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GUGLIELMETTI Savino

Milano 26.11.1911 / Milano 23.01.2006

1932. Ginnastica Artistica. MEDAGLIA D’ORO Concorso a Squadre, MEDAGLIA D’ORO Volteggio, 5° Concorso Individuale, 10° Parallele, 11° Sbarra, 22° Corpo Libero

1936. Ginnastica Artistica. 5° Concorso a Squadre, 9° Parallele, 12° Concorso Individuale, 13° Volteggio, 14° Anelli, 20° Cavallo con maniglie, 30° Sbara, 33° Corpo Libero

1948. Ginnastica Artistica. 5° Concorso a Squadre, 11° Parallele, 19° p.m. Cavallo con Maniglie, 27° p.m. Sbarra, 32° p.m. Concorso Individuale, 40° p.m. Anelli, 55° Volteggio, 76° p.m. Corpo Libero

Milanese purosangue, da bambino passa incolume da due eventi traumatici. Riesce a salvarsi da un incidente con un’auto, scansandosi all’ultimo momento, e cadendo dal quarto piano di un palazzo, viene miracolosamente protetto dai fili elettrici ai quali riesce ad aggrapparsi, rallentando così la caduta al suolo. Segnali del destino di un fisico atletico, pronto, scattante, reattivo. Nonostante il parere contrario del medico e della famiglia, preoccupata per il suo fisico minuto, a 15 anni abbandona il violino e si tessera per la “Pro Patria”, inizialmente attratto dal salto con l’asta. Poi entra in contatto con Mario Corrias, deus-ex-machina della sezione ginnastica, ma soprattutto grandissimo tecnico e cultore della disciplina dopo essere stato un buon atleta a livello nazionale. Corrias ne diventa il mentore, seguendolo, consigliandolo, insegnandogli i trucchi, disciplinandolo, facendone in sostanza un ginnasta vero. Dopo un inizio un po’ stentato, con un 31° posto nella “Coppa Brunetti” del 1928, già l’anno seguente si rivela un portento: ai primi di novembre del 1929 vince la gara artistica della “Targa Cigoli”, riservata agli juniores. Applauditissimo il suo esercizio alla sbarra, da vero virtuoso, e si sprecano le lodi per il suo talento che, se coltivato a dovere, a detta dei tecnici potrà portarlo lontano. Intanto inizia timidamente a confrontarsi coi migliori dai quali però pare ancora lontano: il 15 dicembre termina difatti 11° la “Corona Braglia” a Modena. Nel 1930 si conferma a sprazzi. Il 31 marzo si aggiudica il campionato lombardo juniori, disputato sul campo di Viale Romagna a Milano. Il 7 settembre, sul campo del “Giglio Rosso” a Firenze, chiude al secondo posto i tricolori juniori, superato da Morandi che lo batte anche il 20 novembre nel triangolare Lombardia-Emilia-Liguria svoltosi a Milano nella palestra della “Forza e Coraggio” e vinto dai liguri. Nel 1931, mentre si prepara assiduamente per le selezioni olimpiche nei vari stage, curati in Lombardia dall’olimpionico Paris e supervisionati dal CT Braglia, si dedica pure alle prove atletiche. Il 20 settembre, all’Arena di Milano, vince il salto con l’asta, arrivando a 3,10m, nel “Trofeo Tonoli”. Il giorno della verità però è il 25 ottobre quando a Roma si disputano i tricolori: Guglielmetti chiude buon quinto (vince Lertora), guadagnandosi l’inserimento nella lista dei “probabili olimpici”. Si conferma presto: il 29 novembre a Bologna termina al terzo posto il “GP Brunetti” vinto da Neri su Monetti. Nel 1932 pensa solo ad allenarsi per i Giochi, continuando con gli stage sotto le cure di Corrias. Tutto però si decide nella selezione finale, tenutasi a Roma tra il 17 e 19 giugno: Guglielmetti riesce ad entrare nella lista dei migliori 12, stilata dal segretario FGNI Corrias (guarda caso...) e dal CT Braglia.

Partecipa così al ritiro collegiale preolimpico dove dai dodici iniziali si deve scendere ai sei prescelti per i Giochi. In realtà la scelta è veramente difficile e complicata: nel ritiro di Monza, nella palestra della “Liberi e Forti”, i selezionatori si accorgono di quanto sia alto il livello dei nostri ginnasti. Si organizzano anche alcune esibizioni, per meglio testare gli azzurri: Biella, Pavia, Monza, Cornigliano vedono grande entusiasmo ed applausi da parte del pubblico. Alla fine, invece dei sei, ne vengono scelti sette e Guglielmetti è tra questi. Così si può pensare al viaggio in America. Il 1 luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Ad ogni fermata del treno i ginnasti scendono, si sgranchiscono i muscoli con vari esercizi e corse intorno al convoglio. In California poi iniziano gli allenamenti di rifinitura e Guglielmetti pare in buone condizioni. Le gare olimpiche di ginnastica si svolgono al mitico ed immenso “Coliseum”. Al concorso individuale, disputato tra 8 e 10 agosto, partecipano 24 atleti di 5 nazioni. La prova consiste in esercizi obbligatori e liberi su cinque attrezzi: parallele, sbarra, volteggio, anelli e cavallo con maniglie. Punteggio massimo ottenibile, 150. Guglielmetti è autore di un’ottima gara. Risulta primo in due esercizi, il volteggio e le parallele (a pari merito col finlandese Savoilanen), buon terzo alla sbarra (dietro l’ungherese Pellè e Neri), si salva agli anelli dove finisce sesto (vincono a pari merito Lertora e Pellè) ma compromette tutto col pessimo 16° posto al cavallo con maniglie dove peraltro tutti gli azzurri vanno in difficoltà (svetta lo statunitense Haubold). Quest’ultima prestazione lo relega al quinto posto della generale, posizione peraltro di alto livello in ogni caso[1]. Grazie difatti anche al suo risultato, l’Italia conquista l’oro nella classifica a squadre: gli azzurri totalizzano 541,850 punti contro i 522,275 degli USA ed i 509,775 della Finlandia. I nostri vincono in tutti gli attrezzi tranne appunto il cavallo con maniglie dove sono battuti dagli USA. La classifica a squadre è ottenuta tramite la semplice somma dei punteggi realizzati dai migliori quattro atleti per nazione: per gli azzurri Neri, Lertora, Guglielmetti e Capuzzo mentre non va a punti Tognini. Per la nostra ginnastica si tratta di un grandissimo trionfo dopo la debacle di quattro anni prima.

A Los Angeles c’è una differenza importante rispetto ad Amsterdam: le prove sui singoli attrezzi vengono svolte a parte e non all’interno del concorso individuale. Difatti l’8 agosto Guglielmetti ha già gareggiato nel corpo libero cui hanno partecipato 25 atleti di 6 nazioni. È  andato male, chiudendo solo al 22° posto, ad oltre 6 punti dal bronzo di Lertora. L’oro va all’ungherese Pellè, argento allo svizzero Miez. Si riscatta alla grande due giorni dopo, il 10 agosto, nel volteggio cui partecipano 10 ginnasti di 4 nazioni. Guglielmetti difatti si aggiudica l’oro, grazie ad uno splendido secondo salto con cui recupera lo svantaggio accumulato nel primo tentativo dallo statunitense Jochim che si ferma a 53,3 punti contro i 54,1 dell’azzurro. Bronzo ad un altro statunitense, Carmichael. Negli altri attrezzi Guglielmetti non brilla. L’11 agosto finisce 11° nella sbarra cui partecipano 12 ginnasti di 6 nazioni: in pratica rinuncia dopo il primo pessimo esercizio. Vince lo statunitense Bixler sui finnici Savolainen e Terasvirta. Il giorno seguente termina 10° nelle parallele dove gareggiano 15 atleti di sei nazioni. L’oro è dell’altro azzurro Neri su Pellè e Savolainen. Con due ori i Giochi di Guglielmetti risultano comunque eccellenti e straordinari soprattutto perchè poco pronosticati alla vigilia. Il primo scaglione di olimpionici, con i ginnasti, rientra in Italia il 1 settembre a Napoli e già il giorno seguente tutti dal Duce a festeggiare in pompa magna. Quindi altre premiazioni (compreso il Principe Umberto) e ricevimenti che distolgono gli atleti dagli allenamenti: si fatica a riprendere contatto con la realtà dopo quanto visto in America. I ginnasti si esibiscono ovunque, perfino in Sardegna e Tunisia, tra propaganda ed entusiasmo generale. Guglielmetti torna alle gare solo l’11 dicembre, nel “GP Brunetti” a Bologna: chiude terzo nella gara artistica, superato oltre che dal grande Neri pure dal “vecchio” Mandrini. Nel 1933 la musica non cambia e nei primi mesi la tournée continua, anche come allenamento collegiale sotto la guida di Braglia. Guglielmetti, peraltro militare, è ancora nella squadra di cui ormai è pedina imprescindibile. Torna anche al primo amore, l’asta: il 25 maggio, sul campo meneghino dello “SC Italia”, salta 3,30m, ma è battuto da Martello con 3,50. Lo stesso Martello il 23 luglio, sul campo meneghino del “Giurati”, vince il titolo lombardo mentre Guglielmetti chiude quarto. Il 4 e 5 novembre a Milano, nei locali della “Pro Patria”, termina al secondo posto i tricolori di artistica dopo un bel duello col grande Neri da cui alla fine lo divide un solo punto: per Guglielmetti una crescita tecnica importante. Ovviamente è inserito nella lista dei 24 “azzurrabili” per i prossimi impegni, in primis gli Europei di Budapest anche se si pensa pure già ai Giochi di Berlino, compilata dal CT Braglia. Guglielmetti inizia bene il 1934: il 22 aprile a Prato domina la “Coppa Nardi”. A Budapest però andiamo male: Guglielmetti, falloso più del solito ed in luce solo al volteggio (5°), finisce lontano dai primi e gli azzurri, in verità deludenti, chiudono solo quarti, ad otto punti dal bronzo della Germania, superata da Cecoslovacchia e Svizzera (oro). Guglielmetti diserta i tricolori e si rivede solo il 17 febbraio 1935 quando a Bergamo si aggiudica la gara artistica del “GP Rastelli”, rilanciando le sue quotazioni anche grazie ad uno splendido esercizio alle parallele.

Si conferma il 25 maggio nella preolimpica di Asti dove chiude buon quarto, preceduto da Neri, Armelloni e Capuzzo: una maglia ai Giochi pare più che possibile. Intanto il 16 giugno Guglielmetti vince il campionato sociale della Pro Patria. A settembre si aggiudica le due prove del campionato zonale lombardo e, di conseguenza, domina la classifica finale davanti ad Armelloni. La sua crescita tecnica continua: il 5 e 6 ottobre a Torino vince il titolo tricolore, approfittando anche di qualche clamoroso errore del grande Neri al quale ormai è molto vicino come rendimento globale. Neri però, sfruttando le sue maggiori doti atletiche, lo supera nel Campionato Italiano di “decathlon reale[2]”, tenutosi a Bari il 19 e 20 ottobre. Guglielmetti, nel frattempo assunto all’ATM come il padre, si rivede solo il 1 febbraio 1936 a Venezia dove, al Teatro Fenice, si affrontano Italia ed Austria: è il migliore in assoluto nella classifica individuale, superando perfino il grande Neri. I nostri vincono 183,85-175,75. Quindi Guglielmetti segue i vari stage e viene ovviamente convocato per il lungo ritiro collegiale preolimpico, organizzato a Como con sede nella palestra Negretti. Si parte per Berlino il 27 luglio, in treno da Verona. Le prove di ginnastica si tengono il 10 e 11 agosto, in una sorta di teatro all’aperto, il Dietrich Eckart Freilichtbuhne, a poche centinaia di metri dall’Olympiastadion. Guglielmetti gareggia nell’individuale la cui classifica si basa sui punteggi ottenuti nei sei esercizi previsti, obbligatori e liberi. Partecipano 111 ginnasti di 14 nazioni. Ogni nazione può schierare un massimo di otto atleti e la classifica a squadre sarà realizzata per semplice somma dei punteggi ottenuti dai migliori sei. L’oro va al tedesco Schwarzmann, argento per lo svizzero Mack e bronzo all’altro tedesco Frey. Guglielmetti è autore di una buona prova, è il migliore dei nostri, ma finisce solo 12°, lontano oltre 4 punti dal terzo posto. Nella prova a squadre gli azzurri finiscono quinti, con un totale di 615,133 punti: sono preceduti nell’ordine da Germania, Svizzera, Finlandia e Cecoslovacchia, col bronzo distante oltre 23 punti. Non certo una grande prova di squadra, discreta e sufficiente ma poco brillante rispetto al passato. Sono validi ad anelli e cavallo con maniglie, deludono alla sbarra. Si assegnano anche le medaglie per ogni attrezzo, tramite la somma dei punti ottenuti nell’esercizio obbligatorio e nel libero. Guglielmetti sviluppa la migliore prova alle parallele dove chiude nono, a mezzo punto dal podio: oro per tedesco Frey, argento allo svizzero Reusch e bronzo per l’altro tedesco Schwarzmann. Al volteggio chiude 13° ed agli anelli 14°: i primi tre rispettivamente sono Schwarzmann, Mack ed il teutonico Volz; il ceco Hudec, lo jugoslavo Stukelj e Volz. Rimane sempre ad oltre mezzo punto dalle medaglie.

Va decisamente peggio nelle altre tre prove: 20° al cavallo con maniglie, 30° alla sbarra e solo 33° al corpo libero[3]. In definitiva, pur risultando il miglior azzurro in gara, Guglielmetti è mancato nella metà degli esercizi dove le sue pessime classifiche hanno influito nel computo generale. La sua prestazione complessiva rimane comunque al di sopra della sufficienza: certo però rispetto a Los Angeles è un bel passo indietro. Ancor di più lo è per la prova di squadra sulla quale peraltro pesa, e non poco, l’infortunio che (agli anelli) toglie di gara il grande Neri. La ginnastica italiana, dopo i fasti del passato, esce piuttosto ridimensionata da Berlino. Guglielmetti rientra in gara il 3 e 4 ottobre a Bologna, nei tricolori: parte bene, agile e sicuro, sembra facile vincitore, ma sbaglia un salto del volteggio al cavallo, causa un dolore ad un piede e perde terreno decisivo. Chiude difatti secondo, a soli 35/100 di punto da Fioravanti cui in pratica ha consegnato la vittoria. Si “vendica” negli anni seguenti quando si conferma il miglior ginnasta italiano, e non solo per una volta: vince difatti i tricolori dal 1937 al 1940 e lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale gli toglie grandi opportunità di cogliere altri successi anche olimpici[4]. Numerosi sono i titoli conquistati ai singoli attrezzi, soprattutto alle parallele dove si impone anche nel 1946 e 1947. Nel 1948, a 36 anni, è ancora sulla breccia e torna pure ai Giochi, a Londra: 32° nel concorso individuale, chiude 11° alle parallele e quinto nella prova a squadre. Personaggio leggendario, figura di grande spessore umano, rimane per sempre nel mondo della ginnastica, come tecnico e consigliere federale, stimato e benvoluto da tutti: ogni giorno, anche oltre i 90 anni di età, continua ad andare in palestra, innamorato del suo sport e dei suoi attrezzi sino alla fine.


[1] Guglielmetti ottiene un totale di 133,375 punti. Vince l’altro azzurro Neri con 140,625 davanti all’ungherese Pellè (134,925) ed il finnico Savolainen (134,575)

[2] In questo contesto difatti, oltre alle prove sugli attrezzi, la classifica è determinata in base anche a prove atletiche quali salita della fune, 100m, salto con l’asta, getto del peso

[3] I questi casi le medaglie vengono così assegnate, nell’ordine: cavallo Frey (D), Mack (CH), Bachmann (CH); sbarra Saarvala (SF), Frey (D), Schwarzmann (D); corpo libero Miez (CH), Walter (CH), Frey (D) e Mack (CH)

[4] Nel 1940 i Giochi erano previsti a Tokio, nel 1944 a Londra


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