MAGNOTTI Luigi
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Boffalora sopra Ticino (MI) 23.04.1895 / Milano 08.07.1948
1924. Ciclismo. 5° Prova a Squadre, 20° Prova Individuale
Dà le sue prime pedalate agonistiche intorno ai 16 anni di età. Coglie il suo primo risultato significativo nella “Coppa S. Giorgio” a Legnano nel 1913 quando chiude sul gradino più basso del podio. Vince questa corsa l’anno seguente, tesserato per l’US Abbiatense. Non riesce invece a primeggiare nella “Coppa Primavera”, gara organizzata proprio ad Abbiategrasso, dove chiude terzo. A 19 anni sembra un giovane corridore come tanti e la guerra interrompe bruscamente la sua ascesa. Per quattro lunghi anni non si sente parlare di lui in termini sportivi anche perchè durante il conflitto viene seriamente ferito. Si riprende, non senza difficoltà, e risale in bicicletta ma si ripresenta seriamente alle corse solo nel 1921: il 17 luglio vince la “Coppa Cogliati” ad Abbiategrasso ed il 25 settembre è terzo nella “Coppa d’Argento” ancora ad Abbiategrasso (1° Fumagalli). Il 23 ottobre è secondo, battuto solo da Garino, nel “Piccolo Lombardia”, risultato che sembra promettere bene. Difatti il 4 novembre Magnotti vince il “Circuito Brianteo”. Le ultime corse dell’annata però non gli riservano molte soddisfazioni, anche perchè si cimenta nelle “promiscue” ovvero nelle gare dove i dilettanti gareggiano con i professionisti: il 23 novembre è decimo nella “Coppa della Vittoria” vinta da Zanaga e il 4 dicembre, nella tradizionale “Coppa d’Inverno” che chiude l’annata, non trova spazio nella volata finale e termina ottavo (vince Bassi). A 26 anni suonati Magnotti è ad un bivio: non ha ancora i numeri per passare professionista, non è tra i dilettanti più vincenti. Affronta il 1922 inquadrato nella “UCAM[1]”, una delle squadre storiche milanesi, e la sua stagione è buona. Inizia il 26 marzo con il 5° posto nel “Criterium Cremasco” vinto da Mellera. Il 7 maggio coglie un bel successo nella “Milano-Busalla”, in volata e sette giorni dopo chiude settimo la “Tre Valli Varesine” vinta dall’emergente Piemontesi. Il 21 maggio si piazza 5° nella “Milano-Cremona” nuovamente appannaggio di Mellera ed il 28 maggio torna al successo, nella “Coppa Cordano” a Milano, riuscendo a staccare tutti.
Sembra aver trovato un buon passo, ma nella “Coppa Oriani” a Milano perde il treno dei migliori e chiude al quarto posto. Il 19 giugno termina secondo la “Coppa Parabiago”, alle spalle di Fiorini: sembra comunque in grado di ottenere altri buoni risultati. Si confronta anche con i “professionisti juniores”, categoria-cuscinetto tra i prof veri e propri ed i dilettanti: il 9 luglio coglie un buon sesto posto nella “Milano-Bellinzona” vinta da Gordini[2]. Ma il miglior risultato dell’annata per Magnotti è la vittoria ottenuta il 16 luglio a Tortona nella “Coppa Italia”, cronometro a squadre, sorta di tricolore per compagini, che disputa assieme a Berti, Malinverni e Maver. Un successo che rilancia le sue quotazioni di corridore a tutto tondo, maturo e pronto ad ulteriori traguardi importanti. Difatti il 27 agosto vince la “Coppa Rammert” a S. Maurizio Canavese. Il 10 settembre è 2° nel “GP Gerbi” ad Asti vinto da Piemontesi e sette giorni dopo giunge terzo nel “GP Gaia-Borgougnan” a Torino vinto di nuovo da Piemontesi su Borello. L’8 ottobre Magnotti finisce 4° nella “Coppa Corradini” a Suzzara appannaggio ancora del “solito” Piemontesi, peraltro suo compagno di marca (i due corrono su bicicletta “Gloria”) e con cui spesso in corsa, nonostante corrano per due squadre di club diverse, non si fa dispetti. Il 22 ottobre Magnotti vince in solitario il “GP Saronno”. Poi a fine stagione, complici anche i suoi buoni risultati precedenti, passa professionista: il 5 novembre ottiene un buon 16° posto al “Lombardia” vinto in volata da Girardengo[3] e sette giorni dopo chiude al terzo posto la “Coppa Zanardelli” a Brescia, alle spalle di Trentarossi e Chiusano, due ottimi “pro juniores”. A 27 anni Magnotti è nel pieno della maturità agonistica e pare in costante ascesa. Chiude l’annata con un buon settimo posto nella “Coppa d’Inverno”, altra prova aperta a più categorie. Nel 1923 viene classificato come “dilettante fuori classe”, categoria particolare nella quale vengono inseriti i corridori più promettenti in chiave olimpica e che possono gareggiare anche con i professionisti per acquisire esperienza. Gareggia su bici “Atala[4]”. Il 25 marzo Magnotti si piazza 21° alla “Sanremo” e, a parte il distacco di 23’ dal vincitore Girardengo, non è un risultato da sottovalutare per un esordiente. L’11 maggio nel “Giro del Piemonte” fa ancora meglio, chiudendo 7°, a 10’ dal vincitore Aimo. Al “Giro d’Italia” lotta bene nelle prime tappe, giungendo due volte all’ottavo posto, ma poi cede e si ritira, ancora acerbo per una fatica simile. Tuttavia è tra i migliori della sua categoria e viene selezionato per i Mondiali dilettanti che si svolgono in Svizzera, sul percorso Zurigo-Basilea-Zurigo, il 26 agosto. Qui Magnotti si comporta bene, scatenando l’azione vincente e provocando, col francese Souchard, la fuga decisiva. Al comando rimangono in sette e nella volata conclusiva, pur sfinito, cerca di spalleggiare il compagno Ferrario che taglia per primo il traguardo davanti agli svizzeri Eichenberger ed Antenen. Magnotti chiude quarto, “medaglia di legno”, ma è stato autore di una grande gara, l’artefice principale del successo azzurro, un perfetto “gregario di lusso”.
Si rivede il 7 ottobre con un nono posto nel “GP Treviso” vinto dal dilettante Piccin. Sette giorni dopo, gareggia nell’importante “Milano-Modena” con tutti i migliori al via. Perde però le ruote dei primi e chiude 13° a 5’ dal vincitore Linari che batte in volata diversi uomini. Venti giorni dopo, Magnotti è al via del “Lombardia” dove non sfigura, pur rimanendo attardato. Con una corsa in rimonta, chiude 12° anche se con un distacco abissale (47’25”!) dallo straordinario vincitore Brunero. Nel 1924 Magnotti rimane tra i “fuori classe”, puntando i Giochi. Gareggia su bici “Ancora” e l’UCAM rimane la sua squadra di club. Il 30 marzo coglie un onorevole 14° posto nella “Milano-Torino”, anche se a ben 47’ dal vincitore Gay, autore di una lunga fuga. Molto considerato dai tecnici, Magnotti è nel quartetto che disputa l’incontro Svizzera-Italia il 4 maggio al velodromo zurighese di Oerlikon e sviluppato su un individuale a punti: i nostri, con Magnotti in bella evidenza, vincono 133 a 137 (il successo va a chi ottiene meno punti). È in predicato di correre il “Giro d’Italia”, si trova pure nell’elenco degli iscritti, ma all’ultimo momento il Consiglio Direttivo dell’UVI, che teme possa affaticarsi troppo, gli impedisce di prendere il via, a lui come ad altri della sua categoria: non ha i crismi dell’ufficialità, ma questa decisione sembra spianargli la strada per una maglia azzurra a Parigi. Intanto Magnotti torna alle prove su strada, e non va male: il 18 maggio è terzo in volata nella “Tre Valli Varesine” vinta dall’iridato Ferrario. Sette giorni dopo, giunge 4° nella “Novi-Verona-Novi” appannaggio di Pancera. Il 29 maggio termina invece quinto nella volata a sei che chiude la “Targa Legnano” vinta di nuovo da Ferrario. Il 15 giugno Magnotti disputa la prima prova di selezione olimpica, una cronometro a coppie di 180 km sul circuito di Tortona: assieme a Piemontesi giunge a 25” dai vincitori Mainetti-Negrini, denotando comunque buona condizione ed attitudine alle corse contro il tempo. Nella prova decisiva, disputata sullo stesso percorso il 22 giugno, non si ripete e si ritira. Tuttavia il 29 giugno ha la lieta sorpresa di vedere il suo nome nella lista dei titolari per la prova individuale dei Giochi, come ratificato dal Consiglio Direttivo dell’UVI. Alla fine ha bruciato la concorrenza di un uomo certamente altrettanto valido come Piemontesi che, scottato dall’essere relegato a riserva, saprà poi emergere a livello professionistico. Magnotti è talmente considerato dai dirigenti dell’UVI che viene indicato come “capitano” della nostra compagine per la gara individuale che si svolge il 23 luglio, con partenza ed arrivo allo stadio di Colombes, lungo 188 km a cronometro. Il percorso, vallonato e con tratti in pavè, punta a nord della capitale, attraverso Argenteuil, Pontoise, Gisors, La Feuille e ritorno.
La gara è individuale, i corridori partono distanziati di due minuti l’uno dall’altro, ma è prevista anche una classifica a squadre ottenuta dalla semplice somma dei tempi realizzati dai primi tre di ogni squadra. Al via 60 concorrenti di 15 nazioni: ogni paese difatti può presentare un massimo di 4 elementi. Oltre a Magnotti (che monta come rapporto il 45x17) i nostri sono Bresciani, Negrini e Ciaccheri. La prova è impegnativa e gli azzurri non sono assuefatti a questo genere di competizione. Non va bene per noi: Bresciani è il migliore dei nostri, ma chiude solo 12°, in 6h41’39”, a 10’48” dal bronzo del francese Hamel, preceduto dal connazionale Blanchonnet (oro) e dal belga Hoevenaers. Magnotti invece è il peggiore tra gli azzurri e chiude solo 20°, col tempo di 6h53’25”, a mezz’ora dal vincitore ed oltre venti minuti dal bronzo: un distacco pesante, pur considerando il lungo kilometraggio e che parla da solo sulla prestazione di Magnotti, bloccato comunque per metà gara da dolori viscerali. I francesi, che si sono allenati a lungo sul percorso nei mesi precedenti, dominano tra le squadre davanti al Belgio ed alla Svezia, con l’Italia solo quinta (ad oltre 20’ dal bronzo) e superata anche dalla Svizzera. Negrini si difende, chiudendo 15°; Ciaccheri va poco oltre, 18°. Certo si tratta di un forte ridimensionamento per il nostro movimento ciclistico che pure pochi giorni prima ha visto Bottecchia trionfare al “Tour de France”. Magnotti, a 29 anni, ha probabilmente già dato il meglio di sè e certo la sua prova è alquanto deludente. Non va tanto meglio al Mondiale, disputato ancora in Francia il 2 agosto: chiude solo 15°, a ben 37’ di distacco dal vincitore, il francese Leducq. Stempera la delusione azzurra con un bel successo nella “Coppa Randite”, in pratica il Giro di Romagna, a Lugo il 31 agosto. Nel 1925 Magnotti rimane dilettante. Il 31 maggio è secondo nella “Tre Valli Varesine”, battuto da Tizzoni. Quindi vince la sempre prestigiosa “Coppa Italia”, cronometro a squadre[5]. Ha ormai 30 anni e ha fornito il meglio di sè. Prova comunque l’avventura tra i “pro” che si rivela molto ardua. Nel 1927 prende il via al “Giro d’Italia”, ma si ritira. Poi sparisce di scena, per una carriera di buon livello ma solo in ambito dilettantistico.
[1] Acronimo di Unione Ciclo Auto Moto, società storica milanese, nata subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, con sede in Corso Porta Nuova 40, presidente Leandro Vigorelli
[2] Michele Gordini, nato a Budri di Cotignola (RA) il 23.04.1896. Romagnolo purosangue, tipico esempio del pedalatore instancabile, è tra i migliori esponenti dei “professionisti juniores”, categoria in cui giunge per 4 volte al secondo posto del tricolore. Tra i suoi principali successi il “Giro dell’Emilia” 1923, guadagnato al termine di una fuga lunghissima (130 km). Al suo attivo anche Giro dell’Umbria 1922 e Trofeo Morgagni-Ridolfi 1923
[3] La corsa si conclude nel neonato Autodromo di Monza. Girardengo batte allo sprint Azzini ed Aimo, suoi compagni di fuga. Magnotti accusa un ritardo di 17’13”
[4] L’Atala è un marchio storico del nostro ciclismo. Fondata nel 1907, è stata la squadra-principe del periodo eroico. Nelle sue file campioni come Ganna, Galetti e Pavesi che, con Micheletto, nel 1912 vincono per l’Atala il Giro d’Italia, organizzato quell’anno, per l’unica volta, con la cervellotica formula a squadre. Tra alti e bassi, rimarrà nel ciclismo professionistico fino al 1989
[5] Con lui, nella “UCAM”, gareggiano Cevini, Malinverni e Maver