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DESTE Giliante

Isola d’Istria 23.03.1910 / Roma 24.04.1996

1928. Canottaggio. MEDAGLIA D’ORO 4 con

1932. Canottaggio. MEDAGLIA DI BRONZO 4 senza

1936. Canottaggio. Eliminato Semifinale 4 con

Nato[1]  in territorio allora appartenente all’Impero Austro-Ungarico, poi passato all’Italia a seguito della Prima Guerra Mondiale. Gli istriani dopo il conflitto sono italiani a tutti gli effetti. Di professione carpentiere, ancorchè giovanissimo, Deste si tessera per la “Pullino” sin dalla sua fondazione, nel 1925. I primi cimenti a livello nazionale risalgono all’anno seguente. Il 12 settembre Deste è sulla “yole di mare a 4” che vince a Trieste, grazie ad un grande sprint negli ultimi metri. Con lui Stradi, Vittori, Delise ed il timoniere Petronio che è il deus-ex-machina della società. Deste gareggia anche negli anni seguenti, tra alti (pochi) e bassi. Petronio però è un vulcano di energia e passione, plasma i suoi uomini, cerca di assemblarli sugli equipaggi nel migliore dei modi. A dargli le prime soddisfazioni è proprio la stessa “yole di mare a 4” juniores che nel 1927 ai tricolori di Como, disputati a metà agosto, si laurea campione d’Italia. A bordo anche Deste[2] che, nonostante la giovane età, diventa un punto di forza imprescindibile quando Petronio organizza gli armi per puntare ai Giochi del 1928. Alla fine difatti Petronio, che si riserva il ruolo del timoniere, crea la compagine dei suoi sogni: accanto a Deste sul “4 con” inserisce Delise, Perentin e Vittori. La squadra si rivela forte e vincente: il 29 aprile, nella prima preolimpica a Trieste, domina il campo. I cinque si ripetono il 7 luglio a Pallanza nei tricolori, superando di misura i favoriti della “Argus” di S. Margherita. Col successo, un po’ a sorpresa ma pienamente meritato, la “Pullino” guadagna anche la selezione azzurra per i Giochi. Il ritiro collegiale preolimpico di rifinitura si svolge nella stessa Pallanza sotto la guida degli ex campioni Scipione Del Giudice e Gaetano Caccavallo. Le premesse sono buone, gli istriani paiono in forma anche se nessuno si nasconde le difficoltà. Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono nel Ringvaart, un canale a Stolen, sobborgo a sud-ovest del centro di Amsterdam. Il canale non è molto ampio e si devono confrontare non più di due equipaggi alla volta: dunque i turni sono numerosi ed il torneo diventa macchinoso. Deste gareggia nel “4 con” cui prendono parte 11 nazioni.

Il 3 agosto nel primo turno gli azzurri vogano...da soli dato che, per sorteggio, non hanno avversari ma, per regolamento, devono comunque giungere al traguardo: vi riescono, senza ovviamente dannarsi l’anima, in una regata utile come ultimo allenamento e “prova generale”. Il giorno seguente l’avversario c’è, ma è come se non esistesse visto che la Germania viene lasciata addirittura a 50”, dopo un’esaltante gara tutta di testa. Il 7 agosto, per una stranezza del regolamento, nei quarti di finale i nostri si ritrovano a fianco gli stessi tedeschi, vincitori del repechage ovvero i recuperi: il risultato non cambia anche se stavolta la Germania si difende meglio, terminando ad 8” di distacco. L’8 agosto ecco la semifinale contro la Svizzera: chi perde, per un’altra stranezza del torneo, incontrerà la Polonia per stabilire l’altra finalista. Vince l’Italia, con 3” di margine e ciò vuol dire un grande risparmio di energie. Il 9 agosto difatti si disputa l’altra “semifinale” tra Svizzera e Polonia: sono proprio gli elvetici a prevalere cosicchè il 10 agosto in finale gli azzurri ritrovano i rappresentanti della Confederazione. Ma gli svizzeri, inevitabilmente, sono più stanchi ed i nostri si mostrano in grandissima forma: gli azzurri dominano, aggiudicandosi la prova con 16” di margine. Medaglia d’oro! Un trionfo grandioso, condito da distacchi spesso abissali, che acquista pure un fortissimo sapore propagandistico, per un’altra medaglia che giunge dalle “terre redente”. La “Pullino” ovviamente insiste anche se il vulcanico Petronio cambia gli uomini dei vari armi. Il “4 con” d’oro viene momentaneamente smantellato: rimangono Deste e Petronio mentre entrano Ferluga, Chicco e Dapase. Questa nuova formazione il 16 giugno si aggiudica la regata di Cremona, sul Po. Ma i cinque olimpionici tornano insieme per i tricolori del 27 e 28 luglio a Pallanza: vincono il titolo, superando dopo un gran duello i piacentini della “Vittorino”. Deste è anche sull’otto della “Pullino” che viene bruciato dai livornesi. Il 17 e 18 agosto il “4 con” della “Pullino” si schiera agli Europei di Bydgoszcz: coglie un altro splendido oro, con 3” di margine sui coriacei danesi. I cinque festeggiano questo successo a Trieste il 1 settembre quando, tra l’entusiasmo generale, vincono la regata sulla “Timavo” e poi forniscono l’ossatura decisiva per l’otto che pure primeggia. Nel 1930 Deste si trasferisce a Roma dove si tessera per l’Aniene con cui il 13 giugno gareggia a Lucerna, vincendo nel “4con”: assieme a lui, Ghiardello, Cossu e Provenzani mentre il timoniere è Girolimini.

Il giorno seguente i cinque invece chiudono terzi, battuti da Bienne e Zurigo. Sono in forma ed affiatati: il 26 luglio a Como dominano i tricolori, superando nettamente la “Libertas” di Capodistria. Ciò vale il pass per gli Europei, disputati a Suresnes sulla Senna: col timoniere Giacinti il 16 agosto conquistano uno splendido oro, con tre secondi di margine sui danesi, per la loro consacrazione internazionale. Si rivedono solo nel 1932 quando, ovviamente, cercano il pass per i Giochi. Il 15 maggio vincono a Napoli, ma nell’otto dove sono cooptati per superare i padroni di casa. Il 5 giugno sul Lago di Albano si svolge l’ultima preolimpica e si disputa una sfida alquanto atipica tra il “4senza” dell’Aniene ed il “4con” della Pullino che, pur partendo con 14” di vantaggio, alla fine soccombe nettamente. Il risultato è che il “4 senza” va ai Giochi e gli istriani no. Anche perchè i capitolini si confermano il 26 giugno ai tricolori di Stresa, ultima preolimpica, trionfando con 6” di margine sulla “Argus” di S. Margherita Ligure. L’ammiraglio Sambuy e Rossi, rispettivamente presidente e segretario della Federazione nonchè selezionatori per i Giochi, non hanno dubbi e Deste, coi suoi compagni, entra nella lista azzurra. Quindi è tempo di pensare al viaggio in America. Il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. Qui iniziano gli allenamenti di rifinitura e nel clan azzurro aumenta la fiducia.

Le gare olimpiche di canottaggio si svolgono a Long Beach, nel “Marine Stadium”, un canale artificiale in prossimità di un porticciolo, nei pressi di Belmont Shore. Alla prova del “4 senza” partecipano 5 nazioni e si sente già aria di medaglia per gli azzurri prima di cominciare. Il 10 agosto gli azzurri dominano la semifinale, primeggiando sul Canada per 6 secondi. Il 13 agosto è la volta della finale cui partecipano quattro armi. I nostri lottano remo a remo, soprattutto con la Germania che li brucia sul traguardo per la seconda piazza, alle spalle degli imprendibili britannici. Gli azzurri, che precedono gli statunitensi per 10”, guadagnano un buon bronzo al termine di una gara più che sufficiente. Per Deste è la seconda medaglia in due edizioni dei Giochi, per un bottino considerevole che lo pone ai vertici nella storia del nostro canottaggio. Non è facile smaltire la sbornia olimpica, soprattutto con una medaglia al collo, tra feste, ricevimenti e premiazioni varie (Duce e principe Umberto compresi). Passano in pratica due mesi e la stagione remiera ormai è finita: Deste non gareggia più nel 1932. In realtà sparisce di scena, causa il militare, e non ottiene risultati di alto livello per due stagioni. Lascia la capitale e rientra in Istria dove Petronio è ben lieto di riprenderlo a bordo sul “4con” della “Pullino”, al posto di Chicco. Il 6 agosto 1935, nelle acque di Lecco, il “figliol prodigo” Deste guadagna così un altro titolo italiano, assieme ai suoi vecchi compagni Perentin, N. Vittori ed il timoniere Petronio: l’unico “intruso”, rispetto alla storica formazione, è U. Vittori al posto di Delise. Battuti gli eterni rivali della “Libertas”.

Il 18 agosto i cinque sono a Berlino dove nelle acque di Grunau, le stesse previste per i Giochi dell’anno seguente, si svolgono gli Europei: la “Pullino” è poco brillante, ma guadagna comunque il bronzo, alle spalle di Germania e Francia. Nel 1936 gli istriani sono ovviamente molto attesi in vista dei Giochi. Non deludono: il 7 giugno dominano la prima preolimpica, disputata all’Idroscalo di Milano. Si ripetono il 19 luglio, nella selezione decisiva di Pallanza, con 4” di margine sui napoletani dell’Ilva: tornano dunque ai Giochi. Dopo un breve collegiale nella stessa Pallanza, si parte, in treno, il 27 luglio da Verona. Le prove olimpiche di canottaggio si svolgono sul campo di regata di Grunau, sul fiume Dahme, nella periferia sud-orientale di Berlino. Nel “4 con” partecipano 16 nazioni. L’11 agosto, nel primo turno, gli azzurri chiudono secondi, a 8’3 di distacco dai vincitori elvetici. Riescono a superare Ungheria, Uruguay e Belgio, ma non basta dato che solo i primi classificati accedono direttamente alla finale. Due giorni dopo, il 13 agosto, dunque i cinque gareggiano nei “recuperi” che poi rappresentano una sorta di semifinale. I nostri però si trovano in difficoltà e chiudono terzi, battuti da Ungheria e Polonia che li distanzia di 3”2: riescono a superare solo la Jugoslavia. Troppo poco, sono eliminati. L’oro va alla Germania, argento a Svizzera e bronzo a Francia. Per i nostri una prova poco brillante che chiude definitivamente il ciclo, peraltro esaltante, della “Pullino” di cui Deste, oltre tutto con la brillante pausa all’Aniene, è stato splendido primattore.


[1] Spesso su giornali d’epoca e siti vari il cognome è riportato come D’Este ma la dizione Deste è confermata dall’Ufficio Anagrafe di Isola

[2] Con lui Perentin, Stolfa, Donigatti ed il timoniere Palese


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