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MARRAZZI Andrea

Livorno 02.10.1887 / Livorno 18.10.1972

1920. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Spada a Squadre

Livornese purosangue, altro grande prodotto del mitico “Circolo Fides” gestito dal burbero Beppe Nadi, padre dei grandi Nedo ed Aldo. Marrazzi è più anziano dei due mitici fratelli ed inizia prima di loro a tirare di scherma, ma viene presto superato come arte e perizia, soprattutto da Nedo. Ha però l’umiltà di imparare costantemente, di applicarsi ogni giorno, di seguire i dettami di un Beppe Nadi sempre pronto a bacchettare, e non solo in senso figurato, i suoi discepoli. La scuola del maestro Beppe è dura, difficile, ascetica e monotona ma si rivela vincente. Anche per Marrazzi la cui parabola però è fermata dalla Prima Guerra Mondiale: combatte in prima linea, ma viene catturato dagli austriaci ed imprigionato in uno dei tanti campi di concentramento dove, talora e perfino nel famigerato Mauthausen, i nostri soldati riescono pure a praticare sport, sia pure in condizioni difficili ed alquanto particolari. Terminata la guerra e rientrato a Livorno, Marrazzi riprende a tirare di scherma e, nonostante viaggi oltre la trentina, riesce ancora a tenere la pedana con disinvoltura, soprattutto con la spada, arma da sempre poco amata a Livorno e dagli italiani in generale. Il capitano della nostra Nazionale è Nedo Nadi che, in realtà, svolge il ruolo anche di selezionatore occulto: non si entra in squadra senza il suo consenso. Formalmente, la spedizione è guidata dal Generale Pirzio Biroli, medaglia d’argento olimpica nella sciabola nel 1908, ma è Nadi che comanda: evidente che voglia inserire in squadra gente di cui si fida, forte tecnicamente ma soprattutto affidabile anche dal punto di vista della serietà caratteriale. Nella spada poi, la nostra arma più debole, c’è veramente bisogno di tutti ed è necessario avere più alternative. Marrazzi non sarà un campione assoluto però è livornese, e questo conta sul piatto della bilancia, ha esperienza (32 anni), non lesina impegno e tenacia, sa sacrificarsi per la causa comune. Il suo impiego può essere utile soprattutto per far risparmiare energie ai “grandi”, è un buon gregario di lusso. E questo in effetti accade. Ai Giochi, Marrazzi esordisce il 20 agosto nel torneo di spada a squadre che si svolge al Floralien, il padiglione dei fiori, nel Middelheim Park, nella parte meridionale di Anversa, al confine col sobborgo di Wilrijk. Partecipano 11 nazioni. Non siamo favoriti: la Francia è fortissima, Portogallo e Belgio temibili. Commettiamo probabilmente un’imprudenza, certamente dettata dal cercare il risparmio di energie e dovuta anche alle imperfette condizioni di Nedo Nadi che ha qualche linea di febbre.

Fatto sta che affrontiamo la poule eliminatoria schierando molte seconde linee tra cui anche Marrazzi che gareggia senza infamia e senza lode. Non a caso fatichiamo parecchio a centrare la qualificazione. Perdiamo 7-8 col Portogallo, strappiamo un faticoso 6-6 alla Svezia, domiamo a fatica i Paesi Bassi 7-6, evento che, alla fine, si rivelerà il passo decisivo. Unico spunto importante, il successo 8-4 col Belgio. Lo score 3-1 ci consente comunque di approdare in finale. E qui le cose cambiano perchè entrano i tre “titolari fissi”, i fratelli Nadi ed Olivier. Marrazzi rimane in panchina, come è giusto che sia. Ha fatto il suo dovere ed assiste moralmente i compagni negli scontri conclusivi. I nostri danno spettacolo: la Svizzera (con Urbani quarto uomo) è domata 8-7, il Portogallo (con Thaon di Revel) è schiantato 12-3, la Francia 9-7 ed il Belgio 10-6. Negli ultimi due match il quarto uomo è l’ottimo Costantino. È matematicamente fatta, manca solo l’incontro con gli USA che finisce in un abbraccio collettivo dopo che Nedo ha infilzato Lyon, mettendo a segno la stoccata che matematicamente mancava per assicurarci il trionfo. Prima l’Italia, secondo il Belgio col famoso Boin, solo terza la Francia. Un oro nella specialità storicamente meno amata dai nostri! Grandissima prova di squadra anche se poteva certamente essere gestito meglio l’inizio. L’aver fatto risparmiare energie ai “capitani” nel turno eliminatorio, può comunque aver positivamente influito sul loro rendimento in finale, ma ci siamo esposti a troppi rischi. Marrazzi s’è comunque comportato onorevolmente anche se, in definitiva, è stato impiegato solo nelle eliminatorie, ma ha comunque contribuito ad un successo storico per l’intero nostro movimento, importante anche sotto l’aspetto tecnico e psicologico. Marrazzi non gareggia più in questa edizione, ma se ne va soddisfatto da Anversa: una medaglia d’oro olimpica non è roba di tutti i giorni. Continua a gareggiare saltuariamente. Si rivede ad alti livelli il 17 luglio 1926 quando chiude al 4° posto i tricolori di spada, disputati a Venezia nel teatro “La Fenice” e vinti da Ragno. Poi abbandona l’attività agonistica ed azzarda l’avventura oltremare: va in Africa, traffica con olio di palma e zanne di elefante. Quindi si sposta in Turchia, ad Adana, dove insegna l’arte della scherma. Alla fine rientra in Italia: nei difficili anni tra il 1944 ed il 1946 è un membro del comitato di reggenza della FIS e nel 1955 dà alle stampe un libro, “La scherma moderna”, in cui riassume tutte le sue esperienze, cercando di trasmettere al meglio i suoi insegnamenti alle generazioni future.

marrazzi grande

Anversa 1920. Marrazzi, primo a sinistra, in posa con la squadra azzurra vincitrice dell’oro nella spada. Al centro i mitici fratelli Nadi