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GILARDI Luigi

Pezzana (VC) 12.08.1897 / Alassio (SV) 19.08.1989

1920. Ciclismo. Ritirato 50 km in pista

gilardi grandeSi trasferisce presto a Torino con i genitori. Già prima dei 17 anni inforca la bici e gareggia anche con ragazzi più grandi di lui. Ottiene il primo successo significativo il 22 agosto 1915 nella “Torino-Gassino-Torino”, gara per “giovanetti” di 40 km, organizzata dall’Ausonia, la sua squadra. Il 26 settembre è invece secondo, battuto da Sorasio in volata, nella “Torino-Asti-Torino” ma, essendo il primo della sua compagine al traguardo, guadagna il campionato sociale. Sorasio vince anche il “GP Autunno” a Torino del 10 ottobre, con Gilardi quarto. Chiude l’annata disputando il “Lombardia” dove, coi suoi 18 anni appena compiuti, è tra i più giovani del lotto: finisce 38°, a più di mezz’ora dal vincitore Belloni, ma aver terminato la prova è comunque indice di forza e resistenza. Gilardi comincia il 1916 con una bella vittoria a Torino in un’altra corsa “per giovanetti”, ma il prosieguo dell’annata non è altrettanto felice: sesto nel “GP Pasqua”, in estate sparisce di scena. Il suo nome torna in un arrivo solo il 17 settembre quando è terzo nella “Coppa Ausonia” dietro Costa e Feyles. Poi è 2°, superato dal solo Bottassi, nella “XX Settembre” torinese. Diserta però le corse principali. Nel 1917, come i suoi coetanei, è arruolato. Viene inquadrato come caporalmaggiore del 27° gruppo cannoni da 105 mm, 11° Raggruppamento Bombardieri, e spedito al fronte, in prima linea, nella zona dell’Isonzo. Tra la fine di ottobre ed i primi di novembre il suo gruppo, come molti altri, è travolto nella disfatta di Caporetto: le nostre truppe vagano a ritroso, con soldati sparsi e spersi, sperduti e spaesati, senza più un orizzonte definito, incalzati da un nemico terribile che non fa prigionieri e commette crudeli atrocità anche tra la popolazione civile. Si riesce a costituire una difesa sul Piave, che mormora “non passa lo straniero”, e Gilardi è tra coloro che si accampano sul sacro fiume della Patria. Di corse, ovviamente, se ne può solo parlare, ricordando i bei tempi. Terminata finalmente la guerra e rientrato a casa, Gilardi prova a ripartire e sale nuovamente in bicicletta: a 21 anni c’è ancora tempo per i sogni. La prima gara del 1919 cui partecipa, ancora dilettante e tesserato per l’Ausonia, è la “Milano-Pavia-Milano” del 9 marzo: rimane tagliato fuori dalla fuga vincente e lotta per un piazzamento, chiudendo 8°.

Stenta ad ingranare: coglie un altro risultato significativo solo il 27 maggio nella “Monti e Valli Torinesi” dove chiude sesto (vince l’emergente Brunero davanti al quotato Gay). Giunge invece terzo, preceduto da Ferrario e Mantega, nel Campionato del Corpo d’Armata di Alessandria del 15 giugno. Poi prepara bene l’appuntamento cruciale della stagione, la “Coppa Italia”, una lunga cronometro a squadre di 4 elementi: il 15 agosto a Novi Ligure la sua compagine[1] sbaraglia il campo e si comincia a vedere in Gilardi un passista di buon affidamento. Tra la fine di agosto ed i primi di settembre Gilardi partecipa al propagandistico “Giro dell’Istria” dove vince una tappa e chiude secondo della generale, a soli 16” dal vincitore Scaioni e solo per uno sfortunato incidente contro un camion che gli fa perdere il terreno decisivo. Il 7 settembre è grande protagonista della “Torino-St.Vincent”: scatena la fuga vincente con Gay dal quale però è superato allo sprint, ottenendo un’altra piazza d’onore che lo conferma comunque tra i nostri migliori dilettanti. Secondo, di nuovo battuto in volata da Gay, si piazza anche nella “Torino-Canelli” del 20 settembre. Un mese dopo, il 19 ottobre nella “Coppa Esercenti” a Torino, il risultato è identico, ma stavolta Gay arriva da solo e Gilardi accusa nove minuti di ritardo. I due sono i grandi protagonisti anche delle gare “patriottiche” che si tengono a Trieste per le celebrazioni della Vittoria: Gay supera Gilardi nella “Coppa 30 ottobre”, ma il 2 novembre le posizioni si invertono nella “Trieste-Gorizia-Trieste”. Gilardi inizia tranquillo il 1920, annata olimpica, ed ottiene la prima vittoria solo alla fine di maggio nella “Torino-Bordighera”. Il 3 giugno però perde le ruote dei migliori sulla salita del Penice e chiude ottavo la “Milano-Cremona”. Dieci giorni dopo, Gilardi è forse il migliore nella “Coppa La Piemonte”, dà spettacolo sulla Serra, ma fora due volte ed alla fine chiude solo terzo, alle spalle di Gay e Vineis. Questi ultimi due finiscono primo e secondo anche nella “Coppa del Re”, disputata il 20 giugno da Milano a Monza, con Gilardi in coda al gruppetto di otto uomini che si gioca il successo allo sprint. Sette giorni dopo, confermando buoni doti di passista, è nel quartetto dell’Ausonia che conquista la “Coppa La Torino”, cronometro a squadre[2]. Il 4 luglio Gilardi chiude al quarto posto il Campionato Italiano di Piacenza dove non riesce a resistere al ritmo di Bestetti ed Arduino, primi nell’ordine al traguardo, mentre nel finale viene pure preceduto da Zoni. Sette giorni dopo, è secondo nella “Coppa Principe di Piemonte” a Torino dietro al solitario Gay. Quindi il 15 luglio Gilardi è a Novi Ligure dove si disputa l’apposita prova di selezione olimpica, sul percorso Novi-Serravalle-Tortona-Novi, un circuito da ripetere 4 volte per complessivi 180 km, a cronometro. Gilardi chiude 8°, a ben 21’ dallo straripante vincitore Gay: una prestazione non proprio eccezionale ma che comunque convince l’apposita Commissione Tecnica, guidata dal Presidente dell’UVI Davidson, ad inserire il suo nome tra gli azzurri che si radunano nella stessa Novi.

Il CT Pavesi non ha le idee chiare e per questo fa svolgere un apposito stage a Torino, in quel Motovelodromo appena inaugurato[3]. Gilardi, che ha discrete doti di fondo, viene dirottato sulla prova dei 50 km in pista, anche se non ha proprio le caratteristiche del pistard puro e questa scelta espone Pavesi a più di una critica. Le prove ciclistiche olimpiche si svolgono al Garden City Velodroom di Wilrijk, sobborgo a sud di Anversa, su una pista in cemento di 400 m. Il 10 agosto Gilardi è al via della 50 km, disputata da 31 corridori di 10 paesi. Si parte tutti insieme, come in una gara su strada: non vi sono traguardi intermedi e vince dunque chi arriva primo al traguardo. La corsa è veloce, con molti scatti ma nessuno si avvantaggia. La metà dei concorrenti si ritira prima della fine: tra questi anche Gilardi, caduto per colpa di un olandese. Al comando rimangono in una dozzina ed è volata. Il britannico Harvey si lancia ai 200 m ed entra per primo sul rettilineo finale dove è affiancato dal belga George. I due si toccano, Harvey si sbilancia e cade mentre il belga è primo sul traguardo. Dietro di lui è il caos: gli altri cercano di evitare il britannico a terra, allargano verso l’esterno, sbandano. L’altro britannico Alden colpisce la bici del connazionale a terra, cade pure lui, ma è il secondo a tagliare il traguardo. Terzo l’olandese Ikelaar che precede Ferrario, il migliore dei nostri. Giorgetti chiude sesto, Magnani (che ha dovuto cambiare bici due volte per guasto meccanico) ottavo a pari merito. Una gara in cui, con un pizzico di fortuna in più, gli azzurri avrebbero potuto ottenere qualcosa di meglio. Inutile recriminare: Gilardi continua la sua attività tra i dilettanti e nel 1921 si rende protagonista di una buona annata. Vince difatti la “Tre Valli Varesine” sia pure in modo anomalo[4] e giunge terzo nel Campionato Italiano oltre ad aggiudicarsi anche “Torino-Varallo” e “Coppa Remmert”. A fine stagione compie il grande salto nei “pro” e chiude 17° al “Lombardia”. Un risultato discreto, quest’ultimo, che potrebbe lanciarlo verso l’olimpo, ma non è così. Inquadrato nella “Maino”, uno squadrone dell’epoca, nel 1922 sviluppa una stagione mediocre (5° nella “Milano-Modena” e ritirato al “Giro d’Italia”) che lo getta nel limbo. Alla fine del 1924, dopo essere arrivato 26° al “Giro d’Italia”, peraltro privo di grandi nomi, lascia l’attività. Diventa meccanico ciclista ed entra alla “Bianchi” dove cura anche i mezzi per l’agonismo. Nel dopo-guerra, in particolare dal 1947, realizza i telai anche per Fausto Coppi.


[1] Ovviamente è la sua squadra di club, l’Ausonia Torino. Assieme a lui gareggiano De Biagi, Ferraris e Ferrero

[2] Con lui gareggiano Bianchi, Debiagi e Mortera: nessuno dei tre passerà mai professionista

[3] È la struttura ancora oggi esistente in Corso Casale ed opportunamente ristrutturata. È intitolata a Fausto Coppi

[4] Per squalifica del primo arrivato, Zanaga, per rifornimento non regolamentare