GENGHINI Aurelio
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San Giovanni in Marignano (RN) 01.10.1907 / Roma 11.09.2001
1936. Atletica Leggera. Ritirato Maratona
Nato in una famiglia di contadini, col padre che emigra in America a caccia di fortuna. Rientra dopo pochi anni e l’intera famiglia si trasferisce a Roma dove presto Genghini trova lavoro come cameriere in ristoranti anche di buon livello, nel centro storico della Capitale. Proprio il suo mestiere è alla base della sua attività podistica. Il Dopolavoro “Alberghi&Mense” organizza difatti gare per camerieri tra cui, addirittura, una prova di corsa con vassoio e bottiglie in mano. A metà anni Venti Genghini si fa luce in queste gare, sembra portato per il podismo anche se le vittorie stentano ad arrivare. Oltre tutto il primo successo giunge lontano da Roma, a Fano, il 25 luglio 1926 in un 3mila. Quello stesso anno è ottimo secondo nella “Coppa Serventi” e nel “Campionato Alberghi&Mense” col cui vincitore, Bertoni, apre un’aspra polemica, risolta in un “duello testa a testa” il 3 novembre, vinto da Genghini. Nel 1927 gareggia con continuità, ma senza primeggiare molto, pur trovando nell’olimpionico Natale, compagno di squadra nel “Marletti”, un mentore di tutto rispetto. Riesce comunque a vincere il “Campionato Alberghi&Mense”, disputato a Roma su 5km il 16 ottobre. Numerosi i suoi piazzamenti: secondo nella “Coppa Serventi” e nella “Popolarissima del Km”, terzo nella “Targa De Vincenti”, ottavo nella “Coppa San Nicola”. Nel 1928 passa all’Audace e rivince il “Campionato Alberghi&Mense” (il 4 ottobre), ma rimane ancora un eterno piazzato, un “podista della domenica”, uno dei tanti dopolavoristi: terzo nel “Circuito del Tevere” e quinto nel “Giro del Golfo di Gaeta” i suoi piazzamenti migliori. La situazione non cambia molto nel 1929 e 1930 quando il militare lo costringe ad un’attività saltuaria. Nel 1929 è tesserato per l’AS Roma e coglie un buon secondo posto, alle spalle di Natale, nel campionato laziale dei 5mila mentre sui 10mila chiude terzo. Si rivede il 10 novembre quando a Roma, con D’Ambrosio, chiude al secondo posto la “Coppa Bertini”, gara a coppie vinta da Ricci-Ferruzzi.
Nel 1930 la prima svolta vera della sua vita: viene assunto all’ATAG, l’azienda tramviaria della capitale per il cui Gruppo Sportivo gareggia. Diventa bigliettaio, un lavoro sicuro e meno stancante dove tra l’altro si reca spesso...di corsa, per allenarsi. I risultati però continuano a non essere esaltanti: il 21 aprile finisce 8° il “Giro di Roma” sui 20 km (vince Rossini su Natale) e l’11 ottobre è settimo nella “Gara della Vittoria”, ancora nella capitale. Nel 1931 non sembra migliorare: 12° nel “Giro di Roma” il 4 giugno quando si impone Fanelli, 6° nella “Targa Trasimeno” il 30 agosto quando primeggia Zuccaro. Tutto cambia, inaspettatamente, nel 1932 quando si svolgono le preolimpiche. A Sanremo il 10 aprile, su 18 km, Genghini finisce decimo (vince il francese Morier). Si riscatta presto, dopo appena 14 giorni, sulle sue strade: nel “Giro di Roma”, su 27km, chiude secondo, alle spalle di Roccati, dimostrando di non temere la distanza. L’8 maggio Genghini è protagonista al tricolore di maratonina, assegnato sui 24km del “Giro di Milano”: finisce settimo anche se la strada per la maglia azzurra si ingarbuglia (vince l’outsider Paduano). Non va molto meglio il 26 maggio nella preolimpica di Bologna, su 35,3 km: chiude sesto e deve confrontarsi con troppi avversari per sperare in un posto ai Giochi. Tuttavia ci prova e non va lontano dal coronare il sogno. Nella decisiva preolimpica di Venezia, disputata il 26 giugno su 40 km, Genghini è ottimo terzo, sopravanzato da Fanelli e Roccati. Peccato che i posti disponibili per i maratoneti siano solo due: Genghini non va in America, ma rimane la sua bella prestazione, giustamente osannata anche dalla stampa. Commenti altrettanto lusinghieri riceve il 16 ottobre quando, grazie ad una bella rimonta nella seconda metà di gara, termina ottimo secondo la maratona di Torino vinta da Fanelli. Molti lo indicano come “il maratoneta del futuro”: a 25 anni è nel pieno della maturità agonistica e certamente non ha espresso ancora il meglio. In inverno, trovati i giusti ritmi tra lavoro ed allenamento, nonostante qualche pausa per dedicarsi alla sua passione del tiro a segno (con risultati discreti), Genghini si prepara bene e ad inizio stagione tenta subito un record. Il 17 aprile, col parziale aiuto di Natale, percorre i 25 km in 1h30’49”6/10, fallendo il primato per poco più di un minuto[1]. Il 21 maggio chiude al settimo posto la maratonina di Vigevano vinta da Fanelli. Il 9 luglio finisce secondo nel campionato laziale dei 10mila, superato da Gianfelici. Il 13 agosto chiude al terzo posto la “Coppa Paskowsky” a Roma, dietro Fanelli e Paduano. Il 24 settembre è invece quinto nel “Giro di Milano” vinto dallo stesso Fanelli. Il 15 ottobre a Torino vive la sua prima grande giornata tra i “grandi”: col tempo di 2h38’39” vince, un po’ a sorpresa, la maratona tricolore, con un gran finale che gli permette di superare ai meno5, in Piazza Statuto, i battistrada Enokson e Rossini.
È la consacrazione a maratoneta, non più del futuro ma del presente, peraltro realizzata con una crescita tecnica costante, con un’applicazione quotidiana, attraverso grinta ed abnegazione: è solito difatti allenarsi anche 25/30 km al giorno lungo la Via Appia. Tuttavia Genghini sembra sedersi sugli allori. Si rivede difatti in gara solo il 21 giugno 1934 a Cagliari, nel Criterium Nazionale di 20 km: chiude terzo, superato da Balbusso e Piras. Il 29 luglio termina al quarto posto la maratona tricolore, disputata a Milano e vinta da Fanelli. Poi tocca alla prima storica edizione degli Europei: il 9 settembre nella maratona Genghini chiude splendido terzo, con una bella gara in rimonta, alle spalle del finnico Toivonen e lo svedese Enokson. Ormai va annoverato tra i nostri migliori maratoneti. Tuttavia nel 1935 delude. Si rivede solo il 27 luglio nella maratona tricolore di Firenze, ma soffre il gran caldo e si ritira. Ci riprova due mesi dopo, il 29 settembre a Parigi, ma non va benissimo: termina 15°, lontano un quarto d’ora dal vincitore, il francese Begeot. Nel 1936 ovviamente punta ai Giochi. Non inizia bene: nel primo test preolimpico, 15 km sulla pista di Malnate il 29 marzo, finisce solo settimo (vince De Florentis). Non va meglio il 13 aprile sui 20km del “Giro di Sanremo”: ottavo, rivince De Florentis. Qualcosa cambia nella preolimpica di Parma, disputata su 30km il 16 maggio: chiude quinto, lontano comunque dal vincitore Bulzone. Tutto rimane in bilico. Migliora l’11 giugno nel tricolore di maratona, disputato a Rovigo e valevole come selezione per i Giochi: chiude difatti terzo, sopravanzato da Bulzone ed il sorprendente goriziano Furlan che a questo punto diventa il suo competitor più temibile per Berlino. Genghini viene convocato per il ritiro collegiale preolimpico, con sede a Bivigliano, presso la “Pensione Montesenario” sulle colline fiorentine. Molto, se non tutto, si decide il 4 luglio quando si disputa una 25km a Firenze: sparito l’outsider Furlan, Genghini vince la gara davanti a Bulzone e compie il passo decisivo in direzione Berlino.
Sale difatti sul treno che il 19 luglio porta tutti in Germania. La maratona si svolge il 9 agosto con partenza ed arrivo all’Olympiastadion ed il percorso si snoda parzialmente in un’area boscosa e per un buon tratto lungo un’autostrada. Clima ottimale, secco e non troppo caldo (22°C). Al via 56 atleti di 27 nazioni. L’oro di Los Angeles, l’argentino Zabala, mette subito le cose in chiaro e detta il ritmo, rimanendo al comando. Alle sue spalle, non lontani, il coreano Son Gi-Jeong (che corre però per il Giappone[2]) ed il britannico Harper. Al km 28, forse stanco o per un malore, Zabala inciampa e cade. Si rialza, ma perde smalto ed in breve viene superato dai due inseguitori. Al km 33 il coreano allunga e va a vincere nettamente, in 2h29’19”, con due minuti di margine su Harper mentre il bronzo va ad un altro coreano, Nam Sung-Yong. Genghini ha abbandonato da tempo, per una prestazione assolutamente incolore. Peccato perchè aveva certamente le potenzialità per ottenere di meglio. Difatti nel 1937 rimane ad alti livelli: vince il tricolore di maratona a Ferrara ed il campionato laziale di cross mentre finisce secondo il Campionato Italiano di maratonina a Firenze (alle spalle di Balbusso) e terzo la maratona di Parigi. Poi però pensa alla famiglia: diplomatosi ragioniere grazie a studi serali, entra allo SMOM, emanazione diretta del Vaticano. Questo impiego gli consente di superare indenne i tremendi anni di guerra. Nel 1945 rientra alle gare, chiudendo terzo i tricolori di maratona. Insiste per un lustro, ma senza squilli ulteriori. Sulla lapide della sua tomba ha voluto scrivere “maratoneta azzurro d’Italia”.
[1] Il record appartiene ancora a Speroni che lo ha realizzato nel 1914 con 1h29’36”2/10
[2] Il Giappone difatti ha invaso da tempo la Corea sulla quale esercita un ferreo dominio