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GIONGO Franco

Bologna 07.07.1891 / Milano 28.12.1981

1912. Atletica Leggera. Eliminato Semifinale 100 m e 200 m, Eliminato Primo Turno 400 m

Bolognese purosangue, estroverso, scavezzacollo, polemico e battagliero in corsa come nella vita. Si diletta a descrivere minuziosamente le sue gare in un apposito diario ed a raccogliere ogni sorta di articoli che lo riguardano. Scriverà poi commenti sempre interessanti dal punto di vista tecnico anche sui giornali. Inizialmente tesserato per la “Virtus Bologna”, ma trasferitosi a Milano per studiare (al Liceo Manzoni), nel 1909 vince i Campionati Studenteschi milanesi dei 100, distanza in cui è battuto a Valenza solo dal tricolore Brignone. A livello nazionale, in quella stessa annata Giongo si rivela il 25 luglio, a 18 anni appena compiuti, vincendo una prova sui 100 davanti allo stesso Brignone. Dal fisico prestante, asciutto e dalle lunghe leve, sembra quasi “costruito” per lo sport e sfrutta presto le sue potenzialità: il 6 settembre a Pallanza eguaglia il primato nazionale dei 100 con 11” netti, quindi è primo anche nella prova di velocità (120 m) al concorso ginnico di Varese e sui 100 ad Arona. Si conferma nell’importante meeting all’Arena di Milano, organizzato il 19 settembre, in attesa dell’arrivo della maratona tricolore: vince 100 e 400. A fine stagione è primo in un 300 a Sarnico nonchè sui 100 a S. Angelo Lodigiano e Novara. Tutti giurano su una sua progressione. Nel 1910 in effetti inizia bene: il 1 gennaio vince un handicap a Piacenza sui 100, recuperando i metri “regalati” in partenza agli avversari. Il giorno seguente, sulla stessa distanza, é primo a Lido d’Albaro dove sui 400 é terzo, battuto solo da due mostri sacri come Lunghi e Cartesegna. Nel “GP Pasqua” a Bologna domina i 100, a Roma (in Piazza d’Armi) il 21 aprile vince sulla distanza dello “stadio” (183 m) e tre giorni dopo a Perugia guadagna il titolo universitario (è studente di medicina) sui 100, ripetendo 11”0, con la staffetta di contorno. Gareggia molto, talora in modo frenetico, come sarà sempre suo costume. Dopo un altro bel successo sui 100 ad Asti, il 7 maggio a Genova, nei Campionati nazionali della Federazione Ginnastica, primeggia su 100 e 400. Vince sui 100 a Bergamo e Padova. Poi, dopo aver battuto Lunghi in un 100 a Ferrara, si tessera per l’Athletic Club di Torino ed il 12 giugno si aggiudica il titolo piemontese dei 100, realizzando il primato italiano sulle 100y con 10”2/5. Pochi giorni dopo, ottiene un’altra miglior prestazione nazionale, correndo i 50m in 6” netti ed all’Arena di Milano vince, quasi con facilità, un’altra prova sui 100. Compiuta una tournée in Inghilterra, utile ad acquisire nuova esperienza, ma anche a guadagnare ulteriore credito con alcuni successi rilevanti (a St. Albans, Chesham e pure a Londra nel mitico Stamford Bridge) grazie allo sfruttamento degli handicap concessigli dai più forti avversari, Giongo vince il titolo nazionale di 100, 400 e 4x440y (col nuovo limite nazionale): è ormai il miglior velocista italiano.

Ma non deve esagerare, anche coi suoi atteggiamenti guasconi: difatti perde nettamente, al Velodromo Milanese, la sfida sui 240m con Barozzi (di cui è ormai l’erede), avendogli provocatoriamente concesso addirittura 10 metri di vantaggio, un abisso incolmabile. Si riscatta alla grande il 23 ottobre a Parigi, sulla prestigiosa pista del Racing Club, al Bois de Boulogne, nel fango causa il maltempo, vincendo i 200 del Prix Ravaut, correndo in 23” netti, davanti ai più forti francesi. Nel 1911 la sua ascesa prosegue a sprazzi: inizia l’annata il 29 gennaio con un netto successo a Genova sulle 100y, poi il 12 marzo a Milano corre di nuovo i 100 in 11” netti e batte Lunghi sui 400, ma il forte genovese si prende la rivincita a Firenze. Giongo vince facilmente sui 100 a Torino ed il Premio Roma nella capitale. Quindi, sempre attratto dall’estero, gareggia in mezza Europa e diventa indubbiamente il velocista italiano più famoso oltralpe, anche per il vezzo di presentarsi in campo con un’anomala tuta-pigiama che suscita simpatia. Prestigioso il successo che coglie il 7 agosto a Dublino, in una staffetta (880 y-440 y-220 y) contro i campioni nazionali irlandesi: Giongo, affiancato da Cartersegna e Bacolla, corre l’ultima frazione, assicurando col suo spunto finale la vittoria ai nostri. Giongo all’estero spesso perde, ma coglie comunque qualche bella vittoria a Londra, Bruxelles, Marsiglia (pure sui 300hs). Rientra in Italia giusto in tempo per ottenere, dopo una vittoriosa “sgambata” a Brescia sui 100, la doppietta 100-400 ai campionati emiliani e soprattutto ai tricolori di Roma. In realtà nella capitale sui 400 corre praticamente da solo dopo aver sollevato una forte polemica contro i giudici, accolta dagli altri atleti che disertano la finale, disputata invece da Giongo tra mille discussioni, dopo aver litigato pure coi compagni. All’inizio della stagione olimpica 1912, tesserato per il CS Padovano, appare già in forma: a Milano vince 100 e 400, a Roma lo “stadio”. Il 2 maggio a Milano stabilisce il primato nazionale dei 150 con 17” netti e corre i 200 con l’ottimo tempo di 22”4/5. Non ha rivali ai tricolori di Verona, validi anche come selezione per i Giochi: 100-200-400, è tripletta storica, anche se i 200 non valgono come campionati nazionali. Sembra in grande condizione: il 26 maggio a Montecarlo vince 100-300-400-staffetta 3x300 e pure una sfida “testa-a-testa” col tolonese Saint-Aubert sui 100. Il 2 giugno a Milano un altro primato nazionale, stavolta sui 300, con 36”4/5. Giongo appare in grado di migliorarsi ancora, sembra possedere enormi potenzialità e va ai Giochi di Stoccolma con grandi speranze, corroborate da validi spunti tecnici, anche se la trasferta non è organizzata nel migliore dei modi. Gli azzurri difatti arrivano in Svezia dopo un viaggio disagevole, in treno, durato tre giorni e tre notti nelle quali molti hanno dormito poco e male causa l’affollamento dei convogli. Inoltre la concorrenza è forte.

Il 6 luglio Giongo esordisce ai Giochi nei 100 cui prendono parte 70 atleti di 22 nazioni: secondo su 4 nella sua batteria vinta dallo statunitense Meyer (poi argento) in 11”3. Supera il britannico Duncan ed il francese Rolot, riuscendo a qualificarsi per la semifinale del pomeriggio dove però viene eliminato (primo il sudafricano Patching). L’oro va allo statunitense Craig, in 10”8, per un podio interamente americano. Il 10 luglio Giongo ci riprova nei 200 ai quali partecipano 61 atleti di 19 paesi. Nella mattinata giunge 2° in batteria, a spalla col canadese Howard che corre in 25”. I due sono gli unici concorrenti della gara e vengono entrambi ammessi alla semifinale del pomeriggio. Come nei 100, Giongo viene eliminato, giungendo 4° su sei nella prova vinta dal tedesco Rau in 22”1. L’oro va di nuovo a Craig, per una splendida doppietta. Il 12 luglio Giongo tenta anche la via dei 400 (in gara 49 atleti di 16 nazioni) ma senza fortuna: giunge 3° su tre nella batteria vinta dallo statunitense Lindberg (poi bronzo) in 50”6 sul britannico Soutter. Sarà l’altro statunitense Reldpath ad aggiudicarsi l’oro davanti al tedesco Braun. Per Giongo un’esperienza amara, non certo positiva, in cui probabilmente aveva le potenzialità per fare meglio, anche in termini di riscontri cronometrici, ma qualcosa è andato storto. Il bolognese comunque non si perde d’animo e si impegna in diverse trasferte all’estero, confermando come a Stoccolma non abbia dato il meglio. Il 27 luglio indossa la maglia del Racing Club de France, appositamente invitato, nel tradizionale incontro con gli inglesi del South London Harriers. Nella prestigiosa cornice di Stamford Bridge, Giongo vince 100y e 440y (col primato italiano) mentre sulle 220y è battuto solo da Applegarth (bronzo olimpico sui 200) che sulla stessa distanza lo supera anche a Praga dove Giongo però si impone alla grande sulle 440y. Il 27 ottobre a Parigi, con le insegne del “Molinari AC” londinese, rivince i 200 del Prix Ravaut, lasciando molti rimpianti per un’annata in cui, in sostanza ha deluso, parzialmente, solo ai Giochi. Il 1913 per Giongo è una stagione-no: bloccato a lungo dal paratifo e tornato alla “Virtus”, non riesce a salvare il bilancio ai tricolori di settembre dove, ancora a corto di preparazione, nei 100 viene eliminato in semifinale e nei 200[1] a sorpresa è battuto in finale dal carneade De Nicolai. Giongo si riprende alla grande nel 1914. Il 19 aprile a Roma vince 100 e 400, poi la settimana seguente una piccola battuta d’arresto: viene difatti superato dal sorprendente Alberti nella “Coppa Pentathlon” sulla pista dell’US Milanese. Ma poi si trasferisce all’estero e fa incetta a Budapest, sul campo dell’Isola Margherita: il 7 giugno doppietta 100-200, una settimana dopo 100 e 200y col primato italiano delle 330y (32” netti) accoppiato a quello delle 220y (22”4), quindi ottiene il suo personale sui 400 (50”5). Confermando il suo rango internazionale e cosmopolita, domina a Vienna (100y e 200, coi primati nazionali rispettivamente di 10” e 21”7) ed a Parigi dove il 19 luglio guadagna per la terza volta il Prix Ravaut sui 200.

Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, riesce a rientrare in Italia, ma i tricolori vengono posticipati proprio a causa degli eventi bellici, con lo sport che subisce una piccola pausa non senza polemiche. Giongo temporeggia e si ripresenta alle gare il 13 settembre nella sua Bologna, all’Ippodromo Zappoli, in una riunione organizzata dalla sempre volitiva “Virtus”: nei 100 e 400 ad handicap, partendo scratch, non riesce a recuperare il divario iniziale e viene battuto rispettivamente da Sittoni e Colombo. Giongo si prepara bene per i tricolori: il 23 settembre nella “prova generale” vince agevolmente i 100 a S. Felice sul Panaro. E tre giorni dopo, sulla pista dell’US Milanese, comincia il suo show, proseguito il giorno seguente. Si aggiudica addirittura 4 titoli italiani: 100-200-400-4x400 (col record italiano). Ma a passare alla storia è soprattutto il suo successo sul grande Lunghi nei 400, al termine di un duello epico, spettacolare ed incertissimo, una delle più belle gare di tutti i tempi a livello nazionale: Giongo s’impone in 51”3/5, col genovese ad una trentina di centimetri e superato sulla retta d’arrivo.  Certamente alla fine del 1914 Giongo è da considerarsi tra i migliori velocisti europei. Ma irrompe il conflitto mondiale, anche per gli italiani. Giongo fa in tempo a vincere il 25 aprile 1915 a Roma la prova dello “stadio” ed il 2 maggio all’Arena di Verona una gara a coppie sui 500 con Costa e la staffetta sui 1000 dove ai due si aggiunge Sittoni. Poi dopo l’ingresso del nostro paese in guerra, il 24 maggio, Giongo viene arruolato come ufficiale medico (è difatti da tempo laureato) ed inviato sul fronte balcanico. La sua carriera subisce un inevitabile quanto brusco stop, qualcuno teme per sempre. In verità non è così. Saltato l’appuntamento olimpico di Anversa (1920) perché impegnato col suo lavoro di medico, a sorpresa Giongo torna all’attività agonistica nell’aprile del 1922, apparentemente senza troppe velleità: non gareggia da sette stagioni e ha già superato la soglia dei 30 anni di età. La classe e l’estro però non sono molto lontani da quelli dei giorni migliori: ai tricolori si piazza secondo sui 200 (primo il compagno Bogani) e con la “Virtus” guadagna il titolo nella 4x400. L’anno seguente fa ancora meglio, cogliendo diversi successi nei 100 (Monza e Venezia) e 200 (Roma e Venezia), vivendo quasi una seconda giovinezza: in queste due specialità ottiene poi una splendida doppietta anche ai tricolori di Bologna, l’ultimo suo eccellente risultato in una carriera importante, con ben 11 titoli nazionali individuali, spezzata come tante altre dalla guerra e che in definitiva è mancata solo nell’appuntamento più importante, i Giochi. Giongo avrà poi successo anche nella vita quotidiana, diventando uno stimato professore universitario di radiologia. Un grande personaggio che ha saputo eccellere nello sport come nella professione quotidiana.


[1] È la prima volta che si disputano i 200 m ai tricolori, peraltro secondo le nuove regole appena codificate dalla neonata IAAF ovvero con le singole corsie segnalate e separate


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