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GIOVANOLI Emilio

1908. Atletica Leggera. Eliminato Primo Turno 3 miglia a Squadre

giovanoli grandeNato a Milano nel 1886, gareggia per “SC Milano” e poi “Agamennone”. Allievo del noto podista Marelli, inizia a segnalarsi nel 1904 quando è campione sociale dell’Audax e copre in un’ora 16,5 km. Protagonista di una buona annata nel 1906 quando è 2° sui 20 km nell’importante meeting di Pasqua a Vigentino. Si ripete il mese seguente quando vince il Campionato Milanese, disputato su 10,2 km lungo il Naviglio Grande, dopo aver guadagnato il titolo di migliore del rione di Porta Venezia. È poi terzo nel “Giro di Bergamo”, vinto dal grande Lunghi. Sembra promettere bene, ma non mantiene interamente le speranze. Nel 1907 si segnala ad alti livelli solo per il 4° posto nel “Giro di Lodi” sugli 8 km e per il 7° nel Campionato Lombardo di resistenza sui 21 km. Sollecitato dalla chance olimpica, ritrova buone performances nel 1908, confrontandosi coi più forti podisti del momento: nel cross di Stupinigi, vinto da Lunghi, è terzo e poi vince la “Coppa 5 Giornate” a Milano, su 18 km, davanti al quotato Zanti, già superato pure nella “Coppa Malvezzi”. Battuto dal brillante Cartesegna in un 1000 a Gorgonzola, Giovanoli si riscatta presto, dominando una prova sui 18 km a Milano, sul viale dei Boschetti. Sembra in forma e si avvicina fiducioso ai tricolori che fungono anche come prova di selezione per i Giochi Olimpici: il secondo posto, dietro il forte Pagliani, nei 5000 gli vale il pass per Londra. Prestazione corroborata da altri piazzamenti di rilievo: secondo nella “Corsa Statuto” di Milano, su 6,5 km, alle spalle del grande Lunghi e nel “Giro di Lodi” dietro all’altro campione Pietri, Giovanoli vince il campionato sociale dell’“Agamennone” sui 10 km. Pare dunque in forma ed a Londra viene incluso nel quintetto che disputa il 14 luglio la 3 miglia a squadre nel nuovissimo stadio di White City, costruito per l’occasione dei Giochi. Con lui vi sono mezzofondisti ben più quotati, la squadra sembra ben attrezzata, ma il regolamento della prova è piuttosto particolare: si parte tutti insieme, cinque per squadra, e la classifica viene decisa in base alle posizioni sul traguardo (1 punto al primo, 2 al secondo e così via) dei primi tre arrivati per ciascuna compagine. Nella batteria i nostri si trovano di fronte britannici ed olandesi: i padroni di casa sono fortissimi (vinceranno l’oro) e degli azzurri giungono al traguardo solo Pagliani (5°) e Cartesegna (6°). Gli altri, compreso Giovanoli, si ritirano: Italia ovviamente subito eliminata. La brutta parentesi londinese non lo prostra più di tanto, anzi sembra dargli nuovo smalto: al rientro in Italia vince difatti la “Traversata di Lodi” ed il “Giro di Chiasso” (sui 10 km), dimostrando dunque di aver comunque meritato la convocazione olimpica.

Continua poi l’attività, con ottimi risultati come se l’esperienza dei Giochi avesse aumentato la sua consapevolezza di poter ambire a grandi traguardi. Difatti nel 1909 compie la sua stagione migliore: inizia a vincere nel cross (a Gorla) poi primeggia su strada in varie distanze, dai 6,5 km della “Doppia Traversata di Lodi” ai 17 di Desenzano. Vince anche a S. Colombano (12 km), la “Gara dei 4 Ponti” a Milano, a Busto Arsizio (9 km), la “Coppa Tettamanti” (8 km), a Chiasso (10, 5 km), ad Affori (9 km), a S. Angelo (12 km), infine a Lissone (13,5 km) e Parabiago (14 km). Al “Giro di Lodi” è battuto solo dal grandissimo Lunghi, è secondo pure nella “Coppa 5 Giornate” a Milano e buon 6° nella prestigiosa “Nizza-Monaco” (vinta dal fuoriclasse Bouin). In pratica sale ai vertici del nostro podismo con un anno di ritardo sulla scadenza olimpica: peccato. Nel 1910 si mantiene su buoni livelli, iniziando a distinguersi nei cross (1° ad Affori, 2° a Gorgonzola battuto da Porro), ma le vittorie cominciano a scarseggiare. Terzo nel “GP Pasqua” a Vigentino (18 km), é 12° nella “Nizza-Monaco” e 2° a Verona e nella maratonina di Brescia. Non sembra lo stesso dell’anno precedente. Difatti, dopo un terzo posto ad Affori, viene superato dall’emergente Orlando sia a Lodi (su 7,3 km) che nei 5mila del campionato lombardo all’Ippodromo di Bergamo. Quindi sparisce di scena, deluso dai risultati negativi. Si ripresenta ad inizio 1911, vincendo la “Coppa Malvezzi” di Gorla, 7,6 km. A maggio primeggia a Lecco sui 15 km. Nel mezzo solo piazzamenti: 4° nella gara dell’ora al Velodromo Milanese nel giorno di Pasqua e nel “Giro di Verona”, 2° nella “Corsa Statuto” a Milano dietro la sua “bestia nera” Orlando e 3° a Mondovì. Tenta poi la carta del professionismo, ma con scarsi risultati. Nel 1913, riqualificato dilettante, torna alle gare dopo un periodo di stop: a febbraio è solo 12° nella “Coppa Malvezzi” vinta da Speroni, l’astro di una nuova generazione cui ormai Giovanoli non riesce ad opporsi. Si piazza difatti ottavo il 9 marzo nella “Coppa Vanzulli” di 11 km e quarto il 23 marzo nella gara di 11 km organizzata a Milano dalla “Post Resurgo Libertas” e nella quale i primi tre (Bertini, Austoni, Malvicini), sono tutti enfant prodige. Non demorde e tenta l’avventura all’estero, ma il 18° posto nella “Nizza-Monaco” conferma un declino incontrovertibile. Giovanoli non riesce più a vincere, nemmeno con la sua “Agamennone” che a maggio viene battuta dalla “Pro Morivione” in una staffetta di 10 km al Trotter. L’8 giugno è 6° nel “GP Reale” di 12 km a Milano dove, di nuovo, è battuto da un nugolo di giovani rampanti (1° Martinenghi) ed una settimana dopo è 5° in un 5mila vinto da Orlando su Speroni a Mantova. Non tornando agli antichi splendori, decide di abbandonare l’attività.