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DE NARDO Caio Gracco Giulio

Terni 24.09.1893 / Piedimonte San Germano (FR) 22.04.1984

1920. Calcio. 4°

Da adolescente si trasferisce a Genova dove nei primi anni ’10 è tesserato per il Genoa, la compagine più titolata dell’epoca[1], venendo però relegato nella squadra “riserve”. Ha comunque modo di entrare in contatto con i calciatori rossoblu che nel 1914-15 sono in testa al girone Nord della Prima Categoria quando l’entrata in guerra dell’Italia blocca il Campionato proprio nel turno conclusivo[2]. Molti titolari sono così costretti a partire per le caserme e le seconde schiere vengono automaticamente proiettate in prima squadra. È il caso proprio di De Nardo, roccioso difensore che nel 1915-16 disputa col Genoa la “Coppa Federale”, il principale torneo dell’annata visto che il Campionato non riprenderà che nel 1919. In quell’anno De Nardo passa allo Spes FC[3] dove viene notato dal neo CT Giuseppe Milano: l’ex colonna della Pro Vercelli, con la quale ha vinto cinque campionati, dal marzo 1920 è stato difatti designato come “preparatore atletico” della nostra Nazionale da un’apposita Commissione Tecnica la quale, incaricata dalla FIGC, ne segue e dirige ogni mossa. È comunque Milano ad andare in panchina ed a scegliere la formazione nonchè ad inserire nella lista dei 22 azzurri per Anversa anche De Nardo, il meno titolato e conosciuto tra tutti. Evidente che il suo ruolo non può che essere quello del comprimario, della riserva. Il torneo olimpico è ad eliminazione diretta: ottavi, quarti, semifinale e finale che assegna la medaglia d’oro. Per le altre medaglie, in maniera macchinosa, è previsto un mini-torneo di consolazione tra tutte le perdenti dai quarti in avanti. Al via 14 nazioni visto che Svizzera e Polonia, invitate, rinunciano all’ultimo momento, permettendo a Francia e Belgio, le loro avversarie designate, di accedere subito ai quarti di finale. L’Italia invece deve giocarsela ed il sorteggio è benevolo: il 28 agosto, alle 15.20, all’Ottenstadion di Gand, gli azzurri affrontano l’Egitto, con De Nardo in panchina.

Non sembra un avversario temibile e la partita si mette subito bene: al 25’ segna Baloncieri. Ma da questo momento iniziano i problemi: gli egiziani masticano calcio discretamente, non si disuniscono e dopo appena cinque minuti Osman pareggia. Si va al riposo sull’1-1, tra la sorpresa generale. Ci pensa il centravanti Brezzi a salvare la baracca, realizzando al 57’. I nostri tengono, non senza fatica, il risultato fino alla fine ed accedono ai quarti di finale. Il giorno seguente, all’Olympisch Stadion di Anversa, alle ore 15.00, di fronte a circa diecimila spettatori, affrontiamo la Francia e De Nardo è di nuovo riserva. Sembra sulla carta un altro ostacolo non impossibile visto che a gennaio, sul terreno del Velodromo Sempione a Milano, l’abbiamo battuta 9-4. Stavolta è tutta un’altra storia: dopo 10’ Bard rompe il ghiaccio ed al 14’ Boyer raddoppia. Al quarto d’ora siamo già sotto 2-0, altro che goleada. Ci svegliamo un po’, ma è necessario un rigore di Brezzi al 33’ per ridarci speranza. Dopo 45’ si rimane sul 2-1 per la Francia. C’è ancora tempo e spazio per rimediare, ma al 54’ di nuovo Bard chiude il conto. Gli azzurri accusano il colpo e lasciano ai transalpini l’onore della semifinale. Il torneo ha un esito clamoroso. La finale per il primo posto è giocata da Belgio e Cecoslovacchia. I padroni di casa sono sostenuti da un tifo fin troppo scalmanato e l’enorme pubblico viene a stento contenuto dalle forze dell’ordine. Si gioca in un clima intimidatorio per i cechi, con offese e minacce, anche da parte di molti soldati del cordone di polizia (!). L’arbitro fa il resto, favorendo sfacciatamente i padroni di casa che vanno rapidamente sul 2-0. Per protesta i cechi abbandonano il campo: vengono squalificati e non possono accedere al torneo di consolazione per le altre medaglie. Nessuno ovviamente osa togliere l’oro al Belgio nè tanto meno pensare ad una ripetizione della gara. Nel torneo di consolazione c’è anche l’Italia che scende in campo il 31 agosto alle 10 di mattina, all’Olympisch Stadion contro la Norvegia che, a sorpresa, ha eliminato la Gran Bretagna (la quale ha peraltro inviato una compagine di scarsa qualità). Gioca in pratica chi non ha giocato i turni precedenti, ma De Nardo è ancora out.

Vinciamo ma con grandissima fatica: al 40’ Andersen porta in vantaggio gli scandinavi e si rientra negli spogliatoi sullo 0-1. Ad inizio ripresa pareggia Sardi, uno dei migliori goleador del periodo, e ci vogliono i supplementari per dirimere la questione: all’inizio del terzo extra-time Badini ci regala la qualificazione. Siamo dunque in corsa per una medaglia, ma bisogna vincere con la Spagna, avversario tosto e la cui porta è difesa dal giovanissimo ma già portentoso Zamora. Il CT Milano rimescola un po’ le carte, c’è bisogno anche di gente fresca e finalmente viene il momento di De Nardo che esordisce in Nazionale. Il 2 settembre alle 16.00, all’Olympisch Stadion, purtroppo non c’è partita: una doppietta di Sesumaga (43’ e 72’) ci rimanda a casa con la “medaglia di legno”. Difatti veniamo classificati quarti, grazie anche alla squalifica della Cecoslovacchia. La Spagna guadagna l’argento, superando nella “finalina” i Paesi Bassi (bronzo) per 3-1. L’Italia torna a casa con due vittorie e due sconfitte, un bilancio mediocre per un movimento calcistico in ascesa e che a livello nazionale sta suscitando sempre più attenzione su stampa e tifosi, ma ancora lontano dai vertici europei. De Nardo ha giocato senza infamia e senza lode, non era certo da lui che si potevano attendere faville. Non è un campione, questo è chiaro però è entrato nel giro ed il 6 novembre 1921 torna titolare in azzurro, a Ginevra contro la Svizzera: otteniamo un buon pareggio 1-1. Poi però De Nardo viaggia nel limbo: dapprima precipita in Seconda Divisione, poi ha un sussulto e nel 1923-24 si accasa alla Sampierdarenese, di nuovo in Prima Divisione, con la quale totalizza 13 presenze e 2 reti. È la sua ultima annata agonistica: ormai 31enne appende le scarpe al chiodo al termine di una carriera dignitosa ed impreziosita da una partita olimpica.


[1] Il Genoa Cricket and Football Club viene fondato nel 1893 e ad oggi è la più antica squadra di calcio ancora in attività. Quando De Nardo vi viene inserito, il Genoa ha vinto già sei campionati anche se l’ultimo risale al 1904

[2] Sabato 22 maggio viene decretata la mobilitazione generale per l’ormai prossima entrata in guerra. Domenica 23 è prevista l’ultima giornata del girone Nord dal quale deve uscire la finalista del Campionato, ma accade un fatto inaudito: a stadi pieni, con le squadre pronte a giocare, gli arbitri entrano in campo ed annunciano la sospensione del torneo (che non sarebbe stato più ripreso). Il giorno seguente, 24 maggio, iniziano gli scontri al fronte tra soldati italiani ed austriaci. Tra mille polemiche e dopo anni quel Campionato sarà assegnato dalla FIGC al Genoa, in quel momento al comando del girone Nord anche se teoricamente avrebbe potuto ancora essere raggiunto dagli inseguitori (Torino ed Inter) e, soprattutto, si sarebbe dovuta giocare anche la finalissima con la squadra uscita dal raggruppamento Centro-Sud

[3] Fondato nel 1913, conquista nel 1919 la Prima Categoria. Gioca in maglia celeste con striscia orizzontale bianca. Nel 1922-23 cade in Seconda Divisione e non vedrà più la massima serie fino a scomparire alla fine del 1931. Il suo campo casalingo era situato nel quartiere di S. Gottardo e poi in Piazza d’Armi