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DE ROSSI DI SANTAROSA Santorre

Venezia 21.04.1894 / deceduto

1920. Equitazione. 7° p.m. Concorso ad Ostacoli Individuale

Appartenente ad una delle famiglie nobili più in vista del Regno di Sardegna[1], suo bisnonno è il famoso Santorre di Santarosa[2] di cui non a caso porta il nome. Alla scuola di Pinerolo, dove per breve tempo è pure istruttore, si forma come cavaliere di stile, non senza fisicità, capace di realizzare un ottimo assieme col cavallo, mantenuto sempre libero di esprimersi in modo naturale, secondo i dettami del “sistema italiano”, la dottrina equestre teorizzata dal mitico Caprilli, di cui è sempre ottimo interprete. Valido in campagna come tra gli ostacoli, inquadrato nel glorioso Nizza Cavalleria, vede la sua attività interrotta dalla Prima Guerra Mondiale al termine della quale torna a gareggiare in sella. Non ha perso lo smalto, tutt’altro: il 7 novembre 1919, montando la cavalla Queen, è secondo nel concorso di Tor di Quinto, superato solo da Cacciandra che ottiene un percorso netto mentre De Rossi accusa una sola penalità. Il giorno seguente si piazza terzo, su un percorso di mille metri, superato da Valerio e dallo stesso Cacciandra. Rivaleggia dunque col meglio della nostra cavalleria e l’anno seguente si conferma tra i migliori al punto che l’Ispettorato Ippico lo inserisce nella lista per Anversa anche se lo risparmia per la prova a squadre. De Rossi infatti si presenta, il 12 settembre, al concorso individuale di salto ad ostacoli che si svolge all’Olympisch Stadion ed è l’ultima gara in programma di quell’edizione dei Giochi. Partecipano 25 atleti di 6 nazioni: essendo previsti punti per ogni penalità commessa, vince chi ottiene il punteggio minore. De Rossi, in sella a Neruccio, si comporta bene anche se non benissimo: qualche errore di troppo gli fa totalizzare 7 penalità che gli valgono altrettanti punti in classifica, per il 7° posto a pari merito. I nostri cavalieri comunque danno spettacolo: l’oro infatti va, con 2 punti totali, a Lequio davanti a Valerio (3 punti) mentre lo svedese Lewenhaupt è bronzo (4 punti). Gli altri italiani finiscono lontani: Spighi è 10° a pari merito, l’atteso Ubertalli (capo-squadra della spedizione) delude e si piazza solo 17° mentre Benini, ultimo dei nostri, è 19°. Nel complesso comunque un risultato che mostra appieno la forza del nostro intero movimento equestre, ormai riconosciuto a livello internazionale, con De Rossi buon protagonista. In quel 1920 peraltro De Rossi vince il prestigioso Campionato del Cavallo d’Arme, in sella di nuovo a Queen. L’anno seguente, su Tor di Quinto, è quarto a Nizza nel “GP Montburon” vinto da Caffaratti, con la scuola italiana in grande evidenza (Alvisi è terzo), ed è terzo nel concorso di Pallanza il 15 ottobre (vince Cerboneschi). Torna ai massimi splendori nel 1922: montando Queen, vince a Roma la “Coppa delle Nazioni” ed a Nizza il “GP Bandiere”. In Francia sarà buon protagonista anche l’anno seguente, ma poi sparirà praticamente di scena.


[1] La famiglia è originaria di Fossano, ma presto si trasferisce a Savigliano. Feudatari e nobili, marchesi e conti di Pomerolo. Tra i suoi membri più rappresentativi Michele, aiutante di campo del Re, Teodoro che fu in Parlamento sabaudo e soprattutto Pietro, più volte ministro del Regno di Sardegna nei fatidici anni 1848-49 e fraterno amico di Cavour

[2] Nato a Savigliano il 18.11.1783. Ufficiale dell’esercito piemontese, è sindaco di Savigliano. Liberale e carbonaro, è fortemente teso all’instaurazione di un regime costituzionale nel Regno di Sardegna e per questo cospira, assieme ad altri ufficiali ed eminenti politici, contro il Re Vittorio Emanuele I. Nel marzo del 1821 Santorre guida un moto rivoluzionario che, dopo alterne vicende e la retromarcia di un tentennante e pavido principe Carlo Alberto di Savoia, fallisce miseramente, con la restaurazione sul trono sardo di Carlo Felice e la condanna a morte dei rivoltosi. Santorre fugge all’estero (Svizzera, Parigi, Londra) per poi finire a combattere per la Grecia contro i turchi, trovando la morte in battaglia a Sfacteria l’08.05.1825 e rimanendo nella storia come uno dei nostri primi patrioti risorgimentali, grande amante della Libertà


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