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FACCIANI Cesare

Torino 21.02.1905 / Torino 29.08.1938

1928. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Inseguimento a Squadre (c. Gaioni, Lusiani e Tasselli)

Torinese purosangue, assorbe presto l’imprinting ciclistico sabaudo dove le corse, su strada e su pista, sono all’ordine del giorno e gli ottimi corridori non mancano. Già a 15 anni è in sella, si tessera per la “Forza e Destrezza”, ed il 25 giugno 1922 a Torino vince il campionato piemontese “giovanetti” (oggi diremmo Allievi), disputato su 50 km. Giovane promettente, gareggia principalmente a Torino: il 26 agosto 1923 è terzo nella “Coppa Remmert” dietro ai più esperti Giacobino e Polano[1]; il 30 settembre chiude al 5° posto il “GP Fiat” vinto da Novaretti. Il 1924 è annata olimpica e Facciani, nonostante la scarsa esperienza, fa un pensierino alla maglia azzurra. Il 27 aprile giunge terzo nella “Monti e Valli torinesi” dietro Natale Gremo[2] e Niccolini. Il 18 maggio Facciani ottiene il primo successo di rilievo nel “GP Atalanta”, una cronocoppie con partenza ed arrivo a Torino, assieme a Gilardi: appare dunque un ottimo passista, con grandi doti da cronoman. Il 1 giugno è secondo nel “GP Astrapè” a Torino vinto da Dezzani. Facciani emerge definitivamente, confermando le sue doti di passista, il 22 giugno nell’ultima prova di selezione olimpica a Tortona, su un percorso di 180 km. La formula della gara è anomala. Gli iscritti vengono difatti divisi dagli organizzatori in squadre di 3 uomini che devono percorrere il tracciato a cronometro. La pioggia, le forature, la stanchezza e la disabitudine a tale tipo di gara falcidiano i concorrenti che presto rimangono praticamente soli, uno contro l’altro in una gara ad eliminazione dove rifulgono veramente i più “duri”. Anche Facciani rimane da solo, ma non demorde e chiude terzo al traguardo, anche se a ben 18’ dal vincitore Bresciani ed a 5’ dal secondo, Negrini. La giovane età è un handicap troppo forte per ottenere la maglia azzurra: vi sono atleti più esperti, rodati e collaudati di lui che, in definitiva, è una sorpresa dell’ultima ora.

Così viene escluso dalla lista per i Giochi. Si rivede il 12 ottobre, terzo nella “Coppa Martini&Rossi” a Torino, superato in volata da Marco Giuntelli[3] e Picchiottino. Nel 1925, complice il militare, si vede poco. Tesserato per l’US Atalanta, il 15 febbraio giunge 4° nel cross di Stupigini vinto da Chiusano. Il 7 maggio chiude 6° in volata la “Coppa Pedale Astigiano” appannaggio di Remotti. Situazione analoga l’anno seguente. Il 28 febbraio è battuto da Edoardo Petiva[4] nel cross di Stupinigi. Il 13 giugno a Tortona, con il “Velo Club Lancia” di Torino, è secondo nella “Coppa Italia”, cronometro a squadre di 135 km, a 43” dai vincitori della “Nicolò Biondo” di Carpi[5], confermando le sue doti nelle corse contro il tempo. Facciani torna all’attività costante e continua nel 1927. Il 20 febbraio è terzo nel tradizionale cross di Stupinigi, sopravanzato da Rosso e Beretta. Gareggia con successo anche su strada: il 27 marzo vince la “Coppa Giordano” a Torino e sette giorni dopo bissa il successo nella “Monti e Valli Torinesi”, battendo allo sprint i compagni di fuga Balmamion[6] e Beretta. Il 12 giugno chiude 10° la promiscua “Coppa Petrino” a Torino, vinta da Balla. Il 1 luglio nel Motovelodromo di Torino, in notturna, vince l’handicap. Continua ad alternare pista e strada: il 31 luglio chiude al quinto posto la promiscua “Tre Valli Varesine” vinta da Zenone. Va peggio sette giorni dopo nella “Coppa Martini&Rossi” appannaggio di Viarengo: solo 14°. Il 28 agosto chiude ottimo terzo la “Coppa del Re” a Torino, superato da Balla e Callegari. Lo stesso Balla il 18 settembre si aggiudica la “Coppa Podestà” ad Asti dove Facciani termina quarto. Il 9 ottobre, assieme ad Oggero, Facciani chiude secondo la “Coppa Spiga”, una crono coppie a Torino vinta da Balla-Orecchia. A sorpresa il 23 ottobre Facciani, sin lì considerato un buon passista, è grande protagonista del “Piccolo Giro di Lombardia”, ricco di saliscendi: spesso coi primi, cede sul Ghisallo ma conserva un buon 4° posto anche se ad oltre 10’ dal vincitore Beretta.

Dopo questa buona stagione, è lecito puntare ai Giochi di Amsterdam. Intanto l’8 aprile 1928 Facciani si piazza 12° nel “GP Cervini” a Varese vinto da Meini. Il 6 maggio partecipa alla prima preolimpica, disputata al “Sempione”: nell’inseguimento a squadre, con una compagine di piemontesi, viene battuto dai milanesi però è nettamente il migliore dei suoi. I tecnici iniziano a tenerlo d’occhio. Il 27 maggio torna al “Sempione” per un’altra preolimpica: nell’inseguimento batte nettamente Piano. Si comincia a considerarlo un buon passista su distanze brevi al punto che viene selezionato per i Giochi nell’inseguimento a squadre anche se la compagine esatta sino a metà luglio appare ancora in alto mare. Alfredo Corti, che si occupa della preparazione dei pistard azzurri, non ha dubbi e lo considera titolare fisso del quartetto di inseguitori. Dopo vari test, alcuni con esiti sorprendenti che vedono l’esclusione di Piano, sin lì considerato inamovibile ma caduto in allenamento e non in piena efficienza, viene decisa la formazione titolare: accanto a Facciani vengono schierati Lusiani, Tasselli e Gaioni, ultimo arrivato ma “locomotiva” fenomenale. Si va nei Paesi Bassi con l’intento di confermarsi “padroni” della disciplina dopo gli ori delle due edizioni precedenti. Le gare olimpiche di ciclismo su pista si disputano nell’Olympisch Stadion, appositamente attrezzato con un anello in cemento. Al via dell’inseguimento a squadre si presentano 12 nazioni. I nostri quattro azzurri esordiscono il 5 agosto contro la Lettonia, facilmente raggiunta dopo 3300 m di gara sui 4mila previsti. Gaioni si conferma fenomenale, ma tutta la squadra sembra girare bene. La sera dello stesso giorno gli azzurri affrontano i quarti di finale e superano anche la Germania, con 110 m di vantaggio, con un tempo non eccezionale ma comunque buono (5’06”2). S’è perfezionato il sistema dei cambi, gli azzurri migliorano di gara in gara. Il 6 agosto tocca alla semifinale contro i temibili britannici che schierano i tre fratelli Wyld ed autori il giorno prima del nuovo record olimpico (5’01”6). È la sfida cruciale ed i nostri, ancora trascinati da un grandissimo Gaioni, partono all’attacco, guadagnando una dozzina di metri. I britannici tentano il recupero, a due giri dalla fine fora Tasselli, ma i tre superstiti non mollano e si aggiudicano la prova, sia pure con un tempo superiore di un secondo al record olimpico: poco importa, i britannici sono battuti per 30 metri. Poche ore dopo, la finale contro i padroni di casa olandesi, sorretti ovviamente da un gran tifo. Sfida incerta, dove ognuno fa pienamente la propria parte, con Tasselli che si rialza all’ultimo km dopo aver dato tutto.

Alla fine i nostri prevalgono per una ventina di metri: è medaglia d’oro! La terza consecutiva per l’Italia in una disciplina nella quale ormai siamo maestri riconosciuti. Il bronzo va ai britannici, i grandi sconfitti del torneo. Facciani, ottimo protagonista ad Amsterdam, festeggia l’oro olimpico con una bella vittoria il 2 settembre nella crono coppie della “Coppa Costa” a Dronero dove gareggia assieme a Bertolazzi[7]. Tre settimane dopo, al “Sempione” si aggiudica un’americana con l’altro olimpionico Cattaneo. Il 23 settembre chiude al secondo posto la “Torino-Borgosesia”, battuto da Balla. Si rivede un mese dopo: il 28 ottobre termina decimo la “Coppa Giachetti” a Cuorgnè, vinta dall’altro olimpionico Beretta. Il 4 novembre a Carpi finisce quarto nell’individuale appannaggio di Bianchi. Nonostante alcune richieste in proposito, Facciani non passa professionista. Gareggia altre due stagioni tra i dilettanti anche se senza sussulti particolari. Nel 1929 vince il “GP Astrapè” nella sua Torino, l’anno seguente si aggiudica la “Coppa Valperga”. Alla fine nel 1931 si decide al grande passo, ingaggiato dalla “Alcyon”. Gareggia molto in Costa Azzurra, ma le sue doti di passista non gli consentono di emergere su strada: nel 1931 giunge 52° alla “Sanremo”, l’anno seguente è 3° nel “GP Antibes”. Nel 1933, ingaggiato dalla “Frejus”, ha una discreta stagione: coglie il suo unico successo da “pro” in una tappa del “Giro del Piemonte” dove finisce 8° nella generale, termina al 26° posto il “Giro d’Italia” ed al 28° p.m. la “Sanremo”. Niente di eccezionale, ma può ancora migliorarsi. Invece inizia ad avere alcuni malesseri che lo costringono ad interrompere l’attività. Le cose peggiorano rapidamente. Gli viene diagnosticata una grave malattia polmonare che lo porta alla morte a soli 33 anni, primo tra i campioni olimpici di Amsterdam ad andarsene. Triste primato per una carriera su buoni livelli da dilettante, meno nella categoria maggiore.


[1] Pietro Polano, nato a Torino il 10.09.1904, tra i migliori dilettanti italiani nella seconda metà degli anni Venti. Bronzo ai Mondiali dilettanti su strada nel 1926, tra i suoi successi Torino-Borgosesia 1926, GP Martini&Rossi 1928, Campionato Piemontese 1930

[2] Nato a Torino il 12.12.1908. Precocissimo, segue le orme del padre Angelo, vincitore della Milano-Sanremo 1917, ma non avrà una carriera significativa

[3] Nato a Tonco (AT) il 16.03.1905. Atleta solido e coriaceo, una dozzina di stagioni tra i “pro”, coglie il suo principale successo nel Giro del Piemonte 1928. Anche il fratello maggiore Battista sarà professionista, ma senza grandi squilli

[4] Nato a Torino l’08.03.1902. Fratello minore di Emilio, campione italiano nel 1910, gareggia una decina di stagioni tra i “pro”, ma senza ottenere successi rilevanti

[5] Con Facciani gareggiano Zanone, Bertolino e F. Gremo mentre i vincitori sono Castaldini, Ruozzi, Della Scala e G. Manicardi

[6] Ettore Balmamion, nato a Nole Canavese (TO) il 01.02.1907. Da dilettante vince la “Coppa Italia” 1930, cronometro a squadre, con la US Pro Dronero. Da professionista gareggia nella seconda metà degli anni ’30, ottenendo 5 vittorie tra cui una tappa al Giro di Catalogna 1931 e la Torino-Sanremo 1932. Zio di Franco Balmamion, vincitore del “Giro d’Italia” nel 1962 e 1963

[7] Pierino Bertolazzi, nato a Vercelli il 17.04.1906. Nel 1929 vincerà il Campionato Mondiale dilettanti, ma tra i “pro” non avrà una carriera significativa


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