DE VECCHI Arturo
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Messina 30.04.1898 / Napoli 06.01.1988
1928. Scherma. 7° Sciabola Individuale
1932. Scherma. MEDAGLIA D’ARGENTO Sciabola a Squadre, 8° Sciabola Individuale
Nato in Sicilia, ma trasferitosi presto a Napoli al seguito dei genitori. Sin da adolescente frequenta l’Accademia di scherma partenopea, dedicandosi soprattutto alla sciabola. Avvocato, elegante, brillante, già nei primi anni Venti è schermidore di vaglia nazionale. Nel 1924 alla fine di febbraio partecipa alla prima prova di selezione olimpica, a Roma, e riesce ad entrare nella prima lista dei 30 azzurrabili relativamente alla sciabola. Si ripete nella seconda prova, a Bologna il 16 e 17 aprile, poi il suo carattere, impulsivo ed indisciplinato, non gli permette di andare oltre. Il 28 luglio ad Aversa, dove si festeggiano gli olimpionici Argento ed Anselmi, De Vecchi con la sciabola affronta Durante, dal quale lo divide una certa rivalità, e vince 10-8. Nel 1925 insiste, con buoni risultati. Il 12 aprile chiude al 6° posto il torneo di fioretto a Tripoli e 4 giorni dopo è 4° nella sciabola, sopravanzato nell’ordine da Anselmi, Bertinetti e Pezzana. Il 24 maggio è solo 12°, ultimo dei finalisti e senza vittorie, nella “Coppa Belloni” di fioretto a Cremona. La sua arma comunque sembra la sciabola e difatti, non a caso, alla fine di maggio, ancora a Cremona, vince il torneo relativo davanti a Bini, suscitando grande ammirazione nella stampa e nel grande esperto Adolfo Cotronei in particolare che sulla “Gazzetta” lo descrive in questi termini: “Classico, armonico, perfetto nel portamento del ferro; equilibrato in guardia, parata ed attacco. Deciso nell’uscire in tempo”. Ciò però non gli basta il 14 dicembre al Teatro Del Verme di Milano dove, durante un’esibizione cui partecipa anche il redivivo Nedo Nadi, De Vecchi con la sciabola perde 8-10 con l’olimpionico Urbani, al termine di un match in cui comunque non ha sfigurato. Nel 1926 si distingue subito, ai tricolori di Ancona, disputati tra 4 e 8 gennaio. Dopo un esordio difficile col fioretto, dove chiude solo decimo, si riscatta con la “sua” sciabola e termina secondo, battuto solo dal romano Sarrocchi. Si rivede il 21 marzo a Napoli, in un’importante esibizione alla Sala Maddaloni. De Vecchi col fioretto batte il giovane Verratti 8-6. Il 26 aprile è grande protagonista a Napoli dei campionati campani: vince nella sciabola e chiude secondo nel fioretto, battuto solo dall’olimpionico Argento. Va bene anche a Cremona, nel prestigioso “Trofeo del Littorio” di sciabola il 6 giugno: chiude quinto mentre domina il sempre grande Puliti. Il 15 giugno a Napoli, nella Sala Maddaloni, De Vecchi si aggiudica la “Coppa Strega” di spada, dimostrandosi a suo agio in ogni arma. 15 giorni dopo, a Budapest chiude al decimo posto l’Europeo di sciabola, vinto dal magiaro Gambos.
Il 1927 per De Vecchi non è una grande annata. Gareggia poco e senza risultati di spicco. Il 5 luglio a Cremona chiude solo 11° il torneo di sciabola vinto da Bini. Il 1928 è annata olimpica: De Vecchi, improvvisamente, si rianima ed a sorpresa trova il riscatto. Il 29 aprile a Napoli, poco pronosticato, si aggiudica niente meno che il titolo tricolore di sciabola, mettendo una seria ipoteca sulla sua candidatura per una maglia azzurra ai Giochi. Si conferma nell’ultima e decisiva preolimpica, a Cremona il 23 giugno: chiude quarto, sopravanzato da Puliti, Sarrocchi e Marzi. La maglia azzurra è sua anche se viene escluso dalla prova a squadre. Le gare olimpiche di scherma si svolgono in un apposito edificio situato a lato dell’Olympisch Stadion, dal poco fantasioso nome di “Schermzaal” (sala della scherma). De Vecchi gareggia nel torneo di sciabola individuale che inizia il 10 agosto ed al quale prendono parte 44 schermidori di 17 nazioni. Inizia bene, giungendo secondo nel suo girone dietro al forte ungherese Gombos, l’unico a batterlo. De Vecchi difatti si aggiudica gli altri 4 assalti: 5-0 al bulgaro Lekarski, 5-2 al belga Yves, 5-3 al romeno Dolecsko ed al cileno Goyoaga. Il giorno seguente è già semifinale e De Vecchi prosegue la sua bella cavalcata: con lo score di 6-1 ottiene il terzo posto, ma solo per il conteggio delle stoccate, alle spalle del magiaro Petschauer e del tedesco Casmir, l’unico a batterlo (2-5). De Vecchi difatti vince con lo stesso Petschauer (5-3) mentre per 5-2 supera il francese Lacroix ed il cileno Castro; regola 5-1 il britannico Brookfield e l’egiziano Charaoui, prevale 5-4 sullo statunitense Huffman. Poche ore dopo in finale però le cose cambiano. De Vecchi è buon protagonista, ma il suo score di 5-6 gli vale il 7° posto. Vince 5-0 con Lacroix e l’olandese Van der Wiel; 5-1 coi tedeschi Thomson e Casmir; 5-4 col francese Ducret. Viene sconfitto 5-2 da Marzi, 5-3 da Bini, Tersztyanszky e De Jong; 5-4 da Gombos e Petschauer. L’oro, dopo spareggio, va a Tersztyanszky sul connazionale Petschauer mentre il bronzo è appannaggio di Bini. Per De Vecchi una prova più che sufficiente: la medaglia probabilmente non era alla sua portata, ma ha comunque fatto una bella figura al cospetto dei più forti sciabolatori del mondo. Il 16 aprile 1929 si presenta agli Europei di Napoli nella sciabola, ma non è in perfette condizioni fisiche: una distorsione alla caviglia ne mina il rendimento al punto che è costretto al ritiro dopo pochi assalti. Si ripresenta in pedana un mese dopo, il 24 maggio ai tricolori di Abbazia dove finisce terzo nella sciabola, sopravanzato da Anselmi e Salafia. Si rivede solo a metà maggio del 1930 quando a Napoli termina terzo il campionato italiano di sciabola, superato da Anselmi e De Martino. 15 giorni dopo, è a Liegi per gli Europei: nella sciabola a squadra guadagna un bell’argento, coi nostri sconfitti 7-9 dagli ungheresi nel match decisivo, dopo aver agevolmente superato Polonia e Francia[1].
Non cambia il risultato nel 1931 a Vienna: l’Ungheria si aggiudica l’Europeo e per i nostri è argento[2]. Nel torneo di sciabola individuale De Vecchi si ferma in semifinale. Poi pensa ai Giochi di Los Angeles. Non esistono vere e proprie selezioni, ma vari ritiri collegiali dove il CT Nedo Nadi osserva gli schermidori, misurandoli in prima persona con vari assalti e valutandoli anche attraverso innumerevoli scontri diretti. De Vecchi rimane appositamente a Roma, dove i vari stages si tengono allo stadio del PNF, per vari mesi ed alla fine Nadi si convince, inserendolo nella lista azzura, comunicata con largo anticipo, ai primi di febbraio. Tra un assalto e l’altro, con la preparazione rifinita di nuovo a Roma, con Nadi che testa di persona in pedana i prescelti azzurri, arriva il tempo di pensare al viaggio in America. Il 1 luglio gli azzurri vengono trasferiti su un treno speciale che li porta a Forlì dove vengono ufficialmente e pomposamente ricevuti dal Duce che li “carica”, augurando loro le migliori fortune nell’agone olimpico. Quindi un altro treno li riporta a Napoli dove nel pomeriggio del 2 luglio sono imbarcati sul transatlantico “Conte Biancamano”. Qui si allenano come possono, sul ponte della nave, cercando di tenersi in forma e mantenere attiva la muscolatura, soprattutto con piccole corse ed esercizi a corpo libero. Gli schermidori provano anche qualche assalto, improvvisando una pedana negli angusti spazi dell’imbarcazione ma certo non è semplice rimanere al top della condizione. L’11 luglio arrivano a New York dove rimangono due giorni tra festeggiamenti vari, accolti calorosamente dalla folta ed entusiasta comunità italo-americana. Il 13 ripartono in treno ed attraversano tutto il continente: Washington, St. Louis, Salt Lake City le tappe che finalmente portano il 17 luglio a Los Angeles. De Vecchi esordisce nella sciabola a squadre cui partecipano solo 6 nazioni e che inizia il 10 agosto. I nostri però sono esentati per sorteggio dal primo turno ed accedono direttamente in finale.
Qui incappano nella fortissima Ungheria, da sempre maestra della specialità, ed è notte fonda: perdiamo difatti 9-2. Con De Vecchi gareggiano Marzi, Gaudini ed Anselmi. De Vecchi è il peggiore dei nostri e perde i suoi tre incontri: 1-5 con Gerevich, 3-5 con Piller e 4-5 con Petschauer. Poi il match viene sospeso per la matematica vittoria dei magiari. Per noi va decisamente meglio con la Polonia, battuta 9-1. Qui De Vecchi siede in panchina. Ritorna in pedana contro gli USA, domati 9-4. Con lui troviamo Gaudini, Salafia e Pignotti. Stavolta De Vecchi è il migliore dei nostri, uscendo con uno score di 3-1: perde 2-5 con Huffman, ma batte 5-2 Bruder, 5-3 Muray e 5-4 Armitage. Otteniamo così un bell’argento dietro gli inarrivabili magiari e davanti alla Polonia. Per De Vecchi una prova altalenante, ma comunque sufficiente. Ci riprova nella sciabola individuale cui partecipano 25 schermidori di 12 nazioni. Il 12 agosto nel primo turno chiude quarto del girone, superato dal francese Gardere, dall’ungherese Piller e dal messicano Haro, con uno score di 4-2. Difatti perde 4-5 con lo stesso Haro e 3-5 con lo statunitense Huffman. Vince 5-1 col francese Gardere, 5-2 con l’argentino Merlo, l’olandese De Jong ed il danese Leidersdorff. Accede comunque al turno successivo, la semifinale che si disputa poche ore dopo. Anche qui non va benissimo, ma guadagna il 5° posto, l’ultimo utile per entrare nella finale. Viene preceduto dall’ungherese Kabos, l’altro magiaro Petschauer, lo statunitense Huffman ed il danese Oslier. Il suo score è di 4-4: vince 5-4 con Huffman, 5-3 con Lubicz, 5-2 con Papée e Gardere. Perde 1-5 con Oslier, 3-5 con Kabos, 4-5 con Petschauer ed il messicano Valero. Il 13 agosto De Vecchi è dunque in finale, ma non va tanto lontano: il suo score di 3-6 lo relega all’ottavo posto. Vince 5-2 con Casmir, Armitage e Salafia. Perde 1-5 con Kabos e Petschauer, 2-5 con Piller, Gaudini e Huffman, 4-5 con Oslier. L’oro va all’ungherese Piller, argento a Gaudini, bronzo all’altro magiaro Kabos. Per De Vecchi, tutto sommato, una prestazione senza infamia e senza lode. È dura smaltire la sbornia olimpica. Tra viaggio di ritorno, feste e premiazioni (col Duce e Principe Umberto compresi), passano due mesi buoni. In pratica De Vecchi non torna in pedana sino alla fine dell’annata. In realtà i Giochi rappresentano il culmine, e la fine, della sua carriera: negli anni seguenti difatti non ottiene più risultati importanti.
[1] Con lui gareggiano Marzi, Gaudini, Anselmi, Salafia e Pezzana
[2] Con De Vecchi gareggiano Anselmi, Marzi, Gaudini, Salafia e Pignotti