DONATI Aleardo
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Bentivoglio (BO) 08.03.1904 / Bomporto (MO) 29.12.1990
1924. Lotta Greco-romana. Eliminato Secondo Turno pesi massimi
1928. Lotta Greco-romana. Eliminato Quarti di Finale pesi massimi
1932. Lotta Greco-romana. Eliminato Secondo Turno pesi massimi
1936. Lotta Greco-romana. 6°
Si trasferisce presto a Bologna dove il padre lavora un podere nella zona di Santa Viola: ancora bambino, aiuta il genitore nei campi, irrobustendosi velocemente col lavoro fisico. Cresce alto e possente, dotato di grande forza. Si appassiona alla lotta ed a 16 anni è già in pedana, tesserato per la “Sempre Avanti!” bolognese, compagine di chiara matrice socialista. Trova in Bruto Testoni un maestro ed un mentore di primo livello che segue con volontà e dedizione. Di fisico imponente, Donati si dimostra subito forte e promettente, ha grinta e qualità ma va sgrezzato. Il suo primo risultato significativo è il sesto posto nel torneo internazionale, una sorta di Italia-Germania, organizzato dall’US Bolognese nel capoluogo felsineo tra il 18 e 20 febbraio 1923. Il suo piazzamento, considerati i 19 anni, è interessante e nei “massimi” è battuto dal solo mentore Testoni. Il 4 e 5 marzo Donati chiude invece terzo i campionati emiliani di lotta, svoltisi nei locali della gloriosa “Panaro” di Modena, sopravanzato dall’imbattibile Testoni ma anche dal semisconosciuto Lucchesi. Deve ancora crescere, soprattutto tecnicamente, e lo fa in fretta. Il 16 e 18 novembre a Genova, nei locali della “Colombo”, si disputano i tricolori di lotta e Donati vince tra i “massimi” e nel girone assoluto, aggiudicandosi tutti gli incontri. I tecnici si entusiasmano, ma con qualche riserva: lo definiscono “erculeo ma in difetto di scuola ed arte”. In sostanza si basa troppo sulla forza e poco sulla tecnica. Nel 1924 ovviamente Donati aspira ai Giochi. Tra il 12 e 14 aprile gareggia a Prato nell’importante torneo che vale anche come prima selezione preolimpica. Compie un passo indietro, probabilmente a corto di preparazione: viene difatti sconfitto dal mastodontico Isetta nella categoria dei “massimi” e dal sorprendente pratese Limberti nel girone finale. Si riscatta subito. Il 4 maggio, al Teatro Verdi di Bologna, vince la “cintura d’oro”, dominando tra i “massimi” ed il girone per il titolo assoluto, battendo in finale il compagno e concittadino Venturi. Il 25 maggio è a Torino, per un’altra preolimpica: vince agevolmente tra i “massimi” e giunge secondo nel girone assoluto, battuto dal suo maestro Testoni, in un match dove Donati mostra troppi timori reverenziali. Donati è sconfitto, stavolta lottando seriamente, anche da Isetta nell’ultimo torneo preolimpico che si conclude il 1 giugno nei locali della “Colombo” a Genova. Il suo nome però non può mancare nella lista per Parigi.
Le prove olimpiche di lotta si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Donati gareggia nei “massimi”, categoria alla quale possono accedere lottatori che pesano più di 82,5 kg. Al via 17 atleti di 10 nazioni. Vige la regola della doppia sconfitta ovvero viene eliminato il lottatore che perde due incontri. Donati non va molto lontano. Perde difatti, per schienamento, i primi due incontri che disputa e viene subito eliminato: il 6 luglio è sconfitto dopo 12’24” di combattimento dall’olandese Sint ed il giorno seguente, dopo 8’45”, dallo svedese Nilsson. L’oro va al francese Deglane sul finnico Rosenqvist mentre il bronzo è dell’ungherese Bodò. Per Donati dunque una partecipazione olimpica insufficiente. Si riscatta il 9-11 gennaio 1925 a Bologna, nei tricolori dove vince tutti gli incontri, compreso quello col suo mentore Testoni che non si impegna più di tanto, ricevendo molte critiche. Si tratta dei campionati del 1924, posticipati per problemi organizzativi. I campionati italiani “veri” del 1925 si disputano il 7 e 8 novembre a Genova, nei locali della “Colombo”, ma il risultato non cambia: Donati vince tra i “massimi” e nel girone che vale il titolo assoluto, senza perdere un incontro. È probabilmente il miglior lottatore italiano: peccato che ai Giochi abbia deluso. Non ha soverchie difficoltà ad aggiudicarsi l’8 dicembre il campionato sociale della “Sempre Avanti!”. Tra il 17 e 19 dicembre partecipa agli Europei di Milano, tenutisi al Teatro Carcano. Non va bene: schienato dal tedesco Gehring e dallo svedese Svensson (poi oro), viene subito eliminato. In molti da lui si aspettavano di più. Nel 1926 si conferma. È grande il 28 marzo a Bologna, nella palestra San Gervasio affollatissima. Vince tra i “massimi” ed il girone assoluto, battendo il quotato austriaco Seszta e diversi lottatori belgi. Il 24 maggio primeggia tra i “massimi” nella “Targa Pampuri”, disputata a Torino nei locali della YMCA. In estate le gare scarseggiano e non combatte. Si allena comunque intensamente, anche con i pesi: il 24 ottobre disputa difatti il campionato emiliano di sollevamento e chiude secondo, battuto da Poggioli. Torna alla lotta e fa bene. A metà novembre è a Prato, per i tricolori che si svolgono nel Politeama Novelli: vince anche se Bonassin lo fa soffrire non poco. Il 5 dicembre altro titolo nazionale per Donati che, nella palestra della “Virtus”, batte tutti nel campionato FGNI. Stessa storia nel 1927. Il 24 marzo, alla presenza del neo CT Breznotits, vince agevolmente con Giacomelli nella riunione organizzata al Teatro Masini di Faenza. È grande il 26 aprile a Bologna nella “Coppa Herion” dove vince tutti gli incontri tra i “massimi” anche se nel torneo assoluto viene battuto dal tedesco Braun, un medio-massimo. Il 30 e 31 luglio a Como si conferma tricolore dei “massimi”. Il 18 dicembre vince agevolmente il torneo di Venaria Reale: in Italia non ha avversari che possano impensierirlo. Difatti inizia la stagione olimpica 1928 nel modo consueto, dominando. Il 18 marzo rivince il titolo italiano, disputato a Milano nella “Sala del Balilla”. Sembra scontata una maglia azzurra per i Giochi. Difatti è di nuovo grande a Prato, tra il 30 aprile ed il 1 maggio, nell’incontro Italia-Cecoslovacchia, finito 3-3: Donati batte Vavra. Non ha difficoltà a qualificarsi per Amsterdam nelle varie preolimpiche che domina, praticamente senza avversari. Il CT, l’ungherese Miklos Breznotits, ha per lui parole di elogio, anche nel ritiro collegiale preolimpico, tenutosi nella palestra della “Forti e Liberi” di Monza. Ma nessuno si fa illusioni per Amsterdam.
Le gare olimpiche si svolgono al Krachtsportgebouw, una sorta di palazzetto degli sport di potenza, situato a lato dell’Olympisch Stadion, verso est. Donati gareggia nei “massimi” cui prendono parte 15 lottatori di altrettante nazioni: al torneo possono partecipare atleti di peso superiore a 82,5 kg. Vale di nuovo la “doppia sconfitta” ovvero viene eliminato l’atleta che perde due incontri. Il 2 agosto l’esordio è convincente: Donati schiena il francese De Lanfranchi, dominando “in forza muscolare e tecnica” come narrano le cronache, vincendo dopo 8’50”. Il giorno seguente si ripete col belga Colpaert, in 6’45”, ma poi iniziano i problemi. Il 4 agosto difatti Donati viene a sua volta schienato dal cecoslovacco Urban, dopo schermaglie equilibrate, con un verdetto però che lascia piuttosto perplessi: Donati difatti ha toccato la pedana solo con la spalla destra, non con entrambe le articolazioni. Dunque, a norma di regolamento, l’incontro non doveva ancora essere terminato. Invece, con un giudice indeciso e due a sfavore, l’azzurro viene dichiarato sconfitto. Il 5 agosto Donati perde anche col forte tedesco Gehring da cui viene domato nella posizione a terra, stavolta senza discussioni. Donati è così eliminato proprio alle soglie della medaglia. L’oro va allo svedese Svensson, argento per il finlandese Nystrom e bronzo allo stesso Gehring. Per Donati una partecipazione comunque sufficiente anche perchè inficiata da una discutibile decisione arbitrale.
Dopo i Giochi, si trasferisce a Vigorso, nei pressi di Budrio. Ad inizio 1929 Donati effettua una tournée in Svezia: il 3 febbraio a Goteborg è battuto dall’oro olimpico Svensson e chiude secondo anche il torneo di Stoccolma, ma vince a Nordkoping. L’esperienza scandinava tuttavia non gli giova più di tanto agli Europei di Dortmund, in Germania, disputati tra 4 e 7 aprile: viene difatti subito eliminato e non entra neppure nel girone finale. In Italia comunque ha ancora pochi rivali: il 30 giugno vince agevolmente il torneo organizzato a Milano dalla “Sempione”. Si rivede ai tricolori di Bari, il 28 e 29 settembre nei locali della “Angiulli”: vince alla grande il titolo. Il 26 gennaio 1930 è in Nazionale per il match contro la Francia a Bologna: dopo qualche titubanza iniziale, supera De Lanfranchi. Il 16 marzo a Milano, nella palestra del “GS Oberdan”, si tiene l’incontro Lombardia-Emilia: vincono gli ospiti 4-3 grazie anche a Donati che si aggiudica il suo match con Fabbri. Il 30 marzo a Roma, nella palestra dell’Audace, Donati supera Giacometti. Il 7 settembre torna in Nazionale a Bari, per il match contro l’Austria, ma perde il suo incontro con Hirschel: gli azzurri comunque vincono 4-3. Stesso risultato due giorni dopo a Roma nella rivincita dove i nostri si impongono 4-2. Donati non riesce proprio a prendere le misure ad Hirschel che difatti lo batte anche l’11 settembre a Bologna, nell’incontro Emilia-Hakoah, vinto comunque 5-2 dai padroni di casa. Si rivede il 2 novembre ai tricolori di Napoli che vince alla grande. Il 30 novembre è protagonista del match Emilia-Piemonte, finito 5-2: vince contro Fusero per schienamento. Torna in pedana ai primi di febbraio del 1931 quando è convocato in Nazionale a Parigi, per l’incontro Francia-Italia disputato nella Sala Wagram: costringe Dame all’abbandono, ma i nostri perdono 5-2. L’8 marzo a Bologna affronta la selezione azzurra per gli Europei di Praga: domina nuovamente, superando agevolmente Lucchesi e garantendosi un’ulteriore convocazione. Ma a livello internazionale continua a deludere: a Praga difatti viene malamente schienato dal tedesco Gehring ed il finnico Nystrom, venendo in pratica subito eliminato anche se a sua scusante vi sono alcuni infortuni accusati nei due match. Si rimette presto e già il 6 aprile a Bologna torna in pedana, per il match Emilia-Tirolo, vinto 6-1 dai padroni di casa: Donati batte Folladore per schienamento. È in forma e lo dimostra il 2 e 3 aprile nella palestra meneghina di Via Moscati dove si tiene già la prima preolimpica: domina tra i “massimi”. Stesso discorso a Bologna il 21 giugno, nella seconda prova di selezione e, ovviamente, pure ai tricolori di Roma del 17 e 18 ottobre. Sette giorni dopo, è a Parigi per un incontro tra una selezione della Polizia locale e la “Bologna Sportiva”: Donati batte ai punti Daniel ed i petroniani si impongono 4-3. Diverso il discorso il 27 ottobre ad Anversa dove i felsinei affrontano la nazionale belga: perdono 6-2 e Donati viene battuto ai punti da Blomée, peraltro favorito dai giudici. Si rivede in pedana solo il 6 marzo 1932 a Torino, nella prima prova tricolore, la “Coppa Dentis” che si svolge il 6 marzo nella palestra del Circolo Doglia: nell’annata olimpica difatti è stato deciso di assegnare il titolo italiano a punti, basandosi sui risultati di tre gare che servono anche da indicative.
Donati non ha nuovamente rivali tra i “massimi” e coglie l’ennesima vittoria. Si ripete il 24 aprile, superando ai punti Bucher nell’incontro Liguria-Baviera a Genova: Donati è stato appositamente “prestato” alla formazione di casa che si impone 4-3. Rimane nel capoluogo ligure dove sette giorni dopo guadagna anche la seconda prova tricolore e, in pratica, la maglia azzurra di Los Angeles, anche perchè nella sua categoria gli avversari sono veramente pochi. L’unico ad impensierirlo è il compagno Fanti che però viene facilmente superato anche a Roma il 29 maggio, nella terza gara di Campionato. Donati è così convocato per il ritiro azzurro preolimpico, tenutosi nella stessa capitale, con intensi allenamenti quotidiani allo Stadio PNF. Donati si conferma e convince definitivamente i tecnici, su tutti il CT Raicevich: il 24 giugno ha la lieta conferma di vedere il suo nome tra i selezionati per Los Angeles. Quindi è tempo di pensare al viaggio in America. Il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Viene montato pure un ring a poppa dell’imbarcazione sul quale si allenano non solo i pugili ma anche talora i lottatori. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Le gare olimpiche di lotta si tengono al Grand Olympic Auditorium, non lontano dal centro di Los Angeles, nella zona sud-ovest della città. Alla gara dei “massimi”, di peso superiore a 87 kg, partecipano solo cinque atleti e per Donati la medaglia non pare un sogno impossibile. Il regolamento è macchinoso: in pratica vince chi ottiene meno punti e la loro attribuzione è veramente cervellotica. Zero in caso di vittoria prima del limite, uno per vittoria ai punti, tre per qualsiasi sconfitta. Quando un lottatore raggiunge 5 punti, viene eliminato. Donati non ha un rendimento fenomenale, tutt’altro. Il 4 agosto perde ai punti col tedesco Gehring. Ci sarebbe ancora spazio per recuperare, ma il giorno seguente va ancora peggio: Donati difatti viene schienato dall’austriaco Hirschl dopo 4’41” di combattimento. Viene così malamente eliminato. L’oro va allo svedese Westergreen, argento per il ceco Urban e bronzo per lo stesso Hirschl. A Donati non rimane che rammaricarsi per l’occasione sprecata, per una terza partecipazione olimpica lontana dalla sufficienza.
È dura smaltire la sbornia olimpica. Tra viaggio di ritorno, feste e premiazioni (col Duce e Principe Umberto compresi), passano due mesi buoni. In pratica Donati non torna in pedana sino alla primavera seguente. Tuttavia consegue il primo risultato importante solo il 3 settembre quando, con la “Bologna Sportiva”, vince il tricolore a squadre, disputato a Genova. Ad ottobre la “Bologna Sportiva” effettua una tournée in Germania, con risultati deludenti per Donati che vince solo a Magonza con Horn e perde poi a ripetizione (Sievert a Bad Kreuznacs, Oleynick a Dusseldorf, Ibach a Witten, Ehret a Ludwigshafen, Rupp a Mannheim, Rieger a Berlino, Hornfischer a Norimberga; pareggia con Voelker a Pirmasens). Si rivede l’11 marzo 1934 quando a Faenza si aggiudica la prima prova tricolore. Il 24 marzo a Bologna la sua squadra affronta una rappresentativa tirolese: Donati viene schienato da Hrovack nel giro di cinque minuti, ma i felsinei comunque si aggiudicano l’incontro 4-3. A fine aprile partecipa agli Europei di Roma: batte nel primo turno l’ungherese Badò, ma poi perde col lettone Sweinicks e viene schienato dallo svedese Svensson, uscendo di scena. Il 2 maggio a Bologna batte il finnico Niemala nell’incontro tra la “Bologna Sportiva” e la nazionale finlandese reduce dagli Europei: gli ospiti vincono 4-3. Il 22 luglio a Bologna vince anche la seconda ed ultima gara di Campionato, aggiudicandosi così nettamente il titolo italiano. Il 26 agosto a Bologna supera il genovese Rolandi nell’incontro di campionato a squadre tra “Bologna Sportiva” e “GC Ponticello”, vinto 4-2 dai felsinei. Si ripete nel “ritorno” di Genova, ma i felsinei perdono 5-2 e vengono eliminati. Donati si rivede in pedana il 20 gennaio 1935 quando ad Imola si aggiudica la prima prova tricolore: in Italia continua a non avere rivali. Difatti vince anche la seconda gara di Campionato, disputata il 7 aprile a Genova. Un mese dopo è ad Innsbruck dove con la sua squadra affronta la compagine locale del “Tiroler”: i bolognesi vincono 4-3 ed il punto decisivo è portato proprio da Donati che schiena Hundegar. Ai primi di giugno parte con la Nazionale per una tournée in Cecoslovacchia: nel primo incontro, a Praga, viene schienato da Urban ed i nostri, vessati dai giudici, perdono 4-3. Nella seconda gara, ancora nella capitale ceca, Donati riesce a schienare Paier e vittoria azzurra per 5-3. Nel terzo match, a Pilsen contro una rappresentativa locale, Donati supera ai punti Pilz ed i nostri dominano 7-0. Infine a Reichemberg un altro schienamento, stavolta ai danni di Seidal e trionfo italiano per 6-1. Grande il comportamento di Donati, sconfitto solo una volta. Il 22 giugno a Genova partecipa ad Italia-Francia che i nostri si aggiudicano 6-1: Donati dà il suo contributo, schienando Herland. Identico risultato cinque giorni dopo a Bologna dove una rappresentativa petroniana supera la Francia 5-2. Il 30 giugno a Faenza domina la terza prova tricolore, aggiudicandosi nettamente l’ennesimo titolo italiano. Il 15 dicembre guadagna in scioltezza a Bologna il titolo regionale. Inizia il 1936 con qualche infortunio di troppo: è costretto a disertare pure i tricolori, disputati a Prato il 19 aprile. Chiaro però che ha il posto assicurato per i Giochi.
Viene difatti convocato per il grande ritiro collegiale azzurro che si tiene a partire dal 12 maggio ad Impruneta, sulle colline fiorentine, presso la Scuola Paolieri, sotto la guida del CT, il finnico Onni Sirenius. Nessuno osa mettere in dubbio la superiorità di Donati nella sua categoria: si conferma nei vari test e dunque sale sul treno che il 27 luglio, partendo da Verona, porta gli azzurri a Berlino. Le gare olimpiche di lotta si disputano nella “Deutschlandhalle”, grande Palazzo dello Sport, situato alla periferia sud-occidentale della capitale. Donati gareggia nei “massimi” dove accedono lottatori di peso superiore agli 87kg: partecipano solo 12 atleti. Il regolamento è alquanto particolare: si attribuiscono zero punti per la vittoria con schienamento, 1 punto per la vitoria ai punti, 2 punti per la sconfitta ai punti 2-1, 3 punti per la sconfitta ai punti 3-0 o per schienamento. Quando un lottatore raggiunge i cinque punti, è eliminato. Il 6 agosto Donati parte bene anche se con qualche incertezza: supera comunque ai punti, 2-1, il turco Coban. Va peggio il giorno seguente quando perde 3-0 ai punti col finnico Nystrom. L’8 agosto viene favorito dal forfait del ceco Klapuch ed in pratica va a lottare per una medaglia col tedesco Hornfischer che però lo schiena nel giro di appena 1’07”. Donati è infuriato: nei primi secondi del match aveva messo in grande difficoltà l’avversario, praticamente schienandolo senza però che i giudici considerassero valido il suo atto. Così, accecato da furia e delusione, si scaglia contro il tavolo della giuria, rovesciandolo. Niente da fare: avendo totalizzato sette punti, Donati è eliminato, ma viene comunque classificato sesto. L’oro va all’estone Palusalu, argento per svedese Nyman e bronzo a Hornfischer. Per Donati un torneo in chiaroscuro, ma tutto sommato sufficiente anche se la sua sfuriata gli costa caro: gli viene difatti comminata una squalifica di due anni, poi condonata. Tant’è vero che già nel 1937 rivince il titolo italiano, confermandosi sino al 1942 quando coglie l’ultimo alloro di una carriera eccezionale: tra l’altro è tra i pochissimi atleti che partecipano a quattro edizioni dei Giochi nell’arco delle due guerre mondiali[1]. Se però in Italia è stato grandissimo protagonista per vent’anni, con 18 titoli italiani e 31 presenze in Nazionale, gli è mancato l’acuto internazionale che peraltro probabilmente era nelle sue potenzialità. Rimane tra i nostri più grandi lottatori di sempre. Nel dopoguerra inizia un’ottima attività di allenatore a Budrio mentre si impegna anche nella vita sociale, diventando consigliere comunale a Granarolo dove risiede dal 1939. Purtroppo deve chiudere anzitempo i suoi impegni per una grave malattia che lo rende cieco. Granarolo gli ha intitolato una piscina e Bologna una rotonda.
[1] Gli altri sono l’ostacolista Facelli, il pesista Galimberti e l’altro pesista Pierini