Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/giovanelli_fr_piccola.jpg

GIOVANELLI Francesco

Milano 02.04.1871 / Varazze (SV) 02.10.1945

1928. Vela. 4° p.m. classe “otto metri”

Di famiglia altolocata, in gioventù ama soprattutto la musica al punto da comporre per diletto. Spesso in vacanza al mare in Liguria, intorno ai 30 anni di età inizia ad appassionarsi alla vela al punto da acquistare appositamente barche da regata. Nel 1906 i famosi cantieri “Baglietto” di Varazze gli costruiscono il “Colibrì” con cui Giovanelli esordisce in regate vere e proprie, con buoni risultati. Non contento ed assorbiti certi comportamenti anglosassoni, si fa realizzare un’altra barca, il “Tada”, dal noto costruttore inglese Linton Hope. Alla fine della prima decade del XX secolo Giovanelli è ormai un velista a tutto tondo ed a tutti gli effetti, al punto da progettare pure la sua prima barca, un “sei metri” battezzato “Bamba”, realizzato di nuovo da Baglietto, su suoi appositi disegni ed istruzioni. Varata nell’autunno del 1912, “Bamba” si dimostra subito imbarcazione di tutto rispetto: ben timonata da Giovanelli, sempre più padrone delle vele, vince difatti la prestigiosa “Coppa di Nizza” sia nel 1913 che 1914, imponendosi sui più forti velisti del mondo, da inglesi a francesi fino ad americani e perfino “Caspita”, barca di proprietà del Principe di Borbone. La Prima Guerra Mondiale però interrompe bruscamente tutto ed in particolare chiude fragorosamente la “Belle Epoque”. Al termine del conflitto però riprendono anche le regate, con Giovanelli, ormai prossimo ai 50 anni di età, sempre in prima fila. Nell’estate del 1920 la sua “Nele” brilla nelle regate di Lido d’Albaro, nel Golfo di Genova, lottando con “Oceana” di Costa nella classe “sei metri”. Intanto in barca a lui s’è unito il figlio Guido che acquisisce notevole esperienza nelle manovre. I due hanno una nuova barca, “Ea”, con cui nel luglio 1921 vincono una regata a Sturla. Ci si sposta nel Tigullio, tra S. Margherita e Portofino, dove “Ea” brilla nuovamente, aggiudicandosi la coppa “Principe Ereditario”. L’anno seguente “Ea” trova nel britannico “Film”, proprietario Exshaw, un competitor difficile da domare e da cui viene sconfitta in primavera a Nizza come a Cannes. Ma anche in patria non sono tutte rose e fiori. Alla fine di luglio, nella “settimana della vela” a Sturla, “Ea” divide con “Lia” due vittorie e due secondi posti. I Giovanelli dominano invece nella seconda decade di agosto nel Tigullio. In inverno Giovanelli progetta “Mebi” che nel 1923, dopo un inizio stentato (superata più volte da “Antinea”), a metà agosto primeggia a Priaruggia nelle regate agostane organizzate dal Circolo Filonauta Ligure. Si dimostra particolarmente adatta a venti di scirocco e mare agitato. “Mebi” vince anche le “regate genovesi” organizzate ai primi di settembre dalla “cooperativa lavoratori del porto”. Giovanelli ormai è certamente tra i migliori skipper italiani.

Nel 1924 la stagione olimpica inizia presto. “Mebi” già tra il 10 e 11 febbraio, con forte tramontana, vince l’eliminatoria per la “Coppa d’Italia[1]” a Genova, superando “Enigma” e guadagnandosi il diritto di disputare la sfida con i francesi di “Gardenia”. Sfida eseguita il weekend seguente, nelle stesse acque di Lido d’Albaro, e vinta 2-0, con vantaggi di 6’23” e 5’18”. “Mebi” probabilmente è il miglior “sei metri” del Mediterraneo. Nella “settimana velica” tra il 19 e 24 febbraio, ancora nelle acque genovesi, si conferma, battendo più volte “Enigma”. Quando il Regio Yacht Club Italiano deve indicare imbarcazione ed equipaggio da inviare ai Giochi di Parigi, signorilmente Giovanelli cede “Mebi” a Carlo Nasi che va, in verità senza grande successo, a disputare le regate olimpiche. Giovanelli riparte nel 1925 con un’altra barca, stavolta un “otto metri”, battezzata “Cheta”. Il 1 febbraio a Lido d’Albaro vince la regata eliminatoria per la “Coppa d’Italia” davanti a “Liala” di Bruzzone e guadagna il ruolo di sfidante ai francesi di “Aile IV”. Il 6 febbraio, nelle stesse acque, inizia la “Coppa d’Italia”. “Cheta” perde la prima regata con “Aile IV”, timonata dal costruttore Arbeaut ma che ha a bordo anche la proprietaria, la mitica Virginie Hériot. “Cheta” soccombe per 16”, ma le due barche sono vicine come prestazioni. Il giorno seguente, nella seconda regata, le posizioni si invertono e gli italiani, con Giovanelli stesso al timone, predominano per 31”. Tutto è demandato alla terza sfida, il 12 febbraio: le condizioni del mare sono difficili, con un forte vento di scirocco e onde alte più di un metro, ma “Cheta” non trema, anzi è stata costruita proprio per questo tipo di meteo. Oltre tutto il suo equipaggio, con Guido Giovanelli in prima fila, si dimostra più abile nelle manovre e opta per la scelta vincente di non esagerare con la velatura. Gli italiani guadagnano così un margine incolmabile e tra l’entusiasmo generale vincono con 3’46” di margine. Giovanelli è osannato come “vero lupo di mare” ed in effetti è tra i più grandi skipper del Mediterraneo. Non a caso, nel frattempo, “Cheta” ha vinto la prima regata della “Coppa del Mediterraneo”, l’8 febbraio, davanti a tutti i francesi, con 1’15” su “Coq Gaulois” mentre due giorni dopo invece è giunta terza, battuto da “Aile IV” e lo stesso “Coq” in un’altra regata internazionale. Gli spocchiosi francesi danno filo da torcere: l’11 febbraio nella seconda regata per la “Coppa del Mediterraneo” vince difatti “Coq Gaulois” davanti ad “Astrea” ed “Aile IV”, con “Cheta” solo quarta. La Francia passa in testa, per due punti, nella classifica generale[2]. Nell’ultima prova della “Coppa”, il 13 febbraio, un nubifragio colpisce la flotta dei concorrenti: “Cheta” si ritira e la Francia vince la Challenge. “Cheta” è grande anche a Cannes, tra la fine di marzo ed i primi di aprile: su cinque regate, ne vince due, due volte è seconda ed una quinta. Nella generale supera l’eterna rivale “Aile IV” dove la celebre madame Hériot è ormai stabilmente al timone.

Giovanelli tenta quindi l’avventura oltremanica, recandosi a Cowes per la “Cumberland Cup”, ma s’incaglia e deve ritirarsi. Torna in mare già a metà gennaio 1926, per le eliminatorie delle varie coppe internazionali. La sua “Cheta” è scelta per rappresentare l’Italia nella “Coppa Città di Genova” dove vince due regate e contribuisce al successo finale italiano. Ai primi di marzo è a Montecarlo dove “Cheta” finisce sempre lontana da “Etra” di Gandolfo che domina tutte le gare. Si sposta quindi a Mentone ma anche qui raccoglie poco nelle regate dominate da “Cupidon” del famoso barone Rotschild. Alla fine di marzo è a Nizza, ma le regate sono di nuovo appannaggio dei francesi. “Cheta” e i Giovanelli insistono ed a febbraio 1927 vincono una regata della “Coppa del Mediterraneo” dove però alla fine trionfa “Viria” del marchese Pallavicino. A metà marzo “Cheta” è sfortunata: nella “Coppa des Ailee” a Nizza è in testa, domina la regata ma rompe l’albero e si ritira. Va meglio, ma non troppo, ai primi di aprile nelle regate di Cannes dove ottiene un secondo ed un terzo posto, anche se spesso è relegata lontano dai primi. Nei mesi successivi il vulcanico Giovanelli progetta un’altra “Bamba”, costruita da Baglietto. La barca è stata progettata e costruita per condizioni meteo difficili: dimostra subito le sue peculiarità ad inizio 1928, aggiudicandosi una regata della “Coppa Mediterraneo”, disputata il 12 febbraio con mare agitato. Si ripete 15 giorni dopo, conquistando la “Coppa Città di Sanremo”, con due successi ed un secondo posto nelle tre prove previste. “Bamba” si conferma ottima barca per mari “difficili”. Quando però trova bonaccia, come accade in Costa Azzurra nel mese di marzo, non sempre riesce a svettare anche se guadagna un bel successo a Juan-les-Pins. Quando è il momento di varare la squadra per i Giochi, stavolta Giovanelli, che per tutti da tempo è noto solo come “Cesco” dall’abbreviazione del suo nome, non può tirarsi indietro. Ha 57 anni[3], ma l’entusiasmo di un ragazzino e, col figlio al fianco, non teme confronti. Il RYCI di Genova gestisce nuovamente la spedizione azzurra e “Bamba” viene indicata come nostra rappresentante tra gli “otto metri”. Giovanelli ovviamente supervisiona l’intera operazione. Sceglie un equipaggio di uomini fidati e che conosce bene tanto è vero che molti di loro sono stati suoi ferrei avversari nelle regate liguri: Moscatelli, De Beaumont, Bruzzone, D’Albertis. Col figlio Guido, sono sei gli uomini su “Bamba”. Le gare olimpiche di vela del 1928 si svolgono nello Zuiderzee, l’ampio braccio di mare ad Est di Amsterdam che si insinua tra i polders, con sede a Buiten. Alla prova degli “otto metri” partecipano, compresa “Bamba”, otto imbarcazioni di altrettante nazioni. Il regolamento è semplice: 4 turni preliminari e 3 di finale. Per accedere alle finali, bisogna ottenere almeno un piazzamento nei primi tre in una regata delle eliminatorie.

L’esordio degli azzurri è disastroso: il 2 agosto difatti sono costretti al ritiro nella prima prova, vinta dagli olandesi di “Hollandia”. Il giorno seguente c’è il riscatto e “Bamba” si piazza ottima seconda alle spalle dei francesi di “L’Aile VI”, a 36” di distacco. Terza regata e secondo ritiro per i nostri (rivince “Hollandia”) mentre il 5 agosto tagliano per primi il traguardo, ma sono squalificati e la vittoria passa agli svedesi di “Sylvia”. Col secondo posto nella seconda regata comunque i nostri si sono guadagnati l’accesso alle finali dove cambia il regolamento: contano difatti i piazzamenti cardinali ovvero vince chi guadagna più vittorie e, a parità, più secondi posti e così via. Si parte il 7 agosto: vince “Sylvia” e “Bamba” chiude quinta, a 6’. Il giorno seguente gli azzurri sono protagonisti di una bella regata: chiudono terzi, a 1” dagli olandesi ed a 36” dai vincitori francesi. All’ultima regata sono ammessi solo i primi tre della classifica e “Bamba” è solo quarta a pari merito coi norvegesi. Può solo assistere al trionfo dei francesi, guidati dalla strepitosa Virginie Hériot, che con la vittoria si assicurano l’oro davanti ad olandesi e svedesi. Per “Bamba” solo “medaglia di legno”, con qualche rimpianto perchè ha dimostrato comunque di valere i migliori del mondo coi quali ha saputo rivaleggiare da pari a pari.  La riprova si verifica l’anno seguente. A metà febbraio “Bamba” si aggiudica la “Coppa del Mediterraneo”, a Lido d’Albaro, dopo un entusiasmante duello proprio con l’olimpionica Hériot ed il suo “Aile VI”, domato per un solo punto di margine. Nei giorni seguenti “Bamba” chiude seconda la “Coppa Pozzani”, alle spalle di “Sylvia”, bronzo olimpico. Quindi si trasferisce a Sanremo dove alla fine di febbraio vince quel ciclo di regate, sconfiggendo di nuovo “Aile VI”. Giovanelli e Bamba sono immensi nell’agosto 1930 a Le Havre dove, nelle difficili acque della Manica, riconquistano la “Coppa d’Italia”, battendo nuovamente madame Heriot ed il suo “Aile VI” che nel frattempo si erano impossessati del trofeo. Nel 1931 “Bamba” inizia alla grande, vincendo a ripetizione le tradizionali regate genovesi di febbraio: in rapida successione fa sua la”Coppa del Mediterraneo” oltre alla “Coppa Città di Genova” e la “Coppa Ryland”. L’anno seguente difende vittoriosamente la “Coppa d’Italia”, superando alla fine di febbraio a Genova i francesi di “Aile VII”, guidati ancora dalla “terribile” madame Heriot che peraltro morirà il 28 agosto, a causa di un malore improvviso, proprio sulla sua barca. Nel 1933 Giovanelli e “Bamba” sono ancora protagonisti delle regate liguri tra febbraio e marzo anche se vincono raramente. L’anno seguente Giovanelli si aggiudica la “Coppa Duca degli Abruzzi” mentre finisce secondo nella “Coppa Ryland”, battuto da “Orietta” timonata da Reggio. Sono gli ultimi successi importanti di Giovanelli, unanimemente riconosciuto come protagonista assoluto nella storia della nostra vela. Skipper, progettista, organizzatore, armatore, dirigente vulcanico ed appassionato, lupo di mare, perfino scrittore: certi suoi testi (“Le barche a vela vanno a vela” e “La regata e la sua legge”) sono considerati vangeli per ogni velista ancora oggi. Un fenomeno.

 

giovanelli fr grande

 “Bamba”, l’otto metri che partecipa ai Giochi di Amsterdam. Francesco Giovanelli ne è lo skipper mentre è a bordo anche il figlio Guido

 


[1] La “Coppa d’Italia” è uno dei primi trofei italiani istituiti nella storia della vela nel nostro paese, certamente il più prestigioso agli inizi del XX secolo. Il trofeo, offerto e patrocinato dalla Casa Reale per merito del Duca degli Abruzzi, viene inizialmente riservato alle barche da “5 tonnellate”. La prima edizione si svolge nel 1903 a Sanremo e viene vinta dai francesi di “Titave”

[2] Con “Cheta” per l’Italia gareggiano “Astrea” e “Liala”

[3] Con questa età è uno tra i più anziani olimpionici italiani di tutti i tempi