FACCHIN Marino
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Bagnolo di Po (RO) 20.02.1913 / Genova 29.05.1979
1936. Pugilato. Eliminato Ottavi pesi leggeri
Appena nato, la famiglia si trasferisce a Genova dove però si aprono tempi bui. Il padre di Facchin è chiamato alle armi nella Prima Guerra Mondiale dove muore combattendo. Rimasto orfano, Facchin trova un grande appoggio nella famiglia di Dario Della Valle, grande appassionato e maestro di boxe, con una palestra in Piazza Stella. Della Valle diventa una sorta di secondo padre per il giovane Marino che ovviamente entra presto sul ring, apprendendo dal maestro, poi direttore della palestra a bordo di transatlantici tra cui il mitico “Rex”, tutti i trucchi del mestiere. Il primo anno di attività seria e costante per Facchin è il 1932: in dicembre partecipa ai tricolori dei “piuma”, disputati al Teatro Jovinelli di Roma. Batte il calabrese Tripodi, il lombardo Bilotti ed il marchigiano Saracini. In finale supera il conterraneo Grisoni ai punti e guadagna il titolo italiano, in un match comunque sterile ed equilibrato. Nel 1933 entra in Nazionale ed il 21 maggio a Ferrara gareggia nel match contro la Germania: pareggia con Kastner, ma i nostri comunque vincono 9-7. La rivincita si disputa ad Essen il 23 luglio: stavolta Facchin viene superato da Kastner ed i nostri perdono 12-4. Aumenta di peso, entrando nei “leggeri”: a metà ottobre vince il titolo italiano a Ferrara, superando agevolmente i vari turni (l’emiliano Girometti, il lombardo Gandola) e battendo in finale, in un match incerto, il laziale Girolami. Nel 1934 si conferma alla grande. Il 4 febbraio a Genova batte ai punti Grillo. Ritrova la Nazionale per gli Europei di Budapest, disputati a metà aprile. Al primo turno supera bene il ceco Adamecz. Quindi in semifinale batte il tedesco Schmedes ed in finale affronta il magiaro Harangy, ovviamente sostenuto dal pubblico di casa (e dai giudici). Facchin non trema e adotta la tattica perfetta: spinto dai tifosi, l’ungherese si lancia all’attacco e l’azzurro lo controlla d’incontro, fermandone a ripetizione l’impeto con colpi ben assestati. Maestro di tattica e di scherma, Facchin domina il match a tal punto che stavolta i giudici non se la sentono di andare contro l’evidenza e giustamente gli assegnano la vittoria. Campione d’Europa! Torna in Nazionale e sul ring il 21 settembre a Zurigo per Svizzera-Italia: domina ai punti Raes ed i nostri vincono 13-3.
Si rivede ai tricolori di Milano del 1935, disputati ai primi di aprile nel teatro di Via Vasari. Tra i “leggeri” vince bene col toscano Giorgini. Poi però incappa nell’ostico emiliano Montanari: i giudici gli danno ragione ai punti, ma il pubblico è inferocito per il verdetto, peraltro non semplice in un match molto equilibrato, e la FPI annulla l’incontro che il giorno seguente viene ripetuto. Vince, stavolta senza problemi, Montanari che guadagna il titolo ai danni di un Facchin apparso al di sotto dei suoi standard abituali. Viene comunque selezionato in Nazionale a metà giugno quando al “Roland Garros” di Parigi si disputa un’importante riunione internazionale: Facchin è molto atteso, ma nel primo match, contro il belga De Winker, si procura una brutta ferita all’arcata sopracciliare ed il medico interrompe l’incontro, estromettendo l’azzurro dal torneo. I nostri comunque vincono la classifica a squadre, determinata a punti in base ai vari piazzamenti. Facchin non si rivede sino alla primavera del 1936 quando viene selezionato tra i “probabili olimpici” e convocato per il grande ritiro collegiale azzurro, tenutosi a Senigallia sin dai primi di maggio, con sede alla “Pensione Azzurra”. Tutto è ancora da decidere in chiave olimpica e vi sono 40 atleti che si allenano quotidianamente, sognando i Giochi. La prima selezione avviene il 28 giugno: Facchin supera ai punti il lombardo Siviero, menomato peraltro da una ferita al viso. Quindi l’11 luglio, al Teatro Stamura di Ancona, Facchin batte anche il laziale Rea, ottenendo il pass per i Giochi.
Si parte per Berlino il 27 luglio, in treno da Verona. Le gare olimpiche di pugilato si disputano nella “Deutschlandhalle”, grande Palazzo dello Sport. Facchin gareggia nei “leggeri” dove partecipano 26 pugili ed il cui limite di peso, è 61,23kg. Facchin inizia bene: il 10 agosto, nel primo turno, batte ai punti il romeno David. Il match però lascia strascichi importanti: il giorno seguente Facchin ha un occhio gonfio e non è certo al meglio quando incontra negli ottavi lo svedese Agren: combatte coraggiosamente, ma perde ai punti e quindi viene eliminato. L’oro va all’ungherese Harangi che in finale supera l’estone Stepulov mentre il bronzo è proprio dello stesso Agren. Per Facchin una partecipazione inficiata dalle ferite ed un’uscita di scena con diverse attenuanti. Continua poi con la Nazionale: ad ottobre va in America (a New York batte l’italo-americano Caserta) ed il 13 dicembre è a Budapest dove pareggia con Frigyers. Rimane un nostro pugile di punta: nel 1937 a Milano si disputano gli Europei e Facchin è molto atteso. In semifinale viene però battuto dal tedesco Nurnberg, guadagnando comunque il bronzo. Quindi passa professionista, ma la sua carriera è bloccata dalla guerra e non decolla. Nel 1945 ha un buon rientro, vince due incontri, ma ormai ha raggiunto i 32 anni di età e decide di ritirarsi. Il suo score da professionisti è inficiato dai pochi combattimenti sostenuti e da qualche imprevisto di troppo: 9 vittorie, 5 sconfitte. L’oro ed il bronzo europei testimoniano comunque il suo status di pugile di primo piano a livello continentale per almeno un lustro.
Facchin negli spogliatoi dopo la conquista del titolo europeo a Budapest nel 1934