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GIOVANELLI Guido

Genova 30.11.1901 / Genova 15.05.1975

1928. Vela. 4° p.m. classe “otto metri”

giovanelli guido grandeFiglio di Francesco, ne assorbe inevitabilmente la passione per il mare e la vela. È ancora un bambino quando il padre nel 1912 progetta la sua prima imbarcazione, battezzata “Bamba” sulla quale spesso inizia a seguire il genitore. Sin da adolescente dunque impara a sentire il vento e manovrare le vele, diventando un provetto membro di equipaggio. Dai primi anni Venti è un velista a tutto tondo, ovviamente sempre al seguito del padre: inizia ad essere noto come “Guy”. Con la nuova barca “Ea” i due nel 1921 vincono una regata a Sturla. Ci si sposta nel Tigullio, tra S. Margherita e Portofino, dove “Ea” brilla nuovamente, aggiudicandosi la coppa “Principe Ereditario”. L’anno seguente “Ea” trova nel britannico “Film”, proprietario Exshaw, un competitor difficile da domare e da cui viene sconfitta in primavera a Nizza come a Cannes. Ma anche in patria non sono tutte rose e fiori. Alla fine di luglio, nella “settimana della vela” a Sturla, “Ea” divide con “Lia” due vittorie e due secondi posti. I Giovanelli dominano invece nella seconda decade di agosto nel Tigullio. In inverno Giovanelli-padre progetta “Mebi” che nel 1923, dopo un inizio stentato (superata più volte da “Antinea”), a metà agosto primeggia a Priaruggia nelle regate organizzate dal Circolo Filonauta Ligure. Si dimostra particolarmente adatta a venti di scirocco e mare agitato. “Mebi” vince anche le “regate genovesi” organizzate ai primi di settembre dalla “cooperativa lavoratori del porto”. Giovanelli ormai è certamente tra i migliori skipper italiani ed il figlio Guido lo asseconda alla perfezione. Nel 1924 la stagione olimpica inizia presto. “Mebi” già tra il 10 e 11 febbraio, con forte tramontana, vince l’eliminatoria per la “Coppa d’Italia[1]” a Genova, superando “Enigma” e guadagnandosi il diritto di disputare la sfida con i francesi di “Gardenia”. Sfida eseguita il weekend seguente, nelle stesse acque di Lido d’Albaro, e vinta 2-0, con vantaggi di 6’23” e 5’18”. “Mebi” probabilmente è il miglior “sei metri” del Mediterraneo.

Nella “settimana velica” tra il 19 e 24 febbraio ancora nelle acque genovesi si conferma, battendo più volte “Enigma”. Quando il Regio Yacht Club Italiano deve indicare imbarcazione ed equipaggio da inviare ai Giochi di Parigi, a sorpresa e signorilmente Giovanelli cede “Mebi” a Carlo Nasi che va, in verità senza grande successo, a disputare le regate olimpiche. I Giovanelli ripartono nel 1925 con un’altra barca, stavolta un “otto metri, battezzata “Cheta”. Il 1 febbraio a Lido d’Albaro vince la regata eliminatoria per la “Coppa d’Italia” davanti a “Liala” di Bruzzone e guadagna il ruolo di sfidante ai francesi di “Aile IV”. Il 6 febbraio, nelle stesse acque, inizia la “Coppa d’Italia”. “Cheta” perde la prima regata con “Aile IV”, timonata dal costruttore Arbeaut ma che ha a bordo anche la proprietaria, la mitica Virginie Hériot. “Cheta” soccombe per 16”, ma le due barche sono vicine come prestazioni. Il giorno seguente, nella seconda regata, le posizioni si invertono e gli italiani predominano per 31”. Tutto è demandato alla terza sfida, il 12 febbraio: le condizioni del mare sono difficili, con un forte vento di scirocco e onde alte più di un metro, ma “Cheta” non trema, anzi è stata costruita proprio per questo tipo di meteo. Oltre tutto il suo equipaggio, con Guido in prima fila, si dimostra più abile nelle manovre e opta per la scelta vincente di non esagerare con la velatura. Gli italiani guadagnano così un margine incolmabile e tra l’entusiasmo generale vincono con 3’46” di margine. Giovanelli-padre è osannato come “vero lupo di mare” ed in effetti è tra i più grandi skipper del Mediterraneo, ma il figlio gli è sempre stato vicino, con passione e dedizione. Non a caso, nel frattempo, “Cheta” ha vinto la prima regata della “Coppa del Mediterraneo”, l’8 febbraio, davanti a tutti i francesi, con 1’15” su “Coq Gaulois” mentre due giorni dopo invece è giunta terza, battuto da “Aile IV” e lo stesso “Coq” in un’altra regata internazionale. Gli spocchiosi francesi danno filo da torcere: l’11 febbraio nella seconda regata per la “Coppa del Mediterraneo” vince difatti “Coq Gaulois” davanti ad “Astrea” ed “Aile IV”, con “Cheta” solo quarta. La Francia passa in testa, per due punti, nella classifica generale[2]. Nell’ultima prova della “Coppa”, il 13 febbraio, un nubifragio colpisce la flotta dei concorrenti: “Cheta” si ritira e la Francia vince la Challenge. “Cheta” è grande anche a Cannes, tra la fine di marzo ed i primi di aprile: su cinque regate, ne vince due, due volte è seconda ed una quinta. Nella generale supera l’eterna rivale “Aile IV” dove la celebre madame Hériot è ormai stabilmente al timone. I Giovanelli tentano quindi l’avventura oltremanica, recandosi a Cowes per la “Cumberland Cup”, ma s’incagliano e devono ritirarsi. Tornano in mare già a metà gennaio 1926, per le eliminatorie delle varie coppe internazionali. “Cheta” è scelta per rappresentare l’Italia nella “Coppa Città di Genova” dove vince due regate e contribuisce al successo finale italiano. Ai primi di marzo a Montecarlo “Cheta” finisce sempre lontana da “Etra” di Gandolfo che domina tutte le gare. Si sposta quindi a Mentone ma anche qui raccoglie poco nelle regate dominate da “Cupidon” del famoso barone Rotschild. Alla fine di marzo è a Nizza ma le regate sono di nuovo appannaggio dei francesi. “Cheta” e i Giovanelli insistono: a febbraio 1927 vincono una regata della “Coppa del Mediterraneo” dove però alla fine trionfa “Viria” del marchese Pallavicino.

A metà marzo “Cheta” è sfortunata: nella “Coppa des Ailee” a Nizza è in testa, domina la regata ma rompe l’albero e si ritira. Va meglio, ma non troppo, ai primi di aprile nelle regate di Cannes dove ottiene un secondo ed un terzo posto, anche se spesso è relegata lontano dai primi. Nei mesi successivi il vulcanico Giovanelli-padre progetta un’altra “Bamba”, costruita da Baglietto. La barca è stata progettata e costruita per condizioni meteo difficili: dimostra subito le sue peculiarità ad inizio 1928, aggiudicandosi una regata della “Coppa Mediterraneo”, disputata il 12 febbraio con mare agitato. Si ripete 15 giorni dopo, conquistando la “Coppa Città di Sanremo”, con due successi ed un secondo posto nelle tre prove previste. “Bamba” si conferma ottima barca per mari “difficili”. Quando però trova bonaccia, come accade in Costa Azzurra nel mese di marzo, non sempre riesce a svettare anche se guadagna un bel successo a Juan-les-Pins. Quando è il momento di varare la squadra per i Giochi, stavolta Giovanelli-padre non può tirarsi indietro. Ha 57 anni ma l’entusiasmo di un ragazzino e, col figlio al fianco, non teme confronti. Il RYCI di Genova gestisce nuovamente la spedizione azzurra e “Bamba” viene indicata come nostra rappresentante tra gli “otto metri”. Giovanelli-padre ovviamente supervisiona l’intera operazione. Sceglie un equipaggio di uomini fidati e che conosce bene tanto è vero che molti di loro sono stati suoi ferrei avversari nelle regate liguri: Moscatelli, De Beaumont, Bruzzone, D’Albertis. Con Guido immancabile, sono sei gli uomini su “Bamba”. Le gare olimpiche di vela si svolgono nello Zuiderzee, l’ampio braccio di mare ad Est di Amsterdam che si insinua tra i polders, con sede a Buiten. Giovanelli gareggia nella classe “otto metri” con la barca “Bamba”, assieme ad altri cinque velisti: il gemello Francesco, De Beaumont, Bruzzone, D’Albertis e Moscatelli. Partecipano 8 imbarcazioni di altrettante nazioni. Il regolamento è semplice: 4 turni preliminari e 3 di finale. Per accedere alle finali, bisogna ottenere almeno un piazzamento nei primi tre in una regata delle eliminatorie. L’esordio degli azzurri è disastroso: il 2 agosto difatti sono costretti al ritiro nella prima regata, vinta dagli olandesi di “Hollandia”. Il giorno seguente c’è il riscatto e “Bamba” si piazza ottima seconda alle spalle dei francesi di “L’Aile VI”, a 36” di distacco. Terza regata e secondo ritiro per i nostri (rivince “Hollandia”) mentre il 5 agosto tagliano per primi il traguardo, ma sono squalificati e la vittoria passa agli svedesi di “Sylvia”. Col secondo posto nella seconda regata comunque i nostri si sono guadagnati l’accesso alle finali dove cambia il regolamento: contano difatti i piazzamenti cardinali ovvero vince chi guadagna più vittorie e, a parità, più secondi posti e così via. Si parte il 7 agosto: vince “Sylvia” e “Bamba” chiude quinta, a 6’. Il giorno seguente gli azzurri sono protagonisti di una bella regata: chiudono terzi, a 1” dagli olandesi ed a 36” dai vincitori francesi. All’ultima regata sono ammessi solo i primi tre della classifica e “Bamba” è solo quarta a pari merito coi norvegesi. Può solo assistere al trionfo dei francesi, guidati dalla mitica Virginie Hériot, che con la vittoria si assicurano l’oro davanti ad olandesi e svedesi. Per “Bamba” solo “medaglia di legno”, con qualche rimpianto perchè ha dimostrato comunque di valere i migliori del mondo coi quali ha saputo rivaleggiare ad armi pari.

La riprova si verifica negli anni seguenti quando “Bamba”, con Guido spesso ad affiancare il padre, coglie altre affermazioni di prestigio: già nel febbraio 1929 si aggiudica la “Coppa del Mediterraneo”, a Lido d’Albaro, dopo un entusiasmante duello proprio con l’olimpionica Hériot ed il suo “Aile VI”, domato per un solo punto di margine. Nell’agosto 1930, a Le Havre, nelle difficili acque della Manica, i Giovanelli riconquistano la “Coppa d’Italia”, battendo nuovamente madame Heriot ed il suo “Aile VI” che nel frattempo si erano impossessati del trofeo. Nel febbraio 1931 “Bamba” in rapida successione fa sua la” Coppa del Mediterraneo” oltre alla “Coppa Città di Genova” e la “Coppa Ryland”. L’anno seguente difende vittoriosamente la “Coppa d’Italia”, superando alla fine di febbraio a Genova i francesi di “Aile VII”, guidati ancora dalla “terribile” madame Heriot che peraltro morirà il 28 agosto, a causa di un malore improvviso, proprio sulla sua barca. Nel 1933 i Giovanelli e “Bamba” sono ancora protagonisti delle regate liguri tra febbraio e marzo anche se vincono raramente. L’anno seguente si aggiudicano la “Coppa Duca degli Abruzzi” mentre finiscono secondi nella “Coppa Ryland”, battuti da “Orietta” timonata da Reggio. Quando si deve allestire la squadra azzurra per i Giochi del 1936, il CU Pasquale De Conciliis non può non pensare ai Giovanelli: se però il padre, ormai 64enne è fuori gioco, Guido è ovviamente della partita. Difatti è spesso in prima fila nelle regate di selezione, organizzate nel Golfo di Genova dove viene ripetutamente provata “Italia”, “8 metri” appositamente costruita per i Giochi che vede a bordo anche Giovanelli il quale alla fine sale sul treno per Berlino, partito il 22 luglio da Milano. Ma a Kiel, dove sono previste le regate olimpiche, qualcosa va storto. Dopo vari test in loco, e probabilmente qualche “consiglio politico” dall’alto, Giovanelli è relegato al ruolo di riserva: perde così la più grande occasione della sua carriera perchè i suoi compagni, al termine di una serie di regate emozionanti, guadagneranno l’oro. Una beffa per Giovanelli che non otterrà più vittorie eclatanti.


[1] La “Coppa d’Italia” è uno dei primi trofei italiani istituiti nella storia della vela nel nostro paese, certamente il più prestigioso agli inizi del XX secolo. Il trofeo, offerto e patrocinato dalla Casa Reale per merito del Duca degli Abruzzi, viene inizialmente riservato alle barche da “5 tonnellate”. La prima edizione si svolge nel 1903 a Sanremo e viene vinta dai francesi di “Titave”

[2] Con “Cheta” per l’Italia gareggiano “Astrea” e “Liala”