FANELLI Michele
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Orta Nova (FG) 14.09.1907 / Torino 13.12.1989
1932. Atletica Leggera. 13° Maratona
Nasce in un’umile famiglia di contadini, senza nessuna velleità sportiva. Svolge il servizio militare nel Genio a Tripoli e lì, per divertimento, inizia a correre coi commilitoni, giungendo terzo in un campionato locale. Rientrato a casa, si sposa ed ha un figlio. Gli è rimasta dentro la voglia di correre, di emergere, di cercare un riscatto sociale, eventualmente anche nello sport: non sono estranee a questa decisione le idee comuniste che albergano nel suo animo ed in chi gli sta attorno. Gareggia nelle gare del “dopolavoro”, molto presenti alla fine degli anni Venti ed incentivate dal regime fascista nell’idea dello “sport per tutti”. Molto determinato e cocciuto, ostinato e indefesso, Fanelli si allena fortemente e comincia a vincere: primo nel campionato pugliese dei 3mila, nel 1930 a S. Ferdinando si aggiudica il campionato di maratonina dell’Italia Centro-Meridionale. Nel 1931 insiste, con sempre maggiore convinzione anche perchè arrivano risultati importanti. Il 4 giugno si aggiudica il “Giro di Roma” sui 20km. Sulla stessa distanza partecipa ai tricolori di maratonina, disputati a Firenze il 21 giugno: chiude ottimo secondo, battuto da Morelli, ma solo perchè gli s’è rotta una scarpetta e senza questo incidente, secondo molti osservatori, avrebbe potuto vincere. Trova la sua consacrazione il 12 luglio quando primeggia nel “Giro di Milano”, su 23 km, prima preolimpica per i maratoneti: si parla di lui come di una grande rivelazione e di un atleta i cui limiti sono sconosciuti. Si conferma due mesi dopo quando, il 13 settembre, si aggiudica la “Bologna-Pianoro”, di 32 km, col nuovo record della corsa. Fanelli non pare una meteora. Tuttavia il finale di stagione è per lui in chiaroscuro: nella maratona tricolore di Torino, peraltro la prima da lui interamente affrontata, finisce nono, cedendo nel finale. Chiude l’annata comunque con un successo, il 1 dicembre, nel “GP Capodichino”, 8 km nell’hinterland partenopeo. Nel 1932, tesserato per l’Audace capitolina, ovviamente accarezza sin da subito il sogno olimpico, ma l’inizio non è ottimale: il 20 marzo a Roma nella prima preolimpica, peraltro disputata su 15 km, chiude solo sesto (primeggia Morelli). Va leggermente meglio nella seconda prova di selezione, organizzata a Sanremo su 18 km il 10 aprile: finisce quarto, superato nell’ordine dal francese Morier, Morelli e Balbusso.
La strada per i Giochi si fa in salita, ma è vero che queste prime due gare sono state disputate su distanze piuttosto brevi. Tuttavia la situazione non migliora: il 24 aprile nel “Giro di Roma”, su 27 km, Fanelli chiude sesto, lontano dal vincitore Roccati. Tutto si complica. Anche perchè la seguente prova non è ottimale. L’8 maggio si assegna il tricolore di maratonina, sui 24 km del “Giro di Milano”: vince l’outsider Paduano e Fanelli termina di nuovo sesto. Inizia a carburare nella preolimpica di Bologna, disputata su 35,3 km il 26 maggio quando termina secondo alle spalle del redivivo Rossini che però diserta l’ultima prova di selezione olimpica, il 26 giugno a Venezia. Qui Fanelli ritrova sè stesso e brilla come non mai: sui 40 km del percorso primeggia in 2h28’17”, tempo di tutto rispetto, guadagnandosi la maglia azzurra a Los Angeles. Giunge quindi il tempo del viaggio verso l’America. Dapprima, il 1 luglio, tutti gli azzurri sono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e Fanelli ritrova un certo ritmo.
La maratona olimpica si tiene il 7 agosto, con partenza ed arrivo al “Coliseum”: il tracciato prevede un ampio giro attorno a Los Angeles. Partecipano 28 atleti di 14 nazioni. Tra loro avrebbe dovuto esserci anche il mitico finlandese Paavo Nurmi che però, proprio alla vigilia della corsa, viene squalificato dalla IAAF per “professionismo”. Pronostico incerto. Emergono in cinque: i quotati britannici Wright e Ferris, il giapponese Tsuda, l’argentino Zabala ed il finnico Toivonen. Fanelli perde presto terreno e naviga a lungo intorno alla decima posizione, costretto pure a fermarsi per problemi di stomaco. Davanti i cinque proseguono finchè attacca Zabala che sembra padrone della situazione. Nel finale però cede e Ferris tenta il recupero: ma l’inglese è partito troppo tardi e non riesce a colmare il gap. Il sorprendente argentino, per quanto stanco, riesce a conservare 19” fin sul traguardo, terminando in 2h31’36”. Ferris è argento, il bronzo va a Toivonen in 2h32’21”. Fanelli, che nel finale ritrova piglio e vigore, chiude 13° a 2h49’09”: i 17 minuti di ritardo dal terzo posto parlano chiaro sulla sua gara, comunque generosa e sufficiente, considerando anche i problemi fisici. Rientrato in Italia e smaltita la sbornia olimpica, Fanelli si prepara bene per la maratona di Torino del 16 ottobre: inizia tranquillo, poi parte in progressione e recupera posizioni su posizioni finchè al km 30 sorpassa il belga Vandersteen, fino a quel momento il migliore. Nel finale Fanelli non ha il minimo cedimento e va a vincere meritatamente. Qualche rimpianto per Los Angeles esiste: senza i disturbi fisici, avrebbe potuto pure accarezzare il sogno di un bel piazzamento, almeno nei primi dieci. Si rivede solo il 9 aprile 1933 quando vince il “Giro di Sanremo”. Il 21 maggio fa sua la maratonina (21 km) di Vigevano. Sette giorni dopo, chiude secondo il “Giro di Molfetta”, superato da Paduano. Si rivede il 30 luglio a Firenze, nei tricolori dei 5mila dove termina nono (vince Betti). Il 13 agosto a Roma si aggiudica la “Coppa Paskowsky” e due giorni dopo finisce quinto il “Giro di Formia” appannaggio di Paduano. Il 24 settembre Fanelli si aggiudica il “Giro di Milano”, disputato su 23,3km. Il 15 ottobre è tra i favoriti della maratona tricolore di Torino, ma chiude solo ottavo (vince Genghini). Il 26 novembre, in una giornata di pioggia e nubifragi, termina quinto il “Giro di Roma” vinto da Morelli. Fanelli si rivede solo il 1 luglio 1934 quando chiude al terzo posto il “GP Teramo”, alle spalle dello stesso Morelli e Leombrini.
Il 29 luglio è splendido protagonista della maratona tricolore, disputata a Milano: conquista difatti il titolo con una corsa senza tentennamenti. Poi tocca alla prima storica edizione degli Europei dove si presenta se non da favorito, comunque con la possibilità di una medaglia: parte bene, rimane coi primi, ma poi cede nella seconda metà di corsa e finisce ottavo. Vince il finnico Toivonen sullo svedese Enokson e l’altro azzurro Genghini. Il 15 settembre Fanelli termina quinto il “Giro di Formia” vinto da Di Cesare. Sente però di essere in forma ed azzarda l’exploit: il 21 ottobre, sulla pista della Farnesina a Roma, realizza difatti il record mondiale delle 25 miglia con 2h26’10”[1] mentre, di passaggio, migliora pure i primati italiani di 20miglia (1h55’31”) e due ore (33,370 km). Si rivede solo il 28 aprile 1935 quando chiude al decimo posto la Monaco-Nizza vinta dal compagno Balbusso: i due forniscono un contributo fondamentale al successo dell’Audace capitolina nella classifica a squadre. Balbusso primeggia anche il 30 giugno nella maratonina di Parma (25 km), con Fanelli quinto. Chiude invece quarto la maratona tricolore, disputata a Firenze il 28 luglio e vinta da Rossini. Due mesi dopo, il 29 settembre, Fanelli finisce lontanissimo nella maratona di Parigi: 35° (primeggia il francese Begeot). Nel 1936, come tutti, cerca un posto ai Giochi anche se non si nasconde le difficoltà. Comunque ci prova: il 26 aprile nella preolimpica di Firenze chiude 7° i 10mila vinti da Beviacqua. Il 16 maggio sui 30km della preolimpica di Parma termina buon terzo, superato da Bulzone e Rossini. Tutto rimane in bilico. Ma la bilancia cade dall’altra parte l’11 giugno quando a Rovigo si disputano i tricolori di maratona: Fanelli lotta, ma finisce settimo, troppo lontano dal vincitore Bulzone ed i Giochi sfumano. Prosegue a correre ancora per molti anni, favorito dalla mediocrità del fondo italiano del periodo a cavallo del secondo conflitto mondiale. Riesce per due volte a salire sul podio dei Campionati italiani di maratona: terzo a Novara il 2 agosto 1942 e secondo a Roma il 24 agosto 1948. Si aggiudica il “Giro di Roma”, corso sulla distanza della maratona, nel 1949. Partecipa per l’ultima volta ad una maratona che assegna il titolo nazionale nel 1955, classificandosi ventesimo. Nel dopoguerra si cimenta pure sulle lunghe distanze della marcia e prende parte alla “100km” della Gazzetta dello Sport. È decimo nell’edizione del 1948 e sarà presente fino al 1956 con un 12° posto che la dice lunga sulle qualità di uno dei più interessanti atleti italiani delle gare sulle lunghe distanze.
[1] Il record apparteneva, sin dal 1913, al britannico Green con 2h30’29”