GIACONE Giovanni
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Torino 01.12.1900 / Torino 01.04.1964
1920. Calcio. 4°
Sin da bambino si appassiona al neonato football e, forse perchè è il più piccolo di tutti, lo piazzano in porta dove rimane per sempre. Sfruttando la giovane età ed il fatto di non essere partito per il fronte, come invece dovranno fare anche i ragazzi più anziani di lui solo di un anno (la celebre “classe ’99”), inizia a giocare già a 16-17 anni, nell’US Torinese, appena fondata[1]. Nel 1918 passa poi al FC Pastore, ancora di Torino, ma è dopo la guerra che la sua carriera decolla, col trasferimento alla Juventus, tra le principali squadre del paese anche se non ancora quello squadrone temuto da tutti[2]. Giacone è il portiere titolare e guadagna rapidamente il favore di tecnici e tifosi. Soprattutto di Giuseppe Milano, l’ex colonna della Pro Vercelli con la quale ha vinto cinque campionati, che dal marzo 1920 è stato designato come CT della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica che, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina, a scegliere la formazione ed a far esordire Giacone il 28 marzo 1920, a Berna, contro la Svizzera. Ne prendiamo tre (a zero): peggio di così, per CT e portiere, non poteva iniziare. E non prosegue meglio perchè il 13 maggio, a Genova, con in porta ancora Giacone, uno stentato pareggio (1-1) con i Paesi Bassi è il mediocre preludio alla trasferta olimpica cui i nostri si avvicinano non da favoriti. Il torneo è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale.
L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, affronta l’Egitto. Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Giacone, nell’occasione incerto, deve capitolare per colpa di Osman. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale per il primo posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (che ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità).
Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti: Giacone lascia il posto a “Nasone” Campelli e non lo riprenderà più. L’ultima partita di Giacone in Nazionale rimarrà difatti quella persa 3-1 con la Francia ad Anversa. Tornando alla Norvegia, vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per dirimere la questione: all’inizio del terzo extra-time Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. Giacone, come detto, non giocherà più in Nazionale. Continuerà per una stagione a difendere la porta della Juventus (30 presenze totali), poi per due anni tornerà all’US Torinese (26 presenze) e quindi nel 1923-24 sarà al Torino (4 presenze), per chiudere la carriera nel 1924-25 al FC Pastore. Un buon portiere, con 4 presenze in Nazionale, una partecipazione olimpica e sei campionati di Prima Categoria: tutto sommato, considerato il periodo, un’attività non trascurabile.
[1] L’Unione Sportiva Torinese viene fondata nel 1915 come erede della defunta Vigor FC che militava nella massima serie. Piuttosto attiva nel periodo bellico, colori sociali bianco-celesti, è quarta nella Coppa Piemonte 1916-17
[2] Nel campionato di Prima Categoria 1919-20 la Juventus viene superata dall’Inter, che vince 1-0 lo scontro diretto, nel girone finale che ammette alla finalissima per il titolo nazionale contro la rappresentativa del Centro-Sud. L’Inter poi vince lo scudetto, superando 3-2 il Livorno