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DI CAMPELLO Ranieri

Spoleto (PG) 21.09.1908 / Campello del Clitunno (PG) 29.05.1959

1936. Equitazione. Non classificato Concorso Completo

Nasce in una famiglia nobile ed altolocata che ha dato lustro alla Nazione. Il bisnonno Pompeo[1] è stato un importante patriota risorgimentale. Il padre, un altro Pompeo[2], è conte e senatore del Regno mentre la madre (Giuseppina Boncompagni Ludovisi) è niente meno che una principessa, dama di corte della Regina Elena. Di Campello intraprende, come il padre, la carriera militare in Cavalleria con la trafila tradizionale: Accademia di Modena, Tor di Quinto, Pinerolo dove esce nel 1932, iniziando subito a gareggiare nei concorsi, ma anche nello steeple-chase, dimostrandosi cavaliere completo dalle caratteristiche ben definite anche se non proprio rigide dal punto di vista stilistico. Certamente è un grande agonista, dotato di volontà ed ardimento, ma talora appare sin troppo energico ed esuberante: ciò lo porta a commettere qualche errore. Comunque entra nel CPGI[3] di Pinerolo, partecipando a diversi concorsi di primo livello nel salto ad ostacoli: nel 1933, su Babà, è sesto nella “Coppa delle Nazioni” a Nizza. L’anno seguente, stessa sede e manifestazione ma su Beaurivage, termina quinto: la nostra equitazione sta attraversando un difficile ricambio generazionale ed i risultati stentano ad arrivare. In quello stesso 1934 comunque i cavalieri azzurri, con Di Campello, giungono secondi nella “Coppa delle Nazioni” a Ginevra. Nel gennaio 1935, in sella a Guido d’Arezzo, Di Campello è protagonista di un curioso episodio a Tor di Quinto nello steeple-chase internazionale intitolato a suo padre: viene difatti battuto da...un’amazzone, De Grandi (su Fachiro) ed il fatto suscita scalpore e polemiche in quanto la componente misogina nel settore equestre è ancora forte. Si parla già di Giochi ed il CT Amalfi tiene in grande considerazione Di Campello al punto che lo inserisce subito nella lista dei “probabili olimpici”: nel 1935 si dedica alla preparazione del concorso completo, disertando la “Coppa delle Nazioni” dove ricompare nel 1936. Nella preolimpica di Berlino, in sella ancora a Beaurivage, i nostri chiudono terzi nel concorso di salto. Di Campello però è un cavaliere a tutto tondo ed il CT Amalfi ne è consapevole: così lo schiera ai Giochi nel concorso completo. Dopo un ulteriore ritiro collegiale di rifinitura a Pinerolo, i cavalieri partono per Berlino, in treno, il 31 luglio da Torino.

Al concorso completo olimpico prendono parte 50 cavalieri di 19 nazioni. La prima prova è il dressage che si svolge il 13 e 14 agosto al campo di Maifeld, nei pressi dell’Olympiastadion. Di Campello, su Inn, va male e chiude solo 31°, a ben 45 punti dalla terza posizione del romeno Chirculescu mentre il migliore è il tedesco Stubbendorff su Nurmi, cavallo che ha preso nome dal mitico podista finlandese. Non tutto comunque è perduto, si può ancora recuperare. Difatti la prova di cross, disputata il 15 agosto nel bosco di Truppenubungsplatz a Doberitz (sede di esercitazioni militari), sconvolge tutto, ma non nel senso auspicato. La gara è durissima, un mezzo massacro per uomini ed animali, con siepi ed ostacoli naturali difficilmente valicabili: crea particolari problematiche la riviera, con uno stagno piuttosto profondo. Ben 23 binomi, il 46% dei concorrenti (!), sono costretti al ritiro e tre cavalli infortunati dovranno essere abbattuti. Tra coloro che non terminano la prova anche i tre italiani che quindi perdono ogni speranza e non possono essere classificati neppure per la gara a squadre. L’oro va proprio a Stubbendorff, argento per lo statunitense Thomson e bronzo al danese Lunding mentre tra le squadre domina la Germania su Polonia e Gran Bretagna. Per i nostri una gara disastrosa, sia pure con qualche attenuante. In effetti non siamo andati bene: peccato perchè le potenzialità esistevano. Lo dimostra lo stesso Di Campello negli anni a seguire. Nel 1937, montando Torno, difatti è tra i “magnifici quattro[4]” che si aggiudicano a Roma la “Coppa delle Nazioni”. Quindi giungono terzi a Lucerna e quinti ad Acquisgrana dove nel 1939 Di Campello vince il prestigioso “Prix Caprilli” davanti all’oro olimpico Stubbendorff. Poi la Seconda Guerra Mondiale interrompe tutto. Di Campello assume incarichi importanti e delicati, venendo impiegato nel SIM, il servizio segreto militare.

Nel 1940 è dapprima all’ambasciata di Bucarest, poi si sposta ad Algeciras dove coordina le spedizioni dei nostri MAS verso Gibilterra. Rientrato in patria, Maggiore del “Savoia Cavalleria”, nell’estate del 1942 è inviato in Russia, al seguito dell’ARMIR. Entra in contatto con diversi prigionieri cosacchi ed intuendone lo spirito combattivo verso il regime sovietico nonchè conoscendo le loro grandi doti di cavalieri, li raggruppa in un apposito squadrone da lui comandato. Il 19 gennaio 1943 viene ferito gravemente nei pressi di Nikitowka e rimpatriato: si guadagna una Medaglia al Valor Militare per il suo ardimento. È ancora convalescente quando arriva l’8 settembre: decide di fuggire e lo fa in modo rocambolesco, attraverso l’Appennino e, tramite una barca di pescatori, giunge a Lecce dove si aggrega agli Alleati. Viene inquadrato nel “I Raggruppamento Motorizzato” del ricostituito Esercito Italiano: svolge la funzione di interprete presso il Comando USA, a fianco spesso del famoso Generale Clark, comandante della campagna d’Italia per gli Alleati. Risale dunque la penisola, combattendo contro i nazifascisti. Il 14 dicembre 1943 viene nuovamente ferito nella battaglia di Montelungo, ricevendo per i suoi servizi la “Bronze Star” dall’esercito americano. Terminato il conflitto e lasciato l’esercito, torna all’equitazione ma come dirigente: diventa difatti Presidente della FISE, la Federazione Italiana Sport Equestri, raggiungendo poi la vice-presidenza della federazione internazionale. Nel contempo partecipa anche alla vita pubblica: è pure sindaco di Campello finchè la morte improvvisa lo coglie a soli 50 anni. Ottimo cavaliere e grande dirigente, è stato definito da Max David “atleta e poeta in sella”, giusto riconoscimento ad una personalità di spicco della nostra equitazione. Gli è stato intitolato il Centro Equestre Fise a Rocca di Papa. Alcuni suoi familiari hanno tenuto alta la tradizione sportiva della famiglia: il nipote Ranieri Campello[5] ha seguito le sue orme di cavaliere, partecipando a due edizioni dei Giochi ma senza fortuna[6]; la nipote Sara Bertoli[7] è stata un’ottima atleta nel pentathlon moderno[8].


[1] Nato a Spoleto il 15.02.1803. Letterato e patriota, partecipa ai moti del 1831 nello Stato Pontificio di cui poi diventa deputato. Attivo nelle vicende del 1848 dove ricopre importanti incarichi dirigenziali tra gli insorti risorgimentali. Passa poi in Francia ed al rientro in Italia, terminato finalmente il Risorgimento, viene nominato appunto senatore. Per alcuni mesi nel 1867 è Ministro degli Esteri nel governo Rattazzi

[2] Nato a Roma il 22.12.1874. Militare di carriera in Cavalleria, si distingue ripetutamente nella guerra italo-turca, dove guadagna una Medaglia d’Argento al Valor Militare, e nella Prima Guerra Mondiale (fronte friulano), dove ottiene una Medaglia d’Argento ed una di Bronzo. Nel 1919 è nominato senatore del Regno

[3] Centro Programmazione Gare Ippiche, struttura creata appositamente per gestire al meglio i nostri migliori cavalieri al fine di ottimizzare la loro preparazione per le varie competizioni internazionali

[4] Con lui gareggiano Bettoni, su Judex, Conforti, su Saba, e Frassetto, su Torno

[5] Nato a Roma il 05.10.1962

[6] Nel 1988 a Seul non ha terminato il concorso completo, nel 1996 ad Atlanta ha chiuso 12° il concorso completo a squadre

[7] Nata a Roma il 05.05.1979

[8] Al suo attivo un argento ed un bronzo iridati a squadre; due ori, due argenti ed un bronzo europei a squadre ai quali va aggiunto un bronzo europeo individuale. Nel 2008 ha partecipato ai Giochi di Pechino, ottenendo il 31° posto


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