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MACCARIO Augusto

Ventimiglia (IM) 30.04.1890 / Montecarlo (Principato di Monaco) 16.10.1927 

1920. Atletica Leggera. 4° 10mila m, 5° 3mila m a Squadre (con Ambrosini, Martinenghi e Speroni), Eliminato Primo Turno 5mila m

Piccolo di statura, sin da giovanissimo si dedica al podismo ed a vent’anni compie la svolta della sua vita: si trasferisce a Montecarlo dove trova lavoro come cameriere e si tessera per l’Herculis, uno dei club più forti della Costa Azzurra dove abbondano le gare podistiche su strada e su varie distanze. Si dedica principalmente al fondo, a partire dai 5mila. I suoi primi risultati di spicco datano 1911: solo 21° nella prestigiosa “Nizza-Monaco”, vince però il “Giro di Monaco” ed un cross a Marsiglia. L’anno seguente nella stessa “Nizza-Monaco”, vinta dal fuoriclasse francese Bouin, coglie un bel 3° posto che gli dà la carica per ottenere una serie di risultati rilevanti. “Giro di Ventimiglia”, “Giro di Monaco”, “Villafranca-Nizza” (13 km) ed il cross di Monaco rappresentano i suoi principali successi della stagione dove è pure secondo nella “Coppa Bordighera”, superato solo dal quotato Speroni. Nel 1913 la Costa Azzurra rimane terreno fertile per Maccario che ad Aprile vince il “Giro di Cannes” mentre nella “maratonina” di Bordighera (19,5 km) è superato solo di nuovo da Speroni. Prosegue a gareggiare in Costa Azzurra, senza infamia e senza lode, soprattutto senza grandi successi, fino allo scoppio della Grande Guerra che blocca la sua carriera. Si rivede solo il 31 agosto 1919 quando vince una prova di 3,5 km nel meeting di Brescia, superando fior di avversari come Ambrosini e Malvicini. Si ripete nella “XX Settembre” di Genova: anche se si avvia ai trent’anni, sembra aver ritrovato lo smalto migliore. Difatti il 12 ottobre trionfa nei 10mila dei tricolori, disputati a Milano sul campo dell’Inter di Via Goldoni, sopravanzando di slancio, e non senza sorpresa, Lussana e Blasi. Sembra un fondista ritrovato a tutti gli effetti. Difatti inizia il 1920, cruciale annata olimpica, nel migliore dei modi: il 4 gennaio vince a Marsiglia la “Coppa Dubonnet”. Prosegue meglio: il 29 febbraio, a Genova, su un circuito intorno a Lido d’Albaro, giunge primo sul traguardo del Campionato Italiano di cross, ma la gara viene annullata per un generale errore di percorso. Nella ripetizione della prova, l’11 aprile, Maccario giunge solo quinto (vince Martinenghi). Tuttavia s’è fatto notare dal CT Adams e per quanto nelle prove di selezioni non brilli in modo particolare, Maccario è inserito nella lista per Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi.

Le gare di atletica si tengono nell’Olympisch Stadion dove Maccario esordisce la mattina del 16 agosto nei 5mila cui prendono parte 38 atleti di 16 nazioni. Nella batteria di Maccario partono in 10 ed i posti utili per passare il turno sono quattro. Maccario manca di poco la qualificazione: chiude quinto, battuto per pochi centimetri dallo statunitense Fumas. Vince lo svedese Falk in 15’17”8 mentre Maccario realizza 15’23”2: peccato perchè il passaggio del turno era alla sua portata. L’oro va al francese Guillemot sul finlandese Nurmi e lo svedese Backman. Maccario ci riprova la mattina del 19 agosto, nei 10mila che vedono allo start 35 atleti di 17 nazioni. Stavolta la batteria lo premia: chiude difatti terzo in 33’56”4 dietro al britannico Wilson che vince in 33’40”2 ed al finlandese Nurmi che risparmia qualche energia con 33’48”2. Nel pomeriggio del giorno seguente, il 20, la finale: Maccario ci prova, è protagonista di una bella performance e sfiora la clamorosa medaglia. Chiude difatti al quarto posto in 32’04”, a 8 secondi dal bronzo del britannico Wilson: vince il finlandese Nurmi (che inizia qui la sua fenomenale raccolta di trionfi olimpici) in 31’45” davanti al francese Guillemot, invertendo in pratica le posizioni dei 5mila. Ottima la prestazione di Maccario anche se non si possono avere troppe recriminazioni perchè il terzo posto è rimasto comunque piuttosto lontano. Il giorno seguente un’altra gara, la terza in questa edizione per Maccario, la prova a squadre sui 3000 metri. Soltanto sei le nazioni iscritte. Si parte tutti insieme e la classifica viene stilata a punti, in base ai piazzamenti ottenuti al traguardo dai primi tre di ogni paese (1 al primo, 2 al secondo, ecc.). Il 21 agosto, nella semifinale, l’Italia è terza: totalizza difatti 25 punti (Ambrosini 6°, Maccario 9°, Speroni 11°, con Martinenghi 12°) contro i 12 della Svezia (Lindgren primo all’arrivo) e gli 11 della Gran Bretagna, ma davanti al Belgio (30).

Si guadagna così l’accesso alla finale del giorno seguente, il 22. Un po’ a sorpresa, stravincono gli USA che piazzano primo Brown e terzo Schardt, totalizzando solo 10 punti. Argento alla gran Bretagna con 20 e bronzo alla Svezia con 24. Quarta la Francia con 30 ed infine solo quinta, ed ultima, l’Italia con 36: Ambrosini 11°, Maccario è 16°, Speroni 17° e Martinenghi 19°. Maccario, anche stanco dalle fatiche precedenti, si difende comunque con onore, portando punti significativi alla squadra, ma ciò non basta in quanto è mancato l’acuto, in particolare di Speroni. Maccario comunque esce da questa esperienza olimpica senza recriminazioni e con la coscienza di aver dato tutto. Torna alla vittoria il 26 settembre nella “XX Settembre” a Genova, città in cui si aggiudica pure il “Giro dei 4 Ponti” il 10 ottobre. Sette giorni dopo, Maccario vince la “Cogoleto-Arenzano-Cogoleto”, chiudendo alla grande una buona stagione impreziosita da una partecipazione olimpica in cui globalmente non ha deluso. A 30 anni tuttavia Maccario ha dato il meglio di sè. Inquadrato nella “Monaco Sports”, coglie difatti le ultime vittorie nel 1921, specializzandosi nei cross: dopo il successo in apertura di anno nel “Giro di Monaco”, a gennaio vince ad Antibes, a dicembre a Frejus. Il 21 marzo 1922, ancora in piena attività, rimane vittima di un brutto incidente: mentre sta tornando in bicicletta da Nizza a Montecarlo, viene investito da un’auto e trascinato per diversi metri. Si frattura una gamba e si procura diverse ferite, anche alla testa. Fatica a recuperare dagli infortuni, non rientra più alle gare e scompare prematuramente a soli 37 anni.


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