DIVORA Riccardo
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Capodistria 22.12.1908 / 10.01.1951
1932. Canottaggio. MEDAGLIA D’ARGENTO 4 con
Nato in territorio allora appartenente all’Impero Austro-Ungarico, poi passato all’Italia a seguito della Prima Guerra Mondiale. Gli istriani dopo il conflitto sono italiani a tutti gli effetti. Tesserato per la “Libertas Capodistria” sin da adolescente, comincia a farsi notare solo nel 1930: il 1 settembre a Barcola vince la “yole a 2 con”, assieme a Marzari ed il timoniere Scher. Nel 1931 il livello sale di rendimento. Il 26 luglio a Como la “Libertas”, con Divora, chiude al secondo posto i tricolori del “4 con”, dietro all’Aniene: con lui troviamo Plazzer, Marzari, Parovel ed il timoniere Grio. Il piazzamento vale comunque il titolo juniores. La “Libertas” cambia leggermente squadra, inserendo Vattovaz al posto di Marzari ed il timoniere Scher, ma il risultato inizialmente non muta. Difatti il 20 dicembre nella preolimpica di Venezia, disputata su 1500m in un canale nella zona Bottenighi di Marghera, gli istriani sono battuti per 5” dai padroni di casa della “Querini”. Però non tutto è perduto ed un pensierino ai Giochi è lecito farlo: dunque sotto con gli allenamenti. All’inizio del 1932 gli istriani si concentrano al massimo per i tricolori, puntando tutto sull’ultima e decisiva preolimpica, disputata il 26 giugno a Stresa. Si trovano a dover lottare con i conterranei olimpionici della “Pullino” e la sfida è incerta ed emozionante, a fasi alterne. Gli ultimi 500 metri però sono tutti per la “Libertas” che costringe alla resa gli avversari proprio in vista del traguardo. Dunque, non senza sorpresa, a Los Angeles va il team di Capodistria: i selezionatori, il presidente federale Sambuy ed il segretario Rossi, non possono che avallare il risultato del campo di regata. Poi è tempo di pensare al viaggio in America. Il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles.
Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e nel clan azzurro aumenta la fiducia. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono a Long Beach, nel “Marine Stadium”, un canale artificiale in prossimità di un porticciolo, nei pressi di Belmont Shore. Alla prova del “4 con” partecipano solo 7 nazioni e le possibilità di medaglia per i nostri sembrano consistenti. Soprattutto dopo la semifinale del 10 agosto, vinta con disinvoltura, con tre secondi di margine sulla Germania che precede Nuova Zelanda e Brasile. Tra l’altro gli istriani realizzano il miglior tempo in assoluto e le speranze di un bel risultato aumentano a dismisura. Tre giorni dopo è finale, ma stavolta la Germania rende molto più duro il confronto e lotta “punta a punta” con gli azzurri. Il finale è al cardiopalmo, ma i tedeschi hanno qualcosa in più e prevalgono al fotofinish, per appena due decimi. Il bronzo va alla Polonia che supera la Nuova Zelanda. Ai nostri rimane l’amaro in bocca, ma anche un bell’argento ed una prova comunque maiuscola. Peccato perdere proprio per un’inezia, ma questa è la dura legge dello sport. Non è facile smaltire la sbornia olimpica, tra viaggio di ritorno, feste e premiazioni (Duce e Principe Umberto compresi): passano quasi due mesi con allenamenti saltuari. Tuttavia, un po’ incautamente, il 25 settembre la “Libertas” accetta la sfida della “Pullino” e tutta Trieste è sulla riva dell’Adriatico per assistere al grande duello. L’attesa di stampa e tifosi va delusa. La “Libertas” non ingrana sin dalla partenza, perde terreno, voga quasi controvoglia ed in maniera poco limpida: addirittura abbandona tra la delusione generale, incrinando il suo fresco prestigio. Sconfitta legata solo allo “stress olimpico”, con tanto di appagamento da medaglia. I cinque si rivedono solo il 18 giugno 1933 nella rivincita con i campioni olimpici tedeschi, disputata nelle acque del Langensee a Berlino: un’altra gara vibrante, con la “Libertas” che cede solo negli ultimi 200 metri. Il 2 luglio grande attesa a Trieste per i campionati giuliani: la “Libertas” supera la “Pullino”, vendicando la sconfitta dell’anno precedente. Le due compagini si ritrovano il 30 luglio ai tricolori di Napoli e stavolta vince la “Pullino”, con 3” di margine. Piazza d’onore per la “Libertas” anche nel “Campionato Adriatico” a Trieste il 3 settembre, ma stavolta alle spalle della “Timavo” di Monfalcone. Il ciclo della “Libertas” è finito e ciò viene sancito dai tricolori di Castel Gandolfo dove chiudono al terzo posto mentre gli eterni rivali della “Pullino” colgono una sontuosa vittoria. La sconfitta lascia il segno: Divora tenta la strada del “due con”, con Vattovaz ed il timoniere Scher. Ottengono una bella vittoria a Trieste, nelle acque di Barcola, il 26 agosto 1934, ma è il canto del cigno. Divora difatti non consegue più risultati di spicco.
Los Angeles 1932, Long Beach. Gli istriani della “Libertas” preparano il loro armo per le regate decisive: Divora è al centro, con la fascia sul capo