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ISNARDI Camillo

Torino 17.09.1874 / Asti 17.01.1949

1920. Tiro a Segno. 4° Fucile da 300 m in Piedi a Squadre, 9° Fucile da 300 m a Terra a Squadre, 9° Fucile da 300 m in Piedi a Squadre, 12° Fucile da 600 m a Terra a Squadre

1924. Tiro a Segno. 10° Fucile a Squadre, 40° Carabina Piccolo Calibro

Discendente di un’antica famiglia nobiliare le cui origini si ritrovano in Francia, nella zona di Avignone, intorno al XII secolo. Potenti banchieri, commercianti e finanzieri, gli Isnardi giungono ad Asti intorno al 1270, diventando in seguito feudatari dei Savoia e disperdendosi in vari rami. Camillo entra presto nell’Esercito dove impara a sparare, continuando ad esercitarsi nel poligono di Asti (gloriosa struttura inaugurata nel 1883) dove è di stanza come ufficiale del 9° Reggimento Bersaglieri. Da militare entra nella Direzione di Commissariato, con compiti amministrativi, gestionali e logistici, sviluppando tutta la carriera in questo settore, dividendosi tra la natia Torino ed Asti, sua città di adozione dove la famiglia, come visto, possiede una lunga tradizione. Intanto gareggia nel tiro a segno, esclusivamente con fucile e carabina. Si fa luce a livello locale: nel giugno 1910 al poligono di Borgomanero, appena inaugurato, è secondo nella “Gara Reale”, battuto da Bardoni. E secondo giunge anche nei tricolori col fucile d’ordinanza, il mitico modello 1891, nel 1911. I suoi primi risultati importanti a livello internazionale arrivano nel 1912 quando riesce a qualificarsi per i Mondiali di Biarritz nell’apposita prova di selezione. Guadagna subito un bel bronzo di squadra nella prova con la carabina posizione in ginocchio (22° assoluto)[1]. Nella classifica generale della carabina tre posizioni è invece 17° (e 4° di squadra) mentre è 11° (suo miglior piazzamento) nella posizione in piedi. L’anno seguente è di nuovo ai Mondiali, stavolta a Vyborg, in Russia, ma non arrivano medaglie: buon 5° col fucile d’ordinanza nella posizione a terra, è quarto di squadra nella stessa disciplina con la carabina di grosso calibro (però solo 26° assoluto). Giunge settimo invece con la carabina nella posizione in ginocchio. La guerra poi interrompe tutto. Nonostante abbia da tempo superato i 40 anni di età, Isnardi continua a gareggiare anche al termine del conflitto: d’altra parte in quel periodo non è raro vedere tiratori cinquantenni ai massimi livelli internazionali. Isnardi si mantiene su buoni livelli di rendimento ed il segretario dell’Unione Tiratori Italiani, Vitali, incaricato di selezionare gli uomini per i Giochi del 1920, non lo ha dimenticato. Isnardi difatti è tra i migliori anche nel collegiale di rifinitura, tenuto al poligono del Martinetto di Torino, e guadagna il biglietto per Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. Le gare olimpiche si svolgono nel poligono militare di Beverloo, a Leopoldsburg, una sessantina di km ad est di Anversa. Sono talmente tante che verrà coniato un detto, fin troppo abusato nelle storie dei Giochi, per esprimere la pletora di tiri effettuati: ad Anversa, si dirà, s’è sparato più che a Verdun, riferendosi ad una delle battaglie più cruente della Prima Guerra Mondiale.

Sparano anche gli italiani che entrano in gioco il 29 luglio nella prova a squadre del fucile militare da 300 metri nella posizione a terra. Dieci i colpi previsti per ogni atleta, con punteggi variabili da 1 a 6, totale massimo realizzabile a testa 60 ed a squadra 300. Isnardi è in squadra, con Frasca, Ticchi, Galli e Campus. Partecipano 15 nazioni. Non andiamo troppo bene: chiudiamo in nona posizione, totalizzando 272 punti, non lontanissimi dai 281 punti del bronzo finlandese. L’oro va ai cecchini statunitensi con 289 davanti alla Francia con 283. Lo stesso giorno altra gara a squadre, ancora col fucile militare in posizione a terra ma con due distanze, 300 m e 600 m. L’Italia schiera la stessa compagine, con De Ranieri al posto di Campus. Al via 14 squadre. Non va tanto meglio: chiudiamo di nuovo noni, con 527 punti. L’oro va agli infallibili statunitensi con 573 davanti a Norvegia con 565 e Svizzera con 563. Terza gara per le medaglie della giornata di Isnardi è la prova a squadre col fucile da 300 metri, ma nella posizione in piedi. 15 le nazioni presenti. Schieriamo anche Ticchi, Favretti, Boriani e De Ranieri. Tra tutte le gare di Anversa nel tiro, è la migliore degli italiani che sono pure sfortunati: coi loro 251 punti mancano il bronzo per soli 4 punti. L’oro va stavolta alla Danimarca (è l’unica vittoria che sfuggirà agli USA!) con 266 davanti a Stati Uniti (255) e Svezia (255). Altra gara di Isnardi in quel campale 29 agosto è la prova a squadre col fucile, stavolta da 600 m e posizione in terra. Con lui troviamo Ticchi, Galli, Frasca e Campus. La prova continua anche i giorni seguenti, ma andiamo peggio che mai: 12° posto su 14. Totalizziamo 257 punti contro i 287 delle tre squadre che chiudono in testa e si giocano l’oro allo spareggio: vincono ancora gli USA su Sud Africa e Svezia. Si chiude qui l’avventura olimpica ad Anversa di Isnardi che in pratica ha disputato le quattro prove a squadre col fucile, specialità in cui forniva più affidamento. Tuttavia non è andata benissimo anche se la medaglia è stata comunque sfiorata. A 46 anni, in quel periodo, un tiratore non può considerarsi “finito” se lo sorreggono vista, concentrazione e fisico. Fa scalpore in questo senso lo svedese Oscar Swahn che ad Anversa conquista un argento a squadre, all’età di 72 anni, nella prova del bersaglio mobile, distanza 100 m[2]. È il caso di Isnardi che sulla scia dei Giochi, dove ha accumulato una non trascurabile esperienza, rimane ad alti livelli. Intanto, sulla via di ritorno dal Belgio, i nostri si fermano a Rennes dove l’11 agosto è prevista una grande gara internazionale. L’Italia, con Isnardi, è seconda nella classifica per nazioni, dietro alla Francia per una manciata di punti. Nel 1921 Isnardi, cui evidentemente l’esperienza olimpica ha fatto da volano, raggiunge l’apice della sua carriera: dopo aver vinto a Mombercelli la “Coppa Quaglia”, si aggiudica difatti a Lione il titolo mondiale individuale con fucile militare tre posizioni (davanti all’altro azzurro Ticchi) da 300 m[3].

Un exploit eccezionale. Con la carabina invece ottiene il bronzo a squadre, nella posizione a terra. Si cimenta anche con la pistola, ma non va al di là di una piazza d’onore nel campionato sociale del TSN torinese, al Martinetto, dietro Micheli, e di un ottavo posto iridato (e 4° a squadre). Ottimi risultati per Isnardi anche ai Mondiali di Milano, al poligono della Cagnola, nel 1922, con due argenti ed un bronzo, superato sempre dagli infallibili svizzeri: individuale (vince Hanni) ed a squadre nella pistola, individuale fucile militare 3 posizioni (oro a Kellenberger ed argento a Pfleiderer). Indiscutibilmente è tra i migliori tiratori a livello mondiale. Disertati, come tutti gli azzurri, i Mondiali del 1923, disputati in USA, Isnardi si concentra sui Giochi di Parigi. Nelle prove di selezione è sempre tra i migliori: il 30 maggio vince la gara col fucile al poligono meneghino della Cagnola. Inevitabilmente mantiene il suo posto in Nazionale. Sulla via per Parigi, gli azzurri si fermano a Reims dove a metà giugno si disputano i Mondiali. Tra l’altro quel poligono sarà teatro pure delle prove olimpiche. I nostri non brillano. Nella prova col fucile da tre posizioni chiudono ottavi nella classifica a squadre ben lontani dagli USA vincitori. Isnardi si piazza 23° nella generale, vinta dallo statunitense Fishert, ma è comunque il miglior azzurro e questo la dice lunga sulla prestazione complessiva. Sia nella posizione a terra che in piedi (con l’Italia settima) Isnardi termina 19° mentre è solo 38° nella posizione in ginocchio. Va leggermente meglio nella prova individuale col fucile d’ordinanza dove termina decimo nella posizione in ginocchio. Male invece nella gara con la pistola: ancora 19° (con l’Italia ottava) anche se rimane il migliore dei nostri. Non certo però un bel viatico per i Giochi. In effetti si tratta di un’altra debacle. La prima gara cui partecipa Isnardi è la prova con la carabina di piccolo calibro che si svolge il 23 giugno al Parc des Sports di Tinqueux, alla periferia di Reims. Al via 66 tiratori di 19 nazioni. Si spara da 50 m, posizione a terra, 40 colpi totali e punteggio massimo ottenibile 400. Isnardi va male, pur risultando il migliore dei nostri in una giornata pessima per i nostri colori: totalizza 377 punti e chiude 40°. L’oro va al francese Coquelin de Lisle che, con 398 punti, ottiene il nuovo record del mondo. L’argento è dello statunitense Dinwiddie (396) ed il bronzo va allo svizzero Hartmann (394).

Quindi Isnardi gareggia anche nella prova col fucile a squadre che si disputa invece al poligono militare di Chalons, a Mourmelon-le-Grand, in pratica dall’altra parte di Reims, verso sud-est. Il 26 giugno con Isnardi troviamo Coletti-Conti, De Ranieri, Ticchi e Laveni. Si sparano 10 colpi per serie, a terra, da 400 m, 600 m e 800 m. Il punteggio massimo ottenibile per un singolo tiratore è 150 che, ovviamente, diventano 750 per la squadra. Non andiamo bene. Otteniamo 578 punti e chiudiamo al decimo posto. Trionfano gli statunitensi, grazie al loro famoso fucile Springfield, con 676 punti davanti alla Francia ed alla sorprendente Haiti che, invasa dagli USA durante la Prima Guerra Mondiale, ha schierato tiratori istruiti per anni dai Marines, evidentemente con grande profitto. De Ranieri è il migliore dei nostri, con 122 punti, Isnardi invece risulta il peggiore, con soli 108 punti. Un risultato complessivo poco brillante che ci colloca a metà classifica. In sostanza due prestazioni insufficienti per Isnardi, rimasto al di sotto del suo standard generale di rendimento. Un vero peccato perchè poi la sua carriera, nonostante sia ultracinquantenne, continua su alti livelli. Nel 1925 ai Mondiali di S. Gallo, in Svizzera, chiude 6° nel fucile da tre posizioni (5° in piedi), con l’Italia settima a squadre; nella pistola libera è invece 8°, con gli azzurri quarti. Nel 1926 vince il titolo italiano, a Roma, con la pistola Glisenti mentre è secondo, alle spalle del grande Ticchi, nella carabina 22. Nel 1927, ancora a Roma, è terzo nel campionato nazionale col fucile, alle spalle di Bianchi e Panza. Nello stesso anno, sempre nella capitale, partecipa pure ai Mondiali ma coglie solo il 26° posto nella carabina grosso calibro tre posizioni. Nella rassegna iridata partecipa altre cinque volte, fornendo le migliori prestazioni a Stoccolma nel 1929 dopo essere stato tra i migliori nelle apposite selezioni: argento nel fucile d’ordinanza posizione in ginocchio e bronzo posizione a terra nella classifica a squadre per il fucile tre posizioni. Chiude invece solo 32° nella carabina grosso calibro tre posizioni. Isnardi è grande protagonista anche nel 1930 ad Anversa quando ottiene un altro argento, stavolta nella classifica assoluta del fucile d’ordinanza tre posizioni, battuto solo dal grande elvetico Zimmermann. In quella rassegna termina 15° nella carabina piccolo calibro e 26° nel fucile grosso calibro. Nel 1931 a Leopoli, curiosamente, finisce 17° sia nel fucile grosso calibro che nella carabina piccolo calibro. In precedenza, ai primi di luglio, ha vinto il titolo italiano nell’arma di guerra. Si rivede nel 1933, alla soglia dei 60 anni, a Granada dove è ancora in grado di ottenere un bel 5° posto nel fucile d’ordinanza, posizione in ginocchio.

Quasi come un premio alla carriera viene inserito in Nazionale per l’ultima volta ai Mondiali di Roma del 1935: col fucile d’ordinanza si piazza 11° nella posizione in piedi ed 8° nella prova a squadre. Splendido il suo palmares anche nei tricolori: nel 1928 vince nella carabina grosso calibro tre posizioni e nella carabina piccolo calibro in piedi mentre è secondo nel “fucile 91” alle spalle di Ascani. L’anno seguente è campione italiano nel fucile d’ordinanza tre posizioni e nel 1930 guadagna altri due titoli nazionali: carabina tre posizioni e carabina in piedi, ripetendosi esattamente l’anno seguente. Poi inizia a diradare i suoi impegni ma i risultati continuano ad arrivare: nel 1932 a Roma si impone nella “gara d’onore” col fucile’91 (ma non viene preso in considerazione per i Giochi), nel 1934 è ancora primo nel tricolore di fucile d’ordinanza tre posizioni. Supera i 60 anni ma non molla: nel 1937 è di nuovo campione italiano, stavolta nel moschetto Beretta piccolo calibro, in piedi. In quello stesso anno subisce la grave perdita del nipote prediletto Paolo[4] che aveva cresciuto ed amato come un figlio. Alla sua memoria dedica l’ultimo successo, a 63 anni suonati: il campionato italiano col fucile d’ordinanza tre posizioni. Poi, finalmente, si ritira. Viene richiamato in servizio, col grado di generale, nella Seconda Guerra Mondiale, con compiti gestionali. La sua rimane una figura esemplare di tiratore e di uomo, dalla proverbiale longevità agonistica (evento comunque non nuovo per i tiratori di quel periodo) e da un’invidiabile carriera, colma di soddisfazioni tranne che, stranamente, nei poligoni olimpici.


[1] Con lui gareggiano De Rossi, Ticchi, Ascani e Laveni

[2] Nato a Tanum il 20.10.1847. Nella sua carriera, iniziata a livello olimpico a 60 anni, conquista anche tre ori (due a Londra 1908 ed uno a Stoccolma 1912) e due bronzi (1908 e 1912). È il più anziano medagliato olimpico di tutti i tempi: difficile batterlo...

[3] Ottiene 474 punti su 600 contro i 461 dell’argento Ticchi ed i 460 del bronzo, il francese Jonhson

[4] Paolo Lugano, figlio di Luisa Isnardi (sorella di Camillo), Tenente dei Bersaglieri, muore in combattimento il 4 settembre 1937 a Socotà, in Etiopia. Riceve una Medaglia d’Oro al Valor Militare


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