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MAINONI Fabio

1900. Nuoto. 6° 4000 m stile libero

Comasco trapiantato nella metropoli meneghina, appartenente alla Rari Nantes Milano. Risulta tra i fondatori della Federazione Italiana Rari Nantes il 23 maggio 1900. Precursore del movimento natatorio italiano, dirigente appassionato, in un periodo in cui non esistono piscine e si nuota in fiumi, laghi, mari e, a Milano, Naviglio Grande. Si gareggia, ovviamente, soprattutto nei mesi centrali dell’estate ma non mancano “cimenti invernali” con i coraggiosi atleti a sfidare temperature anche rigide, utilizzando gli stili più disparati: spesso a rana, tecnica in cui Mainoni è maestro, ma anche l’over[1], il trudgen[2] ed il cosiddetto “braccetto” (ovvero “alla marinara”, con la testa sempre emersa). Tornando a Mainoni, inizia a mettersi in luce nel 1898 quando giunge 3° nel Campionato Alta Italia sui 1000 m, organizzato a Como e vinto da Pietro Alissoff[3]. Nello stesso anno è terzo pure in una prova sui 250 m a Torino, nelle acque del Po. In quel 1898 dimostra apertamente la sua passione natatoria e di non temere il freddo: il giorno di Natale nuota nel Naviglio per circa 400 m, nonostante la temperatura dell’aria sia esattamente di 0°C e quella dell’acqua di 6°C! L’anno seguente vince il “GP Zuccone”, prova di 250 m disputata sul Naviglio, ed ottiene numerosi piazzamenti: 4° nel Campionato Lombardo sul Naviglio (7500 m) e 5° a Valenciennes nel Campionato di Francia sui 500 m al quale sono stati appositamente invitati alcuni nuotatori milanesi. Nella stessa giornata è 4° nel match italo-francese sul km. Giunge anche 2° nel Campionato Alta Italia alle spalle del forte ligure Bozzo[4] che primeggia pure nei tricolori del Miglio, a Como, dove Mainoni chiude 9°. Mainoni si diletta anche sul dorso[5]: giunge 4° in una gara organizzata nella grande vasca del signorile Bagno di Diana a Milano. Il 29 luglio 1900, il giorno in cui viene assassinato il Re Umberto I, Mainoni vince il Campionato Lombardo, disputato sul Naviglio Grande, percorrendo 7,5 km in 1h25’50”. Quindici giorni dopo è a Parigi.

Nella gara olimpica, disputata sulla Senna su 4mila m, in favore di una corrente peraltro modesta, da 29 concorrenti di 7 nazioni, Mainoni, che nuota prevalentemente a rana, vince la sua batteria il 15 agosto ma in finale (il 19 agosto) è solo 6° (su 9), a 20’ dal vincitore, il fortissimo britannico Jarvis[6], che domina la prova con 10’ di margine sul secondo, l’ungherese Halmay. Mainoni giunge a 5’17” dal bronzo, ottenuto dal francese Martin. Importante segnalare che nessuno, tra i nuotatori, sa di gareggiare effettivamente nei Giochi Olimpici: la prova infatti, come tutte le altre, è inserita all’interno delle gare dell’Esposizione Universale e viene pure indicata come “campionato del mondo” non ufficiale. Quei Giochi parigini, in effetti, sono i più caotici e controversi di tutti i tempi: solo un’attenta analisi statistica a posteriori ha potuto stabilire che la prova di Mainoni fosse da considerare realmente “olimpica”. Dopo i Giochi, Mainoni continua a gareggiare: a fine stagione giunge 2° nel Campionato Alta Italia sui 1000 m a Como, nuovamente battuto da Bozzo. Poi inizia la sua fase calante: nel 1902, quando diventa segretario della FIRN, è 2° in una prova sui 1000 m a Venezia, battuto dal compagno Bardelli e 6° nei tricolori del Miglio, disputati ad Arona, sul Lago Maggiore, e vinti dal forte Albertini. Già durante l’attività agonistica, e soprattutto dopo, sarà tra i principali promotori delle discipline acquatiche in Italia, con importanti incarichi anche nella FIN. Passa poi alla Lega Aerea Nazionale dove, da dirigente, contribuisce ad incrementare le attività aviatorie in Italia. Durante la Prima Guerra Mondiale realizza le prime “carte di rotta” aeree ed organizza le squadriglie dei mitraglieri su aereo. Nei primi anni Venti diventa segretario generale della “Fiera di Milano”, organizzando e gestendo anche varie mostre e concorsi a carattere sportivo. Lascia la carica nel 1926 e poi di lui si perdono le tracce. Talora è indicato, sbagliando, anche come Mainoni.


[1] Si nuota rimanendo su un fianco, con la testa sempre emersa, con un braccio immerso e l’altro a ruotare dentro e fuori dall’acqua a guisa di un remo

[2] Prende nome dal giovane londinese John Arthur Trudgen, il primo a farlo conoscere in Europa, nel 1873, dopo averlo visto nuotare in Argentina, sul Rio de la Plata. In pratica si nuota muovendo alternativamente le braccia in avanti, come nello stile libero attuale, ma le gambe attuano il movimento della rana, ogni due bracciate, ed il corpo subisce consistenti rotazioni in accordo col muoversi delle braccia. Noto anche come trudgeon, in Italia è stato introdotto e portato ai massimi livelli da Ernesto Strassera

[3] Di famiglia fiorentina ma milanese d’adozione, classe 1880, si segnala giovanissimo: ottiene due splendide doppiette nel Campionato Lombardo di 7.5 km sul Naviglio (1896-1897) e nel Campionato Alta Italia a Como (1897-1898). Ne1896 vince anche la “Coppa dei Fondatori”

[4] Coriolano Bozzo, di Pieve Ligure, grande interprete del nuoto di fine ‘800. Tra i suoi successi: Campionato Alta Italia 1896, Campionato Ligure e Campionato del Verbano 1897, tricolore del Miglio anche nel 1901

[5] In quel periodo il dorso era in pratica una sorta di “rana rovesciata”: le gambe infatti si muovevano come le zampe di una rana e non ritmicamente ed allungate

[6] John Jarvis, nato a Leicester il 24.02.1872. Il più grande interprete dello stile “over”, ai Giochi del 1900 vince tre ori (1000 m sl, 4000 m sl e Pallanuoto)