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DEL GROSSO Francesco

S.Secondo Parmense (PR) 28.09.1899 / Barracas (Spagna) 22.07.1938

1924. Ciclismo. Eliminato Semifinale Velocità, 50 km in pista (piazzamento sconosciuto)

delgrosso grandePartecipa alla Prima Guerra Mondiale inquadrato in un battaglione di Arditi, guadagnando una Croce di Guerra al Valor Militare sul Monte Corno. Fascista della prima ora, partecipa alla Marcia su Roma ed ottiene un grado significativo nella MVSN. Nel frattempo, di fisico possente e vivace, s’è segnalato anche come ciclista veloce, in grado di brillare soprattutto su pista. La sua prima grande stagione è il 1922 quando conquista il tricolore di Velocità ed il sempre prestigioso GP UVI, la principale competizione nazionale su pista dell’epoca. Inforcando una bicicletta di marca “Dei”, si ripete l’anno seguente quando al titolo nazionale abbina una discreta partecipazione al torneo iridato della Velocità dove viene eliminato nei quarti. Inevitabilmente si parla di lui come una sicura carta da giocare in chiave olimpica. In effetti inizia bene il 1924, spinto anche da quell’ardore “fascista” che mai gli mancherà nonché dall’affetto e l’entusiasmo dei “camerati”. Il 20 aprile Del Grosso vince il “GP Pasqua” al Sempione davanti ad altri due “probabili olimpici” come Bossi e De Martini. Il giorno seguente domina a Cento. L’11 maggio trasferta a Colonia dove, con Bocchia, vince la “4 ore” a coppie, segnalandosi così anche a livello internazionale. Si inizia a vederlo come azzurro sicuro, anche perché continua a ben figurare all’estero: il 18 maggio a Krefeld si aggiudica il torneo di velocità. Sette giorni dopo, è il grande favorito dei tricolori di Velocità che si tengono al “Sempione”, ma a sorpresa in finale è battuto da De Martini. Nessuno però pensa di escluderlo dalla lista degli azzurri. Continua difatti ad ottenere risultati importanti. Il 1° giugno al Motovelodromo di Torino si disputa il Campionato Italiano di Mezzofondo. La gara, su 50 km, prevede una serie di traguardi intermedi ed una classifica a punti: Del Grosso chiude secondo, battuto solo da Dinale. Difficile, a questo punto, lasciarlo fuori dalla lista per Parigi anche se rimane il dubbio sulla specialità da disputare. Intanto il 15 giugno a Varsavia vince un importante torneo internazionale di velocità. Il 29 giugno avviene l’ufficializzazione della lista azzurra da parte del Consiglio Direttivo dell’UVI, presieduto da Geo Davidson, su indicazione della Commissione Tecnica, di cui fanno parte due ex grandi pistards come Buni e Dei[1]: Del Grosso è inserito e non solo per la velocità ma anche per la prova di 50 km in pista la quale, purtroppo per i nostri, non si disputa col metodo dei traguardi intermedi. Secondo alcuni Del Grosso potrebbe tornare utile anche per l’inseguimento a squadre dove le carte sono ancora alquanto nebulose. Il ritiro collegiale del “Sempione”, iniziato il 6 luglio, chiarisce molte cose, ma non tutte. Alla fine Del Grosso è escluso dal quartetto a favore di Menegazzi (e la scelta si rivelerà vincente), ma iscritto alle altre due prove, Velocità e 50 km. 

Le gare olimpiche si svolgono sulla mitica pista della “Cipale” a Vincennes. Alla prova di velocità partecipano 31 corridori di 17 nazioni. Del Grosso, in predicato fino all’ultimo di disputare anche la prova di inseguimento a squadre, esordisce il 26 luglio, vincendo la sua batteria davanti al polacco Lazarski ed al lettone Plume, denotando un’ottima forma. Il giorno seguente tocca ai quarti di finale ed anche qui Del Grosso è spettacolare: batte difatti lo svizzero Mermillod e l’altro polacco Szymczyk. Poche ore doppo Del Grosso disputa la semifinale. Sembra ben lanciato, è in testa sul rettilineo finale, ma ad una dozzina di metri dalla linea viene urtato dall’olandese Meijer e cade, perdendo ogni possibilità. La giuria non interviene, non viene neppure ripetuta la prova (come talora accade) e le proteste italiane sono inutili. Del Grosso dunque è eliminato ma con onore ed al termine di una performance più che sufficiente. L’oro va al francese Michard sullo stesso Meijer e l’altro francese Cugnot. Del Grosso ci riprova il giorno seguente nella 50 km cui partecipano 37 corridori di 16 nazioni. La prova è semplice, come una gara in linea su strada: si parte tutti insieme e vince chi arriva primo sul traguardo. Dopo le schermaglie iniziali, ci prova il polacco Lange che rimane da solo in testa per una decina di km. La fila si disunisce, tra incidenti, forature e cadute: anche Del Grosso rimane attardato. Al comando rimangono in 14 e nella volata finale si impone nettamente di potenza l’olandese Willems davanti ai britannici Alden (già argento ad Anversa nella stessa prova) e Wyld, con De Martini ben lanciato nella volata ma che finisce quarto, “medaglia di legno” mentre l’altro azzurro Dinale è sesto. Del Grosso, probabilmente poco adatto ad una prova del genere, finisce lontano dai primi ed il suo piazzamento non viene registrato, nemmeno sul report ufficiale dei Giochi. Dopo Parigi, Del Grosso insiste con la pista, aggiudicandosi diverse gare anche all’estero (Zurigo, Copenaghen), quindi nel 1925 passa professionista con la “Dei” che in quel periodo raccoglie il meglio dei nostri pistards. Pur rimanendo su buoni livelli di rendimento per un lustro, l’unico successo importante di Del Grosso è il tricolore di Velocità 1926 nella categoria “indipendenti”, una sorta di cuscinetto tra “pro” e dilettanti. Partecipa tre volte ai Mondiali di Velocità, ma è sempre eliminato prima delle semifinali. Nel 1928 è buon secondo nei tricolori della massima categoria, battuto da Mario Bergamini: quindi nei primi anni Trenta abbandona l’attività. Probabilmente aveva le potenzialità per ottenere di più. Fervente fascista, parte volontario per la guerra d’Etiopia dove nel 1936 si guadagna un’altra croce di guerra, nella battaglia del Passo Uarieu. Rientrato in Italia, riparte subito per la guerra civile spagnola, di nuovo volontario dove ottiene due Medaglie d’Argento ed una di Bronzo al Valor Militare, ma perde la vita a 38 anni, in uno scontro a fuoco, colpito dai proiettili di una mitragliatrice, nei pressi di Barracas.


[1] Umberto Dei, nato a Monzuno di Jesi il 25.07.1879. Marchigiano trapiantato a Milano, ottimo pistard dei primordi. Miete successi in tutta Europa, perfino in Russia ed Ucraina. Azzurro ai Mondiali di Velocità nel 1901, senza fortuna. Già dal 1896 intraprende con successo la produzione di biciclette, sponsorizzando poi col suo marchio molti pistards e pure squadre al Giro d’Italia negli anni Trenta