FAVRETTI Luigi
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Agordo (BL) 20.11.1872 / Agordo (BL) 15.06.1950
1920. Tiro a Segno. 4° Fucile da 300 metri in Piedi a Squadre
Nativo del piccolo paese dolomitico di Agordo, ridente località situata nella valle del Cordevole e centro minerario di primaria importanza, in cui è ancora forte la tradizione ladina e dove è presente un poligono di tiro presso il quale il giovane Favretti apprende i primi rudimenti. Poco a poco prende confidenza con l’arma e dimostra buone qualità. Il primo risultato di alto livello è datato 1908: terzo posto nel Campionato Italiano col fucile modello 1891, dietro Ticchi e Cantoni. Si piazza terzo anche due anni dopo, nel tricolore di carabina tre posizioni, alle spalle del forte Ticchi e Vercellone. Risultati che lo pongono all’attenzione generale e che, confermati anche nelle prove di selezione, gli permettono di entrare nella lista degli azzurri ai Mondiali del 1911 di Roma dove coglie una bella medaglia di bronzo nella carabina a squadre posizione in ginocchio nonostante sia 22° (ma non il peggiore dei nostri) nella classifica assoluta. A livello individuale è 8° col fucile d’ordinanza posizione a terra mentre nella stessa prova con la carabina chiude 9°. Si ripresenta ai Mondiali del 1914, a Vyborg (Russia): gareggia solo con la carabina, ma non va altrettanto bene. Ottiene i suoi migliori risultati nella posizione a terra: 22° nella graduatoria a squadre e 6° in quella a squadre. Per il resto prestazioni mediocri (12° nella posizione a terra il miglior piazzamento) che lo tengono ben lontano dai primi posti. Lo scoppio della guerra complica tutto e blocca l’attività agonistica. Favretti però ormai è entrato nel “giro” giusto e ritrova il suo posto in Nazionale alla fine del conflitto, nonostante abbia da tempo superato i 45 anni.
Peraltro non è raro in quel periodo trovare tiratori intorno ai 50 anni di età. Vitali, il segretario dell’Unione Tiratori Italiani nonchè principale selezionatore degli azzurri, lo tiene in grande considerazione e lo inserisce nella lista per i Giochi del 1920 di Anversa, raggiunta in treno via Modane e Parigi. Le gare olimpiche si svolgono nel poligono militare di Beverloo, a Leopoldsburg, una sessantina di km ad est di Anversa. Sono talmente tante che verrà coniato un detto, fin troppo abusato nelle storie dei Giochi, per esprimere la pletora di tiri effettuati: ad Anversa, si dirà, s’è sparato più che a Verdun, riferendosi ad una delle battaglie più cruente della Prima Guerra Mondiale. Sparano anche gli italiani che entrano in gioco il 29 luglio. Favretti è inserito nella squadra che disputa la prova col fucile da 300 metri, nella posizione in piedi. 15 le nazioni presenti. Schieriamo anche Ticchi, Isnardi, Boriani e De Ranieri. Nonostante la compagine non sia la più titolata di quelle presentate, tra tutte le gare di Anversa nel tiro, è la migliore degli italiani che sono pure sfortunati: coi loro 251 punti mancano il bronzo per soli 4 punti. L’oro va stavolta alla Danimarca (è l’unica vittoria che sfuggirà agli USA!) con 266 davanti a Stati Uniti (255) e Svezia (255). “Medaglia di legno” dunque per Favretti che non gareggia ulteriormente; questa difatti è l’unica prova nella quale si cimenta in questa edizione dei Giochi. A dir la verità, non gareggerà più neanche in Nazionale: il suo nome difatti sparisce dagli albi d’oro ed in pratica la sua attività ad alti livelli si ferma qui.