FORNO Giovanni
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1920. Tiro alla Fune. 5°
Atleta possente, appartiene ai Pompieri di Genova, la sua città. Inizialmente si dedica al sollevamento pesi: nel 1916 è 2° nel Campionato Italiano dei pesi “medi”, battuto dal milanese Borneto. Gareggia anche nel settore lanci: in quello stesso 1916, il 6 agosto a Sestri Ponente, ottiene un personale di 11,67m nel getto del peso dopo aver sollevato 100 kg nello slancio, nella gara vinta da Bottino che, con 145 kg, eguaglia il suo primato nazionale. Poi gli anni più bui della guerra lo costringono all’inattività. A conflitto finalmente terminato, torna ad allenarsi coi pesi, ma capisce di avere la strada ostruita da troppi avversari più forti. Ma nel 1920 quando sente parlare di una squadra nazionale da inviare ai Giochi nel tiro alla fune, pensa di avere qualche chance e tenta l’avventura. Oltre tutto le selezioni si tengono proprio a Genova, l’11 luglio, guidate dal Prof. Marchisio, sotto l’egida della FAI (Federazione Atletica Italiana), in varie prove: un test consiste nel trainare, da soli, una slitta del peso di circa 100 kg mentre nello sferisterio dello Zerbino si sviluppano vere e proprie gare di tiro alla fune con squadre costituite da tre elementi. Forno, tra gli atleti più possenti all’opera, riesce ad essere inserito in squadra e guadagnarsi la trasferta in Belgio, anche se la sua squadra termina lontano dalle prime. Difatti i selezionatori, più che sull’amalgama, puntano esclusivamente sulla forza bruta che ogni atleta riesce a sviluppare e Forno è risultato tra i migliori nella prova di traino della slitta.
Dunque ottiene la maglia azzurra e svolge il ritiro collegiale di rifinitura che si tiene a Savona ai primi di agosto. Tra i tiratori emerge un forte cameratismo e, istigati da Tonani, si sviluppano forti sentimenti socialisti al punto che, durante il viaggio in treno per Anversa e pure all’arrivo in stazione, i nostri cantano a squarciagola “Bandiera Rossa” tra l’imbarazzo generale degli altri componenti la spedizione. Chiassosi e provocatori, con mugugni e proteste continue, i tiratori di fune si fanno notare anche nella sede della nostra delegazione, una scuola requisita per l’occasione, dove gli atleti dormono in camerate, che diventa in pratica la prima “Casa Italia” della storia. La gara di tiro alla fune, specialità inserita nei Giochi fin dal 1900, si svolge all’Olympisch Stadion ed inizia il 17 agosto. Partecipano solo 5 nazioni. Il 18 agosto l’Italia è subito e nettamente sconfitta dai Paesi Bassi che vincono rapidamente le due manche: la prima termina dopo 1’11”, la seconda addirittura dopo solo 43”. Un fiasco colossale che porta i nostri a rinunciare addirittura a proseguire il torneo che peraltro ha uno svolgimento macchinoso per l’attribuzione delle medaglie per i piazzati. L’oro va alla Gran Bretagna, da sempre specialista della disciplina, argento per i Paesi Bassi e bronzo al Belgio. I nostri, perduto l’unico incontro disputato, chiudono mestamente all’ultimo posto, quinti. Certamente, non una prova brillante. Di tiro alla fune ai Giochi, peraltro, non se ne parlerà più, e non solo a livello italiano perchè difatti spariranno subito dal cartellone olimpico. Sparirà anche Forno, almeno a livello agonistico.