LONGINOTTI Aldo
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Bettola (PC) 27.12.1909 / Piacenza 30.08.1986
1932. Pugilato. Eliminato Quarti di Finale pesi medi
Già da adolescente si tessera per la “Vittorino” e voga sul Po. Ma non sa nuotare e la madre, impaurita di un’eventuale tuffo in acqua, gli impedisce di proseguire col canottaggio. Di fisico atletico e ben muscolato, passa allora nella palestra della “Salus et Virtus”, situata al Foro Boario, nei pressi di Porta Genova. Qui si dedica alla ginnastica ed agli attrezzi. La sua vita cambia per sempre quando Gino Rossi, in quel periodo già valido dilettante e futuro olimpionico, lo invita a salite sul ring per un allenamento. A sorpresa Longinotti mostra buone qualità e Rossi lo invita ad insistere. Longinotti ci pensa un po’ e poi si trasferisce alla “Boine”, nel popolare quartiere di Sant’Agnese, dove inizia veramente a boxare. Gli inizi sono poco incoraggianti: il 27 gennaio 1929 perde ai punti da Galli al Teatro Filodrammatico di Piacenza. Si riscatta il 1 aprile quando sullo stesso ring supera ai punti il fiorentino Lupini. Tre settimane dopo, ancora a Piacenza, pareggia col milanese Nava. Pochi mesi dopo, torna alla “Salus et Virtus” dove, grazie ai suggerimenti del maestro Giuseppe Galli, ottiene i primi risultati importanti. Il 7 marzo 1930 è chiamato all’ultimo momento per il match Emilia-Ungheria a Bologna, nel Teatro del Corso: pareggia con Keri, ma i nostri perdono 7-9. Il 2 aprile altro pareggio, stavolta col riminese Neri al Politeama di Piacenza, nell’incontro “Salus et Virtus”-“Libertas”. I riminesi si impongono 3-1 nel computo globale. Il 14 maggio a Milano Longinotti supera Bassi grazie ad un fulmineo ko alla prima ripresa. I tecnici cominciano a parlare di lui come di un elemento interessante e da seguire con attenzione. Il 22 maggio a Piacenza sconfigge ai punti il genovese Borzone. Si rivede il 31 agosto quando a Senigallia pareggia con Nava. Il 13 ottobre a Piacenza supera il ferrarese Filippini. Nella sua città si ripete il 6 novembre, al Politeama, battendo il genovese Punginelli per kot alla prima ripresa. Tra la fine di gennaio ed i primi di febbraio del 1931 va in tournée con la Nazionale in Germania dove si guadagna il soprannome di “diavolo nero” per la carnagione olivastra e la sua grande aggressività che gli consente di battere ai punti il campione locale Malender. Perde invece con Dernloehr, ma il suo modo di combattere piace a tutti. Il 15 febbraio al Politeama di Piacenza vince netto col fiorentino Ballerini. Undici giorni dopo, all’Arena del Sole di Bologna, conquista il campionato emiliano. Il 5 marzo a Piacenza supera il milanese De Laurentis nell’incontro tra la “Salus et Virtus” e la “Mussolini” meneghina. Identico risultato quattro giorni dopo, nella rivincita di Milano. Il 20 marzo, nella palestra della “Battisti” a Milano, batte il piemontese Rossini con un sonoro ko alla prima ripresa ed il giorno seguente, nella stessa sede, supera ai punti di nuovo De Laurentis, guadagnando così il “Campionato Alta Italia”, dimostrandosi pugile completo, forte, dinamico, che non teme la mischia ma pure molto dotato tecnicamente.
I tecnici azzurri hanno già il suo nome nel taccuino in vista dei Giochi. Intanto lo portano in America dove la nostra Nazionale effettua una tournée nel mese di maggio. Prima riunione al mitico Madison Square Garden contro una rappresentativa dello stato di New Work: Longinotti perde ai punti col colored Hough, ma la decisione dei giudici è alquanto criticata dallo stesso pubblico. L’incontro finisce comunque in parità, 4-4. Giudici ancora protagonisti il 3 giugno quando i nostri affrontano i campioni statunitensi: Longinotti perde ai punti con Fullan anche se il verdetto non pare equo. Gli americani si impongono 5-2. Torna in Nazionale il 19 luglio a Dortmund, contro la Germania: pareggia con Bernloehr, ma i tedeschi si impongono 12-4. Cinque giorni dopo, a Monaco i nostri affrontano una rappresentativa bavarese: finisce 8-8 e Longinotti batte Moser ai punti. Si rivede sul ring il 2 settembre ad Ancona dove supera il tedesco Lang per kot alla terza ripresa: il match fa parte della sfida tra una rappresentativa marchigiana, rinforzata da elementi “esterni”, con la Baviera che si impone 10-6. Il 24 settembre, al Teatro Filodrammatici di Piacenza, Longinotti batte Brighenti per kot alla prima ripresa. Torna sul ring appena tre giorni dopo quando ad Ancona gli azzurri infliggono un sonoro cappotto, 8-0, agli svizzeri: Longinotti supera ai punti Baumann. Quindi, ai primi di ottobre, va in Danimarca con la Nazionale e conquista due belle vittorie ai punti, con Christiansen e Jensen. La tournée continua: a Copenaghen il 9 ottobre Longinotti supera lo svedese Liedholm e quindi a Roskilde infligge a Nielsen un pesante ko al terzo round. Il 22 ottobre è nella squadra emiliana che al Politeama di Piacenza affronta l’Ungheria: Longinotti pareggia con Szigeti ed anche il confronto globale termina in parità, 4-4. Torna in Nazionale per una tournée in Germania. Il 18 novembre ad Amburgo batte ai punti Bolck, con gli azzurri che sconfiggono la rappresentativa locale 14-2. Due giorni dopo, a Bochum, supera Astendorf ed i nostri dominano la Westfalia 13-3. Infine il 22 novembre ad Hannover altra vittoria ai punti con Seekercher e tedeschi schiantati 11-5. Con queste brillanti performances Longinotti è candidato numero uno ai Giochi. Intanto prosegue la sua marcia: l’8 dicembre al Politeama di Piacenza infligge un sonoro ko al comasco Vaghi, schiantato alla seconda ripresa con un terribile destro al mento. Quindi riveste la maglia azzurra il 2 gennaio 1932 a Basilea dove batte ai punti Von Buren ed i nostri si impongono 10-6 sulla Svizzera.
Dodici giorni dopo, Longinotti entusiasma il suo pubblico, superando a Piacenza il quotato romano Liani ai punti. Si ripete alla grande, ancora nella sua città, il 1 febbraio nell’incontro Emilia-Bavaria: infligge un sonoro ko a Dirr, alla seconda ripresa, ma i padroni di casa vengono sconfitti 9-7. Tra il 5 e 7 aprile, ancora a Piacenza, si impone nella preolimpica, battendo in finale ai punti Oldoini. Torna in nazionale ai primi di maggio: a Budapest, in Ungheria-Italia, batte Szigeti per kot alla seconda ripresa, ma i nostri escono sconfitti 10-6 nel computo generale. Dieci giorni dopo a Losanna, in rapida successione, vince ai punti col francese Zigan e col tedesco Renner. Inevitabilmente è convocato per il ritiro azzurro preolimpico di Formia, iniziato il 23 maggio, ben organizzato dal podestà Tonetti e supervisionato dal segretario FPI Mazzia il quale, con Volpi e Teodori, fa parte della Commissione Tecnica che alla fine, sentito il parere del CT Garzena, sceglierà gli azzurri per i Giochi. Longinotti non ha rivali e nei test di selezione supera Barone e Neri: la maglia azzurra è sua. Giunge quindi il tempo del viaggio verso l’America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. A poppa della nave viene pure allestito un ring dove i pugili si confrontano a più riprese, anche se amichevolmente e tra categorie diverse di peso. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura dove Longinotti accusa strani dolori ai gomiti, una sorta di epicondilite, che non gli permettono nemmeno di alzare le braccia. Uno specialista americano, appositamente interpellato, consiglia una specie di ingessatura, sviluppata con assi di legno atte ad irrigidire le braccia ed a non farle muovere. Il rimedio, per quanto scomodo, funziona anche se Longinotti non guarisce completamente.
Si capirà poi che i dolori sono stati provocati dal troppo allenamento nei giorni del viaggio in un esercizio particolare: il sollevamento continuo di sacchi di sabbia per irrobustire la muscolatura. Le gare olimpiche di pugilato si svolgono nel “Grand Olympic Auditorium” di Los Angeles. Longinotti partecipa nei “leggeri” cui prendono parte 10 pugili ed il cui peso-limite è di 72,5 kg. Esentato per sorteggio dal primo turno, il 10 agosto nei quarti incontra l’argentino Azar, di carnagione olivastra (definito “negro” sulla stampa dell’epoca), il quale lo mette in seria difficoltà, costringendolo due volte al tappeto. Longinotti nella seconda occasione evita il ko solo grazie al gong. Il dominio del sudamericano è netto e vince meritatamente ai punti. Il torneo di Longinotti termina qui. L’oro va allo statunitense Barth che in finale supera lo stesso Azar mentre il bronzo è appannaggio del sudafricano Pearce. Per Longinotti, in pratica eliminato al primo match, una partecipazione negativa sulla quale hanno ovviamente fortemente inciso i dolori della vigilia che non gli hanno permesso una completa preparazione. Nel viaggio di ritorno i nostri disputano alcuni match contro rappresentative locali. Longinotti, ormai a posto fisicamente, vince a Kansas City, perde a Chicago (con Connell), batte Kladdick a Pittsburgh, supera Horn a Richmond e viene sconfitto da Carley a Providence. Una tournèe altalenante che però mostra comunque le sue qualità: peccato per la prestazione dei Giochi dove comunque, oltre ai problemi dei gomiti, è stato pure sfortunato nel sorteggio che gli ha posto di fronte un pugile tra i più forti del lotto. È comunque difficile smaltire la sbornia olimpica, tra viaggio di ritorno e festeggiamenti vari. Longinotti passa comunque professionista ed il 28 novembre pareggia con Reguzzoni. Ma la sua carriera non decollerà mai e Longinotti appenderà presto i guantoni al fatidico chiodo senza risultati apprezzabili. Sarà poi impiegato per decenni al macello pubblico di Piacenza.