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GAUDINI Giulio

Roma 28.09.1904 / Roma 06.01.1948

1924. Scherma. 4° Fioretto a Squadre

1928. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA DI BRONZO Fioretto Individuale

1932. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola Individuale, MEDAGLIA DI BRONZO Fioretto Individuale

1936. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto Individuale, MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, 6° Sciabola Individuale

1936. Portabandiera

Figlio del vicedirettore dei Giardini di Villa Borghese, si appassiona per caso alla scherma, sotto l’impulso dei fratelli maggiori Luigi e Rodolfo che un giorno del 1920 lo trascinano nelle sale della società “Audace” di Via Frangipane, nei pressi del Colosseo. Giulio ha una grande particolarità: è altissimo al punto da arrivare fino a 2,07m in un’epoca in cui l’età media degli italiani oscilla intorno a 1,70m. Questa sua peculiarità non sfugge al maestro Salvatore Angelillo che lo convince a salire in pedana: Giulio non vi scenderà più. Tira soprattutto di fioretto e, come argutamente rilevato da Marco Impiglia, alla tecnica presto acquisita ed all’allungo formidabile derivatogli dal suo fisico imponente, Gaudini abbina la peculiarità di essere un “cesellatore” di traiettorie magistrali. Inizialmente si cimenta, come da prassi, nelle tre armi anche se probabilmente disperde troppe energie: alla fine dell’aprile 1923 nel campionato sociale di spada è battuto dal solo Paleologo mentre si piazza terzo nel fioretto vinto da Di Gennaro. Ha solo 18 anni, non si può pretendere molto, ma cresce alla svelta, e non solo in altezza. Tipo di poche parole, ama le sfide impossibili e nel 1924, nonostante l’inesperienza, cerca addirittura la qualificazione olimpica. Partecipa così alla prima eliminatoria laziale che si disputa il 20 gennaio a Roma, alla Scuola della Farnesina: giunge 4° nel fioretto (vinto da Manfredi) e nella sciabola (1° Di Gennaro) ed è ammesso alla prima selezione nazionale, organizzata nella stessa sede un mese dopo. Non è un fulmine di guerra, però viene inserito nella prima lista dei 30 “probabili azzurri”, ma solo per il fioretto che, a quel punto, diventa la sua lama per antonomasia. Qualche tecnico però storce il naso: troppo alto, sentenziano i soloni, va fuori equilibrio, inadatto. Non è così. Gaudini è intelligente, possiede grande intuito per le mosse dell’avversario, appare veloce di mano e gambe: supera anche la seconda selezione, a Bologna il 16 e 17 aprile, ed arriva alla prova decisiva, tenutasi il 28 maggio nelle sale della “Società del Giardino” a Milano. In pochi lo conoscono, ma fanno presto ad accorgersi di lui, e non solo per l’altezza.

Nel girone di fioretto, dominato dal grande Puliti, chiude buon sesto e la Commissione Tecnica, nella quale è presente anche Nedo Nadi, lo inserisce nella lista per Parigi, sia pure limitatamente per la prova a squadre, come indicato dal CT Flauto. Maglia azzurra più che meritata, sia chiaro ed anche se i fotografi faticheranno ad includerlo perfettamente nelle immagini della nostra compagine data la sua altezza (talora gli “tagliano” la testa), Gaudini può fornire un buon apporto in pedana, magari per far risparmiare energie ai più quotati. Le gare olimpiche di scherma si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Gaudini gareggia nel fioretto a squadre cui prendono parte 12 nazioni. Esentati dal primo turno, i nostri scendono in pedana il 28 giugno nei quarti di finale ed è spettacolo: nella loro poule battono 16-0 l’Ungheria, 12-4 la Svizzera e 13-3 l’Austria. Gaudini è in squadra contro la Svizzera, vincendo tre incontri (Empeyta 5-1, Antoniades 5-4, E. Fitting 5-1) e perdendo 5-1 con  F. Fitting. Poi rimane in panchina fino alla fine del torneo, disputando quindi solo un match. Il giorno seguente, in semifinale, gli azzurri se la devono vedere con Belgio e Danimarca, ma poichè i danesi sono sconfitti sia dai nostri che dal Belgio, l’incontro tra quest’ultimo ed i nostri non viene disputato in quanto entrano in finale le prime due compagini. Il 30 giugno è finale, in un girone a quattro, con Francia, Ungheria e lo stesso Belgio. La medaglia sembra praticamente scontata anche se la Francia fa paura. In effetti incontriamo subito proprio i transalpini e sono subito scintille. I nostri perdono diversi incontri e si va sull’1-3 quando tocca a Boni contro lo stesso Gaudin: i due arrivano sul 4-4 e succede il patatrac. Il giudice ungherese Kovacs attribuisce la stoccata decisiva a Gaudin. Boni non ci sta, inveisce e protesta, offende il giudice che chiede la traduzione delle sue parole a Italo Santelli, CT italiano degli ungheresi. Segue la protesta ufficiale del giudice che chiede scuse immediate. Nasce un parapiglia, l’intera squadra italiana brontola ed urla a squarciagola, Boni si rifiuta di porgere le scuse, ben spalleggiato da tutti i nostri, dirigenti compresi. Alla fine, dopo un breve conciliabolo, gli azzurri decidono di abbandonare clamorosamente e lasciano lo stadio, cantando “Giovinezza”, l’inno fascista per antonomasia. Non possono che essere classificati che quarti. L’oro va alla Francia, probabilmente superiore tecnicamente ai nostri, argento per il Belgio, bronzo all’Ungheria. Abbiamo buttato al vento una medaglia, per orgoglio e spirito patriottico. Inoltre, per protesta, nessuno dei nostri partecipa al torneo individuale di fioretto. La questione però ha pesanti strascichi. Santelli viene pesantemente accusato dalla stampa italiana ed il giornalista Cotronei è particolarmente attivo in questo senso al punto che tra i due si arriva alla sfida a duello. Italo, come consente il codice cavalleresco, si fa sostituire dal figlio Giorgio. Cotronei non può certo arretrare, ne va dell’onore non solo suo ma dell’Italia intera. La sede del duello è alquanto insolita: Abbazia, in Istria. La sfida dura ben poco, Giorgio è troppo più forte: Cotronei viene ferito al volto e tutto finisce lì. Rimane però una figura non proprio adamantina dei nostri: qualcuno ipotizza che abbiano preferito l’onore alla sconfitta sul campo. Gaudini ha disputato un solo incontro, ma ha comunque accumulato esperienza importante per l’avvenire.

Nel 1925, complice il servizio militare nei Granatieri, gareggia poco. Ha anche qualche problemino di salute, con forti disturbi intestinali che lo accompagneranno spesso in carriera, curati con infusi al tamarindo. Torna in pedana solo il 30 dicembre quando, nelle sale capitoline dell’Accademia Greco, col fioretto è battuto 10-5 da Pessina nel campionato laziale. Sembra aver perduto smalto. Difatti non brilla neppure ai tricolori di Ancona, disputati tra il 4 e l’8 gennaio 1926: chiude nono nel fioretto dove vince l’enfant prodige Guaragna. Il 9 gennaio, sempre ad Ancona, si tiene la “Coppa Pontenani” di sciabola: vince Sarrocchi e Gaudini termina sesto. Si riscatta il 1 giugno nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di fioretto, disputato a Cremona nel sontuoso Palazzo Ugolani Dati: imbattuto, riesce a superare perfino il grande Puliti. Gaudini è acclamatissimo da stampa e tecnici, apprezzato per la sua “guardia impenetrabile” e per il suo atteggiamento in pedana, sempre calmo e serafico, improntato ad una serenità definibile “olimpica” in tutti i sensi. La sua annata però va a corrente alternata. Il 27 giugno difatti delude nel Campionato Europeo di fioretto a Budapest dove si fa eliminare in semifinale. Non va meglio il 4 luglio a Venezia, nel torneo di spada vinto da Ragno: nono. Nella città lagunare ci riprova nei tricolori, disputati nel teatro “La Fenice”: 2° nel fioretto, battuto solo da Carniel, chiude terzo nella spada (superato da Ragno e Minoli) e 8° nella sciabola vinta da Sarrocchi. Risultati di spicco, ma è mancato il successo e forse non hanno tutti i torti coloro che lo criticano per disperdere troppe energie nelle tre armi. Nel 1927 è sempre tra i migliori. Tra il 10 e 13 gennaio è buon protagonista del “Trofeo Città di Napoli”, disputato nella Sala Maddaloni: chiude al terzo posto fioretto e sciabola. Il 13 marzo a Praga finisce terzo nel fioretto, sopravanzato da Pignotti e Guaragna. Il 24 marzo, al Teatro Lirico di Milano, in una grande esibizione, col fioretto è battuto 9-10 dallo stesso Guaragna, al termine di un assalto tiratissimo. Il 3 luglio a Cremona chiude al secondo posto il torneo di fioretto, sopravanzato solo da Puliti che pure è riuscito a battere 5-4, in un assalto che ha infiammato tutti. Gaudini però perde con altri due avversari e quindi è relegato alla comunque prestigiosa piazza d’onore. Due giorni dopo, nella stessa sede, si piazza sesto nel torneo di sciabola vinto da Bini. Ancora a Cremona il 6 luglio è nella squadra italiana che vince il torneo di fioretto, con squillanti vittorie ai danni di Germania (16-0), Austria (10-6) ed Ungheria (12-4). Con lui Carniel, Pessina e Pignotti. Si rivede il 27 luglio agli Europei di fioretto a Vichy: vince Puliti e Gaudini termina settimo. Il 26 novembre ad Offenbach, in Germania, chiude 6° nel fioretto vinto dal tedesco Casmir. Il giorno dopo, stesso risultato nella sciabola, vinta da Marzi. Il 1928 è annata olimpica e Gaudini, ovviamente, punta i Giochi. Il 26 febbraio partecipa alla preolimpica di fioretto a Firenze dove si affrontano due squadre “miste”: 3-3 il suo non eccezionale score. I tecnici comunque lo giudicano positivamente, dotato “di un pugno pronto e preciso, finissimo intuito e bella scelta di tempo”. Il 4 marzo è a Bruxelles dove i nostri affrontano i padroni di casa. Nel fioretto vinciamo 2-1, con Gaudini che supera Jaulet. La settimana seguente la tournée continua nei Paesi Bassi. A Rotterdam Gaudini, con la sciabola, batte Quartero 6-3. Pochi giorni dopo, a L’Aja gli sciabolatori, con Gaudini, superano 13-3 gli olandesi, battuti poi col fioretto, con Gaudini in bella evidenza, anche ad Amsterdam per 8-1. Gaudini ormai sembra un punto fermo della nostra Nazionale. Il 29 aprile a Napoli nei tricolori di sciabola chiude al quarto posto, vince l’outsider De Vecchi. Il 3 giugno a Bologna finisce secondo nel campionato italiano di fioretto, battuto solo da Guaragna: una maglia azzurra per i Giochi è sua. Anche perchè si conferma con la stessa arma nell’ultima e decisiva preolimpica, il 22 giugno a Cremona dove è superato di nuovo solo dallo stesso Guaragna. Nella sciabola, il giorno seguente, chiude al quinto posto, ma ai Giochi viene selezionato, probabilmente in maniera opportuna, solo per il fioretto.

Le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). Gaudini esordisce nel fioretto a squadre che inizia il 29 luglio, giornata campale visto che prevede ben tre turni. Al via 16 nazioni. Il primo ostacolo viene superato di slancio dai nostri che vincono 15-1 con l’Austria e 16-0 con la Gran Bretagna. Gaudini è spettacolare e vince 7 incontri su 7, spesso con risultati netti. Con gli austriaci è quasi una passeggiata: 5-0 a Schonbaumsfeld, 5-1 a Lion, 5-3 a Brunner. Situazione similare con i britannici: 5-0 a James, 5-1 a Pearce, 5-2 a Sheriff, 5-3 a Simey. Punto di forza della nostra Nazionale, titolare fisso, Gaudini si ripete anche nei quarti di finale dove rifiliamo un sonoro “cappotto” agli ungheresi (16-0) e domiamo bene l’ostica Danimarca (12-4). Con i magiari Gaudini dà spettacolo: tre 5-0 (Piller, Toth, Kalniczky) ed un 5-2 (Rady). Perde il suo primo incontro col danese Osiier (che viene sconfitto solo da Puliti!), ma domina gli altri tre: 5-2 a Berthelsen e Praem, 5-1 a Baerentzen. In semifinale dovremmo affrontare Francia e Stati Uniti, ma poichè gli americani sono sconfitti da azzurri e transalpini, per regolamento viene evitato il confronto diretto tra italiani e francesi. Gaudini supera agevolmente anche i 4 statunitensi: 5-0 a Lewis, 5-2 a Breckenridge e Peroy, 5-3 a Calnan. Il 30 luglio tocca alla finale e Gaudini è autore di un altro show. Con la Francia, la compagine più temibile, vince i 4 incontri, costringendo alla resa anche il grandissimo Gaudin (5-3), unico azzurro a superarlo. Impone la sua legge schermistica anche a Cattiau (5-1), Ducret (5-2) e Labatut (5-3). I nostri prevalgono 10-6 ed è la sfida decisiva per l’oro. L’Argentina difatti è superata 11-5 e qui Gaudini perde un altro incontro, con Anganuzzi per 5-2. Supera con qualche difficoltà i due Lucchetti (5-3 e 5-4), doma facilmente Larraz (5-2). Col Belgio infine non c’è storia, vinciamo 13-3 e Gaudini fa 4 su 4: 5-2 a Verbrugge e Crahay, 5-3 a Pecher, 5-4 a De Roocker. I nostri, con tre successi e zero sconfitte, guadagnano dunque la medaglia d’oro davanti a Francia ed Argentina: medaglia dovuta anche alla grandissima prova di Gaudini, sempre in palla, attento e preciso, unico azzurro titolare fisso, con uno score di 30-2 che testimonia meglio di ogni altra parola la sua classe ed il contributo sviluppato nella prova a squadre. Gaudini, in effetti, è in formissima ed affronta ben consapevole dei suoi mezzi il torneo individuale di fioretto che inizia il giorno seguente, il 31 luglio.

Partecipano 54 schermidori di 23 nazioni. Gaudini inizia tranquillo e chiude solo terzo il suo girone eliminatorio: visto che passano i primi tre, se la cava, ma è necessaria maggiore concentrazione. Il suo score di 3 vittorie e 2 sconfitte non appare proprio il miglior viatico: perde 5-4 col danese Osiier, che già lo aveva battuto nella prova a squadre, e col forte tedesco Casmir (5-3); vince 5-3 col norvegese Falkenberg, 5-1 col magiaro Kalniczky e 5-1 con lo spagnolo Garcia. Gaudini non è perfetto nemmeno il 1 agosto in semifinale dove però, di nuovo, si qualifica per il turno successivo con lo score di 5-2: perde 5-2 con Gaudin e 5-4 con la sua “bestia nera” Osiier, ma vince 5-0 col danese Gazzera e 5-1 gli altri incontri (il belga Bru, l’austriaco Ettinger, lo statunitense Calman e l’argentino Vinas). Il girone di finale, disputato poche ore dopo, è equilibrato e nessun atleta svetta, anzi finiscono in tre al primo posto, a pari merito, con uno score di 9-2: Gaudini è tra questi e va allo spareggio per le medaglie. Nel girone perde 5-4 con Gaudin e Gazzera, ma vince bene con l’ungherese Rozgolnyi (5-1), lo svedese Uggla (5-1), l’altro azzurro Pignotti (5-2), il francese Cattiau (5-2) e lo statunitense Lewis (5-2). Fatica molto a contenere Puliti (è l’incontro decisivo che gli vale il podio), il belga Bru ed il francese Ducret, tutti incontri che terminano 5-4, ma alla fine riesce a guadagnarsi una medaglia. Il colore viene stabilito, come già detto, dallo spareggio dove però Gaudini non brilla: perde di nuovo 5-4 con Gaudin e si arrende 5-3 al tedesco Casmir. Per lui è bronzo, col grandissimo francese a guadagnare l’oro. Per Gaudini comunque un torneo coi fiocchi che a 24 anni di età, abbinato all’oro della prova a squadre, lo conferma ai vertici del fioretto mondiale. Si rivede il 26 novembre in una grande serata di esibizione al Teatro Lirico di Milano: perde 8-10 con Pignotti un match di sciabola. Torna in pedana alla fine di gennaio 1929, in Costa Azzurra dove dapprima a Montecarlo vince la “Coppa Principe di Monaco” di sciabola, con Puliti e Marzi. I nostri dominano: 8-1 a Francia e Paesi Bassi, 7-2 alla Germania. Quindi Gaudini passa a Cannes dove, il giorno seguente, chiude al terzo posto il torneo di sciabola, superato dagli stessi Puliti e Marzi. L’11 marzo a Parigi, in un’esibizione, col fioretto perde 6-10 dal sempre forte Cattiau. A metà aprile è grande protagonista agli Europei di Napoli: vince il fioretto a squadre, termina terzo nel fioretto individuale (dietro Puliti e Cattiau) e 4° nella sciabola appannaggio del magiaro Glykais. Il 25 aprile nel casinò di Merano con la sciabola batte Uhlyarik per 10-7. Si rivede solo l’8 dicembre ad Offenbach dove chiude secondo il torneo di sciabola, superato solo da Marzi. Il 21 marzo 1930 è protagonista principe della “Coppa Harden” di sciabola a Montecarlo, assieme a Puliti, Marzi ed Anselmi. I nostri vincono 12-4 con la Francia e pareggiano 8-8 con l’Ungheria: essendo pari anche il numero di stoccate (60-60), si rende necessario uno spareggio. Va in pedana proprio Gaudini che, in un assalto incertissimo, supera 5-4 Petschauer e consegna il trionfo ai nostri. Azzurri grandissimi anche agli Europei di Liegi: il 25 maggio, con Gaudini in forma spettacolare, vincono l’oro nel fioretto a squadre, superando 10-6 la Francia, 12-4 l’Inghilterra e 11-5 il Belgio[1]. Il giorno seguente Gaudini si conferma nettamente il migliore, aggiudicandosi l’oro nella gara individuale di fioretto.

Quindi partecipa anche alla sciabola a squadre dove guadagna un bell’argento, coi nostri sconfitti 7-9 dagli ungheresi nel match decisivo, dopo aver agevolmente superato Polonia e Francia[2]. A novembre Gaudini, assieme ad altri azzurri, compie una fortunata tournée a Copenaghen e Stoccolma dove vince ripetutamente col fioretto. Gaudini si rivede in pedana ai primi di marzo 1931 quando una rappresentanza azzurra si reca a Budapest per un incontro di sciabola coi magiari: Gaudini batte Doros 9-7 e perde da Kabos 8-5. L’incontro termina in parità, 4-4. Il 20 marzo a Montecarlo è nella squadra azzurra che vince, dominando, il match di fioretto contro la Francia 27-9[3]. Il giorno seguente ci prova anche con la sciabola[4], ma i nostri dopo aver battuto la Francia 14-2, perdono 10-6 con la sempre fortissima Ungheria. Il 2 e 3 maggio a Trieste si presenta ai tricolori di sciabola: chiude secondo, battuto solo da Pignotti. Torna in Nazionale per gli Europei di Vienna dove il 27 e 28 maggio vince l’oro nel fioretto a squadre[5], peraltro con qualche polemica di troppo, accuse e scuse formali alla giuria. Nei giorni seguenti gareggia nel torneo individuale, ma nell’assalto contro l’inglese Lloyd si spezza la lama che lo trafigge ad un braccio: per fortuna niente di grave, ma non può proseguire. Si ripresenta il 3 giugno nella sciabola a squadre dove però i nostri perdono 5-9 con l’Ungheria, ottenendo comunque l’argento dopo aver superato Germania ed Austria[6]. Il giorno seguente nel torneo individuale Gaudini chiude al settimo posto (vince il magiaro Piller). Anche qui non mancano le polemiche, con contestazioni e clamorosi abbandoni di gara (Cornaggia e Riccardi). Le conseguenze del comportamento indisciplinato degli azzurri non si fanno attendere: Gaudini è squalificato dalla Federazione per tre mesi. Ne approfitta per riposarsi e ricaricare le pile. Rientra in pedana solo il 12 ottobre, per la “Coppa Manzillo” a Napoli, disputata tra una compagine di Roma ed una partenopea: Gaudini batte facilmente Piutti per 5-1. I capitolini vincono 7-2. Poi, anche se forse è fin troppo presto, si pensa ai Giochi. Non esistono vere e proprie selezioni, ma vari ritiri collegiali dove il CT Nedo Nadi osserva gli schermidori, misurandoli in prima persona con vari assalti e valutandoli anche attraverso innumerevoli scontri diretti. Anche Gaudini, per quanto grande campione, passa sotto le “forche caudine” di Nadi che cerca di perfezionarne ulteriormente stile e tecnica, inserendolo ovviamente nella lista azzurra, comunicata già ai primi di febbraio 1932. Si preferisce rifinire la preparazione in una serie infinita di collegiali piuttosto che confrontarsi con gli avversari a livello internazionale, anche per non scoprire troppo le carte. Nei vari ritiri, tenuti prevalentemente a Roma, Gaudini si mostra già al top della condizione, denotando sempre classe e determinazione.

Poi inizia la lunga trasferta americana. In realtà, dapprima, il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce il quale li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Gli schermidori provano anche qualche assalto, improvvisando una pedana negli angusti spazi dell’imbarcazione, ma certo non è semplice rimanere al top della condizione. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles dove iniziano gli allenamenti di rifinitura, con Gaudini che pare in ottime condizioni di forma. Le gare olimpiche di scherma si svolgono nei locali dell’Armeria di Stato del 160° Fanteria, all’Olympic Park di Los Angeles. Gaudini esordisce il 1 agosto nel fioretto a squadre cui prendono parte solo 6 nazioni, per una sorta di torneo di elite. Nel primo turno, che poi è una semifinale, l’Italia affronta il Messico, dominando facilmente la contesa 16-0. I nostri scendono in pedana con la formazione-tipo: Marzi, Gaudini, Guaragna e Pignotti. Gaudini batte 5-0 Candiani, 5-1 Izcoa e Prieto, 5-2 Sanchez. Poichè anche la Danimarca batte il Messico ed al turno successivo accedono due compagini, non viene effettuato l’incontro tra azzurri e scandinavi. Si va così, lo stesso giorno, in finale, con Francia, USA e la stessa Danimarca. Con i francesi è battaglia a viso aperto, incerta ed equilibrata. Finisce difatti 8-8 e decide il computo delle stoccate che, per un solo punto, ci è sfavorevole: 58 a 59. Come vedremo, proprio questa stoccata di differenza sarà determinante. Gaudini, non perfetto, chiude con uno score di 2-2: batte 5-1 Bougnol e 5-2 Gardere, ma perde 1-5 con Lemoine e 4-5 con Cattiau. Gli altri due matches filano via lisci. Battiamo gli USA 11-5, con Gaudini che ripete pari pari la performance con la Francia: vince 5-4 con Every e 5-2 con Righeimer, ma perde 2-5 con Calnau e 4-5 con Levis. Con la Danimarca invece non gareggia, ma vinciamo agevolmente 12-4. Per l’oro sembra tutto perduto dopo la sconfitta con la Francia che però, clamorosamente e troppo rilassata, perde con gli USA, al computo delle stoccate. Dunque Italia, Francia ed USA terminano a pari punti, con 2 vittorie ed 1 sconfitta a testa. Necessario lo spareggio, tutto torna in gioco. Con la Francia è un’altra battaglia, di nuovo 8-8 ed ancora le stoccate ci sono sfavorevoli, sia pure stavolta in modo più netto (58-66). Gaudini non si smentisce ed è un altro 2-2: un bel 5-0 a Bougnol fa coppia col 5-3 inferto a Lemoine, ma perde 1-5 con Cattiau e 3-5 con Gardere. Stavolta l’oro ci sfugge veramente. Inutile difatti battere nettamente gli USA 9-1, con Gaudini che coglie due vittorie per 5-3 contro Calnan ed Alessandroni. I francesi non si fanno più sorprendere e sconfiggono 11-5 gli USA. L’oro va oltralpe. A noi resta comunque un bell’argento, sfumato in definitiva per una stoccata nella “prima” finale. Non straordinario il comportamento di Gaudini che alla fine esce con uno score di 12-6. Gaudini cerca la rivincita nel fioretto individuale che inizia il giorno seguente, 2 agosto. Al torneo partecipano 26 schermidori di 12 nazioni.

Gaudini inizia alla grande, con un bel 7-0 nel primo turno. Supera 5-0 il belga De Bourguignon, infligge un bel 5-1 al danese Kofoed-Hansen ed al messicano Izcoa, supera 5-3 l’olandese De Jong e l’argentino Larraz, soffre col francese Gardere e lo statunitense Lorber, domati 5-4. Il 3 agosto in semifinale va peggio, ma il suo 5-2 gli permette comunque l’accesso in finale. Perde 3-5 col tedesco Casmir e 4-5 con Larraz, i due che poi lo precedono in classifica. Vince bene, 5-1, col danese Bloch ed il belga Mund; supera 5-2 Cattiau e De Jong, sconfigge 5-3 Gardere. La finale si disputa il 4 agosto. Se Marzi è inarrivabile e guadagna un grandissimo oro senza sconfitte, per le posizioni restanti c’è grande lotta ed equilibrio. L’argento va a Levis, ma per il bronzo è guerra aperta, decisa solo dal computo delle stoccate tra quattro schermidori con lo score di 5-4. Fatti i conti, la medaglia tocca proprio a Gaudini che beffa l’altro azzurro Guaragna, Casmir e Lloyd. Nel girone finale Gaudini perde 1-5 con Marzi e Gauragna, 3-5 con Levis e Larraz. Vince 5-0 con Bougnol, 5-1 con Casmir, 5-2 con Lloyd, Cattiau e Gorordo. Aver dominato questi incontri, subendo poche stoccate, è la chiave di volta che gli permette di guadagnare lo stesso bronzo ottenuto 4 anni prima ad Amsterdam. Bel torneo di Gaudini, bravo e favorito dalla matematica. Gaudini ci riprova nella sciabola a squadre cui partecipano solo 6 nazioni e che inizia il 10 agosto. I nostri però sono esentati per sorteggio dal primo turno ed accedono direttamente in finale. Qui incappano nella fortissima Ungheria, da sempre maestra della specialità, ed è notte fonda: perdiamo difatti 9-2. Con Gaudini, titolare fisso, gareggiano Marzi, Anselmi e De Vecchi. Gaudini vince 5-3 con Petschauer, ma perde 3-5 con Gerevich e 2-5 con Kabos. Va decisamente meglio con la Polonia, battuta 9-1. In questo caso con Gaudini troviamo Marzi, Salafia ed Anselmi. Gaudini è grande e guadagna tre assalti: 5-1 a Dobrowolski e Lubicz-Nycz, 5-3 a Papée. Con gli USA altro bel successo, per 9-4. Con l’inamovibile Gaudini gareggiano Salafia, De Vecchi e Pignotti. Gaudini vince 5-4 con Muray e 5-3 con Armitage, ma è battuto 5-4 da Huffman. Otteniamo così un bell’argento dietro gli inarrivabili magiari e davanti alla Polonia. Bel torneo di Gaudini che si schiera anche nella sciabola individuale cui prendono parte 25 schermidori di 12 nazioni e, disputandosi il 12 e 13 agosto, è l’ultima prova olimpica della scherma. Nel primo turno Gaudini perde solo col magiaro Petschauer, 4-5. Vince i rimanenti cinque incontri: 5-1 al francese Piot ed al canadese Farrell; 5-3 allo statunitense Bruder, al polacco Segda, al messicano Delgadillo. Entra in semifinale dove è un altro ungherese, Piller, il solo a superarlo per 5-1. Di nuovo Gaudini si aggiudica gli altri cinque assalti: 5-1 con Segda, 5-3 con lo statunitense Armitage, Salafia ed il messicano Haro; 5-4 con Bruder. Vola quindi nella finale del 13 agosto dove è grande protagonista. Riesce a sconfiggere i formidabili magiari: 5-2 a Pillier, 5-3 a Kabos e 5-4 a Petschauer. Sembra ben lanciato, ma perde di brutto col tedesco Casmir (1-5) e pure con lo statunitense Huffmann (3-5). Queste due sconfitte lo frenano nella corsa all’oro. Si aggiudica altri 4 incontri: 5-0 ad Armitage, 5-2 a De Vecchi, 5-3 a Salafia, 5-4 a Bruder. Ma ciò non basta: le due sconfitte sono esiziali per i suoi sogni dorati. Il suo score difatti è 7-2, ma Piller fa meglio, 8-1 e guadagna l’oro.

A Gaudini rimane l’argento, un gran bell’argento, con qualche rimpianto. Il bronzo va all’altro magiaro Kabos. Grande Gaudini, alla quarta medaglia di questa edizione, che si conferma schermidore quanto mai completo ed affidabile: la “cura-Nadi” evidentemente ha dato esiti eccellenti. Rientrato finalmente in Italia, non è facile smaltire la sbornia olimpica, tra feste, cerimonie e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Gaudini si gode i trionfi e non rientra in pedana sino al termine dell’annata. Si rivede difatti solo l’11 giugno 1933 agli Europei di Budapest dove termina secondo[7] nel fioretto individuale, alle spalle di Guaragna, tirando da par suo solo a sprazzi. Pochi giorni dopo, gareggia pure nella sciabola, chiudendo terzo, alle spalle del magiaro Kabos e Marzi. Poi si riposa a lungo, ma non perde certo la classe. Il 2 febbraio 1934 guida i nostri sciabolatori a Budapest, ad affrontare i temibili magiari: con lui Marzi e Pinton. Vinciamo 5-4 ed è un successo prestigioso, i maestri ungheresi sconfitti a casa loro. Gaudini è grandissimo e vince i suoi tre incontri (Kabos, Gerevich, Rejcsanyi). Ovviamente viene convocato in Nazionale per gli Europei di Varsavia: il 21 giugno è nella squadra che vince l’oro nel fioretto[8], superando in finale Ungheria (9-0), Germania (9-0) e la sempre temibile Francia (9-4). Il giorno seguente Gaudini si aggiudica pure l’oro nel torneo individuale di fioretto dove le prime quattro posizioni sono azzurre (Marzi, Bocchino e Guaragna chiudono alle sue spalle nell’ordine). Gareggia quindi anche nella sciabola. Nella prova a squadre i nostri pareggiano (8-8) con la Germania, ma vincono per il computo delle stoccate. Si impongono pure con la Polonia (12-4), ma nel match decisivo con l’Ungheria si verifica un colpo di scena: Marzi, tradito dalla foga, cade rovinosamente e si infortuna al costato. Non può proseguire e gli azzurri sono costretti al ritiro ed all’argento. Nel torneo individuale Gaudini guadagna un altro argento, battuto solo dal grande magiaro Kabos. Gaudini si rivede ad alti livelli solo il 7 aprile 1935 quando a Cremona è nella formazione italiana che con la sciabola affronta i fortissimi ungheresi[9]. Il match è molto equilibrato e termina 18-18, ma i magiari si impongono per il numero delle stoccate (144-140). Nell’ultima decade di giugno è a Losanna per gli Europei. Gli azzurri si aggiudicano il titolo di fioretto a squadre[10]: dopo aver liquidato Jugoslavia (16-0), Ungheria (12-4) e Belgio (9-5), in finale superano Ungheria (9-2), Austria (9-2) e Francia che battono solo per il conto delle stoccate (67-55) dopo aver pareggiato 8-8. L’oro comunque è nostro. Ci prendiamo invece l’argento nella sciabola a squadre[11], battuti una volta di più dagli ungheresi. Superiamo brillantemente Svizzera (14-2), Inghilterra (12-4), Germania (14-2) e Francia (9-2), ma nello scontro decisivo perdiamo 9-5 coi magiari che si confermano imbattibili anche nel torneo individuale, occupando le prime tre posizioni (oro a Gerevich). Gaudini chiude quarto ed è comunque un bel risultato. Si rivede in pedana solo nella prima preolimpica del 1936, disputata  a Ferrara: il 21 marzo è terzo nel fioretto, superato da Bocchino e Guaragna. Due giorni dopo, un po’ impacciato, finisce settimo nella sciabola dove primeggia il giovane Montano. La sua presenza a Berlino non pare comunque in discussione. Il 21 aprile è a Montecarlo dove gli azzurri[12] chiudono secondi: vincono difatti col Belgio (9-7), ma perdono con la Francia (7-9) che poi supera agevolmente i belgi (9-3) e si aggiudica il torneo. Cinque giorni dopo, è già a Merano dove si svolgono altri tornei preolimpici: vince fioretto e sciabola, dimostrandosi già prontissimo per i Giochi. Ai tricolori di Napoli, 13 e 14 giugno, è sfortunato: battuto solo da Guaragna nel fioretto, si ferisce nel girone finale di sciabola e si ritira.

La maglia azzurra per lui comunque non si discute. Ovviamente, è tra i convocati per il consueto ritiro collegiale di rifinitura, svoltosi a Pontepetri, alla “Pensione Paradiso”, sulle colline pistoiesi, per l’intero mese di luglio, sotto la guida di Nedo Nadi, Presidente della Federazione e supervisore assoluto della nostra spedizione olimpica. Si parte per Berlino, in treno, il 27 luglio da Verona. Gaudini ha il grande onore di essere il portabandiera azzurro nella sfilata di apertura dei Giochi, il 1 agosto. Esordisce poi nel fioretto a squadre che si tiene nella “Haus des Sports”, la “casa dello sport”, un palazzetto nei pressi dell’Olympiastadion. Partecipano 18 nazioni e nel primo turno Gaudini è tenuto a riposo. Contro l’Egitto difatti si schierano Di Rosa, Guaragna, Verratti e Bocchino che è l’unico a perdere un incontro, con H. Tawfir: i nostri difatti vincono 13-1 e poichè anche l’Austria supera gli africani (11-5) ed accedono al turno successivo due squadre, non si effettua l’incontro tra azzurri ed austriaci. Gaudini entra in pedana nei quarti dove affrontiamo dapprima la Svizzera, liquidata con un sonoro 15-1, con Gaudini a vincere tutti i suoi assalti[13]. Gli altri azzurri sono Marzi, Verratti e Di Rosa (che perde con Fauconnet). Poichè anche gli USA superano gli elvetici (13-3), pure stavolta accediamo subito alle semifinali senza ulteriori incontri. In semifinale, iniziata quello stesso 2 agosto, il discorso diventa più impegnativo, ma non troppo. Liquidiamo difatti l’Austria per 12-4, con Gaudini stranamente in difficoltà: vince con Sudrich e Fischer, ma perde con Baylon e Losert. Gli altri azzurri in pedana sono Verratti (4-0), Di Rosa e Bocchino i quali vengono entrambi battuti da Losert, vera “bestia nera” degli italiani in questo incontro. L’ultimo match dell’estenuante giornata arriva contro l’Ungheria ed è un’altra schiacciante vittoria: 13-3 il risultato, con Gaudini in panchina. Gli azzurri difatti sono Guaragna, Marzi, Bocchino e Verratti. Se ne riparla il 4 agosto contro gli USA e Gaudini è di nuovo in formazione: perde con Pecora, ma vince gli altri tre assalti (Potter, Hurd e Dow). Comunque dominiamo 13-3, con un grande Di Rosa (4-0) mentre Guaragna e Verratti si fanno battere rispettivamente da Hurd e Pecora. Giungiamo quindi in finale, disputata poche ore dopo, a vele spiegate e, come spesso accaduto, l’incontro decisivo è con la Francia. Schieriamo ovviamente la nostra migliore formazione: Gaudini, Guaragna, Marzi e Bocchino. Clamorosamente, proprio Gaudini va in crisi psico-fisica e si rivela il tallone d’achille, perdendo i suoi tre incontri (Bougnot, Lemoine e Gardere). Per fortuna, ci pensano Guaragna e Marzi (3-0) mentre Bocchino perde solo con Lemoine. Alla fine i nostri vincono 9-4 (i restanti assalti non si disputano per il risultato acquisito). Gli altri due incontri sono formalità: la Germania è schiantata con un indiscutibile 16-0 dalla stessa formazione che ha battuto la Francia mentre Gaudini riposa con l’Austria, sconfitta comunque 13-3, con un ottimo Verratti (4-0) mentre Di Rosa perde con Baylon, Guaragna con Schonbaumsfeld e Marzi con Lion. Con tre vittorie su tre, ed un cammino senza ostacoli, gli azzurri guadagnano uno splendido oro davanti alla “solita” Francia e Germania. Per Gaudini, che saggiamente ha risparmiato qualche forza, un torneo comunque da primattore ma non immacolato, con quello strano passaggio a vuoto contro la Francia: il suo score, 13-6, non è quello che ci si aspetterebbe da un campione come lui e getta qualche ombra sul torneo individuale che tra l’altro inizia il giorno seguente nell’adiacente “Sportforum”.

Al via 62 schermidori di 22 nazioni. Gaudini comunque comincia bene e vince il suo girone eliminatorio: perde solo col ceco Kirchmann, peraltro 4-5, mentre supera di slancio lo svedese Ljungquist, il belga Valcke, l’argentino Gorordo, il cileno Barros ed il greco Ferentinis. Non cambia molto il quadro nel turno successivo: Gaudini perde, ancora 4-5, col “solito” austriaco Losert mentre si impone sul magiaro Hatszeghy, il norvegese Falkenberg e lo svedese Tingdahl. La sera del 5 agosto tocca ai quarti e Gaudini è di nuovo splendido, vincendo stavolta tutti gli assalti: col francese Gardere, il tedesco  Eisenecker, Falkenberg e l’argentino Larraz. Ha ritrovato tutto il suo smalto e sembra lanciato verso una grande prestazione. In effetti il giorno seguente in semifinale prosegue con lo stesso ritmo: perde solo col belga Bru (4-5), ma si aggiudica gli altri sei assalti. Sotto i suoi colpi di fioretto cadono l’altro azzurro Bocchino, Gardere, il britannico Lloyd, Valcke, Hatszeghy ed Eisenecker. Entra nella finale ad otto da favorito e non delude: nessuno riesce a batterlo e chiude con l’immacolato score di 7-0. Vince con i due fratelli Gardere, Bocchino, il tedesco Casmir, Guaragna, Bru e l’altro belga De Bourguignon. Prestazione strepitosa, da campione assoluto, che gli consegna un altro oro: nel fioretto è il più forte del mondo. L’argento va ad E. Gardere, bronzo per un ottimo Bocchino. Gaudini prosegue la sua avventura olimpica nella sciabola a squadre che si svolge tra “Sportforum”, per il primo turno, e “Haus des Sports”. Al via del torneo 21 nazioni. Il 12 agosto gli azzurri nel primo turno superano agevolmente il Canada 15-1, ma Gaudini viene risparmiato. I titolari difatti sono Masciotta, Pinton, Montano e Tanzini che è l’unico a perdere un punto (con Dalton). Poichè il Canada è battuto anche dalla Francia (13-3) e passano al turno successivo le prime due compagini, si rende superfluo l’incontro tra Italia e transalpini che non viene disputato. Di seguito, nei quarti i nostri affrontano la Cecoslovacchia e si comincia a fare sul serio. Gaudini ancora a riposo, scendono in pedana Marzi, Masciotta, Montano e Tanzini. Vinciamo 9-5, con qualche patema di Montano (2-2). Poichè anche i Paesi Bassi superano i cechi (12-4) e passano al turno successivo le prime due compagini, si rende superfluo l’incontro tra Italia e olandesi. Il giorno seguente, 13 agosto, si disputa la semifinale e Gaudini entra in gioco anche se non brilla. Fatichiamo parecchio a domare la coriacea Austria, battuta 9-7, con Gaudini che vince con Loisel e Hanisch ma perde con Weczerek e Kaschka. Con Tanzini capace di imporsi solo su Hanisch, ci pensano Pinton e Montano (3-1) a risollevare le nostre sorti. Più semplice il compito con la Francia, schiantata 9-2, con Gaudini a “regalare” i due punti ai transalpini, perdendo con A. Gardere e Faure, ma almeno imponendosi ad E. Gardere. I nostri (Marzi, Masciotta e Pinton gli altri) comunque volano in finale, disputata nel tardo pomeriggio del 13 agosto.

Da sempre gli ungheresi dominano la specialità e si ripetono anche stavolta. Ci proviamo, li mettiamo anche talora in difficoltà, ma alla fine perdiamo 9-6, con Gaudini capace comunque di vincere solo col grande Kabos (poi oro individuale) e venendo sconfitto da Gerevich, Rajcsanyi e Raiczy. Tra gli altri va male Marzi (0-3), si difende Masciotta (2-2) ed è grande Pinton (3-1). Ma non basta. Vanno meglio gli altri due incontri. Gaudini non gira neppure con la Polonia: vince solo con Zaczyk, perde con Sobik, Dobrowolski e Segda. Bene invece gli altri: Marzi (3-1), Masciotta (2-2) ed il solito ottimo Pinton (4-0) fissano il punteggio sul 10-6. Con Gaudini in panchina, facile vittoria contro la Germania, un 9-2 che lascia pochi dubbi: Marzi (2-0), Masciotta (2-1), Pinton (2-1) e soprattutto Montano (3-0) filano alla grande. Dunque, battuti solo dai magiari, gli azzurri guadagnano l’ennesimo argento nella sciabola a squadre. Per Gaudini, dopo i due ori nel fioretto, un torneo poco brillante, al di sotto delle aspettative e delle sue potenzialità: fa fede il suo misero score, 5-10. Ci riprova, a partire dal giorno seguente, nella sciabola individuale cui prendono parte 71 schermidori di 26 nazioni e che di nuovo si disputa tra “Sportforum” e “Haus des Sports”. Il 14 agosto Gaudini inizia bene nel primo turno dove chiude con lo score di 5-1: perde difatti solo col francese E. Gardere, ma vince col romeno Marinescu, l’olandese Montfoort, il canadese Tully, lo statunitense Armitage, il turco Adas ed il brasiliano Dunham. Nei quarti la musica non cambia: perde con l’austriaco Sudrich, ma si impone sul polacco Segda, il tedesco Wahl ed il ceco Von Friedenfeldt, guadagnando l’accesso alla semifinale. Qui comincia a stentare, salvandosi con difficoltà dall’eliminazione: perde difatti due incontri (l’ungherese Kabos ed il polacco Sobik), ma ne vince tre (l’uruguaiano Rodriguez, l’olandese Van Wieringen ed il francese Gardere), ottenendo così il terzo ed ultimo posto disponibile per la finale, disputata il 15 agosto. Gaudini non va benissimo, ma neanche tanto male: si impone tre volte (Sobik, austriaco Losert e belga Van den Neuckler), ma viene sconfitto in cinque occasioni (Kabos, Marzi, i magiari Gerevich e Rajcsanyi, l’altro azzurro Pinton). Troppo poco per una medaglia: finisce sesto. L’oro va a Kabos, argento per Marzi e bronzo a Gerevich, per un altro trionfo dei maestri ungheresi. Il bilancio di Gaudini è comunque strepitoso: due ori ed un argento che coronano al meglio anche la sua figura di portabandiera. La sua straordinaria carriera, dopo i Giochi, entra nella fase discendente, ma ha ancora grandi acuti vincenti, soprattutto nel 1938 quando guadagna l’oro mondiale a squadre nella sciabola ed il tricolore di sciabola. Poi il suo fisico michelangiolesco comincia a dargli qualche problema e la sua attività si arena. Un inguaribile cancro ai polmoni lo porta via nel 1948, a soli 43 anni. Tre medaglie d’oro, quattro d’argento, due di bronzo, senza contare i titoli italiani e mondiali: un palmares di livello assoluto, per un grandissimo schermidore, tra i più forti di tutti i tempi. Roma gli ha intitolato una via, nei pressi dell’Auditorium Parco della Musica.


[1] Con lui gareggiano Marzi, Pignotti, Guaragna, Terlizzi e Ragno

[2] Con lui gareggiano Marzi, Anselmi, De Vecchi, Salafia e Pezzana

[3] Con lui gareggiano Guaragna, Puliti, Marzi, Pignotti e Chiavacci

[4] Con lui gareggiano Pignotti, Anselmi e Marzi

[5] Con lui gareggiano Chiavacci, Guaragna, Marzi, Ragno e Pignotti

[6] Con lui gareggiano Anselmi, Marzi, De Vecchi, Salafia e Pignotti

[7] A pari merito con Di Rosa e Lloyd

[8] Con lui gareggiano Bocchino, Guaragna, Marzi e Di Rosa

[9] Con lui gareggiano Purcaro, Treves, Pinton, Marzi e Masciotta

[10] Con lui gareggiano Marzi, Purcaro, Nostini, Verratti e Bocchino

[11] Con lui gareggiano Marzi, Montano, Salafia, Pinton e Masciotta

[12] Con lui gareggiano Guaragna, Bocchino e Macerata

[13] Con Antoniades, Rubli, Von Meiss e Fauconnet


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