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FRASCA Raffaele

1920. Tiro a segno. 7° Carabina Piccolo Calibro a Squadre, 7° Pistola Libera a Squadre, 9° Fucile da 300 m a Terra a Squadre, 9° Fucile da 300 e 600 m a Terra a Squadre, 9° Fucile Tre Posizioni a Squadre, 9° Pistola Automatica a Squadre, 12° Fucile da 600 m a Terra a Squdre, Carabina Piccolo Calibro Individuale (piazzamento sconosciuto)

Napoletano, tra i più grandi tiratori italiani nei primi due decenni del XX secolo, a suo agio col fucile e con la pistola. Coglie i suoi primi risultati importanti all’inizio del Novecento ed ai Mondiali di Lione del 1904 ottiene ben 4 medaglie nelle prove della carabina a squadre tre posizioni: oro nella posizione a terra, argento nelle altre due posizioni (in piedi ed in ginocchio) e nella classifica generale[1]. Individualmente è buon 5° nella posizione a terra e quinto giunge pure nella prova a squadre con la pistola (16° assoluto), a dimostrazione che è un grande tiratore con entrambe le armi. Nella rassegna iridata dell’anno successivo, a Bruxelles, ottiene due bronzi nella classifica a squadre della carabina (a terra ed in ginocchio) mentre a livello individuale non va troppo bene (12° posizione a terra il suo miglior piazzamento). Si piazza dodicesimo anche nella pistola dove è “medaglia di legno” (4°) nella prova a squadre. Nel 1906, nella prima edizione ufficiale dei tricolori, è terzo col fucile di ordinanza (il mitico modello 1891) nella prova a tre posizioni da 300 metri (vince il bresciano Rovetta). Dopo un anno di stasi (i nostri disertano i Mondiali di Zurigo), Frasca è grandissimo ai Mondiali di Vienna del 1908 dove conquista l’oro nella carabina da terra sia a livello individuale che a squadre[2]. Nel primo caso supera per un solo punto (341 a 340 su 400 possibili) il francese Parmentier mentre nella prova a squadre i nostri battono la Francia per 10 punti (1628 a 1618 su 2000 possibili). Con la carabina guadagna anche l’argento a squadre nella generale tre posizioni (4° assoluto a livello individuale), dove i nostri perdono i punti decisivi in ginocchio, ed il bronzo a squadre in piedi mentre ottiene un altro oro nella pistola a squadre (14° assoluto)[3]. D’altra parte, non a caso, in quello stesso 1908 conquista il tricolore di pistola a Roma, confermandosi tiratore quanto mai preciso e completo. Selezionato ovviamente per i Giochi di Londra, alla fine non partecipa, come tutti gli altri tiratori, per problemi organizzativi. Peccato perchè avrebbe certamente potuto competere per una medaglia.

I Mondiali del 1909, ad Amburgo, lo vedono compiere un passo indietro: pur ottenendo una medaglia d’argento a squadre (carabina posizione a terra), veleggia su piazzamenti intorno alla 25a posizione, deludendo non poco le aspettative. Non si riscatta nella rassegna iridata del 1910, nei Paesi Bassi, dove comunque coglie l’argento a squadre nella pistola (12° assoluto). Due “medaglie di legno” nella carabina a squadre (a terra ed in ginocchio) confermano l’annata-no che non viene certo salvata dal terzo posto nel tricolore di pistola. Frasca attraversa quindi due stagioni difficili: disertati i Mondiali di Roma del 1911, si dedica soprattutto alla pistola e nel 1912 vi guadagna un altro argento iridato a squadre (4° assoluto), a Biarritz. L’anno seguente, a Vyborg, la medaglia nella pistola a squadre diventa ancora più preziosa: oro (e 7° assoluto)[4]. Frasca ritenta anche con l’arma più lunga: se in Italia fa il fenomeno (campione nazionale a Milano), ai Mondiali stenta parecchio, risultando spesso il peggiore dei nostri, salvando parzialmente il suo bilancio col 9° posto nella posizione da terra. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale ed il susseguente ingresso nel conflitto del nostro paese, nel maggio 1915, bloccano in pratica l’attività agonistica. Se ne riparla solo nel 1920. Frasca è già un mito tra i tiratori, una sicurezza assoluta e dimostra di non aver perso lo smalto. Ovviamente è nella lista preolimpica. Nel collegiale di rifinitura, al poligono del Martinetto di Torino, è sempre tra i migliori e si guadagna il viaggio in Belgio, raggiunto in treno via Modane e Parigi, sotto l’egida di Vitali, segretario dell’Unione Tiratori Italiani. Le gare olimpiche si svolgono nel poligono militare di Beverloo, a Leopoldsburg, una sessantina di km ad est di Anversa. Sono talmente tante che verrà coniato un detto, fin troppo abusato nelle storie dei Giochi, per esprimere la pletora di tiri effettuati: ad Anversa, si dirà, s’è sparato più che a Verdun, riferendosi ad una delle battaglie più cruente della Prima Guerra Mondiale. Sparano anche gli italiani che entrano in gioco il 29 luglio nella prova a squadre del fucile militare da 300 metri nella posizione a terra. Dieci i colpi previsti per ogni atleta, con punteggi variabili da 1 a 6, totale massimo realizzabile a testa 60 ed a squadra 300. Frasca è in prima fila: con lui Ticchi, Galli, Isnardi e Campus.

Partecipano 15 nazioni. Non andiamo troppo bene: chiudiamo in nona posizione, totalizzando 272 punti, non lontanissimi dai 281 punti del bronzo finlandese. L’oro va ai cecchini statunitensi con 289 davanti alla Francia con 283. Lo stesso giorno altra gara a squadre, ancora col fucile militare in posizione a terra ma con due distanze, 300 m e 600 m. L’Italia schiera la stessa compagine, con De Ranieri al posto di Campus. Al via 14 squadre. Non va tanto meglio: chiudiamo di nuovo noni, con 527 punti. L’oro va agli infallibili statunitensi con 573 davanti a Norvegia con 565 e Svizzera con 563. Altra gara di Frasca in quel campale 29 luglio è la prova a squadre col fucile, stavolta da 600 m e posizione in terra. Con Frasca troviamo Ticchi, Galli, Campus e Isnardi. Andiamo peggio che mai: 12° posto su 14. Totalizziamo 257 punti contro i 287 delle tre squadre che chiudono in testa e si giocano l’oro allo spareggio: vincono ancora gli USA su Sud Africa e Svezia. Il 31 luglio spazio all’ennesima gara a squadre, con fucile o carabina libera, da 300 m e da tre posizioni (a terra, in ginocchio, in piedi). È la competizione più “classica” e completa, che si svolge da tempo anche nei Mondiali. Al fianco di Frasca, l’onnipresente Ticchi, Galli, Campus e l’esordiente Micheli. Altra prova opaca dei nostri: di nuovo noni, con 4371 punti, ad oltre 600 punti dal bronzo degli svizzeri. Oro, come di consueto, agli statunitensi, gli unici tra l’altro a gareggiare col portentoso fucile Springfield, con 4876 punti anche se i norvegesi, con 4748 non arrivano poi così tanto lontano. Si passa poi, finalmente, ad altre armi. Il 2 agosto entra in scena la carabina piccolo calibro, per la prova sia individuale che a squadre. Gareggiano 49 tiratori di 10 nazioni, distanza di 50 m e posizione in piedi. 40 colpi totali a testa, punteggio massimo 400. Noi schieriamo Ticchi, Galli, Frasca, Campus e Micheli. Tanto per cambiare, dominio statunitense con podio interamente occupato: oro a Nuesslen con 391 punti, argento per Rothrock (386) e bronzo per Fenton (385). I nostri tutti lontanissimi dai primi e settimi nella classifica a squadre, con 1777 punti. Oro agli USA (1899 punti) su Svezia (1873) e Norvegia (1866).

Le interminabili gare olimpiche di tiro finalmente viaggiano verso la conclusione. Quello stesso 2 agosto tocca anche alla pistola libera a squadre da 50 metri. 60 colpi a testa, 3000 il punteggio massimo ottenibile. 13 nazioni al via, con Frasca ritroviamo Ticchi e poi Galli, Preda e Boriani. Altra prestazione da metà classifica: settimi, con 2224 punti, ad un solo punto (su duemila!) dalla Francia. Oro, ovviamente, agli USA con 2372, argento alla Svezia (2289) e bronzo al Brasile (2264). Classifica corta, con maggior fortuna e precisione potevamo ambire pure ad una medaglia. Il giorno seguente, 3 agosto, la kermesse di tiro si chiude con la pistola automatica a squadre, distanza 30 metri e 30 colpi a testa, punteggio massimo 300. Per l’Italia gareggiano Ticchi, Galli, Preda, Boriani e Frasca. Stavolta andiamo proprio malissimo: nona ed ultima posizione, con soli 1121 punti. Ennesimo oro agli USA con 1310 punti, argento alla sorprendente Grecia (1285), bronzo alla Svizzera (1270). In definitiva Frasca ha gareggiato spesso, addirittura in sette gare, ma senza ottenere risultati rilevanti. Non più giovanissimo, in molti credono che i Giochi abbiano un po’ rappresentato il suo canto del cigno. Non è proprio così. Intanto, sulla via di ritorno dal Belgio, i nostri si fermano a Rennes dove l’11 agosto è prevista una grande gara internazionale. L’Italia, con Frasca, è seconda nella classifica per nazioni, dietro alla Francia per una manciata di punti. Frasca continua a gareggiare con grande successo anche nel 1921: ai Mondiali di Lione guadagna un altro oro nella pistola a squadre anche se, col suo 16° posto, risulta alla fine il peggiore dei nostri nella graduatoria individuale. Nella stessa manifestazione chiude 4° col fucile d’ordinanza e 13° nel fucile a tre posizioni, ottenendo un bronzo a squadre nella posizione a terra. Sono questi però i suoi ultimi risultati importanti e, dopo vent’anni ad altissimi livelli, si chiude la carriera di un grande campione.


[1] Con lui gareggiano Bonicelli, Ticchi, Conti e Valerio. Nella gara a squadre i nostri ottengono 4431 punti contro i 4542 della Svizzera

[2] Con lui gareggiano Bonicelli, Conti, Panza e Ticchi

[3] Con lui gareggiano Buttafava, Cantoni, Righini e Bonicelli. I nostri ottengono 2438 punti contro i 2415 del Belgio, secondo

[4] Con lui gareggiano Moretti, Ticchi, Galli e Preda. I nostri ottengono 2518 punti contro i 2497 della Francia, seconda