GHIARDELLO Antonio
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Santa Margherita Ligure (GE) 02.04.1898 / Roma 04.01.1992
1932. Canottaggio. MEDAGLIA DI BRONZO 4 senza
1936. Canottaggio. 4° 4 senza
Già prima dei vent’anni di età si tessera per la “Argus” della cittadina natia. Proprio a S. Margherita conquista il primo alloro importante: nel 1925 guadagna il tricolore di “yole di mare a 4”. Con lui i fratelli Andrea e Mario, con Pastine ed il timoniere Ghiglino. La stessa formazione si impone anche il 19 settembre nelle regate di Como, nelle acque di Villa d’Este. La squadra ormai è collaudata al punto che nel 1926 ottiene altri grandi risultati: il 25 luglio guadagna il titolo tricolore del “4con” a Pallanza, sul Lago Maggiore. Il 15 agosto vince agevolmente la “Targa d’oro” a Santa Margherita, staccando nettamente i cagliaritani dell’Ichnusa. 14 giorni dopo, si aggiudica a Como la selezione azzurra per gli Europei, disputati il 5 settembre a Lucerna: qui i 5 ottengono un’altra grandissima vittoria, schiantando gli svizzeri che chiudono a 11” di distacco. Non è un problema per loro, ma col timoniere Giangrande, vincere anche a Como il 20 settembre. Ghiardello ormai è uno dei nostri migliori vogatori e nel 1927 si conferma. Il 29 maggio a Salò vince gli “Agonali del remo”, alla presenza dell’ideatore D’Annunzio, con l’otto dell’Argus. Il 5 giugno a Pavia, con la solita formazione ed il timoniere Giangrande, vince il “4con”. Il 19 giugno a Napoli, sull’otto della “Argus”, vince la “Coppa Mussolini”. Il 24 luglio a S. Margherita Ligure guadagna “4con” (formazione ormai storica) e otto. Ai tricolori di Como, disputati a metà agosto, vince nel “4con”, coi soliti compagni, e chiude secondo nell’otto, battuto, un po’ a sorpresa, dai piacentini della “Vittorino”. Il 21 agosto il “4con” della “Argus” coglie uno splendido oro agli Europei di Como, con ben 13” di margine sulla Svizzera. La stessa formazione vince a Lecco il 18 settembre e sette giorni dopo si impone pure nella Milano-Gaggiano. I cinque sono ormai una sicurezza e nel 1928 paiono di molto favoriti per andare ai Giochi, ma nella prova decisiva, i tricolori di Pallanza del 7 luglio, vengono superati di misura (un secondo) dagli istriani della “Pullino” ed il sogno olimpico sfuma clamorosamente, proprio sul più bello. La delusione è immensa al punto che Ghiardello lascia il Mar Ligure e si trasferisce a Roma, passando all’Aniene, società storica del remo capitolino. All’inizio l’ambientamento non è semplice ed i risultati tardano ad arrivare, anche per compagni non all’altezza. Ghiardello è sull’otto che il 22 settembre 1930 vince la regata di Villa Olmo a Como, unico successo importante dell’annata. Nel 1931 l’Aniene allestisce un bel “4con”, affiancando a Ghiardello niente meno che il campione olimpico Deste, strappato alla mitica “Pullino”. Ai due si aggiungono due interessanti prodotti del vivaio sociale come Cossu e Provenzani mentre il timoniere è Girolimini.
L’esordio internazionale è col botto: il 13 giugno i cinque vincono a Lucerna. Il giorno dopo però vengono battuti dagli armi di Bienne e Zurigo. Sono comunque in forma ed affiatati: il 26 luglio a Como dominano i tricolori, superando nettamente la “Libertas” di Capodistria. Ciò vale il pass per gli Europei, disputati a Suresnes sulla Senna: col timoniere Giacinti il 16 agosto conquistano uno splendido oro, con tre secondi di margine sui danesi, per la loro consacrazione internazionale. Si rivedono solo nel 1932 quando, ovviamente, cercano il pass per i Giochi. Il 15 maggio vincono a Napoli, ma nell’otto dove sono cooptati per superare i padroni di casa. Il 5 giugno sul Lago di Albano si svolge l’ultima preolimpica e si disputa una sfida alquanto atipica tra il “4senza” dell’Aniene ed il “4con” della Pullino che, pur partendo con diversi secondi di vantaggio (perchè ovviamente più pesante), alla fine soccombe nettamente. Il risultato è che il “4 senza” va ai Giochi e gli istriani no. Anche perchè i capitolini si confermano il 26 giugno ai tricolori di Stresa, ultima preolimpica, trionfando con 6” di margine sulla “Argus” di S. Margherita Ligure, proprio il vecchio club di Ghiardello. Il presidente ed il segretario della Federazione, rispettivamente Sambuy e Rossi, ai quali è demandato il compito di presentare le liste azzurre al CONI, non possono che inserirli nel lotto per Los Angeles. Si pensa quindi al viaggio per l’America. Il 1 luglio tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. I vogatori sono tra i più penalizzati perchè ovviamente è impossibile allenarsi coi remi. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e nel clan azzurro monta la fiducia. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono a Long Beach, nel “Marine Stadium”, un canale artificiale in prossimità di un porticciolo, nei pressi di Belmont Shore. Alla prova del “4 senza” partecipano 5 nazioni e si sente già aria di medaglia per gli azzurri prima di cominciare. Il 10 agosto gli azzurri dominano la semifinale, primeggiando sul Canada per 6 secondi. Il 13 agosto è la volta della finale cui partecipano quattro armi. I nostri lottano remo a remo, soprattutto con la Germania che li brucia sul traguardo per la seconda piazza, alle spalle degli imprendibili britannici. I nostri, che precedono gli statunitensi per 10”, guadagnano un buon bronzo al termine di una gara comunque di alto livello.
Non è facile smaltire la sbornia olimpica, soprattutto con una medaglia al collo, tra feste, ricevimenti e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Passano in pratica due mesi e la stagione remiera ormai è finita: Ghiardello non gareggia più nel 1932. Nel 1933 guida l’otto dell’Aniene alla caccia di tricolore ed Europei, ma trova sulla sua strada gli scarronzoni livornesi che vincono anche l’apposita prova di selezione per la rassegna continentale, disputata nel canale di Tombolo il 7 agosto. Ghiardello ci riprova nel 1934: il 17 giugno, ancora come capovoga dell’otto Aniene, vince la “Coppa d’oro Mussolini” a Napoli. I nove si ripetono alla grande nei tricolori di Castel Gandolfo del 23 luglio, superando dopo un bel duello gli olimpionici livornesi sui quali dunque si prendono una sontuosa rivincita. Il 12 agosto a Lucerna i nove dell’Aniene guadagnano poi il bronzo europeo, superati da ungheresi e danesi. Nel 1935 per Ghiardello e soci è annata di transizione, senza risultati eclatanti. Si lavora però alacremente in vista dei Giochi di Berlino: Ghiardello, anima e deus-ex-machina della compagine, cerca di allestire armi vincenti, puntando soprattutto sul “4 senza” di cui torna ad essere capovoga e trascinatore, nonostante i 38 anni suonati. Chiama due suoi nipoti, i sammargheritesi Luxardo e Pittaluga, poi scrittura il friulano Pellizzoni: i tre stanno svolgendo il servizio militare a Roma e l’occasione è ghiotta. Li fa tesserare per l’Aniene e li inserisce nel “4 senza” dove il quarto è lui. Plasma come creta i più giovani compagni ed il 18 luglio, alle selezioni olimpiche di Pallanza, vincono, con 2” di margine sull’Olona che però, dato l’esiguo vantaggio, chiede la rivincita immediata. La Commissione Tecnica, evidentemente poco convinta dalla prova, accetta ed il giorno seguente i due armi si sfidano testa-a-testa: rivince l’Aniene, stavolta con 3” di vantaggio, discorso chiuso. Così, dopo un breve collegiale di rifinitura nella stessa Pallanza, il 27 luglio, in treno da Verona, si parte per Berlino. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nel “4 senza” partecipano 9 nazioni. Il 12 agosto nel primo turno gli azzurri non vanno troppo bene: chiudono terzi, nettamente battuti da Svizzera e Gran Bretagna. Riescono a sopravanzare i soli Paesi Bassi. Poichè solo i primi accedono direttamente alla finale, sono così costretti ai “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale. Il 13 agosto i nostri chiudono al secondo posto, a 6” dai vincitori della Gran Bretagna, ma riuscendo a superare l’Ungheria: va bene, perchè la piazza d’onore permette l’accesso alla finale. Il giorno seguente, 14 agosto, si gareggia dunque per l’oro. I nostri lottano, ma soccombono di fronte ad una strepitosa Germania che vince con 5” di margine sulla Gran Bretagna mentre il bronzo va alla Svizzera, con 1”8 di margine su un’Italia che ha fatto il massimo, superando Austria e Danimarca, ma non è bastato. Rimane difatti un’amara “medaglia di legno” per una prestazione comunque più che sufficiente. I quattro si confermano il 20 settembre quando all’Idroscalo di Milano guadagnano nettamente il titolo italiano, con ben 12” di margine sui lodigiani. Dopo i Giochi, Ghiardello in pratica si ritira dall’attività, calandosi però nel ruolo di allenatore provetto, mantenendo l’Aniene ai vertici nazionali. La sua figura è una delle più importanti del panorama remiero nazionale, un uomo cui il canottaggio italiano deve molto sotto tutti i punti di vista. Celebre il suo motto principale di insegnamento: “remare è come infilarsi uno stivale”.