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MAIOCCO Luigi

Torino 11.10.1892 / Torino 11.12.1965

1912. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre

1920. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre

1924. Ginnastica artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, 20° Cavallo con Maniglie, 21° Volteggio, 22° Anelli, 33° Concorso Individuale, 39° p.m. Salita alla Fune, 40° Sbarra, 47° Parallele, 50° p.m. Salto del Cavallo in Traverso

maiocco grandeUn grandissimo: l’unico ginnasta italiano ad aver vinto tre medaglie d’oro in tre diverse edizioni dei Giochi, sia pure sempre e solo nella competizione a squadre. Inizia l’attività da adolescente con il “GS dei Santi Angeli”, poi entra nella gloriosa “Società Ginnastica Torino” dove si segnala presto come ottimo protagonista del cavallo con maniglie. Intorno ai 18 anni di età viene adocchiato dai tecnici federali che, notando la sua costante ascesa, lo introducono nel giro della Nazionale, inserendolo anche nella lista dei “probabili olimpici” per i Giochi del 1912. La nostra squadra è guidata dal “caposquadra” Cornelio Cavalli, una sorta di Direttore Tecnico e da Cesare Tifi, presidente della Commissione Tecnica della Federazione. A coadiuvare i due il noto maestro Giacomo Fumis che fa gli onori di casa a Brescia dove è fissato il ritiro preolimpico in cui non manca il cameratismo tra i nostri atleti che dimostrano un affiatamento, in gara e fuori gara, non comune. Maiocco, pur non venendo selezionato per il concorso individuale, è pedina importante della squadra, per una prova in cui contano, oltre alle qualità tecniche, anche amalgama e sincronismo tra i vari atleti i quali infatti gareggiano contemporaneamente, dovendo quindi eseguire lo stesso esercizio negli identici tempi e modi. La spedizione azzurra parte tra molte speranze anche se il viaggio verso la Svezia, in treno, non è dei più agevoli: dura infatti tre giorni attraverso Austria e Germania, con tanto di ferry-boat. Per i nostri anche una grande esperienza di vita. Il concorso a squadre si svolge l’11 luglio nel nuovissimo Olympiastadion. I ginnasti si esibiscono tutti insieme su 4 attrezzi, ciascuno dotato di 4 postazioni: anelli, cavallo con maniglie, parallele e sbarra. Sono previsti poi esercizi in piedi e liberi. Tempo massimo della performance, un’ora. I punteggi vanno da 0 a 12 per i 4 attrezzi e da 0 a 10 (per i “liberi”); cinque i giudici. Punteggio massimo 58. Partecipano solo 5 nazioni, assenti gli scandinavi che amano poco gli attrezzi, preferendo col loro “metodo” una ginnastica più marziale, di gruppo, artistica nel senso letterale del termine. L’Italia domina la prova, realizzando 53,15 punti ovvero il 91% dei punti ottenibili! Seconda è l’Ungheria con 45,45 e terza la Gran Bretagna con 36,90. Un grande trionfo per i nostri, guidati dal fenomenale Braglia. Tra loro Maiocco compie perfettamente il suo dovere, sempre attento e pronto. Al rientro in patria i festeggiamenti per i nostri durano fino al termine della stagione e Maiocco smarrisce un po’ la strada delle buone prestazioni. Si dedica anche alle prove atletiche ed a fine annata guadagna il titolo di campione piemontese in alto, lungo ed asta. Si ripresenta nella gara artistica al grande concorso ginnico federale di Genova del maggio 1914, ma chiude solo nono.

La Prima Guerra Mondiale interrompe bruscamente la sua carriera, e non solo la sua. Oltre tutto la Federazione Ginnastica ha da sempre manifestato forti propositi interventisti e dunque molti atleti non aspettano altro che dare il buon esempio. L’ingresso del nostro paese nel conflitto pone praticamente fine ai concorsi ginnici anche perchè la stragrande maggioranza dei ginnasti di alto livello è chiamata alle armi e qualcuno, segnatamente l’oro olimpico Romano, non tornerà. Di concorsi ginnici se ne riparla soltanto nel 1919, ma Maiocco rientra alle gare solo l’anno seguente ed inizialmente si dedica alle prove atletiche: l’11 gennaio 1920 vince difatti il campionato sociale della sua squadra nel lancio della palla vibrata e giunge secondo nel salto triplo, sia da fermo che con rincorsa, battuto da Barelli. Riprende però ad allenarsi anche con gli attrezzi e ritrova l’antico smalto al punto che è il migliore nella gara artistica al grande Concorso Ginnastico Nazionale di Venezia, una sorta di campionato nazionale, tenutosi alla fine di maggio, proiettandosi verso i Giochi di Anversa. Prima però bisogna comunque superare le apposite prove di selezione, tenutesi a Genova alla fine di giugno. Maiocco si conferma, seppur alle spalle di Zampori, e guadagna definitivamente il posto in Nazionale dove i veterani, non molti, sono trattati con particolare riguardo perchè, causa la guerra, l’esperienza internazionale della grande maggioranza dei nostri ginnasti è praticamente pari a zero. La prima lista è composta da 32 ginnasti che vengono convocati per un ritiro collegiale nella lussuosa Villa Badia a Cornigliano, di proprietà del conte Raggio. Qui il CT Manlio Pastorini ed il Presidente della Commissione Tecnica Federale, Enrico Gualdi, verificano le attitudini di ognuno dal 18 luglio. Alla fine si tiene un’ulteriore prova, una sorta di saggio ginnico, che screma il numero fino ad arrivare alla cifra di 24 titolari e Maiocco è tra questi, anzi è uno tra i più forti ed esperti. Nell’ambiente c’è fiducia: gli azzurri sono ottimamente preparati, come confermato dall’ultimissima “prova generale” che si tiene a Sampierdarena il 16 agosto, appena prima di partire per Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi.

Le gare di ginnastica si tengono nell’Olympisch Stadion. Nel pomeriggio dei giorni 23 e 24 agosto, si inizia con la prova a squadre, simile ma non uguale a quella del 1912 e redatta sul “modello tedesco”. Consta di 5 tipi di esercizi: prova di gruppo con gli strumenti (clave e bastoni), corsa ad ostacoli (4 di 70 cm), sbarra, parallele e cavallo con maniglie. Mancano gli anelli ed è un peccato perchè i nostri sono maestri del genere. Negli attrezzi i ginnasti, che si esibiscono a gruppi, devono eseguire esercizi obbligatori e liberi. Punteggio massimo ottenibile 404. Assenti i massimi interpreti di questa disciplina, svizzeri e tedeschi, i nostri ripetono il trionfo di Stoccolma, ottenendo 359,8 punti ovvero l’89% del possibile. Secondi i sorprendenti padroni di casa del Belgio, con 346,7, che superano la Francia, bronzo con 340,1. Grande successo per gli azzurri (ancora in maglia bianca) ma su un numero alquanto esiguo di squadre: le altre due nazioni partecipanti difatti sono la Cecoslovacchia, “medaglia di legno”, e la Gran Bretagna. Comunque è medaglia d’oro, otto anni dopo Stoccolma e per Maiocco si tratta di uno strepitoso bis. Due giorni dopo, il 26, ancora di pomeriggio va in scena la gara artistica, il grande concorso individuale, con 25 partecipanti di 7 nazioni. Cinque gli step in programma: corpo libero, cavallo con maniglie, sbarra, parallele, anelli. In questi ultimi tre attrezzi sono previsti esercizi sia obbligatori che liberi, negli altri due casi solo liberi. I punteggi variano da 0 a 10, più due punti per ogni esercizio iniziato e finito regolarmente. Dunque il punteggio massimo ottenibile è 96. L’oro va al grande Zampori che batte di misura gli ostici francesi mentre Maiocco guadagna un buon 7° posto, a poco più di due punti dal bronzo: una prestazione più che onorevole e che conferma le sue buone qualità anche a livello individuale. Forse però, visti i risultati nazionali, era lecito attendersi anche qualcosa di più e qualcuno addirittura parla di occasione sprecata.

Maiocco insiste: a 28 anni è nel pieno della maturità agonistica. Il 28 agosto 1921 vince la gara artistica nel grande concorso di Savona, organizzato dalla “Fratellanza” ed è secondo nella prova atletica. Si cimenta ancora nell’asta: l’11 settembre è 2° nel campionato piemontese con 2,91m, alle spalle di Carbone che salta 3,0 m. Nel 1921 Maiocco è primo anche nella gara artistica del concorso nazionale di Trento, una sorta di tricolori: è certamente tra i più forti ginnasti italiani del momento. Tuttavia ha raggiunto il culmine della sua carriera. Negli anni seguenti rimane tra i migliori, ma non vince più. Nel 1922 chiude al terzo posto la gara artistica, alle spalle dei forti Paris e Lucchetti, nel concorso ginnico nazionale di Trieste, la manifestazione più importante della stagione. L’anno seguente si pensa già ai Giochi: il 25 e 26 agosto si svolge a Milano, sul campo del Milan in Viale Lombardia ed organizzata dalla Pro Patria, la prima fondamentale selezione preolimpica: Maiocco non brilla, ma chiude comunque al settimo posto la gara artistica dove trionfa Paris su Zampori. Entra comunque nella lista degli “azzurrabili”. Il 5 e 6 gennaio 1924 a Monza, nella gelida palestra della “Forti e Liberi”, si svolge la decisiva preolimpica sotto lo sguardo attento e partecipe del neo CT Mario Corrias. Maiocco, forte dei suoi due ori e dell’esperienza che certo non gli manca, primeggia al cavallo e va bene agli altri attrezzi: entra così nella lista dei 16 “probabili azzurri” che dovranno poi scendere ad otto. Nei primi mesi del 1924 si susseguono i ritiri collegiali, ancora a Monza, pure nel Parco Reale dove viene allestita un’apposita palestra all’aperto, per simulare le condizioni di gara parigine. Maiocco si conferma il migliore al cavallo, si mostra in grande forma, convince il CT anche perchè è l’unico, assieme a Zampori, reduce da due ori olimpici. L’esperienza fa sentire il suo peso ed alla fine Maiocco entra, per la terza volta, tra gli otto titolari ai Giochi. Le prove olimpiche di ginnastica si svolgono dal 17 al 20 luglio allo stadio di Colombes, centro nevralgico di quell’edizione ed immortalato anche nel celebre film “Momenti di Gloria”. Vi sono due classifiche, individuale ed a squadre, ma gli esercizi si svolgono una volta sola. 9 le nazioni al via, ciascuna con otto atleti. Complessivamente si sviluppano 11 prove: su 4 attrezzi (sbarra, parallele, anelli e cavallo con maniglie) i ginnasti devono eseguire esercizi obbligatori e liberi mentre in tre circostanze (volteggio, salto del cavallo in traverso e salita alla fune) solo liberi. Inoltre vengono assegnati punti per la cosiddetta impressione generale e pure per la marcia di ingresso ed uscita dallo stadio dell’intera compagine schierata. Rispetto alle edizioni precedenti cambia molto: i ginnasti difatti non si esibiscono più insieme e vengono istituite anche le classifiche separate per ogni attrezzo, con conseguente aumento delle medaglie disponibili.

I nostri dimostrano una grandissima coesione di squadra ed un’ottima compattezza su alti livelli: non vi sono individualità formidabili (come Braglia o lo Zampori del 1920), ma il rendimento medio degli azzurri è strepitoso. Difatti vincono la medaglia d’oro a squadre, ottenuta dalla semplice somma aritmetica dei punteggi degli otto rappresentanti per nazione. L’Italia risulta prima, con un totale di 839,058 punti davanti a Francia (820,528) e Svizzera (816,660), per il quarto trionfo olimpico consecutivo. L’andamento delle prove non è lineare, al contrario è da batticuore. Si comincia con la sbarra e dominano gli svizzeri, con i nostri superati anche dai francesi. Grande colpo di scena alle parallele dove due cecoslovacchi (Indruch e Kos) cadono e s’infortunano. Gli italiani intanto salgono in seconda posizione. Gli anelli, terza prova, sono da sempre la nostra specialità e dunque passiamo al comando. Al cavallo con maniglie elvetici sugli scudi, ma nei volteggi gli azzurri si riprendono il primo posto e, con esso, l’oro che non può certo sfuggire con l’ultima prova in programma, la fune. Maiocco dà il suo onesto contributo anche se i suoi 92,486 punti gli valgono solo il 33° posto nella classifica individuale, ultimo tra gli azzurri. Ottiene il suo miglior piazzamento, come sempre, al cavallo con maniglie (20°), si difende al volteggio (21°) ed agli anelli (22°), è insufficiente alla fune (39° p.m.) ed alla sbarra (40°), va peggio a parallele (47°) e salto del cavallo in traverso (50° p.m.). Una prestazione complessiva certamente poco brillante e che lo lascia distante dal bronzo ben 14 punti, un’enormità a quei livelli. L’oro è del grande sloveno Stukely, che in realtà gareggia per la Jugoslavia, il quale precede per solo 17 centesimi di punto il ceco Prazak mentre terzo è l’altro ceco Supcik, per un trionfo della scuola est-europea. La Cecoslovacchia si dimostra la squadra più forte, piazzandone quattro nei primi sei, ma due atleti si infortunano e dunque non portano punti: per questo i cechi non vengono classificati e probabilmente è un bel colpo di fortuna per gli italiani. A 32 anni e con tre ori in tasca, è evidente che Maiocco si avvii al canto del cigno. Riesce ancora a vincere la gara artistica di Cuneo nel 1925 e poi, fondato il “GS Lancia”, coglie l’ultimo prestigioso successo a Lione nel 1926. Chiusa l’attività agonistica, diventa allenatore e giudice. Pur non essendo un campionissimo come Braglia o Zampori, Maiocco ha sempre dimostrato di possedere una grande attitudine agli attrezzi e di meritare un posto di primo piano nella storia della nostra ginnastica, anche se oggi sono in pochi a ricordarlo. Lo ha ricordato, fortunatamente, il Comune di Torino che gli ha dedicato un giardino pubblico nella zona di Mirafiori.