Seleziona la tua lingua

Image
images/atleti/olympiabolario/logobis.jpg

DEL GENOVESE Fabio

Rigoli di San Giuliano Terme (PI) 27.05.1902 / Papiano di Stia (AR) 1976

1924. Lotta Libera. Eliminato Quarti di Finale pesi massimi-leggeri

Da bambino emigra a New York assieme ai genitori. Da adolescente pratica ginnastica, poi passa al “catch-can”, la lotta definita “americana”, ma in realtà codificata poi come “libera”. Combatte con gagliardia e bravura al punto da aggiudicarsi il campionato studentesco del New Jersey. Rientrato in Italia non ancora ventenne, fonda la società “Villa Ponte” a Rigoli e poi la “Galilei” di Pisa, con la madre sua prima tifosa e addirittura esperta pure di regolamento, a discutere spesso con giudici e dirigenti. Del Genovese cerca però orizzonti più ampi e si trasferisce a Milano dove compie varie esibizioni, la prima il 13 gennaio 1923 nella riunione organizzata dall’USM nelle scuole di Via Palermo: vince agevolmente con Pages, ottenendo un buon successo di pubblico e critica. La lotta “libera”, per quanto in molti adottino talora anche prese e tecnica della greco-romana, piace e crea spettacolo, diventando popolare. Del Genovese si ripete sei giorni dopo nella grande “festa dello sport” che si tiene al Teatro Del Verme, per propagandare la “preparazione olimpionica” dei nostri atleti. Per quanto disciplina totalmente nuova, la lotta libera sembra attrarre l’opinione pubblica. Il 24 marzo altra riunione, assieme a boxe e greco-romana, ancora nelle scuole di Via Palermo, organizzata dall’USM: Del Genovese batte agevolmente Steidler, iniziando ad essere apprezzato. Nella stessa sede si svolgono i campionati milanesi il 9 giugno. Partecipano molti allievi di Del Genovese che sta creando il primo nucleo di lottatori “liberi” in Italia. Del Genovese non ha difficoltà ad aggiudicarsi il titolo nei “massimi”, battendo Pizzi, e la classifica generale assoluta, non perdendo neppure un incontro. Stessa situazione l’anno seguente: il 12 marzo Del Genovese vince agevolmente il campionato lombardo sia tra i “medio-massimi” che nel girone assoluto. Si ripete il 30 marzo a Pisa nei campionati toscani. D’altra parte è lui il più grande interprete della nostra “libera” e come tale punta sui Giochi di Parigi. Ci si punta così tanto che addirittura viene investito del duplice ruolo di atleta e CT o, meglio, direttore ed organizzatore della nostra spedizione azzurra. E’ lui infatti a scegliere gli uomini o comunque a segnalarli alla FAI che poi avalla in toto le sue decisioni. La selezione decisiva si svolge nella palestra della “Mediolanum” il 19 maggio e, dopo un bel ritiro collegiale a Genova, tutti a Parigi. Le prove olimpiche di lotta libera si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Del Genovese gareggia nei “massimi-leggeri” il cui peso-limite è 87 kg. Al via 15 atleti di 10 nazioni. Il torneo è ad eliminazione diretta, ma per l’argento ed il bronzo vige un regolamento particolare e macchinoso. Vengono difatti organizzati due mini-gironi: per l’argento si battono i lottatori che hanno perso nei turni precedenti con la medaglia d’oro mentre per la terza piazza lo sconfitto della finale (che dunque non è argento) riaffronta coloro che sono stati da lui battuti nei primi turni. I vincitori di questi gironcini ottengono la medaglia. Del Genovese è l’unico dei nostri lottatori di “libera” che riesce a vincere un incontro in questa edizione dei Giochi. Difatti all’esordio, l’11 luglio, supera ai punti il francese Kappeler. Il giorno seguente invece, nei quarti di finale, perde con lo svedese Westergren, dal quale viene schienato dopo 6’32” di combattimento, ed esce di scena. L’oro va allo statunitense Spellman sullo svedese Svensson e lo svizzero Courant. Per Del Genovese una partecipazione olimpica dignitosa, con la soddisfazione di aver vinto almeno un incontro. Dopo un certo entusiasmo iniziale, la lotta libera non attecchisce in Italia: mancano gare ed atleti. Così l’anno seguente Del Genovese prova a dedicarsi con più serietà alla greco-romana. Il 7 e 8 novembre disputa i tricolori a Genova, nei locali della “Colombo”: chiude al quinto posto tra i “medio-massimi”, vince Campagnoli. Prova ad insistere, ma con scarsi risultati.

Nel 1930 torna alla “libera” dove, nei “medio-massimi” dapprima guadagna il titolo toscano e poi il campionato italiano, nella prima storica edizione dei tricolori, tenutasi a Trieste nella palestra di Via Della Valle. Ai primi di ottobre partecipa agli Europei di Budapest dove però viene subito eliminato, dopo aver perso i primi due incontri, col belga Deferme e lo svedese Soederquist. Si consola col facile successo nel campionato toscano a Pisa il 22 novembre. Ai tricolori di Trieste del 1931 viene clamorosamente sconfitto dal padrone di casa Depeder. Nel capoluogo giuliano non ha fortuna neanche il 10 aprile 1932 nella prima prova del campionato italiano che in quella stagione viene assegnato a punti su due gare: viene difatti sconfitto dal trevigiano Ballarin. Il 22 maggio a Roma, nella seconda gara tricolore, è ancora Depeder a batterlo, ma la classifica a punti lo premia, assegnandogli il titolo italiano. A corollario di questo successo, il 5 giugno si aggiudica il titolo toscano di greco-romana. Ai Giochi di Los Angeles non va e non prova nemmeno a qualificarsi: la FAI decide difatti di non iscrivere lottatori nella “libera” anche perché il CONI deve fare i conti con le ingenti spese di trasferta, inviando dunque un numero ristretto di atleti, qualificati e con possibilità di un bel piazzamento. Del Genovese in questo senso non dà le dovute garanzie. Dopo un’annata-no, nel 1934 si impegna nuovamente nella greco-romana. L’11 marzo a Faenza chiude al terzo posto tra i “medio-massimi”, superato da Roveda e Silvestri. Il 13 maggio a Novara torna alla “libera” e si impone nella prima prova tricolore. Il 22 luglio altra virata verso la greco-romana: nella seconda ed ultima prova di Campionato, a Bologna, finisce quarto ed il titolo va a Silvestri. Il 7 ottobre si aggiudica anche la seconda gara tricolore di “libera”, a Trieste, superando il “solito” Depeder in un match molto accanito. Il titolo però è meritatamente suo. Insiste in questa specialità: il 31 marzo 1935 a Forlì guadagna la prima prova tricolore nei “massimi”, categoria in cui è approdato dopo essere salito di peso. Sette giorni dopo, torna alla greco-romana, finendo terzo nella seconda prova di Campionato a Genova, battuto da Gallegati e Silvestri. Il 30 giugno a Faenza termina sesto nella terza gara tricolore di greco-romana, chiudendo quinto nella graduatoria finale vinta da Gallegati. Il 21 luglio a Genova vince anche la seconda ed ultima prova tricolore di “libera”, guadagnando così un altro titolo italiano. L’11 agosto a Bologna schiena Bolognesi, ottenendo la convocazione in Nazionale per gli Europei di Bruxelles dove però, un mese dopo, non va molto bene: perde difatti i primi due matches, col magiaro Viragh e l’estone Neo, venendo subito eliminato. 

Nel 1936 guadagna un altro titolo italiano di “libera” tra i “medio-massimi”, il 5 aprile a Roma. Viene convocato per il grande ritiro collegiale azzurro che, in vista dei Giochi di Berlino, si tiene a partire dal 12 maggio ad Impruneta, sulle colline fiorentine, presso la Scuola Paolieri, sotto la guida del CT, il finnico Onni Sirenius. Il 20 giugno si tirano le prime somme: nella greco-romana Del Genovese è battuto da Silvestri mentre nella “libera” supera Fanti. Non viene però ritenuto in grado di ben figurare ai Giochi, dove si portano solo i migliori dal punto di vista internazionale, e dunque è escluso dalla lista per Berlino. Una chance probabilmente la meritava. Negli anni seguenti Del Genovese continua a lottare, dividendosi tra “libera” e greco-romana, con alterne fortune. Nella “libera” trova in Fanti un avversario irriducibile, ma riesce comunque a guadagnare il titolo dei “massimi” (+87kg) nel 1939. Poi l’età e la guerra pongono fine alla sua bella carriera. Si distingue in seguito come allenatore, sempre appassionato e preciso, ma soprattutto come arbitro di livello internazionale e dirigente (vicepresidente FIAP). Del Genovese è indubbiamente stato un precursore, l’atleta che ha reso popolare la “libera” in Italia anche se probabilmente non ha ottenuto i risultati che avrebbe meritato.  

 

delgenovese