bassi come ultime uscite, non arrivano certo da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affrontiamo l’Egitto, con Marucco in panchina. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia ed il CT Milano fa esordire Marucco.

Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Invece stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale 1°-2° posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti e Marucco torna in panchina.

Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per derimere la questione: all’inizio del terzo extra-time (in quel periodo difatti ne sono previsti quattro!) Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Il CT Milano rimescola le carte ed inserisce di nuovo Marucco. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. È lontano dai vertici resta anche il Novara, con Marucco che non tornerà più in Nazionale, rimanendo al Novara fino al 1927, accumulando una sessantina di presenze ed una ventina di reti. Nel 1927-28 la svolta della sua carriera col passaggio alla Juventus dove gioca 19 gare e realizza una rete, per tornare a Novara (28 presenze e 6 gol) e chiudere l’attività nel 1929. Entra poi nella gestione di alcuni mulini industriali, lavorando con successo a Cressa e trasferendosi quindi in Abruzzo, nella Marsica, dove però, nei pressi di Aielli, ha un rovinoso incidente d’auto nel quale muore a soli 43 anni. Tra i calciatori azzurri di Anversa è il primo a scomparire.

marucco grande

Anversa 1920. Gli azzurri della Nazionale di calcio: tra loro anche Marucco, indicato dal tondo


[1] A Suno gli è poi stato dedicato il Campo Sportivo comunale