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FRIGERIO Ugo

Milano 16.09.1901 / Garda (VR) 07.07.1968

1920. Atletica Leggera. MEDAGLIA D’ORO Marcia 3 km, MEDAGLIA D’ORO Marcia 10 km

1924. Atletica Leggera. MEDAGLIA D’ORO Marcia 10 km

1924. Portabandiera.

1932. Atletica Leggera. MEDAGLIA DI BRONZO Marcia 50 km

1932. Portabandiera.

Uno dei più grandi personaggi dello sport italiano tra le due guerre mondiali del Novecento, seppur con qualche contraddizione. Milanese purosangue: i genitori sono fruttivendoli in Via Tivoli, nei pressi del Castello Sforzesco. Sin da bambino Ugo li aiuta e prosegue nella collaborazione anche quando trova lavoro come apprendista tipografo. La svolta della sua vita a 16 anni: afflitto da una colica saturnina, dovuta all’eccessiva esposizione al piombo in tipografia, viene spinto dal suo medico a praticare sport. Si dedica inizialmente alla corsa: il 7 aprile 1918 giunge 5° nella Sesto-Monza-Sesto per “giovanetti”. Poi passa alla marcia, tesserandosi per l’US Milanese ed avendo come riferimento il forte Pavesi. Nessuno lo conosce quando il 13 ottobre 1918 si schiera al via della “Popolarissima” organizzata dalla FISA in Piazza d’Armi a Milano e riservata ai giovani che non abbiano mai ottenuto piazzamenti sul podio. Percorso di 8,4 km, partono in 13 sotto la pioggia. Dopo qualche momento di studio, Frigerio allunga e rimane subito in testa. Il grande giornalista e tecnico, nonchè ex marciatore di vaglia, Arturo Balestrieri scrive per lui sulla “Gazzetta” profetiche parole di elogio: “Dallo stile spigliato e corretto, Frigerio mostra eccellenti qualità che potranno metterlo in seria luce in altre prove anche più impegnative”. In effetti Frigerio domina la gara, con 100 m di vantaggio sul secondo (Sartoris). Nessuno può saperlo, ma è nato un fenomeno. Il 27 ottobre Frigerio tenta la replica nello “Scudo d’Italia”, una particolare manifestazione organizzata dalla “Gazzetta” che prevede una marcia a squadre di 30 km abbinata a lanci di bombe a mano (siamo in guerra...). L’US Milanese, che schiera anche Pavesi, domina la marcia ma è pessima nei lanci che devono centrare un bersaglio prestabilito (ne azzecca solo 7 su 36 e quasi tutti ottenuti dal militare Pavesi): poichè la classifica è data dalla somma dei punti nelle due prestazioni, l’US Milanese chiude solo terza, superata dai vincitori dei Mitraglieri Fiat Brescia e dal 68° Reggimento Fanteria Milano. Frigerio comunque ha tenuto gagliardamente il ritmo impresso alla compagine da Pavesi e pare in grado di ottenere risultati di spicco. Il 10 novembre, a guerra finalmente terminata, non ha paura di misurarsi coi più forti sui 23 km della “Milano-Binasco-Milano”. Fino a metà percorso rimane nella scia di Pavesi e Cassani, suscitando ammirazione generale, ma improvvisamente finisce la benzina, cede di schianto e si ritira. L’estasiato Balestrieri continua a giurare sulle sue qualità. Frigerio deve però maturare, anche tatticamente: il 20 novembre difatti lascia troppo spazio nelle prime fasi ad Alcide Billi che va a vincere il “GP Autunno” per juniori a Milano, con Ugo secondo a maledire la sua sufficienza. Comunque Frigerio si conferma anche nell’ultima prova dell’annata, il “GP Chiusura” a Milano, il 15 dicembre: è terzo dopo una lotta serrata con i primi due, i mostri sacri Cassani e Pavesi, con Balestrieri quasi “innamorato” di lui al punto da definirlo “atleta che ha la stoffa del futuro grande campione”. Dire che Balestrieri aveva visto giusto, è dire poco. In effetti Frigerio si conferma presto: il 2 marzo 1919, con i compagni dell’US Milanese tra cui gli stessi Pavesi e Cassani, si aggiudica la “Torino-Superga-Torino”, anomala competizione di marcia a squadre su un percorso comprendente salite e discese. Un mese dopo, il 6 aprile, chiude terzo una prova sui 5 km al Velodromo Sempione, alle spalle del redivivo Altimani ed il sempre valido Volpati che lo supera anche il 13 aprile a Genova sulla stessa distanza.

Frigerio ritrova il successo in un’altra competizione a squadre, dal bizzarro nome di “Al monte, al piano”, svoltasi a Bergamo il 4 maggio, precedendo nettamente l’US Lombarda: con lui anche Pavesi ed Altimani. Sette giorni dopo, Frigerio è battuto dal solo Volpati nella “Targa Lombarda”: è ancora più di una promessa, ma trova sempre qualcuno che lo precede. Tra i “giovanetti” però il discorso cambia: Frigerio difatti vince agevolmente la gara organizzata dal “Wonderland” (10 km) il 17 maggio per i minori di 18 anni. Il 1 giugno viene battuto di nuovo dal sempre più convincente Volpati nel “Giro di Bergamo” (8 km). Poi Frigerio vive un lungo periodo di pausa e si ripresenta alle gare solo il 23 luglio, in una prova di 9,5 km organizzata dall’US Milanese e riservata agli juniores: va in testa, ma trova un avversario risoluto in Losi che lo bracca e resiste ai suoi attacchi finchè lo passa negli ultimi duecento metri, relegandolo ad una bruciante piazza d’onore. Frigerio non ci sta e si riscatta subito, appena quattro giorni dopo, nella gara di 9,5 km organizzata dall’US Cenisio di Milano, con partenza ed arrivo al rondò della Cagnola e riservata ai “giovanetti”: vince con diversi secondi di margine sull’emergente Valente. Il 3 agosto però, di fronte ai più forti, chiude solo sesto la 5 km allo stadio del Tè di Mantova, vinta da Vitali su Pavesi. Il 17 agosto viene battuto, di nuovo, da Losi in una 5 km al “Sempione”, abituandosi allo scomodo ruolo di eterno piazzato. Tutti gli pronosticano un grande avvenire, ma intanto non vince: il 28 settembre a Brescia chiude terzo il Campionato Lombardo dei 5 km, battuto da Pavesi e Volpati. Si riscatta l’11 ottobre quando a Milano, sul campo di Via Goldoni (dove l’Inter gioca le partite casalinghe), vince il tricolore dei 10 km davanti ad Urani e Losi. È il successo che, abbinato al trionfo nel “Giro di Milano” sette giorni dopo, lo consacra definitivamente. Nonostante la giovane età, può guardare con fiducia all’appuntamento olimpico di Anversa. Tuttavia i primi passi nel 1920 non sono incoraggianti: dopo troppe assenze, motivate da volontà di allenarsi, Frigerio è solo quarto il 30 maggio a Brescia, in un meeting definito pre-olimpico, sulla distanza del miglio, sopravanzato dal redivivo Altimani, l’outsider Bossi ed il coriaceo Pavesi. Serve ben altro che arriva nel momento più importante, il 4 luglio, nella decisiva prova di selezione olimpica, sul campo dello “SC Italia” a Milano, zona Baggina. Sostenuto dal pubblico che poco prima sui 3 km ha osteggiato pesantemente Altimani poi ritiratosi, Frigerio vince i 10 km e compie un balzo decisivo verso la maglia azzurra. Il secondo posto alle spalle di Pavesi ottenuto il 18 luglio nella 5 km di Busto Arsizio, ultima gara di scrematura della lista per i Giochi, è la ciliegina sulla torta: Frigerio è convocato per Anversa dove si arriva in treno, via Modane e Parigi. Le gare di marcia si svolgono sulla pista dell’Olympisch Stadion.

La prima gara affrontata da Frigerio è la prova sui 10 km cui partecipano 23 atleti di 18 nazioni. La semifinale si disputa il 17 agosto: partono in 13 e passano i primi sei. Frigerio, che non dimentichiamo non ha ancora compiuto i 19 anni ed è in pratica all’esordio in un grande confronto internazionale, parte col botto e domina, vincendo col grande tempo di 47’06”4[1] davanti allo statunitense Pearman, l’australiano Parker e l’altro italiano Pavesi, non brillantissimo. Il giorno seguente, alle 11 di mattina, tocca alla finale ed è un altro show: partono in undici e lo statunitense Pearman, con un’andatura non proprio perfetta, detta il ritmo nella prima metà di gara. Ma Frigerio lo incalza e quando decide di attaccare, ha partita vinta. Mentre l’altro italiano Pavesi viene squalificato, Frigerio vola, conquista mezzo giro di vantaggio e nel finale può anche tirare i remi in barca: con Pearman (secondo) ed il britannico Gunn (terzo) staccatissimi, il suo tempo finale difatti, 48’06”, è di un minuto superiore a quello fatto registrare il giorno prima. Ma poco importa: arriva la prima medaglia d’oro nella storia della marcia italiana! È festa grande: lo sfrontato ragazzino, nonostante un fastidioso mal di denti, ha battuto tutti i maestri del mondo. La banda, forse per festeggiarlo, invece della Marcia Reale, l’inno ufficiale italiano dell’epoca, suona “O’ sole mio”! Ma, si sa, all’estero ci hanno sempre visti come sole, pizza e mandolino. Ma non finisce qui. La mattina del 20 agosto Frigerio torna in pista per i 3mila cui partecipano 22 atleti di 12 paesi. Ormai convinto dei suoi mezzi, con la tipica sfrontatezza dei giovani, nella sua batteria attacca dal primo metro e vince nettamente, chiudendo in 13’40”2 davanti al sudafricano MacMaster e lo statunitense Remer. Il giorno seguente, il 21, altra finale e show ancora più grande. Da vero istrione, forse un po’ sbruffone e megalomane, Frigerio consegna al direttore della banda presente sul campo uno spartito: è la musica che vuole sentire mentre gareggia! Così accade: la banda si presta al gioco e Frigerio regala un’altra prestazione monstre. Stacca tutti, ultimo a cedere l’australiano Parker che con 7” di ritardo ottiene un bell’argento mentre il bronzo va allo statunitense Remer. Frigerio chiude in 13’14”2 e, da vero showman, trova pure il tempo di istigare il pubblico ad applaudirlo, ricevendo dapprima qualche fischio e poi l’ovazione generale. Leggenda vuole che sul traguardo abbia esclamato “Viva l’Italia”. L’esplosione di Frigerio è assoluta: due ori! Assoluta e forse mal digerita da qualcuno che ne aveva criticato la selezione anche perchè, con la sua esuberanza, Frigerio va a squassare un mondo compassato in cui certe gerarchie sembravano consolidate e sedimentate. Certo è che l’Italia ha trovato un nuovo Campione, anzi un Campionissimo.

Intanto il 18 e 19 settembre Frigerio si laurea Campione d’Italia nell’ora e nei 10 km, schiantando tutti gli avversari e con un tempo da primato mondiale (poi non omologato), Pavesi compreso che pure tenta l’azione di forza in partenza. Sette giorni dopo, Frigerio vince agevolmente una prova sui 10 km, sul nuovo campo dell’US Milanese, situato in Via Borsieri. Torna in gara il 24 ottobre a Rovigo, aggiudicandosi facilmente una 3 km mentre il 14 novembre si impone alla grande nel “Giro di Milano” di 10,4 km, successo con cui chiude la sua strepitosa annata. Frigerio inizia il 1921 con molta calma e la prima riunione cui partecipa è il prestigioso meeting londinese di Stamford Bridge, presenti i migliori atleti europei. Il 14 maggio Frigerio, pur partito con uno svantaggio non indifferente (oltre 200 m), vince le 3 miglia ad handicap, con un fantastico inseguimento, davanti al britannico Righetts. Il giorno seguente non riesce a fare altrettanto sui 10 km e chiude secondo dietro all’altro padrone di casa McMullen: si conferma comunque grande protagonista a livello internazionale. A fine maggio altra dimostrazione di forza, sul campo dello “SC Italia” a Milano, nelle selezioni per l’incontro internazionale di Praga: Frigerio domina 3 km e 10 km. A Praga non può esimersi ed il 6 giugno vince i 10 km, il giorno seguente è primo sui 3 km. Il 12 giugno domina a Lodi sui 5 km e 14 giorni dopo a Varese sulla stessa distanza batte Pavesi. Il risultato non cambia il 17 luglio a Gallarate sui 5 km, con Pavesi di nuovo secondo. Altro trionfo di Frigerio sui 5 km il 14 agosto a Carate, con Pavesi stavolta solo quarto. Il giorno seguente Frigerio è primo a Genova, nel “GP Caffaro”, davanti a Valente. Ed ancora nel capoluogo ligure, ma a Rivarolo, Frigerio vince una prova sui 3 km il 21 agosto, di nuovo su Valente. Sulla stessa distanza è primo a Modena sette giorni dopo mentre il 4 settembre si aggiudica il “Giro di Treviso”. L’11 settembre primeggia anche a Busto sulla distanza di 7 km. È il miglior viatico per i tricolori di Bologna che domina letteralmente, con una splendida doppietta su 3 e 10 km. Il 25 settembre vince a Laveno una prova ad handicap sui 5 km, nonostante abbia concesso ad alcuni avversari un vantaggio di oltre 200 metri. L’8 ottobre non ha difficoltà a primeggiare sui 5 km a Carate e 15 giorni dopo domina il “Giro di Milano”, di fronte a 200mila spettatori entusiasti. È in piena forma: il 5 novembre si aggiudica la “Coppa Armistizio” di 12,5 km ed il giorno seguente vince a Monza una 3 km in pista. E’ ormai un Campione con la C maiuscola, famoso ed affermato.

Complice una brutta influenza, inizia blandamente il 1922: passato tra l’altro all’Internazionale, esordisce solo il 7 maggio a Venezia, nello stadio di S. Elena, superando tutti sui 5 km. Sette giorni dopo, dà spettacolo al “Sempione”, ottenendo 12’15” sui 3 km, migliorando nettamente il limite di Anversa. Il 28 maggio trionfa a Legnano sui 5 km che valgono il titolo lombardo: nessuno sembra in grado di impensierirlo. Il mese seguente è a Copenaghen, assieme ad altri azzurri, per un’importante riunione internazionale. In quei giorni è in Danimarca, in visita ufficiale, anche il Re Vittorio Emanuele III che riceve Frigerio con grandi attenzioni, incitandolo a dare il meglio. Frigerio “obbedisce”: il 25 giugno sui 3 km supera il quotato danese Rasmussen e bissa il trionfo il giorno seguente sui 5 km. Viene osannato come il più forte marciatore a livello mondiale e probabilmente non è un’esagerazione. Difatti si conferma subito: il 2 luglio a Londra, nel mitico Stamford Bridge, batte tutti i più forti britannici sulle due miglia. Il week-end successivo è a Praga, per un’altra dimostrazione di classe: primo su 10 km e 2 km, in quest’ultimo caso sotto la pioggia battente. Appare incontenibile: il 30 luglio primeggia a Borgo S. Donnino in una 5 km ed il 20 agosto stravince una gara sulle 3 miglia a Trieste, sul campo dell’Edera a S. Giovanni. Imbattibile, è primo anche il 3 settembre a Trento sui 5 km. Ovviamente Frigerio è di gran lunga favorito nei tricolori di Busto del 17 settembre, sui 10 km: ma, clamorosamente e tra la sorpresa generale, non resiste al ritmo dello spavaldo Valente finchè, esausto e psicologicamente provato, si ritira, sdraiandosi sull’erba! Una giornata-no può capitare a tutti, anche ai “campionissimi”, ma certamente la sua sconfitta suscita sconcerto nei tecnici.

Frigerio si riprende subito: già il 24 settembre domina difatti la prova tricolore dei 3 km, disputata sul nuovo campo meneghino della “Forza e Coraggio”, in Via Trento. Il 15 ottobre altro successo, sui 5 km a Mantova, vendicandosi di Valente, comunque buon secondo. Sette giorni dopo, attesissimo, trionfa nel “Giro di Milano” tra l’entusiasmo generale e sotto la pioggia. Frigerio ormai è un grande personaggio, famoso ed ammirato. Il 23 novembre ha una sorta di consacrazione ufficiale: viene ricevuto da Mussolini in persona, appena nominato Presidente del Consiglio dopo la celebre Marcia su Roma. Mussolini, che ha vissuto molto a Milano, conosce Frigerio sin da bambino in quanto abitavano vicini e tra i due s’è instaurata un’amicizia che va al di là del loro essere ormai persone note a tutti, sia pure in campi estremamente diversi. Mussolini è entusiasta dei successi del giovane marciatore, che tra l’altro non ha fatto mai mistero dei suoi sentimenti patriottici, e dichiara solennemente: “Noi del Governo siamo tutti sportivi”. Con un simile incitamento, e col consolidamento del regime fascista, Frigerio sarà la punta di diamante del nostro movimento sportivo. Il 14 dicembre muore il padre Enrico, appena 56 anni, ed è un brutto colpo per l’intera famiglia. Dieci giorni dopo, Frigerio è a Roma e, appositamente invitato, si reca a Villa Savoia per incontrare il Re che, coi figli, ha con lui un incontro molto cordiale: Frigerio si esibisce nel giardino, marciando per una ventina di minuti, ovviamente in perfetta tenuta atletica, mostrando a Sua Maestà, molto attento, i trucchi del mestiere. Il 26 dicembre, alle ore 19, come recita un apposito comunicato-stampa, viene ricevuto anche da Mussolini, al Ministero degli Esteri, che nuovamente gli esterna la sua forte simpatia, “con atteggiamento paterno”, dicendosi prontissimo a soddisfare ogni suo desiderio per metterlo nelle migliori condizioni di primeggiare nuovamente e portare ulteriore lustro alla Patria. Frigerio non può che...obbedire e, come sempre, lo fa, ottimamente coadiuvato dal trainer Antonio Brusotti che lo ha accompagnato in queste visite altolocate e che sempre lo seguirà con passione, competenza ed affetto. L’inizio della nuova stagione è per Frigerio eccellente: il 25 marzo vince in scioltezza la “Coppa Malvezzi” a Gorla, sul percorso di 19 km, una distanza per lui inusuale. Il 1 aprile, domenica di Pasqua, fa sua la 10 km a Rivarolo, davanti al rivale di sempre Pavesi ed il giorno seguente primeggia a Caravaggio sui 5 km, alimentando la sua fama di imbattibile.

Nessuno lo impensierisce: il 22 aprile allo Stadium di Roma domina una 5 km e l’11 maggio stravince la 10 km nel meeting organizzato a Milano dallo “SC Italia”. Il 19 maggio è a Londra, per la tradizionale riunione di Pentecoste. Sulle 3miglia però chiude solo terzo, ma ha grandi scusanti e la sua prestazione viene comunque osannata come una vittoria: la gara difatti è ad handicap ed il vincitore, l’inglese Clark, è partito con 1’55” di vantaggio, un gap incolmabile anche per un fuoriclasse come Frigerio che, nel finale, ha preso una chiodata dall’altro inglese Cowley, facendosi superare, ma realizzando comunque il miglior tempo in gara. Nella stessa sede due giorni dopo vince i 10 km ad handicap, recuperando appieno stavolta lo svantaggio iniziale. Frigerio torna poi in pista il 3 giugno a Savona e vince con disinvoltura sui 10 km. Nel week-end seguente è a Parigi, appositamente inviatovi dalla FISA, per una specie di prova generale dei Giochi dell’anno successivo, disputata però nello Stadio Pershing: gareggia in una 5 km ad handicap, ma il vantaggio concesso agli avversari (ben 780 m!) è troppo ampio e non riesce a recuperare per intero, chiudendo quinto ma comunque non lontanissimo dal vincitore, il francese Vialetta. Il 17 giugno è primo sui 10 km ad Alessandria. Rimane il più forte marciatore del mondo, ma deve lottare strenuamente per superare il coriaceo Valente nei 10 km che il 24 giugno a Bologna valgono il titolo tricolore. Il 1 luglio vince i 10 km allo stadio di Agliate. Sette giorni dopo, si ripete allo Stadium di Roma, dominando alla grande un handicap di 5 km, rimontando avversari partiti anche due minuti prima di lui. Il 12 agosto altro show, stavolta nella preolimpica di Padova sui 10 km. Sui giornali si fa a gara nell’incensarlo e nel trovare iperboli per descriverlo: viene definito “anima di fanciullo e corpo di magro efebo”, è l’idolo di tutti, Mussolini e Re compresi. Il 9 settembre è facilmente primo sui 3 km nella riunione di Pordenone e nel week-end successivo domina la 10 km sul campo di Viale Lombardia a Milano, in un’altra preolimpica. Evidente che Frigerio ha il posto assicurato per i Giochi, anzi è l’uomo-simbolo della nostra spedizione. Intanto il 7 ottobre, tra l’entusiasmo generale, vince il “Giro di Milano”, sui 13,5 km. Tuttavia questa è la sua ultima corsa dell’annata ed in inverno Frigerio passa più di un travaglio: diventato famosissimo e coccolato, le sirene americane cantano per lui. Qualcuno, pensando ai dollari, mette in giro voci maligne sull’idea di trasferirsi oltreoceano, subito smentite da Frigerio che però tarda a riprendere gli allenamenti, complice una brutta influenza sfociata in bronchite. Inoltre la sua società, l’Internazionale, chiude l’attività atletica e Frigerio si trova pure senza squadra, col difficile compito di riprendere da zero abitudini quotidiane ed allenamenti. Arriva aprile senza che abbia calzato le scarpette. Si tessera per la “Pro Patria” di Milano e torna alle gare solo l’11 maggio.

Certo non si può pretendere molto: sugli 8 km della preolimpica di Busto viene subito staccato, resiste, si installa in quarta posizione ma si ritira poco prima del traguardo, per non incrinare il suo palmares con una sconfitta. Deve solo allenarsi e riprendere il ritmo. Lo fa alla svelta, da vero campione. Il 18 maggio difatti a Trento, nello stadio di Via Briamasco, sui 10 km fa sfogare Pavesi all’inizio e poi lo supera con una spettacolare rimonta che infiamma i tifosi: Frigerio è tornato, titolano i giornali. È vero e lo dimostra il 25 maggio a Udine, nel nuovo stadio appena fuori Porta Venezia, dove si disputa l’ultima “preolimpionica” (come le chiamano all’epoca): fa di nuovo sfogare gli avversari, per poi realizzare una prodigiosa rimonta che gli fa vincere da trionfatore la 10 km. Di nuovo, nessuno sembra in grado di fermarlo. Difatti dà spettacolo anche nell’ultima e decisiva prova di selezione olimpica, a Milano, sul campo di Viale Lombardia l’8 giugno: stravince i 10 km e punta dritto su Parigi dove è attesissimo alla clamorosa conferma dorata. Intanto il 15 giugno si aggiudica un’altra 10 km a Borgo S. Donnino, l’attuale Fidenza, dove è festeggiatissimo. Altrettanto accade il 29 giugno a Busto, nell’ultima gara di rifinitura prima della partenza per Parigi. Frigerio rimane la carta migliore della nostra atletica per i Giochi e, come tale, ottiene di dormire in albergo, da solo, invece che nelle camerate allestite in un grande palazzo di Neuilly, adibito a “Casa Italia” per i nostri atleti. Dopo il grande privilegio di aver portato la nostra bandiera nella cerimonia di apertura, Frigerio è prontissimo, anche mentalmente, per la grande sfida. Nella marcia ai Giochi si svolge solo la 10 km, nel mitico stadio di Colombes, ancora oggi esistente ed immortalato dal celebre film “Momenti di Gloria”. Alla prova partecipano 24 atleti di 14 nazioni. L’11 luglio Frigerio mette subito le cose in chiaro, aggiudicandosi la sua semifinale col tempo di 49’15”6, con un vantaggio di 100 metri sul secondo, il sudafricano MacMaster che precede lo svizzero Schwab. Tuttavia nell’altra semifinale il britannico Goodwin marcia in 49’04”, mettendo un po’ in apprensione il clan italiano che domina comunque le qualificazioni, piazzando altri tre atleti (Pavesi, Valente e Bosatra) in finale. Nell’ultimo atto, disputato il 13, non c’è storia: Frigerio parte da lontano e trionfa nettamente, col tempo di 47’49”, con duecento metri di vantaggio e doppiando parecchi avversari, per una superiorità schiacciante. Argento allo stesso Goodwin, bronzo a MacMaster che precede Pavesi mentre Valente (7°) e Bosatra (8°) terminano più lontani, pur confermando il nostro movimento ai massimi livelli mondiali. Strepitoso Frigerio, al bis esaltante, per un oro che anche stavolta rimarrà l’unico della nostra atletica in quest’edizione. Leggenda vuole che un giudice inglese abbia chiesto inutilmente la squalifica di Frigerio perchè avrebbe corso “per ben 35 centimetri” (sic) nel momento di immergere la spugna nel secchiello di ristoro. Al rientro in Italia, grandi festeggiamenti per Frigerio, acclamatissimo: il 10 agosto vince la 10 km a Vigevano e la folla invade il campo, portandolo in trionfo per diversi minuti. Sette giorni dopo, il colpo di scena: a Laveno, in una 10 km su strada, su un percorso ricco di saliscendi, Frigerio si trova in difficoltà, perde terreno, cerca il recupero, ma si disunisce ed alla fine si ritira sconsolato. Vince l’emergente Bosatra. Il tracciato e la stanchezza per i festeggiamenti sono due scuse accettate da tutti per questa sorprendente sconfitta.

Giunge quindi la notizia che il CIO ha escluso la marcia dai prossimi Giochi, previsti ad Amsterdam: sembra quasi un dispetto per gli italiani e Frigerio in particolare che però non si butta giù più di tanto. Continua difatti a vincere: il 14 settembre domina una 5 km sul campo di Vigentino e sette giorni dopo si laurea nuovamente Campione Italiano sui 10 km, a Bologna, sul campo della Virtus. Il 6 ottobre è grandemente festeggiato a Bassano dove sui 5 km prevale su Bosatra. Il 19 ottobre non ha difficoltà ad aggiudicarsi i 10 km a Vigevano: è sempre indiscutibilmente il migliore. Ad inizio 1925 effettua una tournée in America. Il 28 gennaio al mitico Madison Squadre Garden, dopo aver vinto la semifinale il giorno prima, viene nettamente battuto sulle 3miglia dallo statunitense Plant. Il 31 a Boston sui 3mila ad handicap finisce 3° dietro Plant e Wilson. Non è nelle migliori condizioni per qualche linea di febbre. Il 3 febbraio torna al Madison ed è di nuovo battuto da Plant sui 5 km. Cinque giorni dopo, è festa grande: a Brooklyn, in una 2miglia su strada ad handicap, supera tutti, nonostante sia partito con 30” di svantaggio (2° Zenenderfer). Viene festeggiato a lungo e portato in trionfo dai nostri connazionali emigrati. Il 15 febbraio, nel meeting del prestigioso Athletic Club di New York, vince un handicap su 1,5 miglia, circa 2400 m, recuperando i 15” di svantaggio a Eschenbach. Due giorni dopo, altra vittoria, in una 10 km all’Arsenale del 69° Reggimento Artiglieria, organizzata dal Lenox Club, ancora a New York: sulla “sua” distanza non ha rivali e lascia l’ungherese Fekete a 300 metri. Il 21 febbraio altra sfida, nel campionato del Metropolitan Club, sulle 4 miglia ma Frigerio viene squalificato e vince Fekete. Due giorni dopo, a Boston Frigerio vince sui 4 km, superando i quotati americani Wilson e Bell. Torna subito a New York ma, stanco per i continui spostamenti, al Madison perde una gara di 1,5 miglia ad handicap dal canadese Granville. Si ritempra, allenandosi col piglio giusto, coccolato dagli italo-americani. Rientra in gara a Baltimora il 21 marzo e domina su 6,5 km. Il 25 marzo primeggia in una prova su 2500 m all’Armeria del 9° Reggimento di New York dove sconfigge Pearman, grande rivale di Anversa. 4 giorni dopo, al “Morning Star Club” arriva il momento dell’attesa rivincita con Plant che sfianca letteralmente, doppiandolo e costringendolo al ritiro: Frigerio vince con 5 giri di margine sull’altro statunitense Hincle, per un trionfo assoluto. Il 4 aprile Plant ritrova la vittoria ad Ottawa, sulle 3miglia, con Frigerio ritirato. Ancora qualche altra gara in Canada per Frigerio, con altri successi su 5 e 10 km contro il campione locale Granville a Montreal ed Ottawa, e poi il ritorno a New York dove accusa strani problemi al naso. In una visita dai migliori otorinolaringoiatri delle città, peraltro due fratelli italo-americani (i Pavanelli), viene decisa un’immediata operazione chirurgica per raddrizzare il setto nasale ed eliminare alcuni corpuscoli carnosi.

Finalmente, dopo una degenza di una decina di giorni, Frigerio riparte per l’Italia dove sbarca, a Genova, il 29 maggio. Tra un festeggiamento e l’altro dichiara di voler tornare presto alle gare in patria. E’ pronto al rientro quando, ai primi di luglio, si ammala ai polmoni. Quando guarisce, ormai la stagione è compromessa: si dedica ad alcune attività nel campo editoriale (che saranno un mezzo fallimento) e tira i remi in barca per tutto l’inverno. Nei primi mesi del 1926, mentre arriva la conferma che la marcia viene esclusa dai Giochi, Frigerio temporeggia. In estate riprende ad allenarsi, in vista dei tricolori ai quali però non partecipa. Non è ancora pronto e si vede a Bologna il 20 settembre, al suo rientro in gara dopo ben 17 mesi di assenza: nella 5 km si ritira dopo due km, lasciando via libera a Valente. Un campione come lui non può accettare una simile situazione a lungo. Il 1 ottobre, in una riunione ad inviti appositamente organizzata a Villa d’Este (Cernobbio), torna al successo sui 5 km ed è una liberazione per tutti. Tra l’altro supera personaggi di un certo rilievo come Gariboldi e Bosatra. Il 17 ottobre si capisce definitivamente che Frigerio è tornato: a Bologna si aggiudica il titolo nazionale della FGNI sui 5 km anche se qualcuno storce il naso di fronte ad un tempo non eccezionale. Frigerio va avanti e fa bene: il 24 ottobre si impone sui 3 km nel “Campionato Provinciale Fascisti ed Avanaguardisti”, disputato sul campo meneghino della “Forza e Coraggio”. Ai primi di novembre Frigerio si reca in Sardegna dove è accolto con tutti gli onori. Vince due gare, superando l’idolo locale Pretti: a Cagliari sui 5 km realizza l’ottimo tempo di 22’20”, ad Iglesias sui 3 km, in un handicap, recupera lo svantaggio iniziale e supera tutti. Sembra un campione ritrovato, ma così non è. L’esclusione della marcia dai Giochi è per lui un duro colpo e deve pensare al futuro. Si infila in alcune azzardate operazioni commerciali, si dedica a varie attività, abbandona la marcia. Nel 1927 e 1928 diserta qualsiasi competizione, in molti si dimenticano di lui. Nell’estate del 1929, spinto dagli amici e da qualche influente gerarca fascista, riprende ad allenarsi: ha 28 anni, è nel pieno della maturità atletica, la classe non manca. Gira la voce che la marcia potrebbe tornare ai Giochi e Frigerio, cui la vita quotidiana ha riservato qualche delusione, non ha niente da perdere. Ci prova. Il 1 settembre è sulla pista meneghina dello “SC Italia”, per testarsi con gli avversari: perde presto il passo e si ritira ma è solo all’inizio. Già il 15 settembre, sulla stessa pista, migliora e finisce terzo, alle spalle di Bosatra e Pavesi. Poi, complice la malattia della madre cui è legatissimo, risparisce di scena. Si rivede, clamorosamente, solo nella primavera del 1931 quando è già stato ufficializzato che ai Giochi di Los Angeles si terrà la 50km di marcia. Ciò gli dà la spinta per tornare in pista anche se non si nasconde le difficoltà per una distanza cui non è abituato. Si allena intensamente ed il 26 aprile, sul campo dello “SC Italia” a Milano, vince il titolo lombardo sui 10km ed ovviamente tutti inneggiano al “figliol prodigo” ed al campione ritrovato. In effetti sembra proprio così: il 14 maggio all’Arena di Milano si impone in una 5km dopo un bel duello con Olivoni.

E’ in piena forma: il 24 maggio a Firenze si aggiudica la prima prova tricolore sui 10km. Il 14 giugno è grande sui 23km della “Milano-Rho-Milano” dove costringe alla resa tutti i più forti marciatori del momento: è veramente tornato ai massimi livelli. Si conferma subito, già sette giorni dopo: ad Urgnano vince difatti una 10km. Il 4 luglio a Londra, Stamford Bridge, batte tutti sulle 7miglia, rilanciandosi anche a livello internazionale. Brusco stop il 26 luglio nella preolimpica all’Arena di Milano, disputata su 30 km: fino ai 20 km tutto bene, è in testa, ma poi inizia a cedere, viene superato da Rivolta e si ritira. Deve abituarsi alle distanze più lunghe. Intanto il 15 agosto a Lavagna gareggia sui 3km dove è battuto dal sorprendente Gobbato. I suoi risultati sono altalenanti: il 30 agosto a Borgosesia è nettamente superato da Valente sui 10km. Il 13 settembre a batterlo è invece Rivolta che, dopo un gran duello, lo costringe alla resa nel finale della “Piacenza-Grazzano-Piacenza” di 29 km. Nel weekend successivo affronta la trasferta a Riga, in Lettonia, dove si svolgono due importanti gare internazionali: non va benissimo, chiudendo al quarto posto la 5 e la 10km, vinte entrambe dal campione locale Dalins. Non sentendosi ancora preparato per una simile distanza, non partecipa ai tricolori della 50km che si tengono il 27 settembre da Milano a Como (vince Rivolta). Il 4 ottobre torna al successo nella “Castellammare-Sorrento” di 22 km. Ha trovato la forma giusta e si ripete sette giorni dopo nella “Coppa Binda” a Castellanza su 24 km, ma deve aumentare la gittata della sua resistenza. Invece torna alle distanze più brevi, ma con successo: il 28 ottobre all’Arena di Milano si aggiudica una 5km, battendo “allo sprint” negli ultimi metri il forte svizzero Schwab. Tesserato per il “GS Mussolini” meneghino, in inverno si allena bene, coltivando il sogno olimpico anche se, a detta di tutti, per le sue caratteristiche 50km sembrano un po’ troppi. Intanto conferma la sua forza nella prima preolimpica, disputata all’Arena di Milano su 20km il 20 marzo: vince con due minuti di margine su Brignoli. Ma quando la distanza aumenta, cominciano i problemi. Il 24 aprile Frigerio disputa il “Giro di Roma”, altra preolimpica ma stavolta di 31,2km: va in testa, stacca tutti, ma nel finale cede di schianto e chiude solo quarto, a sei minuti dal vincitore Olivoni ma preceduto anche da Valente e Pretti. Chiaro che è il nostro marciatore più prestigioso, però pure lui deve dare garanzie e la situazione rimane ingarbugliata. Il 7 maggio a Firenze si disputa il tricolore di “maratonina di marcia” su 35 km, nel parco delle Cascine: Frigerio va in testa, ma cede nel finale alla rimonta di Brignoli dal quale sul traguardo lo dividono 53”. Per molti comunque si tratta di una bella prova che dimostra come Frigerio sia sulla strada giusta. Tuttavia manca l’acuto anche nella preolimpica di Bologna del 26 maggio, su 40 km, dove è sopravanzato dallo stesso Brignoli ma pure da Rivolta. In chiave azzurra tutto rimane abbastanza nebuloso. Tuttavia Frigerio è...Frigerio nel senso che è l’unico oro italiano della marcia, è amico personale del Duce e tutto il regime fascista ne ha fatto il simbolo dell’atleta “perfetto”. Ovviamente, è inserito nella lista azzurra per i Giochi e partecipa al ritiro preolimpico, tenuto allo Stadio Berta di Firenze, con sede alla pensione Monte Senario di Bivigliano, sulle colline a nord del capoluogo. Non solo, ma ha il posto assicurato mentre gli altri “azzurrabili” si devono scannare in una sorta di trial nei Campionati Inglesi di Leicester[2].

Terminato finalmente il collegiale fiorentino, il 1 luglio Frigerio e tutti gli altri azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Oltre tutto Frigerio nei primi giorni soffre molto il mal di mare ed in pratica si rintana in cabina. L’11 luglio gli azzurri arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti e Frigerio, che durante il viaggio è pure dimagrito come molti altri atleti, ritrova ritmo e fiducia. La 50 km di marcia si svolge per la prima volta ai Giochi. Si parte e si arriva nell’imponente “Coliseum”, con un ampio giro intorno a Los Angeles. Al via solo 15 atleti di 10 nazioni: pochi, ma il livello è alto e la prova molto dispendiosa. Frigerio si batte bene: attacca subito, forse troppo spavaldamente, e rimane in testa con Pretti: al 15° km sui due rientra il britannico Green, col canadese Cieman poco lontano. Al km 22 arriva anche il lettone Dalins. Pretti, problemi allo stomaco, è il primo a cedere. Frigerio tenta l’allungo al km 25, ma non va lontano. Dalins lo raggiunge, Green rimane a qualche metro. Frigerio e Dalins tentano l’affondo a vicenda ma si sfiancano. Così al km 40 Green li raggiunge e parte deciso. Frigerio accusa la desuetudine alla distanza e cede. Green va a vincere in 4h50’10”. Argento per Dalins in 4h57’20” mentre Frigerio chiude terzo in 4h59’06”. Per lui comunque una grande prestazione e la quarta medaglia in tre edizioni: aumenta il rammarico per l’esclusione della marcia da Amsterdam, ma Frigerio ha chiaramente dimostrato, una volta di più, tutta la sua immensa classe. Nel viaggio di ritorno gli azzurri si fermano a Toronto, in Canada, dove il 4 settembre Frigerio chiude secondo una gara sulle 3miglia ad handicap: partito scratch, non riesce a recuperare lo svantaggio iniziale concesso, largheggiando, al padrone di casa Cieman. Al rientro in Italia, è difficile smaltire la sbornia olimpica: Frigerio preferisce non intaccare il suo prestigio, disertando le competizioni sino a fine anno. Si ripresenta, non al meglio, il 7 maggio 1933 all’Arena di Milano per una prova su 8km, ma si ritira dopo pochi km, capendo di non essere in forma (vince Gobbato). In pratica è l’ultima gara significativa della sua carriera. Abbandona difatti l’attività per diventare commerciante di formaggi. Non dimentica però l’atletica e certi “agganci” politici lo favoriscono a livello federale: nel 1935 viene difatti scelto come responsabile del settore marcia meneghino in vista dei Giochi di Berlino, dove però i nostri non vanno lontano. Poi sparisce definitivamente di scena.

 


 

[1] Il tempo sarebbe il nuovo record mondiale ma i giudici, per ragioni rimaste sempre incomprensibili, hanno fermato la gara un giro prima del termine previsto e quindi la prova ha percorso 9,6 km e non i canonici 10. Per questo il limite non può essere considerato primato

[2] Vince Pretti che così guadagna la maglia azzurra ai Giochi assieme a Rivolta, giunto terzo


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