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LUNGHI Emilio

Genova 16.03.1886 / Genova 25.09.1925

1908. Atletica Leggera. MEDAGLIA D’ARGENTO 800 m, Eliminato Primo Turno 1500 m e 3 miglia a Squadre

1912. Atletica Leggera. Eliminato Semifinale 400 m, Eliminato Semifinale 800 m

lunghi grandeNasce[1] a Genova da genitori di origine lombarda, il padre è maestro elementare. Inizia a gareggiare alla soglia dei 15 anni, in un ambiente, quello ligure, molto appassionato e competente, già ricco di tradizione nel campo podistico. Con le società “Andrea Doria” prima e “Sport Pedestre” poi, Lunghi si inserisce alla perfezione nel “circuito” delle gare che settimanalmente si sviluppano, spesso più su strada che su pista, praticamente in tutta la regione. Vince subito molto, su tutte le distanze del mezzofondo. Favorito da un fisico imponente per il tempo (1.79m x 70kg) e da una muscolatura snella ma possente che lo fa diventare perfino un modello per pittori e scultori, non teme confronti. Pratica diversi sport, tra cui ginnastica e lotta, ma è in atletica, anzi nel podismo come si diceva allora, che primeggia alla grande. Nel 1903, a 17 anni, vince il “Giro di Genova”, riservato agli juniori ed è 2° nel “Giro di Pavia”, gara che si aggiudica l’anno seguente, sui 5 km. Giovane talentuoso, inizia ad essere temuto dagli avversari. Nel 1904, in Piazza Castello a Pavia, si impone nel “Campionato di mezzofondo dell’Alta Italia” sui 1500 che diventano la “sua” specialità. In questa distanza difatti nel 1905, a soli 19 anni, quando si cimenta pure sui 100 e nell’alto, conquista il primo titolo italiano (a Vercelli sui quotati Penna e Fava[2]) e continua a disimpegnarsi brillantemente nelle corse su strada, in quel periodo molto popolari: nel prestigioso “Giro di Milano”, una dozzina di km, supera niente meno che Dorando Pietri, già discretamente famoso, battendolo con un’imperiosa volata finale. In quella prima magica stagione si aggiudica, su strade che conosce bene, anche il “Giro di Genova” (davanti al forte Pagliani), il “Giro di Pegli”, il “Giro di Savona” ed il “GP S. Margherita Ligure” oltre al “Giro di Lodi”. Da vero purosangue, Lunghi ama la corsa di testa, dissipando talora troppe energie, e generalmente si allena poco, talora pochissimo: aspetto che fa ritenere a molti tecnici di avere in parte sprecato il suo talento. Perchè quello in effetti non manca: negli 800 vince a Roma, nell’impianto di Villa Umberto I, la prova di selezione per i Giochi “intermedi” di Atene del 1906 che però è costretto a disertare causa mancanza di fondi ed una Nazionale molto rimaneggiata.

Si “consola” col bel successo nell’importante meeting di Pasqua a Vigentino sui 1500 e col trionfo nella 10 km a Tortona, su strada. In estate vince “Giro di Bergamo” e “Giro di Carpi”, poi è protagonista ad Albenga di una performance che testimonia alla perfezione il suo status di Campione: in un solo pomeriggio vince tre gare, 100, 1000 ed una prova su 2,5 km. Sempre tra i migliori, primo anche nel “Giro di Savona”, tocca l’apice stagionale in autunno quando si aggiudica 400 e 1500 ai tricolori di Torino organizzati dall’UPI, bissando la vittoria sulla distanza più lunga anche ai Campionati Italiani “alternativi” gestiti dalla FPI, all’Arena di Milano, in collaborazione con “La Gazzetta dello Sport”. Chiude l’annata con altri successi: “Giro di Genova”, Campionati Regionali, “Giro di Sanremo”. È già, a 20 anni, il più forte mezzofondista italiano al punto che, ammirati, i suoi compagni di squadra genovesi lo chiamano “gran maestro”. Si conferma l’anno seguente quando vince da marzo a novembre, su strada e su pista, anche se diserta i tricolori. Si impone dappertutto, a Genova come a Milano dove vince la Traversata cittadina, con passaggi in pieno centro, in Via Montenapoleone, davanti al bolognese Fava, stroncato in una lunga volata, ed altri 148 concorrenti. A Torino, nel “Giro dei Quattro Ponti” che celebra l’inaugurazione del ponte Umberto I, supera di nuovo Pietri, grazie ad un’altra volata micidiale, ma è poi nella natia Liguria che trova il maggior numero di successi (Chiavari, Voltri, Sanremo, Rivarolo, Carcare), Campionati regionali di mezzofondo e resistenza compresi. Chi lo accusa di essere un campione troppo “casalingo”, forse non ha tutti i torti: a fine stagione, dopo aver vinto a Biella, guadagna il successo anche ad Albaro dove precede il fratello Nino che spesso lo accompagna in corsa ma con risultati nettamente inferiori[3]. Diserta i tricolori di novembre ed inizia l’anno olimpico, 1908, divertendosi nei cross-country, aggiudicandosi quello di Stupinigi ma poi, a corto di allenamento, patendo qualche sconfitta. Torna presto agli antichi splendori, dominando prima i 5 km dei Campionati Studenteschi a Genova (2° giunge il fratello Nino), poi il “Giro delle Mura” a Lucca ed affronta da favorito i Campionati Italiani, nella prestigiosa cornice di Piazza di Siena a Roma, che valgono pure come selezioni per i Giochi. Qui vince 400 e 1000 dove addirittura stabilisce il primato europeo con lo strepitoso tempo di 2’31”. Il ritiro nella prova dei 5000 non inficia il suo status di campione in grado di puntare alto a Londra dove, dopo il successo nella “Corsa Statuto” su strada (6,5 km) ed un 800 da record (ma corso in linea retta e dunque non omologato), cui seguono due brillanti affermazioni casalinghe sui 1000 a Genova, giunge da perfetto sconosciuto, non avendo tra l’altro mai gareggiato in competizioni internazionali nè contro avversari stranieri. Il percorso di avvicinamento a Londra non è dei migliori: lo scomodo viaggio in treno dura tre giorni e quando i nostri atleti arrivano alla stazione, non trovano nessuno ad aspettarli, dovendosi quindi arrangiare per trovare un posto da dormire.

Inoltre la vita d’atleta è solo un vago ricordo: “Casa Italia” non esiste ancora e molti la trovano nel “Simplton Club”, un locale gestito da italiani dove ovviamente non manca il divertimento. Se a tutto questo aggiungiamo l’inesperienza ad alti livelli di Lunghi, ecco spiegato il patatrac della prima gara: nella batteria dei 1500, disputata il 13 luglio appena finita la cerimonia d'inaugurazione, Lunghi va in testa sin dall’avvio, forzando il ritmo. Sulla retta finale ne paga le conseguenze, venendo infilato dal britannico Hallows proprio negli ultimi metri. Poichè entrano in finale solo i vincitori, nonostante il suo tempo (4’03”8) sia il secondo assoluto, Lunghi viene eliminato. Non va meglio il giorno seguente nella prova a squadre, disputata sulla distanza di 3 miglia. Si parte tutti insieme, cinque per squadra, e la classifica viene decisa in base alle posizioni al traguardo (1 punto al primo, 2 al secondo e così via) dei primi tre arrivati per ciascuna compagine. Nella batteria i nostri si trovano di fronte britannici ed olandesi: i padroni di casa sono fortissimi (vinceranno l’oro) e degli azzurri giungono al traguardo solo Pagliani (5°) e Cartesegna (6°). Gli altri si ritirano: Lunghi, partito troppo forte, ha cercato all’inizio di imporre un ritmo serrato cui però non ha resistito al punto che s’è lasciato superare da tutti, per poi abbandonare mestamente. Italia ovviamente subito eliminata. La brutta figura viene riscattata da Lunghi una settimana dopo, il 20 luglio. Nella batteria degli 800 metri si mantiene a lungo in ultima posizione (ha imparato la lezione) e la sua progressione finale (1’57”2 il suo tempo) stavolta non lascia scampo a nessuno, superando due quotati statunitensi (Coe e Jones) e guadagnando l’accesso alla finale (dove gareggiano in otto). Qui ripete la tattica, partendo in ultima posizione, ma perdendo troppo terreno dal forte americano Sheppard[4], già oro dei 1500, che sin da metà gara accelera follemente. Lunghi è l’unico che si mette sulle sue tracce, ma il battistrada non molla e trionfa con oltre cinque metri di margine ed il nuovo record del mondo (1’52”8): Lunghi però è brillante secondo (in 1’54”2) davanti al tedesco Braun, conquistando uno strepitoso argento, prima medaglia olimpica in atletica mai ottenuta da un italiano. Si aprono per lui le porte della celebrità: nella Traversata notturna di Genova, nonostante la partenza sia data ben oltre la mezzanotte, è acclamato da almeno trentamila persone entusiaste e stravince davanti a 120 concorrenti tra l’entusiasmo generale. Ma, nonostante altre vittorie fino al termine della stagione tra cui la “Traversata di Firenze” ed il “Giro del Lagaccio”, in patria non tutto fila per il verso giusto: oscurato dal sorgente mito di Dorando Pietri, Lunghi trova molti estimatori soprattutto nel mondo anglosassone che vede in lui le qualità immense del campione non ancora sbocciato completamente, complice una preparazione sommaria e totalmente “dilettantistica”. Per questo, dopo due successi di alto livello (“Giro di Lodi” e “Traversata di Brescia”), nell’estate del 1909 viene invitato in Nordamerica dove, sotto la guida di Robertson (uno dei tecnici più preparati del tempo), affina la sua tecnica al punto che Lunghi stabilisce il record mondiale del mezzo miglio (880 yards) a Montreal e corre le 440y in 49”3/5. Al Celtic Park di New York ottiene altre due “migliori prestazioni mondiali”, sia pure su distanze inconsuete come 700y e 2/3 di Miglio.

Incontra quattro volte l’olimpionico Sheppard e lo supera in tre circostanze. Soprannominato l’uomo-cavallo proprio per il suo incedere maestoso, Lunghi chiude la sua trionfale tournée americana con un primato sensazionale: 27 successi su 31 gare! Potrebbe sfruttare i suoi trionfi, ma non lo fa: sempre ligio ai dettami dilettantistici, che non rinnegherà grazie anche al suo carattere buono e leale, Lunghi non sfrutterà i suoi successi per meri fini commerciali (al contrario dello stesso Pietri), non passando mai professionista, nonostante numerose ed allettanti offerte. Rientrato in Italia, domina da par suo: inizia il 1910 subito, il 2 gennaio, battendo Cartesegna a Lido d’Albaro in un 400. Poi è un susseguirsi di trionfi: Bologna (800 e miglio), Asti (400), Genova (5,5 km su strada), Bergamo (800), Pontevigodarzere (1000 e 1200 siepi), Ferrara (400 e 1000). Successi capaci di esaltare Arturo Balestrieri che sulla “Gazzetta” scrive di lui come del “più superbo atleta che mai Italia produsse”. A giugno però Lunghi ha un passaggio a vuoto, complici forti dolori di stomaco che lo fiaccano durante la trasferta a Budapest dove è battuto sulle 440y dal forte tedesco Braun[5], già suo avversario a Londra. Costretto a fermarsi per i disturbi gastrici, Lunghi si rivede a metà agosto all’Arena di Milano dove vince un’americana a coppie di 10 km con Cartesegna, da lui poi battuto una settimana dopo nello stesso stadio sui 1000 siepi. Il finale di stagione gli riserva altre vittorie: a Busto Arsizio (500, miglio e 500hs), Busalla (500), Vicenza (400) e Camogli (1800). Anche se ha disertato i tricolori, Lunghi è ancora il miglior mezzofondista italiano. A 25 anni è nel pieno della maturità agonistica e ci si aspetta grandi cose da lui, ma il servizio militare ci mette lo zampino. Di stanza a Milano come sergente del 12° Reggimento Bersaglieri, reparto famoso per accogliere tra le sue file molti sportivi, si tessera per lo Sport Club Italia ma non è facile alternare i doveri militari con l’attività agonistica. Inizia bene l’annata, con diverse vittorie (a Genova su 800 e 1500), ma accusa anche qualche battuta a vuoto: a Milano, sul campo dell’US Milanese, Giongo lo batte sui 400. Dopo qualche altro successo, anche sulle siepi (Torino ed Asti), Lunghi si prende la sontuosa rivincita a Firenze, il 21 maggio, all’Ippodromo, per i festeggiamenti del 50° anniversario dell’Unità d’Italia, quando infligge a Giongo una sonora sconfitta sui 400, vincendo pure la prova sui 1000. In estate praticamente Lunghi non gareggia mai, alle prese col servizio militare: si vocifera di una sua trasferta inglese, ma non se ne fa di nulla. Si ripresenta il 9 settembre ai tricolori di Roma ed è sempre lui: dopo aver fatto sfogare Calvi, lo raggiunge e lo supera nel finale, aggiudicandosi i 1000. Nei 1200 siepi, con un gran gesto di fairplay, “accompagna” alla vittoria l’amico Cartesegna, rialzandosi negli ultimi metri. Con lo Sport Club Italia si aggiudica anche la staffetta 4x440y. Il giorno seguente domina un altro 1000 di contorno, davanti a Cartesegna, stavolta non rallentando nel finale.

Chiude l’annata coi successi al Lido di Venezia (800 e addirittura 100) ed a Como (400 e 1000). Il 1912 non si apre bene per Lunghi, costretto per obblighi militari a spostarsi a La Spezia, in Marina, dove viene impiegato come semaforista. Si allena come può, ma la classe è sempre la stessa: ai tricolori di Verona vince 1200 siepi (2° Cartesegna), 1000 (su Calvi) e le due staffette, olimpionica e 4x400 con lo Sport Club Italia. Riesce ad avere permessi dai suoi superiori al fine di preparare i Giochi: si allena quasi ogni giorno in Piazza d’Armi a La Spezia, ma gli manca il confronto con gli avversari e non tutto fila per il verso giusto. L’avvicinamento a Stoccolma non è dei migliori, complice anche un disagevole viaggio in treno, durato tre giorni e tre notti nelle quali i nostri atleti dormono poco e male. Le gare di atletica si svolgono nel nuovissimo Olympiastadion. Il 6 luglio inizia la prova degli 800 cui partecipano 47 atleti di 16 nazioni. Nella sua batteria Lunghi é secondo, a diverse lunghezze dallo statunitense Caldwell, ma si qualifica per la semifinale dove però, circondato da forti nordamericani, chiude solo 5° su nove, cedendo nel finale, e viene eliminato (vince il canadese Brock). L’oro va allo statunitense Meredith col primato mondiale (1’51”9), un tempo impossibile da avvicinare per Lunghi che cerca la rivincita sui 400. Alla prova prendono parte 49 atleti di 16 paesi. Si gareggia ancora senza corsie prestabilite[6]. Il 12 luglio nella sua batteria Lunghi è secondo, in 50”5, battuto di misura dallo statunitense Haff (50”4), ma davanti al tedesco Hermann: si qualifica così per la semifinale dove però ritrova Haff che, di nuovo, lo supera in 49”7. Lunghi è ancora secondo, davanti a tre avversari, ma poiché va in finale solo il vincitore, esce mestamente di scena. Evidente che non è quello di quattro anni prima: la classe c’è ancora, manca l’applicazione e la preparazione è stata sommaria. Ulteriore controprova: la sua “bestia nera” Haff in finale non va oltre il 5° ed ultimo posto; oro allo statunitense Reidpath sul tedesco Braun e l’altro statunitense Lindberg. Secondo alcune malelingue, sulle prestazioni di Lunghi, oltre che un allenamento precario, avrebbero pesantemente influito certe “scappatelle” con le valchirie locali alle quali non si sarebbero sottratti neppure diversi calciatori azzurri, pure loro poco brillanti in campo. Gli impegni militari, è di stanza al Monte Argentario, condizionano le apparizioni di Lunghi fino all’estate successiva. Nel 1913 difatti gareggia poco, ma è sempre in prima fila. L’11 maggio si aggiudica gli 800 all’Arena di Milano, nel grande meeting organizzato dalla FISA, ed il giorno seguente, sulla stessa pista, supera tutti sui mille metri che fanno parte dell’esathlon a squadre. Un mese dopo a Mantova vince agevolmente 400 e 1000: è ancora il più forte mezzofondista italiano anche se non deve esagerare nel confidare troppo sulla sua classe. Difatti il 13 luglio a Bologna, sui 400, in partenza lascia troppo spazio al sorprendente Butti che resiste fin sul traguardo al ritorno di un Lunghi imbastito e dispiaciuto: la sua sconfitta genera stupore generale.

Ma ha imparato la lezione ed il 10 agosto a Faenza non lascia scampo a nessuno sugli 800: parte in testa e stacca tutti. Ai tricolori di Milano, sulla pista dell’US Milanese, il 20 e 21 settembre, Lunghi è sempre lui: vince i 1500 ed i 400hs il cui titolo viene assegnato in Italia per la prima volta, anche se palesa qualche difficoltà di troppo nel passaggio delle barriere. Pochi giorni dopo, vince a Genova il “Doppio Giro del Lagaccio” su 3,3 km che chiude in pratica la sua annata. Nel 1914 è ancora militare, si allena poco, e va a corrente alternata. Il 19 aprile si ritira nella “Traversata notturna di Milano” dove non resiste al ritmo imposto dagli avversari, tra la sorpresa generale. Gli obblighi militari non gli consentono di allenarsi regolarmente, e si vede. Rientra in gara solo il 5 agosto a Montecatini, sfruttando la vicinanza con La Spezia dove è di stanza, per vincere agevolmente i 400 e cogliere un secondo posto...nel disco dietro al forte Lenzi. Passa un mese e gareggia in una riunione a La Spezia, giusto per prendere qualche ora di licenza, vincendo agevolmente 400 e 100. Tenta di tenersi in forma come può, in vista dei tricolori che intanto, causa lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sono stati posticipati. Si disputano difatti il 26 e 27 settembre sulla pista dell’US Milanese. Lunghi è battuto da Giongo in una bellissima gara dei 400, decisa sul rettilineo finale, ma si riscatta, aggiudicandosi gli 800 e la staffetta olimpionica col suo SC Italia. Pur ancora forte, non ha dato quell’idea di imbattibilità che lo permeava fino a poco tempo prima, complici sicuramente gli obblighi militari ed allenamenti insufficienti (e per lui non è una novità). Probabilmente potrebbe ancora ottenere risultati di rilievo (a fine 1914 vince nettamente la “Traversata di Voltri” sotto la pioggia), ma l’entrata in guerra dell’Italia rappresenta una cesura troppo importante anche per la sua carriera: alla soglia dei 30 anni, pure un campione come lui deve rassegnarsi. Attivamente impegnato, con la Regia Marina, nel pattugliamento delle nostre coste, fino in Puglia, trova sporadicamente il tempo di gareggiare, ma vince ancora, in particolare nelle “Gare Nazionali” (che in pratica sostituiscono i tricolori) organizzate dalla FISA a Milano, sia nel 1916 (800 e 4x400 con l’US Milanese) che nel 1917 (di nuovo 800 e 4x400). Ormai però Lunghi ha imboccato il viale del tramonto. Coglie il suo ultimo successo di rilievo il 6 aprile 1919 a Roma, in Piazza di Siena, in un 1000: selezionato per gli 800 dei Giochi Interalleati di Parigi, alla fine non va. Entra quindi nello staff della Nazionale di atletica (con gli azzurri a Parigi nel 1924) e muore prematuramente, ad appena 39 anni, per setticemia. Ciò contribuirà ingiustamente a farlo cadere nel dimenticatoio perchè invece merita di essere ricordato per il suo talento puro, cristallino, elegante ed adamantino: Lunghi, che paga forse il suo essere troppo in anticipo sui tempi, può essere considerato il primo “vero” atleta in senso globale del nostro sport, olimpico e non.


[1] La data di morte indicata è quella segnalata in vari almanacchi e siti. Tuttavia, secondo “La Gazzetta dello Sport” di Lunedi 28 settembre 1925, Lunghi sarebbe deceduto il giorno 26

[2] Aduo Fava, nato a Cento il 23 giugno 1887 ma bolognese d’adozione, fu un buon podista a livello nazionale. Ottenne record nazionali sui 1500 m (1905, 4’11”), 10mila m (1908, 32’50”) e 5mila m (1909, 15’57”2/5) oltre a percorrere in un’ora 17,542 km. Ai tricolori sui 25 km nel 1906 fu 2° (organizzazione FPI) e 3° (UPI). Giunse 3° anche ai Campionati Italiani sui 1500 m nel 1905. Numerose le sue vittorie su strada, soprattutto a livello locale e regionale: più volte campione emiliano, nel 1906 vinse il Giro di Milano e nel 1907 il Giro di Brescia

[3] Tra i principali successi di Nino Lunghi, valido podista a livello regionale, figurano la Traversata di Sampierdarena del 1909, il Giro di Sampierdarena del 1911 e la XX Settembre a Genova nel 1912, anno in cui si impone pune nella Traversata di Rivarolo

[4] Mel Sheppard, nato ad Almonesson Lake, nel New Jersey, il 05.09.1883. Grandissimo mezzofondista, nei Giochi del 1908 vince tre ori (800, 1500 e staffetta). Nel 1912 a Stoccolma guadagnerà un altro oro, nella staffetta 4x400

[5] Johannes “Hanns” Braun, nato a Wernfels il 26.10.1886, bronzo negli 800 m ai Giochi di Londra del 1908 dove coglie anche l’argento nella staffetta olimpionica. A Stoccolma nel 1912 sarà argento sui 400 m. Morto durante la Prima Guerra Mondiale, il 9 ottobre 1918, alla guida del suo aereo da caccia, nei pressi di Croix-Fonsonne, nel nord della Francia

[6] Le corsie vengono introdotte solo nella finale causa quanto accade nei turni precedenti, con diversi contatti, anche violenti, tra i concorrenti e conseguenti polemiche: lo statunitense Young, tra i favoriti, viene squalificato per aver spinto fuori dalla pista il tedesco Braun