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GALIMBERTI Carlo

Rosario (Argentina) 02.08.1894 / Milano 10.08.1939

1924. Sollevamento pesi. MEDAGLIA D’ORO pesi medi

1928. Sollevamento pesi. MEDAGLIA D’ARGENTO pesi medi

1932. Sollevamento pesi. MEDAGLIA D’ARGENTO pesi medi

1936. Sollevamento pesi. 7° pesi medi

Nato in Argentina da genitori italiani emigrati che rientrano in patria nel 1897, stabilendosi a Ospiate, una frazione di Bollate, situata a nord-ovest di Milano e località di origine della famiglia. Data la sua nascita e qualche reminiscenza di spagnolo, viene detto “Carlito”. Da ragazzino gioca a calcio, con un certo successo, poi prova l’atletica anche se lavora duramente nei campi, soprattutto dopo la morte del padre. Tutto viene interrotto dal servizio militare e dalla Prima Guerra Mondiale: arruolato nei Bersaglieri, combatte in prima linea e prende pure il brevetto di pilota. Arrivato al grado di sergente maggiore, torna a casa incolume e questa è la sua prima grande vittoria. Nel 1920 entra nei Vigili del Fuoco di Milano che hanno un gruppo sportivo molto avviato e ben organizzato, con un’ottima squadra di sollevatori ai quali Galimberti inevitabilmente si aggrega. Intanto pratica anche ginnastica e lanci (peso e palla vibrata), pugilato, canottaggio e nuoto, organizzando anche il settore palombari della società. Sportsman completo, sa pure andare a cavallo. Sono però i pesi a “chiamarlo”: alto 1,67m per 75kg, è un “medio”. Ancora poco noto, “esplode” ai tricolori di Genova, tenuti nei locali della “Sampierdarenese”, il 18 e 19 febbraio 1922: in realtà si tratta dei Campionati relativi all’anno precedente i quali però sono stati posticipati per vari problemi organizzativi. A sorpresa Galimberti vince tra i “medi”, sollevando 330 kg contro i 315 di Bonetti. Si diletta ancora con i lanci: il 28 maggio a Milano getta il peso a 11,05m e partecipa anche ad alcune gare di giavellotto. I pesi però continuano ad essere la sua attività sportiva principale. Il 22 ottobre si ripete ai tricolori “reali” del 1922, portandosi a 345 kg contro i 317,5 dello stesso Bonetti, per una vittoria indiscutibile. I tecnici cominciano a parlare di lui in termini entusiastici. Arrivato tardi all’agonismo vero e proprio, non è ancora “consumato” dal punto di vista fisico: a 28 anni appare ancora integro e pieno di forza, potenzialmente in grado di competere ai massimi livelli. Difatti continua a distinguersi nel 1923. Il 25 febbraio è grande protagonista, coi suoi compagni dei Vigili del Fuoco[1], nella “Corona Giudici”, competizione a squadre che si svolge nelle scuole di Via Pisacane a Milano. I vigili ottengono in totale 753 kg contro i 750,5 del CAM che non manca di sollevare polemiche per la bruciante sconfitta. Tra il 9 e l’11 marzo Galimberti è in pedana nel grande meeting nazionale organizzato dalla FAI a Genova, nei locali della “Colombo”: è grandioso nei “medi”, sollevando ben 455 kg e lasciando il secondo, il “solito” Bonetti, a 48 kg di distanza. Il 14 ottobre a Sampierdarena nella “Coppa Storace”, con classifica a punti, è secondo dietro il triestino Lorenzetti, bruciato per mezzo punto. 14 giorni dopo, Galimberti vince il campionato lombardo di categoria a Milano, nei locali dell’APEF di Via Vignola, sollevando un totale di 460 kg.

Si ripete alla grande il 24 e 25 novembre a Genova, nei locali della “Colombo”, per i tricolori: vince nettamente nei “medi”, alzando in totale 471 kg contro i 395 del secondo (Figoli) e realizzando due record italiani di categoria (strappo col braccio sinistro, con 72 kg, e slancio col braccio destro, con 85 kg) ed addirittura uno mondiale nella distensione a due braccia (96,2 kg). Grandi lodi dai tecnici. Si proietta velocemente sui Giochi di Parigi, con molte speranze anche se deve confermarsi. Vi riesce presto. A metà marzo 1924 partecipa alla prima preolimpica, disputata a Sestri Ponente ed organizzata dalla “Sestrese”. Vince bene tra i “medi”, alzando in totale 447,5 kg. La maglia azzurra è già sua. Continua a dare spettacolo anche nella seconda preolimpica, organizzata a Milano il 3 e 4 maggio nei locali dell’APEF: solleva ben 482,5 kg totali contro i 405 del secondo, Figoli. Ma ciò che conta di più sono i tre record stabiliti: due italiani (strappo con braccio sinistro, 77,5 kg e slancio con braccio destro, 89,4 kg) ed uno addirittura mondiale (slancio a due braccia, 128 kg). I tecnici gongolano, a Parigi pare perfino possibile una medaglia. In effetti la forma non manca: il 9 giugno nell’ulteriore preolimpica che si tiene a Trieste, Galimberti solleva un totale di 455 kg, dominando ovviamente la gara. Qualcuno si domanda se non siano eccessivi questi ripetuti sforzi per i pesisti, obbligati a dimostrare coi risultati, ripetutamente, di essere degni della maglia azzurra. Galimberti comunque non si cura di queste quisquilie e dà spettacolo anche a Genova il 22 giugno, nell’ultima prova di selezione: alza un totale di 472,5 kg, migliorando il suo record di strappo col braccio sinistro (78,2 kg). Non è pronto per Parigi, è prontissimo e ci si attende molto da lui, definito “prototipo erculeo degli alzatori”. Le prove olimpiche di sollevamento pesi si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Galimberti gareggia nei “medi”, categoria in cui si schierano 25 atleti di 13 nazioni, ed il cui peso-limite è di 75 kg. La competizione, disputata il 22 e 23 luglio, prevede cinque prove: strappo ad un braccio, slancio ad un braccio, pressa militare (o distensione a due braccia), strappo a due braccia e slancio. due braccia. Galimberti è assolutamente strepitoso: vince, anzi stravince, domina anche se inizialmente l’estone Neuland, altro favorito della vigilia, lo fa soffrire. Nella prima giornata difatti i due atleti, dopo le prove di strappo e slancio ad un braccio, sono perfettamente pari. Ma il 23 luglio Galimberti mette subito le cose in chiaro: nella distensione a due braccia solleva ben 97,5 kg, ottenendo il nuovo record mondiale, a pari merito con l’egiziano Samy, ma guadagnando a Neuland 20 kg in un colpo solo.

Altre due grandissime prove nello strappo e nello slancio a due braccia, rispettivamente con 95 kg e 127,5 kg (altro record mondiale a pari merito con l’altro estone Kikkas), lanciano Galimberti al più che meritato oro, con un totale di ben 492,5 kg. I due estoni lo accompagnano sul podio, con risultati però nettamente inferiori per una superiorità indiscutibile: argento a Neuland con 455 kg e bronzo a Kikkas con 450 kg. Si fa presto a capire la splendida gara di Galimberti: mentre gli avversari ruotano le prestazioni e le posizioni, il campione azzurro rimane fermo al primo posto in 4 prove su cinque. Straordinario, a detta di tutti, soprattutto per la superiorità dimostrata. Rientrato in Italia, per divertimento disputa alcune prove atletiche, ricordando i suoi inizi: il 21 settembre, sul campo della “Costanza” in Via Sondrio, vince il getto della pietra, specialità ormai anacronistica. Sette giorni dopo, trionfa nella “Coppa Storace” a Sampierdarena, gara a punti che prevede, oltre ai pesi, anche prove di atletica come salti e lanci. Galimberti realizza il record italiano nello strappo col braccio sinistro con 80 kg. Vince anche i 100 ed il peso, dimostrando pure una certa versatilità. L’anno seguente gareggia poco, ma si conferma poliedrico il 18 ottobre a Genova, nella tradizionale “Coppa Storace”. Galimberti vince il peso, il lancio della palla vibrata, lo strappo e lo slancio con un braccio; chiude secondo i 100 ed il salto “misto”. Si aggiudica così la classifica finale davanti a Carlini che pure è un atleta di prima grandezza, ma cede nei pesi. Nelle gare Galimberti si procura un infortunio al ginocchio che fa temere per la fine della stagione, ma si rimette in tempo ed il 15 novembre si presenta a Sestri Ponente per i tricolori. Gli basta un totale di 300 kg, al di sotto dei suoi standard ma la preparazione non è stata ottimale, per aggiudicarsi il titolo tra i “medio-leggeri”, davanti a Bonetti con 265. Dopo un inverno tranquillo, Galimberti si rivede in pedana solo il 25 marzo 1926 a Ginevra, per una sfida a due lanciatagli dall’elvetico Aeschmann. Galimberti non è in perfette condizioni fisiche e si trova a corto di preparazione: perde, sollevando un totale di 460 kg contro i 472,5 dell’avversario. Il suo prestigio ne esce solo leggermente incrinato. Galimberti subisce però un’altra sconfitta alla fine di maggio, nel grande concorso ginnico nazionale di Cagliari: il fiumano Milinovich difatti lo supera nella gara atletica. Le gare di pesi scarseggiano e Galimberti si rivede solo il 1 agosto nei locali dell’APEF, in una riunione definita già preolimpica. Vince tra i “medio-leggeri”, sollevando 300 kg totali. Continua a dedicarsi alle gare atletiche nei concorsi ginnici: il 20 settembre a Gallarate è battuto da Laghi. Si rivede in pedana il 24 ottobre quando a Pavia si laurea campione lombardo, con un vantaggio di 50kg sul secondo, Albini. Il 6 e 7 novembre affronta da favorito i tricolori di Bologna, e non delude, sollevando un totale di 305 kg e dominando la scena. Identico discorso, ancora nel capoluogo felsineo, il 5 dicembre per il campionato italiano FGNI che vince con 40kg di vantaggio sul secondo, Landini. Sette giorni dopo, a Milano è nella squadra del “GS Civici Pompieri Milano” che si aggiudica il tricolore di tiro alla fune. Il 19 dicembre è a Genova, nei locali della “Colombo”, per Italia-Svizzera: trova un osso duro in Aeschmann, con cui pareggia a 475 kg totali. I nostri vincono l’incontro grazie all’infortunio di Hunemberger.

Galimberti si rivede solo il 24 luglio 1927 quando domina il campionato lombardo dei “medio-leggeri”. Stessa situazione a Como il 7 agosto quando si laurea nuovamente campione italiano. 14 giorni dopo, nella stessa città lariana, si aggiudica la gara atletica del grande concorso ginnico: gara che prevede, oltre ai pesi, salto misto, giavellotto, corsa e getto del peso. Poi pensa seriamente ai Giochi. L’11 dicembre si aggiudica agevolmente la prima preolimpica, disputata a Sestri Ponente. Altrettanto fa il 26 febbraio 1928 a Sampierdarena dove stabilisce pure il nuovo record di distensione, portandolo a 100kg contro i 97,5 precedenti da lui stesso ottenuti. Un mese dopo, il 25 marzo, conquista agevolmente un altro titolo italiano nella gara organizzata dal “GS Battisti” a Milano nel salone di Via Romano. Il 3 giugno domina la preolimpica di Pavia: evidente che nessuno può togliergli la maglia azzurra ai Giochi. Come tutti gli altri azzurri, Galimberti rifinisce la preparazione nel ritiro collegiale di Viggiù, all’Albergo d’Italia, sotto la guida del CT Talliani: c’è moderata fiducia, si va ad Amsterdam consci di avere buone probabilità di medaglia. Le gare olimpiche si svolgono al Krachtsportgebouw, una sorta di palazzetto degli sport di potenza, situato a lato dell’Olympisch Stadion, verso est. Galimberti, come al solito, gareggia nei “medi” cui prendono parte 23 atleti di 15 nazioni ed il cui peso-limite è 75 kg. La gara si svolge il 28 e 29 luglio e prevede tre sollevamenti: pressa militare, strappo e slancio. Galimberti parte alla grande e nella pressa militare guadagna il primo posto, stabilendo addirittura il nuovo record mondiale con 105 kg. Il francese François si ferma a 102,5, ma appare cliente pericoloso. Galimberti cede qualcosa nello strappo, chiudendo 4° con 97,5 kg mentre vola l’olandese Scheffer, con 105, e François ottiene 102,5, passando in testa alla generale con 205. Galimberti è secondo, a 202,5, ma la strada si fa in salita. Decide tutto lo slancio. François, in un certo senso, “controlla” Galimberti: i due ottengono lo stesso risultato, 130 kg, piazzandosi alle spalle del tedesco Zinner con 135. I conti sono presto fatti: François (335 kg totali) è oro, Galimberti (332,5) argento, Scheffer bronzo. In sostanza ha deciso lo strappo: stavolta Galimberti ha trovato qualcuno più forte e ha dovuto arrendersi. L’argento comunque lo riconferma nell’èlite mondiale dei sollevatori e non è una soddisfazione da poco, considerando pure i suoi 34 anni, anche se un po’ di amaro in bocca inevitabilmente rimane. Si rivede solo il 25 agosto 1929 a Roma, nella selezione per gli Europei che vince nettamente. Alla fine però la FAI, per problemi organizzativi e tecnici, non invia nessun azzurro alla rassegna continentale. Galimberti si consola guadagnando l’8 settembre un altro titolo lombardo, a Milano. Un mese dopo, il 6 ottobre, a Bari ottiene l’ennesimo tricolore, con una cinquantina di kili di margine sul secondo, Novelli ed il nuovo record italiano nello strappo (98 kg). Si rivede il 27 maggio 1930, nella gara atletica del concorso ginnico di Napoli dove chiude secondo, battuto da Stucchi. Poi in estate, coi Vigili del Fuoco di Milano, va a soccorrere le popolazioni colpite dal forte terremoto del Vulture. Si rivede a metà ottobre agli Europei di Monaco dove guadagna un bell’argento anche se nettamente staccato dal vincitore, il tedesco Helbig, cui rende 15kg. A 36 anni si tratta comunque di un gran bel risultato, confermato dal primo posto ai tricolori di Napoli del 3 novembre.

Non molla: il 17 maggio 1931 chiude al quinto posto la “gara atletica” del grande concorso nazionale di Venezia. Il 21 giugno è a Bologna per la preolimpica: stravince nei “medi”, ottenendo il record italiano nello strappo con 100kg esatti. Manca un anno ai Giochi, ma appare già in ottime condizioni. Si conferma il 20 settembre nei tricolori di Genova, disputati nei locali della Doria, anche se rimane al di sotto dei suoi standard. Il 4 ottobre Galimberti coglie un bell’argento agli Europei di Lussemburgo: lo supera solo il tedesco Ismayr che lo batte per 10kg totali (332,5 a 342,5). In inverno si allena bene e si presenta in piena forma il 28 febbraio 1932 alla “Coppa Zucconi” di Genova, organizzata dalla “Sampierdarenese” e valida come indicativa preolimpica. Non solo vince, ma realizza pure due record italiani, sollevando 100kg esatti sia nella distensione che nello strappo. Pare già in forma olimpica e difatti accetta la sfida di Ismayr con cui si confronta il 2 aprile a Norimberga, in un serrato “testa a testa” dove però Galimberti scivola nella decisiva alzata dello slancio, infortunandosi leggermente, venendo costretto alla rinuncia. Tuttavia è in forma ed il 17 aprile stravince la seconda indicativa, che vale anche come prova dei tricolori, disputata a Milano nella palestra ATM: si impone con ben 55kg di margine sul secondo, Landini (322,5 a 267,5). Il 28 maggio a Roma, nella terza gara di Campionato, altro show ed ennesima vittoria senza avversari. Viene ovviamente inserito nella lista azzurra e partecipa al collegiale preolimpico, tenutosi a Roma, nello Stadio PNF, dall’8 al 30 giugno, sotto la guida tecnica dell’ex pesista Merlin. Poi si va in America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Vengono pure ricavate pedane di fortuna dove i pesisti possono compiere alzate anche importanti. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles.

Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura dove Galimberti pare in buone condizioni. Le gare olimpiche di sollevamento pesi si tengono al Grand Olympic Auditorium, non lontano   centro di Los Angeles, nella zona sud-ovest della città. Alla gara dei “medi”, peso-limite 75 kg, che si svolge il 31 luglio, partecipano solo sette atleti di 6 nazioni: la medaglia per Galimberti non sembra impossibile. Si gareggia su tre prove: pressa militare, strappo e slancio. La pressa sembra già lanciare sul podio Galimberti che, con 102,5 kg, si piazza al primo posto, sia pure a pari merito col francese François ed il tedesco Ismayr. Lo strappo gli complica però le cose: alza 105 kg e chiude terzo, sopravanzato dall’austriaco Hipfinger (107,5) e soprattutto Ismayr (110). L’oro sembra fuggire lontano anche se lo slancio teoricamente potrebbe rivoluzionare tutto. Non è così: Hipfinger compie una prodezza e solleva 140kg, ma Ismayr e Galimberti replicano con 132,5. La classifica finale dunque è presto stilata: oro ad Ismayr con 345kg totali, argento per Galimberti (340) e bronzo a Hipfinger (337,5). Di nuovo grandissimo Galimberti, il quale in definitiva paga caro lo strappo e capace, alla soglia dei 38 anni, di conquistare la terza medaglia in tre edizioni dei Giochi, mettendo l’ultima ciliegina sulla sua carriera eccellente. Al rientro in Italia, è difficile smaltire la sbornia olimpica tra feste, ricevimenti e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Così Galimberti non torna in pedana sino alla fine dell’anno. Si rivede in effetti solo il 7 maggio 1933 nella prima prova tricolore, disputata al Teatro Tonoli di Milano: vince facilmente. Si ripete il 27 agosto nei locali genovesi della “Colombo”, ottenendo pure il record italiano nello strappo col braccio destro (69,5kg): il titolo è suo. Il 10 settembre a Varese si aggiudica il titolo italiano FGNI nel lancio della pietra. Il 16 dicembre Galimberti vince la gara organizzata a Milano dalla “Pro Patria”. Torna in pedana il 15 aprile 1934 a Sestri Ponente dove si aggiudica quasi in scioltezza la prima prova tricolore. Altrettanto facile per lui imporsi su Abà nel confronto diretto all’interno dell’incontro tra “GS Oberdan” e Vigili del Fuoco meneghini i quali però perdono 7-8 nella generale. I Vigili del Fuoco comunque, da tempo, sono un grande gruppo sportivo che persegue l’attività pesistica con grande costanza ed entusiasmo: non a caso dunque, con Galimberti in primo piano, si aggiudicano il primo titolo italiano a squadre il 1 luglio. Il 22 luglio, nel concorso ginnico di Mortara, Galimberti vince la prova atletica. Il 27 settembre non ha soverchie difficoltà ad imporsi nella seconda prova tricolore, a Modena, conquistando così l’ennesimo titolo italiano. L’11 novembre Galimberti partecipa agli Europei, disputati a Genova nel Teatro Giardino d’Italia: termina quarto nei “medi”, lontano 10kg dal bronzo dell’austriaco Hipfinger, preceduto dal grande tedesco Ismayr e dal connazionale Heitzmann.

Galimberti è ancora tra i migliori, ma l’età (non dimentichiamo che ha 40 anni) inizia a pesare, almeno a livello internazionale. In Italia invece tutto fila liscio: il 24 marzo 1935 Galimberti si impone agevolmente nella prima prova tricolore, disputata a Genova nei locali della “Sampierdarenese”. Bissa nella seconda gara di Campionato, ancora nel capoluogo ligure, il 19 maggio. Sei giorni dopo, vince pure la gara atletica del concorso ginnico di Asti. Il 30 giugno è a Genova per la “Targa Storace” a squadre, ma non sta bene da alcuni giorni e la situazione precipita in poche ore: viene ricoverato all’ospedale di Sampierdarena per una bronchite. Questione di una settimana: si riprende talmente bene che il 18 agosto vince la terza prova di Campionato e primeggia nella classifica finale del tricolore. Guadagna un altro titolo italiano il 6 ottobre quando a Genova vince il Campionato nazionale a squadre con i Vigili del Fuoco (o Pompieri come li chiamano allora) di Milano. Galimberti è inevitabilmente convocato per gli Europei di Parigi, ma proprio alla vigilia delle gare vengono applicate all’Italia le famose sanzioni economiche dalla Società delle Nazioni per l’invasione dell’Etiopia. Il nostro governo, tra le varie reazioni, decide di impedire ai nostri atleti qualsiasi contatto con le nazioni ostili: così Galimberti, già giunto a Parigi, torna a casa senza gareggiare, perdendo un’opportunità di medaglia. Il 15 dicembre a Milano guadagna facilmente il campionato lombardo. Quattro mesi dopo, è sempre il migliore dei “mediomassimi”: il 12 aprile 1936 a Faenza vince l’ennesimo titolo italiano. Ovviamente è tra i convocati dal CT Merlin per il tradizionale ritiro collegiale preolimpico che si svolge ad Impruneta, sulle colline fiorentine dove, tra un’alzata e l’altra, non mancano passeggiate rigeneratrici nei boschi e perfino bagni rinfrescanti nei torrenti, tra frizzi e lazzi.

L’atmosfera è pimpante, c’è fiducia nel clan azzurro che a Verona il 27 luglio sale sul treno per Berlino dove le gare olimpiche di sollevamento pesi si disputano nella “Deutschlandhalle”, grande Palazzo dello Sport, situato alla periferia sud-occidentale della capitale tedesca. Galimberti gareggia nei “medi” il cui limite di peso è 75kg. La prova si svolge il 5 agosto e vi partecipano 16 atleti di 12 nazioni. Galimberti non inizia male: nella pressa militare termina 4° con 100kg, distante però dall’egiziano El-Touni che vince con 117,5kg. Va peggio nello strappo: El-Touni ancora primo, a 120kg; Galimberti 7° p.m. con 102,5. Le speranze di medaglia svaniscono. Nello slancio poi un’altra prova mediocre: con 130kg Galimberti finisce 9°p.m. mentre l’inarrivabile El-Touni alza 150kg. Il grandissimo El-Touni, che ha dominato le tre prove, guadagna ovviamente l’oro mentre argento e bronzo vanno a due tedeschi, rispettivamente Ismayr e Wagner che alza 352,5kg. Galimberti termina 7° con 332,5: a 20kg dal podio non possono esistere recriminazioni. A 42 anni si tratta comunque di un bel risultato: difficile fare di più. Galimberti comunque non molla. In Italia non ha veramente rivali e rivince il titolo nazionale nel 1937, 1938 e 1939. Poi la tragedia: il 10 agosto 1939 i Vigili del Fuoco sono chiamati per un incendio in un appartamento meneghino. Galimberti è il capo della squadra che accorre, ma qualcosa va storto: scoppia una caldaia e muoiono tre vigili. Galimberti, il grandissimo lottatore Galimberti, è tra questi: ricoverato all’Ospedale Maggiore, non ce la fa, le ferite sono troppo gravi. Generoso nello sport come nella vita, sino all’ultimo. Gli viene assegnala la Medaglia d’Argento al Valor Civile. Bollate gli ha intitolato la via dove abitava ed il palazzetto dello sport. Grande figura umana e sportiva, Galimberti entra di diritto nella storia del nostro sport e le cifre, pur ragguardevoli, stavolta rappresentano solo una parte della sua grandezza.

 


 

[1] Con lui gareggiano Giambelli, Mercoli ed Uboldi


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