GARZELLI Enrico
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Livorno 24.07.1909 / 16.07.1992
1932. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO “otto con”
1936. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO “otto con”
Tesserato per l’UC Livornesi i cui canottieri sono bonariamente etichettati come “scarronzoni”. Guadagnano questo soprannome nella loro prima vittoria di buon livello, il titolo toscano di “yole a otto” ottenuto nel giugno 1928 sul Lago di Massaciuccoli. Il vocabolo deriva dal vernacolo livornese, dal verbo “scarrocciare” ovvero deviare dalla rotta, riferito soprattutto alle barche a vela, soggette ai colpi di vento. Gli scarronzoni canottieri scarrocciano non a causa del vento, ma per la loro tecnica, piuttosto approssimativa e grezza, costruita solo sulla forza, una voga d’impeto quasi bestiale, che deriva dal loro modo di essere e sentire la vita. In effetti a bordo vi sono tipi rudi, dalle maniere forti, che non temono la fatica del duro lavoro: molti difatti sono risiatori, sommariamente definiti come scaricatori di porto. Per la precisione si tratta degli equipaggi di gozzi a dieci remi che a Livorno quando il mare è mosso ed impedisce alle navi di entrare in porto, rimorchiano l’imbarcazione fino al molo, trascinandola con la sola forza delle braccia. Abituati e temprati a simili incarichi, per gli scarronzoni è facile far diventare redditizia in un armo per canottieri la loro remata tanto vigorosa. Difatti passati sull’otto outrigger (fuori scalmo) i livornesi mietono vittorie a raffica. Garzelli è sull’armo che il 9 luglio 1928 vince a Pallanza il titolo italiano juniores dell’otto. L’anno seguente torna nella stessa località ed il 28 luglio si aggiudica il tricolore assoluto dell’otto. I livornesi, dopo una gara vibrante ed incerta, superano due armi in cui pullulano gli olimpionici come gli istriani della “Pullino” ed i piacentini della “Vittorino”. In precedenza, il 30 giugno a Pisa sull’Arno, Garzelli aveva guadagnato il campionato toscano del “4 con” assieme a Cioni, Del Bimbo, Nenci ed il timoniere Milani. Il 29 luglio altro successo nell’otto juniores. Tutto ciò gli garantisce, il 17 e 18 agosto, la partecipazione agli Europei di Bydgoszcz, in Polonia dove gli scarronzoni guadagnano un fenomenale oro dopo un bel duello con i padroni di casa, deciso per due secondi di margine.
Nel 1930 Garzelli esordisce ad Orbetello il 25 maggio: chiude al terzo posto il “4con”, alle spalle dei cremonesi della “Bissolati” e dei romani dell’Aniene. Con lui gareggiano Cioni, Del Bimbo, Nenci ed il timoniere Milani. Gli “scarronzoni” al completo, sull’otto, si rivedono il 16 giugno 1930 sulla Senna a Parigi ed è ancora spettacolo: vincono difatti la regata del triangolare Francia-Italia-Belgio, nettamente. Stesso risultato ai tricolori di Salò del 26 e 27 luglio quando gli scarronzoni, dopo un bel duello coi napoletani di “Giovinezza”, colgono il campionato italiano. Ciò consente la partecipazione ai Campionati Europei di Liegi dove, per sfortuna dei labronici, sono invitati anche gli Stati Uniti che il 18 agosto costringono gli scarronzoni alla medaglia d’argento, risultato comunque di notevole spessore tecnico: sono pur sempre i primi del continente. Si rivedono alla grande ai tricolori del 1931, disputati il 26 luglio a Como: vincono nettamente il titolo. Dunque un altro pass per gli Europei di Suresnes, sulla Senna, dove guadagnano di nuovo l’argento, superati stavolta dai padroni di casa francesi. Si rivedono il 20 dicembre nella preolimpica di Venezia, disputata su 1500m in un canale nella zona Bottenighi di Marghera: vincono con 5” di margine sui napoletani e la via per Los Angeles sembra spianata anche se sorgono voci, peraltro infondate, di problematiche caratteriali tra i nove e, addirittura, di scioglimento della formazione. A Livorno, si sa, sono vulcanici e spesso esagerano: tutto rientra nella norma e gli scarronzoni dominano i tricolori, disputati il 26 giugno 1932 a Stresa e validi come ultima preolimpica. Superano i piacentini della “Vittorino” per nove secondi, garantendosi il viaggio a Los Angeles dove oltre tutto rappresentano un’importante carta da giocare a livello azzurro. È tempo dunque di pensare al viaggio in America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e nel clan azzurro non manca la fiducia.
Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono a Long Beach, nel “Marine Stadium”, un canale artificiale in prossimità di un porticciolo, nei pressi di Belmont Shore. Alla prova dell’otto partecipano solo 8 nazioni e le possibilità di medaglia per i nostri sembrano consistenti. Soprattutto dopo la semifinale del 10 agosto, letteralmente volata e dominata dai nostri, vittoriosi con sei secondi di margine sulla Gran Bretagna che precede a sua volta Giappone e Brasile. Tre giorni dopo è finale a quattro e gli “scarronzoni” volano nuovamente, ma stavolta trovano avversari tostissimi negli USA che viaggiano “punta a punta” con loro. Il duello è entusiasmante, da cardiopalmo, e si risolve solo negli ultimi metri, con gli americani ad avere il guizzo vincente in vista del traguardo: passano primi ed il fotofinish dà loro ragione. Ai nostri tocca l’argento, al termine comunque di una prova superlativa. Peccato perdere per così poco, ma questa è la dura legge dello sport. Bronzo al Canada, di misura davanti alla Gran Bretagna. Gara bellissima. Gli scarronzoni si rivedono vincenti il 9 luglio 1933 a Zurigo. Poi il 30 luglio a Napoli dominano i tricolori. Il 7 agosto la Federazione fa disputare una prova di selezione per gli Europei nel canale di Tombolo: i labronici superano l’otto dell’Aniene. Così il 27 agosto sono a Budapest per gli Europei: non riescono ad esprimersi al massimo, venendo bruciati nel finale dai sorprendenti magiari. Nel clan labronico, e soprattutto sulla stampa, serpeggia un po’ di delusione. Ancor più deludente quanto accade ai tricolori del 1934, disputati il 23 luglio a Castel Gandolfo dove l’otto livornese, in via di rinnovamento e con qualche elemento acciaccato, è bruciato dagli acerrimi rivali dell’Aniene. In effetti la formazione viene modificata, con l’inserimento di nuove leve, ma Garzelli è tra i pochi veterani a mantenere il suo posto ed a rivincere il titolo italiano nel 1935, il 6 agosto a Lecco. Dodici giorni dopo, i nove sono a Berlino dove nelle acque di Grunau, le stesse previste per i Giochi dell’anno seguente, chiudono al quinto posto, lontani dai vincitori ungheresi.
Nel 1936 si punta ovviamente i Giochi e Garzelli, grande veterano, mantiene il suo posto nell’otto che vede arrivare nuova linfa vitale (Bartolini, Checcacci, Secchi). Il 7 giugno i livornesi vincono la prima preolimpica, disputata all’Idroscalo di Milano, con 6” di margine su Intra. Si ripetono il 19 luglio nella decisiva selezione di Pallanza, con 3” sull’Aniene: il viaggio a Berlino è garantito. Dopo un breve collegiale nella stessa Pallanza, si parte, in treno, il 27 luglio da Verona. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nell’otto partecipano 14 nazioni. Il 12 agosto, nel primo turno, gli azzurri chiudono secondi alle spalle dell’Ungheria, col distacco di un secondo e mezzo: gara comunque di buon livello. Superano difatti Canada, Australia e Brasile, ma non basta. Difatti accedono direttamente alla finale solo i vincitori. Dunque il giorno seguente i nove sono chiamati ai “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale dove i livornesi trionfano a mani basse davanti a Giappone, Jugoslavia e Brasile. Il 14 agosto si disputa la finale ed è un’emozione continua: i nostri partono bene e lottano punta a punta con la Germania (che ha mezzo equipaggio stanco per aver gareggiato nelle finali precedenti), ma nel finale emergono gli USA che castigano tutti. Per gli azzurri è un altro argento alle spalle degli americani, staccati di mezzo secondo e davanti di misura alla Germania. Seguono Gran Bretagna, Ungheria e Svizzera. Un’altra gara bellissima, coi nostri grandi protagonisti anche se l’oro è di nuovo sfuggito per poco. I nove si confermano il 20 settembre all’Idroscalo di Milano dove colgono un altro titolo italiano, con 3” di margine su Intra. Il ciclo degli scarronzoni continua ancora per alcune stagioni: nel 1937 sono strepitosi, col tricolore e l’oro europeo ad Amsterdam. L’anno seguente altro tricolore e bronzo europeo. Nel 1939 ennesimo titolo italiano, l’ultimo per Garzelli che a 30 anni lascia il suo posto nell’otto. Gli scarronzoni guadagnano ancora due Campionati nazionali, poi il ciclo labronico finisce. Un ciclo grandioso, in cui Garzelli è stato splendido primattore.