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FERRUZZI Dino

Montefiascone (VT) 31.08.1892 / deceduto

1936. Equitazione. Ritirato Concorso Completo

Ufficiale dell’Esercito, trova nei cavalli la sua passione vincente. Nei primi anni Venti si cimenta in corse al galoppo e steeple-chase. Inizia ad emergere nel 1924 quando si aggiudica alcune gare, tra Livorno e Roma dove poi rimane di stanza per molti anni. Tra Tor di Quinto e Parioli primeggia in diverse corse di galoppo: il “Premio Ottone” ed il “Marco Aurelio” nel 1925, il “S. Cesario” nel 1926, la “Coppa Elena di Francia” nel 1927, il “Premio della Regina” nel 1928. È dunque uno dei nostri migliori fantini, noto ed apprezzato dal pubblico degli scommettitori. Nei primi anni Trenta cambia registro: il galoppo non gli basta, ama il cross country che esercita nella campagna romana, è pratico di addestramento e si dedica pure agli ostacoli dove comunque stenta ad emergere. Tuttavia viene talora inserito nella nostra squadra per alcuni concorsi internazionali come a Vienna nel 1934. Non ha dunque una specializzazione ben definita, ma sa andare bene un po’ dappertutto. Per questo il CT Amalfi lo convoca per alcuni stages di verifica e lo inserisce nella lista dei “probabili olimpici” per Berlino nel concorso completo che bene sembra adattarsi alle sue caratteristiche di cavaliere in grado di disimpegnarsi in ogni circostanza. Il ritiro collegiale preolimpico decisivo si svolge a Pinerolo nel luglio 1936: alla fine Ferruzzi convince i tecnici ed il 31 luglio a Torino sale sul treno per la Germania. Ferruzzi partecipa al concorso completo cui partecipano 50 cavalieri di 19 nazioni.

La prima prova è il dressage che si svolge il 13 e 14 agosto al campo di Maifeld, nei pressi dell’Olympiastadion. Ferruzzi va bene ed è il migliore dei nostri, nonostante un nubifragio ostacoli la sua prova: su Manola chiude 7°, a nove punti dalla terza posizione del romeno Chirculescu mentre il migliore è il tedesco Stubbendorff su Nurmi, cavallo che ha preso nome dal mitico podista finlandese. Ferruzzi pare ben lanciato, ma la prova di cross, disputata il 15 agosto nel bosco di Truppenubungsplatz a Doberitz (sede di esercitazioni militari), sconvolge tutto. La gara difatti è durissima, un mezzo massacro per uomini ed animali, con siepi ed ostacoli naturali difficilmente valicabili: crea particolari problematiche la riviera, con uno stagno piuttosto profondo. Ben 23 binomi, il 46% dei concorrenti (!), sono costretti al ritiro e tre cavalli infortunati dovranno essere abbattuti. Tra coloro che non terminano la prova anche i tre italiani che quindi perdono ogni speranza e non possono essere classificati neppure per la gara a squadre. Particolarmente curioso ed esemplare il caso di Manola che dopo essere affondata, col cavaliere, in uno stagno da guadare, pur avendo superato con difficoltà l’ostacolo, evidentemente impaurita, si rifiuta di superare un altro canale, tremando e scalciando, incapace di continuare la prova. L’oro va proprio a Stubbendorff, argento per lo statunitense Thomson e bronzo al danese Lunding mentre tra le squadre domina la Germania su Polonia e Gran Bretagna. Per i nostri una gara disastrosa, sia pure con qualche attenuante. Ferruzzi farà tesoro di questa esperienza negativa, diventando poi un grande istruttore e supervisore dei nostri cavalieri di completo ai Giochi di Londra (1948) ed Helsinki (1952).