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LATINI Armando

Roma 20.05.1913 / Roma 20.05.1966

1936. Ciclismo. MEDAGLIA D’ARGENTO Inseguimento a Squadre (con Bianchi, Gentili, Rigoni)

latini grandeSin da adolescente pedala su buoni livelli. Nel 1930, tesserato per l’US Romana, gareggia tra gli Allievi. Il 2 marzo chiude al secondo posto il “GP Rosati”, battuto allo sprint da Scipioni e davanti all’altro futuro olimpionico Gentili. Il 6 aprile altra piazza d’onore, stavolta nella “Coppa Villa di Faonte”, sopravanzato da Massani. Finalmente vince una corsa: il 21 aprile si aggiudica allo sprint il “GP Natale di Roma”. Sei giorni dopo, chiude al sesto posto il “Criterium del Tricolore” vinto da Scipioni. L’11 maggio vince la “Coppa De Rossi” a Roma e sette giorni dopo si impone nella “Coppa Valle”. Il 22 giugno un altro grande successo, nella “Roma-Viterbo”, in volata sui due compagni di fuga (Scipioni e Cappellacci). Si cimenta anche in pista e partecipa ai tricolori di velocità, disputati a metà luglio a Firenze: chiude al terzo posto, superato da Bonfanti e Brambilla. Si tratta comunque di un buon risultato che lo colloca tra i giovani più interessanti e completi del panorama nazionale. Si conferma col successo nel campionato regionale Allievi. Nel 1931 fa un piccolo passo indietro, con molti piazzamenti. Il 17 maggio finisce quinto la “Coppa Mai” ad Orbetello vinta da Levantini. Il 24 maggio è secondo nella “Coppa Rupe Tarpea” a Roma, battuto da Salvioni. Il 4 ottobre finisce terzo nella “Coppa Gerbini” nella capitale, superato da Minasso[1] e Gambacurta. Il 25 ottobre chiude quinto la “Targa Giuliano” a Roma vinta da Gambacurta sul futuro oro olimpico Pavesi. L’8 novembre altro quinto posto nella “Coppa Pegazzani” vinta da Martano. Sette giorni dopo, è battuto allo sprint da Recchia nella “Coppa Fadigati” a Terracina. Nel 1932, dilettante tesserato per l’AS Monti, compie il primo salto di qualità. Il 3 aprile finisce terzo il “GP Monti” a Roma, battuto da Gambacurta e Minasso. Il 5 maggio al Velodromo Appio si impone in una prova di velocità. Effettivamente è veloce, ma dieci giorni dopo nei tricolori dilettanti juniores a Torino trova qualcuno più svelto di lui: nello sprint generale che chiude la prova, viene difatti superato per mezza ruota dall’emiliano Saccani[2]. Altra piazza d’onore il 22 maggio nella “Coppa Maccarese” a Roma dove stavolta a precederlo allo sprint è il quotato piemontese Minasso. Riesce finalmente a vincere una prova su strada il 5 giugno a Roma: la “Coppa Brigadin”, in volata su una quindicina di avversari. Quindi a fine giugno, in rapida successione, chiude al quarto posto la “Coppa Del Piano” vinta da De Paolis e si aggiudica la “Coppa Ferraris”, sempre nella capitale.

Il 10 luglio Latini fa sua anche la “Coppa Luiselli” a Cisterna e sette giorni dopo è battuto allo sprint solo da Martano nel “GP Roma”, un piazzamento che lo conferma in ascesa ed in grado di lottare ad armi pari coi più forti dilettanti del momento[3]. Si disimpegna comunque anche in pista: il 15 agosto chiude secondo l’eliminazione, battuto da Toccaceli, sulla nuova pista in legno montata all’interno dello Stadio PNF appositamente per i Mondiali[4]. Il 2 ottobre vince la “Coppa Marconi” a Civitavecchia. Il 4 novembre è nella squadra della Legione di Roma che chiude al settimo posto la staffetta propagandistica Firenze-Roma, disputata con bici militari e vinta dai comaschi. Due giorni dopo, Latini si aggiudica la “Coppa Lazzaretti” nella capitale. La sua buona annata non è passata inosservata ed i dirigenti federali lo inseriscono nella lista dei dilettanti inviati al propagandistico “Giro della Tripolitania” che si svolge a metà dicembre. Latini si conferma: vince due tappe allo sprint (a Zavia e Tarhuna), chiudendo nono la generale vinta da Minasso. Inizia bene anche il 1933: il 19 marzo si piazza secondo, battuto allo sprint dall’olimpionico Cimatti, nel “Criterium d’Apertura” a Napoli. Piazze d’onore anche in due tappe della “Brescia-Roma”, riservata ai Giovani Fascisti: a Bologna è superato di nuovo da Cimatti ed a Grosseto da Servadei, altro futuro olimpionico. Il 30 aprile Latini chiude al quarto posto la promiscua “Coppa Maccarese” vinta dall’olimpionico Cazzulani. Si rivede solo il 18 giugno, col 5° posto nella “Roma-Tagliacozzo” appannaggio dell’umbro Tortolini. Il 3 luglio Latini spadroneggia all’Appio, aggiudicandosi velocità e individuale, confermando buone attitudini alla pista. Difatti si distingue anche nelle prove per il “Bracciale Fassi”, disputato ad inseguimento individuale e da lui detenuto per tutta l’estate. Il 3 settembre, difendendo i colori del Lazio assieme a Toccaceli e Gentili, guadagna il “GP Grande Italia” al Velodromo Appio: la manifestazione, cui prendono parte corridori di diverse regioni, prevede anche una prova ad inseguimento, specialità in cui Latini pare molto a suo agio. Il 17 settembre finisce 10° il “GP Roma”, prova promiscua con molti Indipendenti al via e vinta da Nello Taddei[5]. Il 1 ottobre finisce nono nella “Coppa Forze Sportive” a Genzano, altra promiscua vinta da Di Giacomo. Chiude la sua stagione il 19 novembre, col terzo posto nella “Coppa Lazzaretti”, alle spalle di Bartali[6] e Zacchia. A metà dicembre Latini partecipa nuovamente al “Giro della Tripolitania”: vince la tappa di Zuara allo sprint, ma poi si ritira.

Nel 1934 passa all’AS Roma che sta diventando la forza ciclistica principale della capitale. Il 4 marzo Latini si piazza secondo nel “GP Apertura” a Roma, vinto in solitario da Di Giacomo. Sette giorni dopo, vince in volata il “GP Dei” a Maccarese. Il 15 aprile chiude in sesta posizione il “GP Pennacchi” vinto da Toccaceli. Il 20 giugno è protagonista all’Appio: vince l’eliminatoria del “GP Giovinezza” di velocità e l’americana a coppie con Gentili. In pista Latini è sempre più a suo agio e sembra coniugare la velocità con una certa resistenza. Sulla stessa pista il 1 luglio è eliminato in semifinale nel “GP Giovinezza” di velocità vinto da Rigoni, altro futuro olimpionico. Quindi si aggiudica l’eliminatoria laziale della “Coppa Italia”: con lui gareggiano Toccaceli, Gentili e Spadolini. L’8 luglio, sulla pista dell’Apppio, è eliminato nei quarti di finale dei tricolori di velocità da Mozzo[7]. Nello stesso velodromo capitolino il 22 agosto è battuto da Gentili nell’individuale a punti. Sulla stessa pista il 2 settembre Latini fa tripletta nell’incontro Roma-Trento: vince velocità, giro a cronometro ed inseguimento. Sette giorni dopo, ancora all’Appio che è diventata la sua “seconda casa”, strappa il “bracciale Feroci[8]” a Toccaceli che lo supera nella prova di velocità. Il 7 ottobre Latini chiude ottavo il “GP Meoni” vinto dal pistoiese Bianchi, altro futuro olimpionico. Il 2 novembre a Maccarese vince velocità ed eliminazione mentre due giorni dopo a Torino è battuto da Rigoni in un inseguimento. Nel 1935 inizia tranquillo, gareggiando molto su pista all’Appio: il suo primo successo significativo lo coglie il 22 aprile nell’americana “gigante” con Rigoni che lo supera nella velocità. Il 5 maggio, sulla stessa pista, i due sono sconfitti dai toscani Rosi-Del Bino nell’omnium, ma Latini primeggia nell’individuale. Sette giorni dopo, si svolge una prova piuttosto importante in prospettiva: Latini difatti vince un inseguimento a squadre in cui due suoi compagni (Gentili e Rigoni[9]) saranno con lui anche a Berlino. I battuti appartengono alla squadra romana della “Mater” (Candela, Conforti, Carlaccini e Tittorucci). È dunque qui, sulla pista capitolina dell’Appio, che già si pongono le basi per il nostro quartetto olimpico di inseguitori. In quello stesso giorno Latini chiude terzo l’individuale, alle spalle di Del Bino e Bossi. Il 26 maggio all’Appio si aggiudica la velocità. Quattro giorni dopo, è al “Vigorelli” di Milano che sta rapidamente diventando il fulcro dell’attività pistaiola italiana: si aggiudica l’americana assieme ad un grande Rigoni. Il 9 giugno all’Appio Latini non emerge, ottenendo due quarti posti nella velocità e nell’individuale, prove entrambe appannaggio dello stesso Rigoni. Quattro giorni dopo, sulla stessa pista, è battuto nella velocità da Bonfanti: Latini non sembra uno sprinter puro, pur avendo un buon rush finale cui però aggiunge una resistenza da non sottovalutare.

Qualità che, se ben sviluppate, possono farlo diventare un inseguitore di vaglia. Il 14 luglio all’Appio guadagna il titolo italiano di inseguimento a squadre: con lui, per l’AS Roma, gareggiano Bonfanti, Gentili e Rigoni. Cinque giorni dopo, è molto atteso al Campionato Italiano su strada disputato proprio a Roma, ma due forature lo tolgono di mezzo nel momento topico della gara e si ritira. Il 21 luglio è al “Vigorelli” dove chiude terzo la velocità, battuto da Rigoni e Pola, e quarto nell’individuale vinto da Bonfanti. Ma con i suoi compagni dell’AS Roma (Rigoni, Bonfanti e Gentili) vince l’inseguimento a squadre con un tempo strepitoso (4’48”), migliore addirittura del record olimpico e realizzando la media di 49,694 km/h. Un risultato eccellente che fa ben sperare per i Giochi e che lancia la scorrevolissima pista del “Vigorelli” come “tempio dei record”. Sullo stesso anello ai primi di agosto si disputano i tricolori: nella velocità Latini viene eliminato nei quarti da Rigoni che poi si aggiudica il titolo. L’11 agosto Latini conquista una prova di velocità all’Appio dove si impone, con Gentili, anche nell’americana. Sette giorni dopo, i due sono protagonisti a Terni: fanno parte difatti della compagine romana che vince l’inseguimento a squadre (con loro anche Toccaceli e Fattori) mentre Gentili precede Latini nella velocità. Il 25 agosto all’Appio, con Rigoni, Latini finisce terzo nell’americana vinta dai fratelli Gilardi. Il 1 settembre a Padova è battuto nella velocità da Rigoni. Quattro giorni dopo, al “Vigorelli” si cimenta in un tentativo di record sui 4km dell’inseguimento a squadre: con lui Rigoni, Bonfanti e Gentili. Il tentativo fallisce di poco, mancando per 2/5 il tempo ottenuto dal quartetto azzurro ai Giochi del 1932. La compagine per Berlino comunque si sta organizzando bene. Latini continua a gareggiare su pista: il 18 settembre in una riunione serale al “Vigorelli” si aggiudica l’individuale mentre il giorno seguente è battuto solo dall’idolo locale Pola nel circuito di Brescia. Il 27 ottobre è al “Vigorelli” dove vince l’inseguimento a squadre (assieme a Rigoni, Bonfanti e Favalli) e termina quarto l’individuale vinto da Favalli. Il 2 novembre a Trieste finisce secondo l’individuale guadagnato da Bonfanti. Si rivede l’8 marzo 1936 quando all’Appio si piazza quarto nell’individuale vinto da Rigoni. Il 29 marzo, sulla stessa pista, vince l’omnium. Ritenta l’avventura su strada, ma gli va male: nel “GP Pasqua” del 12 aprile, disputato a Roma e valido come preolimpica, cade e si ritira. Sette giorni dopo, torna in pista all’Appio dove vince una prova di velocità e finisce terzo nell’individuale, dietro Fontana e Saponetti. Il 22 aprile è a Padova dove vince l’americana, assieme a Loatti, chiude quarto giro pista a cronometro (si impone Rigoni) ed individuale (primeggia Favalli), finisce quinto la velocità (appannaggio ancora di Rigoni). 4 giorni dopo, all’Appio si aggiudica l’individuale. Identico risultato il 3 maggio nella preolimpica di Bassano: Latini è un ottimo pistard e la maglia azzurra di Berlino sembra aspettarlo, ma non è ancora chiara la specialità in cui cimentarsi. Qualcosa si chiarisce sette giorni dopo, al “Vigorelli”: Latini è nella squadra vincente l’inseguimento a squadre[10] dove entra tra i “probabili olimpici”.

Inoltre nell’eliminazione è superato da Bianchi e nel km da fermo dal semisconosciuto Pasotta. Il 24 maggio, sullo stesso anello meneghino, compie una grande impresa nell’inseguimento a squadre: con Rigoni, Saponetti e Gentili viaggia a 50,861 km/h! Tecnici esterrefatti, un ritmo da primato mondiale che non può essere riconosciuto in quanto la prova non s’è svolta sui 4km regolamentari. Nell’americana che segue, Latini è appaiato a Rigoni ed i due chiudono secondi, superati da Loatti-Ardizzoni. Latini si rivede il 12 giugno: all’Appio si aggiudica il campionato laziale di velocità. Poi si reca a Torino per il collegiale azzurro, sotto la guida del CT Verri. Vengono eseguiti vari test e Latini rimane “probabile olimpico” nell’inseguimento a squadre. Intanto il 18 giugno, nella città sabauda, chiude al secondo posto, assieme a Rigoni, l’americana vinta da Pola-Gentili. Sulla via del ritorno a Roma, si ferma a Grosseto dove il 21 giugno vince l’americana assieme a Gentili che guadagna la velocità dove Latini finisce quarto. Viene convocato per il ritiro collegiale preolimpico, con sede a Castel Gandolfo ed allenamenti all’Appio. Si parte per Berlino, in treno, il 27 luglio. Regna ancora un po’ di incertezza per la composizione esatta del quartetto, ma alla fine il CT Verri mette in campo la formazione migliore, sacrificando Saponetti che pure dimostrerà presto di essere un passista coi fiocchi[11]: gareggiano, oltre a Latini, Bianchi, Rigoni e Gentili. Le gare di ciclismo su pista dei Giochi di Berlino si tengono al Velodromo Olimpico. La prova di inseguimento a squadre vede al via 13 nazioni. Il 6 agosto i nostri stravincono il primo turno, con sei secondi di margine sul Canada ed il nuovo record olimpico (4’49”6). Due giorni dopo, nei quarti di finale, si ripetono contro la Gran Bretagna che, per lo strambo regolamento[12], si ritrovano di fronte in semifinale nel giro di due ore. Rivincono, ma con un vantaggio più limitato (8/10 invece di 3”6). Si tratta di un piccolo segnale d’allarme che viene confermato nella finale, disputata praticamente di seguito contro la Francia. Il match all’inizio pare equilibrato, ma nella seconda metà di gara escono alla grande i transalpini che si aggiudicano l’oro con sei secondi di margine (4’45” contro 4’51”). I nostri peggiorano il tempo del primo turno e ciò testimonia come qualcosa non abbia funzionato a dovere. Gli azzurri dunque interrompono la serie di ori consecutivi che durava in questa disciplina dal 1920. L’argento, pur se lascia l’amaro in bocca, non è assolutamente da disprezzare ed i nostri meritano comunque un bel voto anche perchè la Francia è una signora squadra: non a caso due componenti del quartetto vincente, Charpentier e Lapebie, guadagneranno due giorni dopo oro e argento nella prova individuale su strada. Il podio è completato dalla Gran Bretagna. Latini rimane ancora un anno dilettante, convinto a non passare “pro” dai dirigenti dell’AS Roma che puntano molto sulla “Coppa Italia”, cronometro a squadre: difatti, con Latini primattore, nel 1937 il bersaglio è centrato. Con lui gareggiano Saponetti, Spadolini e Toccaceli. Nel 1938 Latini diventa professionista, ma non ha fortuna: si ritira al “Giro d’Italia” e rimane spesso nell’anonimato. Nel 1939 guadagna due vittorie di secondo piano[13], poi però, complice la guerra, sparisce praticamente di scena. Dopo il conflitto tenta un timido rientro, gareggiando prevalentemente in pista, ma a 33 anni ha ormai dato il meglio di sè e nel 1948 appende la bici al chiodo.


[1] Andrea Minasso, nato a Torino il 21.02.1910. Tra i migliori dilettanti italiani di fine anni ’20, guadagna la “Coppa Italia” nel 1930, anno in cui vince pure 4 tappe al Giro d’Ungheria ed il Piccolo Lombardia. 13 i suoi successi nelle categorie maggiori ta cui il Giro di Tripolitania 1932 ed alcune competizioni minori in Francia dove si trasferisce nel 1935

[2] Nerino Saccani, nato a Guastalla (RE) il 26.03.1912. Brillante tra i dilettanti, non ottiene risultati importanti nelle categorie maggiori

[3] Dopo poco più di un mese difatti Martano vincerà il Campionato Mondiale a Roma. Giuseppe Martano, nato a Savona il 12.05.1910 ma torinese d’adozione, aveva già vinto il titolo iridato dilettanti nel 1930 a Liegi. Nove i suoi successi nelle categorie maggiori tra cui la tappa alpina Grenoble-Gap al Tour de France 1934 dove chiude ottimo secondo alle spalle del francese Magne. Al suo attivo anche Giro del Lazio 1935 e Milano-Torino 1937

[4] La pista è stata progetta dal noto architetto Clemens Schurmann, tra i più noti costruttori di velodromi nel mondo. Suo anche il progetto del “Vigorelli” a Milano che peraltro utilizzerà per la pista proprio lo stesso legno impiegato a Roma

[5] Nato a Roma il 09.10.1914. Tra i migliori corridori capitolini degli anni ’30 anche se le sue 33 vittorie nella categoria maggiore si esplicano esclusivamente in competizioni minori del centro-sud. Al suo attivo Giro dell’Etna 1934, Coppa Città di Avezzano 1937, Circuito Valle del Liri 1939

[6] Si tratta proprio di Gino Bartali, fuoriclasse del ciclismo italiano per vent’anni. Nato a Ponte a Ema, frazione agreste di Firenze, il 18.07.1914. Al suo attivo 126 vittorie tra i pro, tra cui: 4 Milano-Sanremo (1939-1940-1947-1950), 4 Campionati Italiani (1935-1937-1940-1952), tre Giri d’Italia (1936-1937-1946), tre Lombardia (1936-1939-1940), due Tour de France (1938-1948) e due Giri di Svizzera (1946-1947)

[7] Francesco Mozzo detto Nino, nato a S. Giovanni Lupatoto (VR) il 10.03.1911. Già tricolore di velocità dilettanti juniores nel 1929, è argento iridato di velocità nel 1932, battuto dal tedesco Richter. Non passa mai professionista

[8] Questa competizione consisteva in una prova di inseguimento. Il detentore del “bracciale” veniva sfidato di volta in volta da vari avversari finchè non veniva battuto

[9] Il quarto è l’altro romano Toccaceli

[10] Con lui gareggiano Rigoni, Bianchi e Fontana mentre i battuti sono Pedretti, Pasotta, Legutti e Vagni

[11] Carmine Saponetti, nato a Vigne di Sessa Aurunca (CE), ma romano d’adozione. Il 25 settembre 1936, in pratica due mesi dopo la sua estromissione dal quartetto olimpico, realizza il record mondiale dell’ora per la categoria dilettanti con 43,802 km al “Vigorelli”. Nel 1937 vince la Coppa Italia, cronometro a squadre, con l’AS Roma. Tra i professionisti sorprende tutti aggiudicandosi due tappe al Giro d’Italia del 1939, gli unici suoi successi importanti

[12] Alle semifinali difatti non accedono i vincitori dei quarti, ma bensì i quattro migliori tempi realizzati

[13] “Coppa Impero” a Littoria ed una tappa del Giro di Sicilia