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DI ROSA Manlio

Livorno 14.09.1914 / Livorno 15.03.1989

1936. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre

1948. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto a Squadre

1952. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Fioretto a Squadre, MEDAGLIA DI BRONZO Fioretto Individuale

1956. Scherma. MEDAGLIA D’ORO Fioretto a Squadre

dirosa_grande.jpgAllievo del mitico Circolo Fides di Beppe Nadi sin da bambino, apprende l’arte del fioretto, dimostrandosi scaltro, pimpante e promettente già in tenera età. Lo segue in particolare il maestro Athos Perone. Definito “piccolo prodigio”, l’8 luglio 1927, a 12 anni ed amorevolmente accompagnato dallo stesso Nadi, vince a Cremona il “GP Giovanetti”, battendo allo spareggio (3-1) il bresciano Bonomi. Talento precocissimo, a qualcuno ricorda addirittura Nedo Nadi anche se il paragone sarebbe ingombrante per chiunque. Si rivede a Milano nel 1929. Il 7 aprile nel torneo “per giovani lame” organizzato dalla “Gazzetta” alla “Società del Giardino” è il più applaudito: definito “microbo focoso”, chiude al secondo posto, battuto solo dal ferrarese Mazzucchelli che peraltro lo sovrasta in fisico ed età. Il 1 settembre, alla Farnesina di Roma, si aggiudica la “Coppa Turati” per avanguardisti: è indubbiamente il giovane schermidore più promettente del panorama italiano. Prosegue la sua ascesa nel 1930. Il 31 maggio si piazza 6° nel “Trofeo Dux” di fioretto a Cremona, riservato ai giovani e vinto dall’altro futuro olimpionico Bocchino. Il 17 settembre vince col fioretto la “Coppa Balilla” a Napoli, riservata ai giovani ed a squadre di tre elementi: con lui gareggiano il fratello Silvio e Tanzini. Battute le compagini di Genova ed Ancona. Si conferma nel 1931. Emerge a Cremona dove tra il 10 e 15 maggio si svolge nuovamente una grande manifestazione giovanile, il “Trofeo Dux”. De Rosa vince la “Coppa Moretti” di sciabola mentre finisce secondo la “Coppa Mussolini” di fioretto, battuto da Dario Mangiarotti al termine di un duello che strappa applausi a scena aperta.

Termina quindi terzo la “Coppa Farinacci”, ancora col fioretto, superato da Pinton e Purcaro. Il 17 maggio, sempre a Cremona, finisce ottavo il torneo di sciabola per juniores e sette giorni dopo chiude al terzo posto il Campionato Italiano Avanguardisti, superato da Galante e Ferrando mentre si aggiudica la “Coppa Avanguardia” di fioretto a squadre assieme al fratello Silvio e Tanzini. Si rivede il 13 dicembre quando chiude al secondo posto, battuto dal torinese Trevisan, il torneo di fioretto ad Alessandria. Per quanto sia piccolo di statura e dal fisico minuto, al punto che viene bonariamente soprannominato “testina”, insiste con vigore e gagliardia, da vero livornese. Il 24 e 25 aprile 1932 partecipa ai Campionati Italiani Giovani Fascisti disputati a Firenze: chiude settimo sia il fioretto che la sciabola, vinti rispettivamente da Bocchino e Montano, altri due futuri olimpionici. Si rivede solo il 15 agosto quando nella pineta dell’Ardenza, a Livorno, col fioretto supera 8-5 Paletti. Dopo un grande inizio, la maturazione è più lenta del previsto. Il 1 aprile 1933 è battuto da Bocchino nel campionato toscano di fioretto. 15 giorni dopo, Di Rosa è a Montecarlo con la nostra Nazionale “cadetti”[1] nella “Coppa Sporting Club”: i nostri vincono, ed è una mezza sorpresa, perchè le altre nazioni schierano schermidori affermati. Gli azzurri superano 9-7 l’Austria, 9-5 il Belgio e 9-3 la Francia. Di Rosa è tra i migliori. Si rivede in Nazionale agli Europei di Budapest dove, emozionato e contratto, va a fasi alterne. I nostri comunque si aggiudicano l’oro nel fioretto a squadre[2] mentre Di Rosa chiude al secondo posto[3] il torneo individuale vinto da Guaragna.

Torna in pedana solo il 27 marzo 1934 quando a Firenze chiude secondo il campionato regionale di fioretto, vinto da Bocchino. Con la stessa arma, arriva secondo anche nel ben più importante Campionato Italiano, disputato il 25 maggio a Cremona e vinto dall’olimpionico Guaragna: il piazzamento lancia definitivamente Di Rosa, a 18 anni, nell’èlite dei nostri schermidori. Difatti viene di nuovo convocato in Nazionale per gli Europei di Varsavia: il 21 giugno è nella squadra che vince l’oro nel fioretto[4], superando in finale Ungheria (9-0), Germania (9-0) e la sempre temibile Francia (9-4). Di Rosa si rivede ai primi di novembre nei cosiddetti “Giochi Partenopei” di Napoli, voluti da Mussolini in persona per celebrare i fasti sportivi nazionali: vince il fioretto a squadre (con Bocchino e Tanzini). Il 23 novembre Di Rosa è a Parigi dove, nei locali del “Petit Journal”, affronta col fioretto il forte francese Gardere da cui è battuto per una sola stoccata, al termine di un incontro che lo conferma grande talento. Inizia il 1935 col piede giusto: il 31 gennaio a Sanremo è, con Bocchino e Purcaro, nella squadra italiana che supera 5-4 il Belgio col fioretto. Si ripete, stavolta con Macerata e Purcaro, il 3 marzo all’Accademia Nazionale di Napoli dove batte la Francia con lo stesso punteggio. Il 31 marzo invece non brilla a Montecarlo dove i nostri[5] pareggiano col Belgio 8-8, ma sono favoriti dal conto delle stoccate, e perdono 7-9 con la Francia. Poi Di Rosa sparisce di scena, complice il militare. Si rivede solo il 16 febbraio 1936 quando a Sanremo, col fioretto, perde 8-10 con l’austriaco Losert. Un mese dopo, il 21 marzo, a Ferrara chiude sesto la preolimpica di fioretto vinta da Bocchino: deve ancora faticare per garantirsi il posto ai Giochi. Ci prova il 26 aprile a Merano: nel fioretto è quarto, vince Gaudini. Di Rosa pare migliorato e ritrovato, le chances per Berlino aumentano. Intanto il 24 maggio termina secondo il torneo di Linz nel fioretto, battuto solo da Guaragna. Il 13 giugno nei tricolori di Napoli chiude sesto (vince Guaragna): lotta per essere inserito nella squadra olimpica. Viene convocato per il consueto ritiro collegiale di rifinitura, svoltosi a Pontepetri, alla “Pensione Paradiso”, sulle colline pistoiesi, per l’intero mese di luglio, sotto la guida di Nedo Nadi, Presidente della Federazione e supervisore assoluto della nostra spedizione olimpica.

Alla fine Di Rosa convince tutti e parte per Berlino, in treno, il 27 luglio da Verona. Di Rosa partecipa alla gara di fioretto a squadre che si tiene nella “Haus des Sports”, la “casa dello sport”, un palazzetto nei pressi dell’Olympiastadion. Partecipano 18 nazioni ed il 2 agosto nel primo turno viene subito schierato titolare contro l’Egitto, agevolmente superato 13-1. Gli altri azzurri sono Guaragna, Bocchino e Verratti, con Di Rosa che si aggiudica i suoi 4 assalti. Poichè anche l’Austria supera gli africani (11-5) ed accedono al turno successivo due squadre, non si effettua l’incontro tra azzurri ed austriaci. Di Rosa è titolare anche contro la Svizzera, liquidata con un sonoro 15-1. In pedana troviamo pure Gaudini, Marzi e Verratti: è proprio Di Rosa a cedere l’unico punto, perdendo 3-5 con Fauconnet. Poichè anche gli USA superano gli elvetici (13-3), pure stavolta accediamo subito alle semifinali senza ulteriori incontri. In semifinale, iniziata quello stesso 2 agosto, il discorso diventa più impegnativo, ma non troppo. Liquidiamo difatti l’Austria per 12-4, con Di Rosa ancora in bella evidenza, perdendo solo con Losert, ma superando Baylon, Sudrich e Fischer. Gli altri titolari sono Bocchino, Gaudini e Verratti. Quest’ultimo è l’unico ad uscire imbattuto mentre Bocchino perde un assalto (con Losert) e Gaudini, a sorpresa, ne perde due (Baylon e Losert). L’ultimo match dell’estenuante giornata arriva contro l’Ungheria e, con Di Rosa a riposo, è un’altra schiacciante vittoria: 13-3 il risultato. Se ne riparla il 4 agosto contro gli USA e Di Rosa torna titolare. Con lui Guaragna, Gaudini e Verratti. Dominiamo 13-3, con Di Rosa stavolta splendido imbattuto. I tre punti sono persi da Guaragna (con Hurd), Verratti e Gaudini, battuti entrambi da Pecora.

Voliamo dunque in finale, disputata poche ore dopo. Come spesso accaduto, l’incontro decisivo è con la Francia. Schieriamo ovviamente la nostra migliore formazione: Gaudini, Bocchino, Marzi e Guaragna, con Di Rosa dunque assente. Se Gaudini (0-3) delude clamorosamente, ci pensano Marzi e Guaragna (3-0) a rimettere i nostri sulla giusta via, con pure Bocchino in bella evidenza (3-1): alla fine vinciamo 9-4 (i restanti assalti non si disputano per il risultato acquisito). Gli altri due incontri sono formalità: la Germania è schiantata con un indiscutibile 16-0 dalla stessa formazione che ha battuto la Francia mentre Di Rosa torna in pedana contro l’Austria, dominata 13-3. Di Rosa perde solo con Baylon, altrettanto fanno Guaragna (con Schonbaumsfeld) e Marzi (con Lion) mentre Verratti esce imbattuto. Con tre vittorie su tre, ed un cammino senza ostacoli, gli azzurri guadagnano uno splendido oro davanti alla “solita” Francia e Germania. Per Di Rosa, appena 21enne, un torneo in prima fila, di tutto rispetto: 17-3 il suo ottimo score. La sua carriera prosegue poi alla grandissima per vent’anni. La guerra certamente gli toglie successi importanti, ma fa in tempo a vincere l’oro iridato nel fioretto a squadre nel 1937. Nel 1942 guadagna il tricolore di fioretto. Ma è dopo il conflitto, nel pieno della sua maturità sportiva, che consegue allori a raffica, sempre coll’amato fioretto. Inizia con due argenti, individuale ed a squadre, ai Mondiali del 1947. Ai Giochi di Londra del 1948 coglie l’argento a squadre. Torna all’oro in compagine ai Mondiali del 1949 e 1950. Consegue un brillantissimo oro mondiale individuale nel 1951 quando a squadre è argento. Ai Giochi di Helsinki del 1952 è attesissimo, ma esce con l’argento a squadre ed il bronzo individuale, bottino comunque rilevante. Argento a squadre pure ai Mondiali 1953 dove è bronzo individuale. Torna all’oro a squadre iridato nel 1954 e 1955. Ricoglie l’alloro olimpico assoluto a squadre nel 1956, a Melbourne. A 42 anni può così chiudere felice e contento la sua straordinaria carriera, caratterizzata da 5 medaglie olimpiche e 11 mondiali.


[1] Con lui troviamo lo stesso Bocchino, Pelissero, Purcaro e Pinton

[2] Con lui gareggiano Guaragna, Macerata, Nostini, Bocchino e Ragno

[3] A pari merito con Gaudini e Lloyd

[4] Con lui gareggiano Gaudini, Guaragna, Marzi e Bocchino

[5] Con lui gareggiano Purcaro, Guaragna e Bocchino