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GAVOGLIO Achille

1924. Pallanuoto. Eliminato Primo Turno (10° p.m.)

Nato a Genova nel 1892, buon nuotatore, si dedica poi alla pallanuoto. La Prima Guerra Mondiale ed i suoi risvolti lo portano nel capoluogo meneghino. Nel 1919 è alla “RN Milano” con la quale disputa il Campionato Italiano a Como, alla metà di agosto. I milanesi impattano 1-1 la prima partita col Genoa, poi battono 6-1 lo “SC Italia”. Ma quest’ultima squadra si ritira e si rende dunque necessaria un’altra partita della RN col Genoa, in pratica la finale, per assegnare il tricolore. I liguri hanno preso bene le misure ed il 17 agosto, al termine di un match molto spigoloso e col lago agitato da un forte vento, vincono 4-0. Rientrato a Genova, nel 1920 Gavoglio si tessera con l’Andrea Doria, occupando il consueto ruolo di difensore nella squadra di pallanuoto. Il 10 e 11 luglio partecipa alle selezioni olimpiche che si tengono in una località alquanto anomala, Millesimo, in Val Bormida, sulle alture di Savona. Qui difatti esiste una delle rare piscine olimpioniche italiane (dimensioni 50x20 m), realizzata dai munifici e visionari proprietari della SIPE che nei pressi ha un’importante fabbrica. La vasca è situata in un complesso sportivo all’avanguardia che rappresenta una specie di “cattedrale nel deserto” e vi confluiscono tutti i più forti nuotatori e pallanotisti italiani, in cerca del pass per Anversa. La Doria vince 3-2 con la Sampierdarenese e Gavoglio segna un gol, ma poi i doriani subiscono una batosta dal Genoa, perdendo 5-0, e sono eliminati. Gavoglio non ha impressionato i tecnici e non viene preso in considerazione per i Giochi. I doriani non hanno fortuna nemmeno nel girone eliminatorio ligure di Campionato dove sono presto eliminati. Nel 1921 Gavoglio e la Doria ci riprovano. Tornano a Millesimo, per un torneo nazionale, ma non hanno di nuovo fortuna: perdono 3-1 con la RN Partenope e 2-0 con lo Sturla. Però hanno acquisito esperienza e compiono un grande salto di qualità. A metà agosto vincono il torneo di Passignano, disputato in concomitanza coi tricolori di nuoto, battendo in finale la stessa RN Partenope. Poi tocca al Campionato che inizia con le selezioni liguri: nella finale, disputata a Genova nel bacino di carenaggio delle Grazie, la Doria sconfigge 2-0 lo Sturla e Gavoglio segna il primo gol, aprendo la strada al successo dei suoi. L’11 settembre la Doria, con Gavoglio, vince il Campionato Alta Italia a Lecco, battendo la RN Milano 6-0 e lo Sturla 1-0, garantendosi il diritto di disputare la finalissima per il titolo nazionale. Questa partita si svolge il 25 settembre in mare a Livorno, zona San Jacopo, allo stabilimento balneare Acquaviva. La Doria batte la RN Partenope 3-1, con una bella doppietta di Gavoglio, e si fregia del suo primo titolo italiano.

In inverno Gavoglio si diletta col calcio, ovviamente nelle file doriane[1]. Il suo sport principale comunque è la pallanuoto. Il 10 agosto fa parte di una selezione ligure che a Sampierdarena affronta l’Otter SC, una squadra inglese in tournée in Italia: i nostri vincono 2-1. Il 27 e 28 agosto Gavoglio vince con la Doria il torneo di Milano, disputato nella vasca di Via Argellati, durante una grande riunione definita “pre-olimpionica”: la Doria batte 1-0 il Genoa e 2-0 la RN Milano, con un gol di Gavoglio. Il 1 ottobre la Doria rivince il tricolore, battendo in finale 2-0 la RN Partenope nel bacino di carenaggio del porto di Genova e Gavoglio, oltre ad essere uno dei migliori, segna il secondo gol[2], per l’apoteosi generale di un pubblico entusiasta quanto, spesso, indisciplinato. Il 1923 per i doriani non è una grande annata. Battuti dallo “Sturla”, Gavoglio e compagni non accedono alle finali di Roma anche se si tolgono la soddisfazione di vincere nettamente il torneo di Milano, di nuovo organizzato nella piscina di Via Argellati: battuti nettamente Como (3-0) e RN Milano (4-0). Il 1924 è annata olimpica e la FIRN fa le cose per bene. Intanto riveste Ercole Boero, olimpionico del 1920, del ruolo di CT e già a metà marzo iniziano i ritiri collegiali che, ogni domenica, si protrarranno per oltre due mesi. Gavoglio, ancora e sempre nella Doria, è nella lista dei “probabili olimpici”, risultando sempre presente nella piscina riscaldata delle Terme di Milano, zona Foro Bonaparte, dove appunto si tengono questi ritiri. Poi inizia la stagione all’aperto. Tra la fine di maggio ed i primi di giugno Gavoglio disputa la “Coppa Esperia” che si tiene nel bacino di carenaggio del porto di Genova. La Doria vince 1-0 con gli storici rivali dello Sturla, ma perde 2-1 in semifinale con la RN Partenope di Napoli. Si riscatta il 29 giugno quando vince a Genova la “Coppa Fortoul”, superando 2-0 in finale lo Sturla. Poi si va a Parigi. Il torneo olimpico di pallanuoto si tiene nella Piscine des Tourelles, in Rue de Tourelles, nella parte orientale di Parigi, nei pressi della Porte des Lilas, praticamente dove oggi sorge lo “Stadio Nautico Georges Vallerey”. Partecipano 13 nazioni, col criterio dell’eliminazione diretto ed un complicato girone di consolazione che attribuisce le medaglie dei piazzati. L’Italia esordisce il 13 luglio ed è una debacle clamorosa, storica ed estremamente deludente: perdiamo difatti 7-0 con la Svezia e siamo subito eliminati. Non siamo ammessi neppure al girone per argento e bronzo: dunque disputiamo solo una partita. Visto l’esito, e la pessima figura, potevamo anche risparmiarci il viaggio. L’oro va alla Francia che in finale batte 3-0 il Belgio, che poi nel girone di consolazione conquista l’argento ai danni degli USA, bronzo.

La partecipazione a Parigi nel 1924 rimane per la pallanuoto italiana una brutta macchia, di cui peraltro (comprensibilmente) s’è sempre parlato poco. Anche se, ancora a Parigi, si nota un segnale di risveglio: il 15 luglio, nella stessa piscina olimpica, si svolge un incontro amichevole tra i nostri e la Svizzera, pure eliminata nelle prime fasi del torneo: l’Italia, con Gavoglio in acqua, vince 3-0. Dopo i Giochi, è tempo di Campionato. La Doria, anche per la rinuncia dello Sturla, vince l’eliminatoria ligure ed il 6-7 settembre disputa le finali del “Campionato Alta Italia” a Salò dove batte 3-1 la RN Milano e 3-0 la Triestina. I doriani guadagnano così nuovamente l’accesso alla finale per il titolo italiano. Questa partita si dovrebbe disputate a metà settembre a Firenze: ma in quei giorni l’Arno è in piena e ciò impedisce il regolare svolgimento della gara che, in un primo momento, viene rimandata sine die. Ma alla fine non sarà mai organizzata e dunque il titolo non assegnato. Nel 1925 Gavoglio rimane alla Doria che vince la “Coppa Esperia” il 7 giugno nella piscina milanese di Via Argellati. Batte 2-0 la Sampierdarenese e 4-0 la Triestina, pareggia 1-1 con la 138a Legione MVSN Napoli, residuo della Partenope. I doriani si ripetono l’8 luglio a Sanremo, contro una rappresentativa inglese: vincono 5-0. Quindi la Doria domina il girone eliminatorio ligure del Campionato ed in finale a Napoli affronta, di nuovo, i padroni di casa della 138a Legione. La partita si svolge il 7 settembre nel civettuolo porticciolo di Santa Lucia tra centinaia di spettatori scalmanati assiepati ai bordi del campo di gioco. Il match è spigoloso, difficile, caotico: l’arbitro Massola stenta a tenere a freno il gioco duro da ambo le parti. I tempi regolamentari finiscono 0-0. Si va ai supplementari e qui avviene il “fattaccio”: mentre il partenopeo Del Giudice accusa i crampi, Dellacasa segna per la Doria ed accade il finimondo. Il pubblico inferocito se la prende con l’arbitro, reo di non aver interrotto il gioco per soccorrere Del Giudice, e addirittura Massola viene preso di peso e gettato in acqua dove volano botte da orbi tra giocatori. Alla fine si riesce a riprendere il gioco, in un clima fortemente intimidatorio per arbitro e doriani che però non tremano e anzi, coi napoletani troppo nervosi, raddoppiano con Ambrosini. La partita termina 2-0 e la Doria conquista il Campionato, ma arbitro e liguri rimangono per diversi minuti assediati negli spogliatoi finchè non interviene la forza pubblica a sedare gli animi. Nel 1926 ecco un’altra grande stagione per la Doria che vince nettamente il girone ligure di Campionato ed affronta in finale, nella piscina di Via Argellati a Milano, la 138a Legione di Napoli. Partita combattuta, ben arbitrata dal grande Beretta, si risolve 1-0 a favore dei doriani con gol decisivo di Dellacasa.

Nel 1927 la storia si ripete e i doriani, ancora con Gavoglio che ormai ha 35 anni, rivincono il Campionato: in finale il 2 ottobre a Rapallo, in mare, battono 1-0 la 32a Legione di Sampierdarena. Nel 1928 niente di nuovo. Il Campionato si decide con un girone a quattro, il 19 e 20 settembre, nella piscina meneghina della “Canottieri”. I doriani vincono 1-0 con i napoletani della 138a Legione, 4-1 con la Triestina e pareggiano 0-0 con la “Mameli”, guadagnando così il primo posto nel girone. Il fenomenale Dellacasa segna tutte le reti doriane e Gavoglio conquista un altro alloro. Dopo un’annata-no, la Doria torna sugli scudi nel 1930 quando rivince il Campionato, con Gavoglio ancora protagonista. Il girone finale si svolge a Genova, a metà settembre e la Doria in semifinale supera 2-0 la Triestina mentre in finale domina la “Florentia” 5-0. I doriani si confermano nel 1931 quando comunque il Campionato ha un andamento alquanto complesso. Nel girone finale, a Roma, la Doria batte 5-1 il Camogli e 2-1 la “Mameli”: avrebbe vinto il torneo, ma in quest’ultima partita gli arbitri commettono un errore tecnico e l’incontro deve essere rigiocato. Il 6 settembre a Bologna la Doria supera di nuovo la “Mameli”, stavolta per 4-2 e si aggiudica definitivamente il Campionato. Gli anni però cominciano a pesare come il tipo di gioco adottato dalla Doria, rimasto ancorato ai vecchi princìpi dell’agonismo più sfrenato[3]. Nel 1932 avanzano forze nuove, più dinamiche e giovanili: la Doria chiude il Campionato al terzo posto, superata da RN Milano e Florentia. Il ciclo doriano è finito (l’anno seguente quarto posto) e Gavoglio non ottiene più risultati importanti. Rimane comunque uno dei più forti pallanotisti italiani degli anni Venti.


[1] Di ruolo attaccante, nella Prima Divisione giocherà complessivamente 7 partite e segnerà due gol, sino alla stagione 1925-26

[2] Il primo gol viene realizzato da Tito Ambrosini, altro futuro olimpionico

[3] Non a caso, la partita del girone finale di Campionato con la Triestina viene sospesa proprio a causa del gioco troppo violento adottato dalla Doria che ha partita persa 0-2