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LEGAT Manlio

Pianoro (BO) 20.07.1889 / Bologna 17.12.1955

1912. Atletica Leggera. 23° p.m. Salto con l’Asta, 29° Salto in Lungo, ritirato Decathlon

legat grandeFiglio di Remigio, irredento triestino trasferitosi a Bologna, noto ginnasiarca ed insegnante di Educazione Fisica, attivo dirigente delle società felsinee “Sempre Avanti!” e “Virtus”, pittore[1]. Con un padre simile, evidente che Manlio inizi presto l’attività sportiva e ginnica, tesserato per la “Sempre Avanti!” le cui credenze politiche, lo attesta il nome, rappresentano gli ideali socialisti. Verso i 20 anni di età si specializza nei salti e nei lanci che a quel tempo sono ancora sotto l’egida della Federazione Ginnastica. Legat inizia a segnalarsi nel 1909 quando a Bologna salta in alto 1,72m ed in lungo 6,23m, misure che rimarranno suoi primati personali. Intanto si specializza nel salto con l’asta, disciplina non semplice per tecnica e stile: si salta difatti ancora con “l’arrampicata”, in pratica “salendo” sull’asta, durante lo slancio, trazionando le braccia come se si salisse sulla pertica[2]. Inoltre si attraversa l’asticella “a bandiera” ovvero in orizzontale e non nello stile “avvolgente” che si affermerà dopo qualche anno anche se iniziano a vedersi i primi attrezzi di bambù, più elastici e leggeri del frassino o del faggio fino ad allora utilizzati. In quel 1909 Legat raggiunge con l’asta 3,22m, misura tutt’altro che secondaria almeno a livello nazionale. Lancia anche peso, disco, giavellotto, pietra, palla vibrata: pratica un po’ tutte le discipline atletiche e difatti il suo sbocco naturale è il decathlon, in quel periodo ancora agli albori e con regole che saranno codificate solo in vista dei Giochi di Stoccolma. Gareggia anche nel Pentathlon Reale che prevede, come ultima prova, pure un incontro di lotta: nel concorso ginnico di Firenze del 1909 si piazza quarto. Nel 1910 Legat, oltre a cimentarsi nel calcio “ginnastico”[3], salta 3,20m con l’asta a Pesaro, misura confermata più volte l’anno seguente, a Modena come a Pistoia dove tra l’altro si cimenta pure nel disco e chiude terzo dietro due grandi specialisti come Tugnoli ed Avattaneo. Ancora nel 1911 Legat è primo con l’asta a Verona (con 3,10 m), a Pistoia (con 3,20 m) e nel concorso ginnico di Torino (di nuovo 3,10 m) dove giunge 4° nell’alto e nel disco, confermandosi atleta polivalente.

La sua versatilità si esplica al meglio nei campionati veneti: vince alto (1,67 m) ed asta (3,0 m) oltre a cogliere numerosi piazzamenti in altre specialità (2° nel disco, nel peso e nei 110 hs, 3° nel giavellotto). Seguito e spronato dal padre, Legat si prepara a dovere per la stagione olimpica: il 5 maggio a Verona salta con l’asta 3,47 m, suo primato personale[4]. Giunge quindi ben preparato alle prove di selezione per i Giochi che si tengono l’8 e 9 giugno a Roma. Difatti vince nel salto con l’asta, realizzando 3,40 m, è secondo nei 110 hs, terzo nell’alto mentre é 5° nel giavellotto ma realizza il suo personale (29,47 m). Le classifiche stilate alla fine delle prove lo vedono 3° nel pentathlon e 2° nel decathlon: si guadagna così la selezione per i Giochi. Nell’ultima gara prima dei Giochi Legat vince a Forlì nell’alto e nell’asta: appare in buone condizioni di forma. Come tutta la comitiva azzurra, Legat giunge a Stoccolma al termine di un disagevole viaggio in treno, durato tre giorni e tre notti, con gli atleti che hanno dormito poco e male, qualcuno anche sul pavimento causa l’affollamento dei convogli. Le gare di atletica si tengono nel nuovo Olympiastadion ma i risultati di Legat non sono positivi. Il 10 luglio esordisce ai Giochi nell’asta cui partecipano 25 concorrenti di 11 nazioni ed il cui limite di qualificazione, non agevole, è posto a 3,65 m. Legat salta 3,00 m al primo tentativo ma poi fallisce le tre prove ai seguenti 3,20 m: viene eliminato mestamente e classificato soltanto 23° a pari merito. La gara si traduce in un netto dominio statunitense, con misure comunque molto al di fuori della portata di Legat[5]. Va addirittura peggio nel lungo del 12 luglio cui prendono parte 30 atleti di 13 paesi, affrontato anche come test in vista del decathlon. Legat salta solo 5,50 m e chiude addirittura al penultimo posto, con una performance estremamente deludente. I risultati ottenuti dai medagliati sembrano per lui provenire da un altro pianeta[6].

Legat cerca il difficile riscatto nel decathlon che prevede tre giornate di gara, dal 13 al 15 luglio. Partecipano 29 atleti di 12 nazioni. Le prime prove sono altalenanti per l’azzurro: un discreto 12”1 sui 100 m; 5,56 m nel lungo (ancora insufficiente) e 8,23 m nel peso. Il secondo giorno poi il patatrac: non riesce ad eseguire neppure un salto vincente nell’alto e decide di ritirarsi, sfiduciato[7]. Certo, non è tra i migliori atleti italiani a Stoccolma. Supera presto la delusione olimpica, continuando ad ottenere buoni risultati in diverse discipline: il 25 agosto a Riccione vince l’alto, è secondo nel lungo e terzo sui 100. Dopo una lunga pausa, chiude la stagione a fine novembre in un’anomala gara di pentathlon che alle prove atletiche aggiunge una gara di tiro a segno che penalizza troppo i non esperti: Legat comunque ottiene nella generale, vinta dal friulano Cicutti, il quarto posto. Nel 1913 riparte vincendo il salto in alto nel meeting di Verona del 4 maggio, con 1,70 m e giungendo 2° nel lungo. Pochi giorni dopo vince il salto con l’asta, saltando 3,30 m, nel grande concorso ginnico federale di Milano dove è primo anche nel lungo, ma solo quinto nel Pentathlon Reale. Legat difatti continua a cimentarsi anche nelle prove multiple: il 6 luglio a Conegliano, sotto la pioggia, giunge 2° dietro Butti nel Pentathlon, aggiudicandosi l’asta e cogliendo la terza piazza nel disco. Successo pieno anche ai tricolori organizzati dalla FGNI a Genova, con 3,20 m mentre nel lungo si piazza secondo alle spalle di Garimoldi. Ancora a Genova si segnala pure l’anno seguente: nel grande concorso ginnico salta 3,20 m nell’asta e 5,93 nel lungo che gli valgono il primo posto in entrambe le occasioni. Poi arriva la guerra e lo sport passa in secondo piano. Legat è sottotenente dei Bersaglieri e combatte in prima linea nella zona della conca di Plezzo (oggi in Slovenia). Il 18 settembre 1915 viene gravemente ferito alle gambe dai proiettili di una mitragliatrice, continuando a combattere per alcune ore, una volta medicato alla meglio. Stremato, sarà poi ricoverato in un ospedale da campo e quindi trasferito al nosocomio di Voghera. Per il suo coraggio riceve la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Alcuni storici, a seguito di questo fatto e dell’onorificenza, equivocano e lo credono morto in quella circostanza. Non è così, confondendosi forse col fratello Italo[8]. Manlio Legat, che (ormai trentenne) non gareggerà più dopo la guerra, muore a Bologna, all’età di 66 anni.


[1] Il suo quadro più famoso è “La battaglia di Calatafimi”

[2] Lo stile “pendolare”, simile all’odierno, inizia ad affermarsi nei primi anni ’10, importato dall’America

[3] Si tratta del calcio giocato dagli appartenenti alle società ginniche e non quello della FIGC, con regole leggermente differenti, soprattutto riguardo alla durata delle partite. Legat è titolare fisso della “Sempre Avanti!” che disputa il “campionato” del 1910 a Genova

[4] Alcune fonti parlano di un 3,60 m ottenuto a Verona nel 1911 ma questa performance non è confermata

[5] Vince Babcock con 3,95 m davanti ai connazionali Nelson e Wright con 3,85 m

[6] Oro allo statunitense Gutterson con 7,60 m, argento al canadese Bricker con 7,21 m e bronzo allo svedese Aberg con 7,18 m

[7] La gara di decathlon viene dominata dal famoso statunitense Jim Thorpe, indiano americano nato in una riserva dell’Oklahoma. Sarà protagonista di una lunga controversia col CIO che lo squalificherà per supposto professionismo in quanto avrebbe ricevuto denaro, prima della sua partecipazione ai Giochi, per giocare in una minor league di baseball. Thorpe, uno degli atleti più completi di tutti i tempi, poi campione di baseball e football americano, sarà riabilitato dal CIO solo nel 1982. Le medaglie d’oro da lui ottenute nel Decathlon e Pentathlon vengono però considerate ufficialmente dal CIO come ottenute a pari merito con i secondi classificati, rispettivamente lo svedese Wieslander ed il norvegese Bie

[8] Italo Legat, sottotenente del 17° Reggimento d’Artiglieria, muore all’ospedale di Novara il 27 luglio 1915, a seguito di malattia contratta al fronte