Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/gay_piccola.jpg

GAY Federico

Torino 16.07.1896 / Torino 15.04.1989

1920. Ciclismo. 5° Prova a Squadre, 16° Prova Individuale su Strada (crono)

Detto “Ricu”, dall’abbreviazione del suo nome in dialetto torinese, già a 15 anni si mette in sella, sulla scia di quel ciclismo “eroico” che ha visto nel “diavolo rosso” Gerbi, tra l’altro piemontese, il suo principale esponente. In quel periodo il ciclismo è indubbiamente lo sport più popolare della penisola e tutti i ragazzi sognano di correre un giorno il “Giro d’Italia”: Gay è tra questi. Intanto nel 1914, a 18 anni e tesserato per la “Giovane Torino”, giunge 23° nel “Piccolo Lombardia”, riservato ai dilettanti. Risultato mediocre che non fa certo prevedere grandi cose anche se la giovane età è una scusante non da poco. L’anno seguente va meglio: nella categoria Indipendenti, che raccoglie non affiliati all’UVI, Gay vince il Campionato Piemontese e giunge terzo nel “Giro del Piemonte” e nella “Torino-Saluzzo-Torino” vinta da Bosco su Abellonio. Nomi che non avranno molta fortuna nelle categorie maggiori. L’ingresso del nostro paese nella Prima Guerra Mondiale, nel maggio 1915, rallenta l’attività e costringe molti atleti a presentarsi sotto le armi. Gay si arruola in Aviazione, prendendo il brevetto di pilota, combattendo nei cieli e diventando poi anche istruttore. Nel 1918 passa nel 5° Reggimento Genio e ha maggior agio di gareggiare nelle corse che in pratica si tengono ogni week-end: il ciclismo difatti è tra gli sport più praticati negli anni di guerra. Gay, che si avvia ai 22 anni, non è più l’imberbe adolescente dei primi tempi, ma sogna ancora il “Giro d’Italia”. Nel “GP Pasqua” a Torino del 1 aprile è costretto al ritiro dalla rottura della catena. Il 14 aprile, forse temerariamente, è al via della “Milano-Sanremo”, ma si trova presto in difficoltà per il forte maltempo ed abbandona. Il 28 aprile è di nuovo sfortunato nel “GP Monti e Valli Torinesi”: è al comando con Costa, ma un salto di catena lo costringe a fermarsi, lasciando via libera all’avversario. Conserva comunque il secondo posto. Gli obblighi militari lo tengono lontano un mese dalle corse. Si ripresenta il 17 giugno nella cronometro a squadre “Torino-Arquata” di ben 124 km: con la sua compagine del 5° Regg. Genio, assieme a Malighetti-Piazza-Ferraboschi, chiude al terzo posto. Vince la fortissima “Bianchi” che può contare su due fenomeni come Girardengo e Belloni[1], davanti all’US Barriera di Nizza. Gay comunque mette in mostra buone doti di cronoman: il 14 luglio, con Accomolli, è secondo nella cronocoppie di 85 km sul percorso Torino-Chieri-Torino, vinta dai professionisti torinesi Gremo-Torricelli con 3’05” di margine. Si tratta di una bella performance: Gay ed Accomolli risultano i migliori dilettanti del lotto. Gay è in forma: il 4 agosto vince la “Torino-St. Vincent” in volata sui compagni di fuga Poid, Costa e Rolfo. Sembra dunque possedere le caratteristiche del passista-veloce: il 15 settembre è battuto allo sprint solo da Lorenzini nella “Coppa S. Giorgio” a Sestri Ponente.

Richiamato al reparto nelle fasi cruciali dell’avanzata finale, Gay diserta il finale di stagione: la guerra, finalmente, termina e di corse se ne riparla nella primavera del 1919. Gay esordisce il 29 marzo nella “Sampierdarena-Finalmarina-Sampierdarena” dove però fora tre volte, perde il treno dei migliori e chiude settimo (vince Bestetti). Il 18 maggio è in prima fila nel “Giro della Provincia di Torino”, va in fuga ma poi si aggrappa ad una moto e viene squalificato, subendo critiche feroci per un gesto antisportivo e forse inutile visto che era già in testa. Sette giorni dopo, sfiora la vittoria nella “Milano-Brescia”: battuto in volata da Bianchi. Poi è secondo nella “Monti e Valli Torinesi”, sopravanzato dall’emergente Brunero. Centra finalmente il bersaglio il 1 giugno, superando allo sprint 18 avversari nel “GP Statuto” a Torino. È ormai tra i migliori dilettanti italiani e lo conferma nella seconda parte della stagione. Chiusa al 4° posto la prestigiosa “Coppa del Re”, vinta in solitario dal sempre più convincente Brunero, il 6 luglio Gay si impone nel “Giro del Polesine” e stavolta tocca a lui giungere senza compagnia al traguardo. Tre settimane dopo, è invece Abellonio a staccarlo nel finale e relegarlo in seconda posizione nella “Coppa Mariotti” a Moncalieri. Il 10 agosto Gay torna alla vittoria, nella “Firenze-Livorno”, davanti a tutti i migliori dilettanti toscani e si ripete sette giorni dopo nel “GP Siena”. Il 24 agosto è battuto allo sprint da Bianchi nel “GP del Re” a Torino, ma già sette giorni dopo, di nuovo in Toscana, è primo nel “GP Gerbi” a Sesto Fiorentino ed il 7 settembre nella “Torino-St.Vincent” scatena la fuga vincente con Gilardi, per poi superarlo allo sprint. Il 20 settembre è primo anche nella “Torino-Canelli”, di nuovo davanti a Gilardi. Quindi è l’Appennino a vederlo tra i migliori: nella “Salsomaggiore-Spezia” del 28 settembre resiste al ritmo di Marchi sulla Cisa, perde qualche secondo ma rientra con altri in discesa, per poi scattare deciso in Lunigiana e cogliere un altro bel trionfo in solitudine. Pare un corridore completo, capace di vincere allo sprint come al termine di fughe imperiose. Difatti con un’altra fuga si impone anche nella “Coppa Riviera Ligure”, Savona-Genova-Savona, del 5 ottobre. La settimana seguente fa suo anche il “Trofeo Morgagni-Ridolfi” a Forlì[2]. Si ripete nella “Coppa Esercenti” a Torino, giungendo con 9’ di vantaggio sul secondo (Gilardi). E non è ancora finita perchè il 26 ottobre Gay si impone nella prestigiosa “Coppa Zanardelli” a Brescia, di nuovo in solitario, per una superiorità indiscutibile. Qualcuno lo definisce “il Girardengo dei dilettanti”.

Tiene fede a questa fama e conquista anche la “Coppa 30 ottobre” a Trieste, per poi giungere secondo nel “Criterium Invernale” del 2 novembre, sul percorso Trieste-Gorizia-Trieste, superato solo da Gilardi che approfitta nel finale di una sua foratura. La stagione di Gay è comunque spettacolare: 14 vittorie e sei volte secondo, per il miglior palmares tra i dilettanti italiani. Avrebbe i numeri e le qualità per passare già professionista, ma è solleticato dal sogno olimpico e rimane ancora tra i “puri”. Inizia il 1920 alla grande: l’11 aprile vince la “Cornigliano-Finalmarina-Cornigliano”, sotto la pioggia e nel fango, superando allo sprint il compagno di fuga Vineis. 14 giorni dopo invece Gay è battuto allo sprint da Bestetti nella “Coppa Santagostino” a Milano ed il 9 maggio chiude quarto la “Milano-Torino”, ma primo della sua categoria[3]. Bestetti diventa un po’ la sua “bestia nera”: lo brucia difatti nella “Milano-Garda” del 23 maggio e vince pure la “Targa Ripamonti” sette giorni dopo dove Gay chiude solo quarto. Il 3 giugno però nessuno può resistere all’incedere in salita di Gay che stacca tutti sul Penice e vince con dieci minuti di margine la “Milano-Cremona”. In grandissima forma, tre giorni dopo Gay è primo pure nel “GP Statuto” a Torino. Si ripete il 13 giugno nella “Coppa La Piemonte”, ancora nella città sabauda, giungendo al traguardo da solo con 8’ di vantaggio. Nessuno può togliergli la convocazione per i Giochi. Oltre tutto vince pure la più prestigiosa corsa dei dilettanti, la “Coppa del Re” che si disputa, tra Milano e Monza, il 20 giugno: è il più vivace in gara, scattando a più riprese e meritandosi l’appellativo di “scapigliato” per il suo impeto a volte fuori luogo. Trascina in testa altri otto uomini che poi supera allo sprint, con una rimonta fenomenale negli ultimi cento metri. Gay è probabilmente il più forte dilettante italiano, ma un’indisposizione della vigilia (diplomatica?) non gli consente di essere al via della prova tricolore di Piacenza, vinta da Bestetti, l’unico che può insidiare la sua supremazia nazionale. I due sembrano carte sicure da giocare ad Anversa, ma prima devono qualificarsi nell’apposita prova di selezione prevista a Novi Ligure il 15 luglio. Intanto l’11 luglio Gay si impone nella “Coppa Principe di Piemonte” a Torino, in solitario. Quattro giorni dopo, sbaraglia il campo nella preolimpica piemontese, disputata sul tracciato Novi-Serravalle-Tortona-Novi, quattro giri per un totale di ben 180 km, a cronometro. Gay stravince con 7’ di margine sul sorprendente Berti e 16’ su Bestetti. Ovviamente Gay è il primo nome inserito nella lista per Anversa dall’apposita Commissione Tecnica, guidata da Geo Davidson, Presidente dell’UVI. Ma anche Gay non è imbattibile: il 18 luglio chiude difatti secondo il “Trofeo Morgagni-Ridolfi”, alle spalle del solitario Scaioni.

Tuttavia, i critici sono concordi, Gay rappresenta la nostra punta di diamante per Anversa. Quindi gli azzurri designati si ritrovano a Torino, per un breve collegiale, sotto la guida del CT Pavesi. Il ritiro, con base al neonato Motovelodromo, serve soprattutto per definire i ruoli di ciascun corridore: Gay ovviamente è titolare nella prova su strada. In treno, via Modane e Parigi, la comitiva raggiunge Anversa ma qui per Gay iniziano i problemi. Un telegramma del Ministero della Guerra lo vorrebbe richiamare in patria, ma l’UVI parlamenta e la questione decade presto anche se innervosisce e deconcentra Gay, alle prese pure con una forte nevralgia provocata da un dente che deve essere estratto, con conseguente febbriciattola post-intervento. Gay perciò non può affrontare al meglio la competizione su strada. La prova è una ma le classifiche sono due, individuale ed a squadre, ottenuta dalla somma dei tempi dei corridori di ogni nazione giunti al traguardo. La gara si svolge il 13 agosto, a cronometro lungo ben 175 km: si parte da Merksem e si arriva ad Anversa, nei pressi del velodromo, passando per Tornhout, Molt, Heist-op-den-Berg e Lierre. 46 i partenti di 12 nazioni. Percorso sostanzialmente pianeggiante, per cronomen possenti. Oltre tutto si gareggia a pignone fisso ed è favorito chi ha studiato bene ogni dettaglio. Non certo i nostri che montano pignoni inadatti mentre, al contrario, gli avversari utilizzano addirittura bici da pista e rapporti quasi da stayers. Basti dire che gli azzurri sviluppano 5,80 m col loro rapporto contro i 7 metri sviluppati dagli altri. Un abisso che si riverbera nelle prestazioni. Il tracciato è attraversato più volte dai binari del treno, con relativi passaggi a livello: le pause inevitabili, prodotte dalla chiusura delle sbarre, saranno opportunamente conteggiate dai giudici e tolte dal computo generale del tempo impiegato; come vedremo, risulteranno decisive. Non per i nostri che si trovano a mal partito e giungono lontani dai primi: Gay, è un corridore completo, capace di destreggiarsi in ogni frangente, ma non è un passista eccezionale e per di più è debilitato dai problemi della vigilia. Comunque lotta con vigore e, almeno, risulta il migliore dei nostri, pur terminando soltanto 16° a 17’20” dal vincitore, lo svedese Stenqvist che impiega 4h40’01”. In realtà il tempo migliore è realizzato dal sudafricano Kaltenbrunn che festeggia la vittoria col suo entourage prima che però la giuria tolga, come da regolamento, i 4’01” in cui lo svedese è stato costretto a fermarsi per il passaggio di un treno. Dunque oro a Stenqvist, argento allo scornato sudafricano (alla fine con un ritardo di 1’25”) e bronzo per il francese Canteloube, a 2’53” dal primo. Nessuno dei medagliati avrà una carriera significativa a livello professionistico. La prova a squadre va invece alla Francia su Svezia e Belgio, con l’Italia solo quinta, dietro anche alla Danimarca, e con un distacco dal bronzo di quasi un’ora, un’enormità per il nostro ciclismo che esce da questa edizione con le ossa rotte, almeno su strada visto che il quartetto degli inseguitori conquista l’oro.

Dopo i Giochi, il 22 agosto Gay vince alla grande il “Circuito del Sestriere” ed il 10 ottobre il “Campionato Piemontese”, quindi “Milano-Sestri” e “GP Olimpia” a Trieste: conferma dunque come la parentesi di Anversa sia stata un episodio sfortunato. Alla fine di ottobre, ingaggiato dallo squadrone della “Bianchi”, passa professionista e dimostra presto di non temere il confronto coi grandi: 4° nella “Milano-Modena “(1° Girardengo) e 7° nel “Giro di Lombardia” (vince l’asso francese Pelissier[4]) i suoi primi risultati nella categoria maggiore. Gay poi disputa una dozzina di stagioni ad alti livelli, in squadre di primo piano come “Bianchi”, “Atala” ed “Alcyon”, dimostrandosi buon passista veloce ed ottenendo una quindicina di vittorie tra cui la “Milano-Torino” 1921[5] e 1924[6], la tappa Strasburgo-Metz al “Tour de France” 1922 (in volata su 13 uomini) e 4 frazioni al “Giro d’Italia” del 1924 dove perde la più grande occasione della sua carriera[7], finendo secondo alle spalle del semi-sconosciuto Enrici[8]. Al suo attivo anche il tricolore dei “professionisti juniores[9]” nel 1921, la prestigiosa “Zurigo-Berlino” a tappe ed il Campionato Italiano di mezzofondo su pista, specialità in cui si cimenta a fine carriera, con buoni risultati. In definitiva una tra le migliori carriere degli anni ’20 anche se spesso il suo nome non è tra i più ricordati, fagocitato da campionissimi quali Girardengo, Belloni e Brunero coi quali comunque s’è sempre confrontato con onore.


[1] Assieme a loro altri due corridori di primo piano come Bordin e Lucotti. La corsa è promiscua ovvero vi partecipano professionisti e dilettanti

[2] La corsa è dedicata alla memoria di Tullo Morgagni e Luigi Ridolfi, entrambi forlivesi e deceduto in uno dei primi incidenti dell’aviazione civile italiana, accaduto il 2 agosto 1919 presso Verona, durante un volo di prova sulla tratta Venezia-Milano. Morgagni, nato il 25 settembre 1881, era un valente giornalista della “Gazzetta”, grande esperto di sport ed organizzatore. Ridolfi pilotava l’aereo precipitato. Le cause del disastro non vennero mai chiarite

[3] La corsa difatti è ad handicap, con i corridori della II Categoria partiti 15’ minuti prima degli appartenenti alla I Categoria tra i quali appunto Gay. Alcuni del primo gruppo riescono a non farsi raggiungere e monopolizzano il podio (1° Tonelli, 2° Vianoli, 3° Montobbio)

[4] Henri Pelissier, nato a Parigi il 22.01.1889. Fuoriclasse bizzoso e completo, ha un palmares ricco e variegato. Al suo attivo 3 Lombardia (1911-1913-1920), due Parigi-Roubaix (1919 e 1921), Milano-Sanremo 1912, Bordeaux-Parigi 1919, Parigi-Bruxelles 1920, Parigi-Tours 1922 e finalmente, dopo averlo inseguito a lungo, il Tour de France 1924. Ucciso nel 1935 dalla compagna Camille al termine di un furibondo litigio

[5] Grande sorpresa: l’esordiente Gay batte allo sprint, al Motovelodromo di Torino, nell’ordine campioni del calibro di Brunero, Aimo e Girardengo

[6] La vittoria tecnicamente più esaltante della sua carriera, ottenuta al termine di una fuga di ben 130 km iniziata sulla salita di Pettinengo e terminata con 12’ di vantaggio

[7] Gay guadagna la prima posizione in classifica (non esiste ancora la maglia rosa che sarà istituita nel 1931) con una grande fuga solitaria nella tappa di Roma, ma va in crisi sull’Appennino, nella tappa di Perugia perde 40’ e non riesce più a recuperare il divario

[8] Giuseppe Enrici, nato a Pittsburgh (USA) il 02.01.1896. Rientrato da giovane in Italia con la famiglia, si dedica poi alla bicicletta. Passa professionista nel 1922 con la forte “Legnano” e sorprende tutti col 3° posto al Giro d’Italia dietro due assi come Brunero ed Aimo. Nel 1923 vince alcune corse di secondo piano tra cui il Giro del Sestriere e nel 1924 “esplode” al Giro d’Italia, peraltro quell’anno disertato dai grandi campioni per una polemica sui premi. Salutato come l’asso della nuova generazione, gareggia ancora per cinque stagioni senza più ottenere successi di rilievo

[9] Si tratta di una categoria, appositamente istituita in quegli anni, appena sotto i professionisti veri e propri, una sorta di “cuscinetto” tra i grandi campioni ed i dilettanti


Vai alla gallery