DE MARTINI Angelo
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Villafranca (VR) 24.01.1897 / Verona 17.08.1979
1924. Ciclismo. MEDAGLIA D’ORO Inseguimento a Squadre (con Dinale, Menegazzi, Zucchetti), 4° 50 km in pista
Nella Prima Guerra Mondiale viene impiegato come autista. Terminato finalmente il conflitto, comincia a gareggiare in bicicletta anche se da tempo ha superato i vent’anni. Ma in quel periodo è abbastanza consueto trovare corridori esordienti di 23-24 anni data appunto la guerra che ha bloccato l’attività di molti atleti. Gareggia prevalentemente su pista, nella zona intorno a Verona, mettendosi in mostra a livello locale, veloce e spigliato. Ottiene i primi risultati significativi verso la fine del 1922: il 23 settembre vince ad Este nella velocità, il 1 ottobre è primo a Legnano in velocità e individuale, specialità nelle quali primeggia a Mantova il 15 ottobre. Un mese dopo, il 19 novembre, guadagna il campionato veronese di velocità ed è terzo nel mezzofondo alle spalle di Cerboni e Fossati. Niente di eccezionale per un corridore che viaggia verso i 26 anni, però possono essere segnali forieri di miglioramento. Nel 1923 prova a cimentarsi anche su strada, ma soffre troppo in salita. Comunque il 2 aprile è 2° nel “GP Bozzolo”, battuto allo sprint dal veloce Boiocchi. Ma è la pista il suo regno e lo dimostra ampiamente nel prosieguo della stagione. Il 9 aprile vince a Bassano una prova di velocità ed a fine mese si impone in velocità ed inseguimento a Lendinara. A maggio è primo nell’australiana a Renazzo. Dopo un secondo posto, alle spalle di Zamperion, a Padova il 14 giugno nella velocità, De Martini in estate gareggia molto e vince più volte per l’intera Padania: Brescia, Cremona, Padova, Legnago, Mantova, Verona, Pordenone vedono la sua ruota davanti a tutti in prove come eliminazione, velocità, individuale. Accumula notevole esperienza su anelli di tutti i generi, su piste in cemento, in legno, in terra. A Lendinara batte anche l’iridato Ferrario: inizia ad essere apprezzato e fa un pensierino ai Giochi. A fine stagione torna alla strada: il 18 novembre chiude buon 4° il “GP Davidson” a Roma, una cronometro vinta da Ciaccheri, giungendo a pochi secondi dal podio e denotando pure una buona resistenza. Il 1924 è annata olimpica e De Martini punta deciso su Parigi. In inverno gareggia pure nel neonato “Palazzo dello Sport”, in sella alla sua “Lygie[1]”. Il 2 marzo è battuto in un individuale dal milanese Bossi che poi sette giorni dopo, nella riunione di chiusura, lo supera anche nello scratch. De Martini non demorde: a metà aprile vince l’individuale nella riunione di inaugurazione del velodromo di San Nicolò[2], nel Mantovano.
De Martini è veloce, ma trova spesso qualcuno più veloce di lui: nel “GP Pasqua” del 20 aprile, al Velodromo Sempione, viene battuto da Del Grosso e Bossi i quali, in effetti, sembrano avere più carte di lui da giocare, almeno sul piano della velocità pura. Per questo i tecnici lo dirottano sul quartetto dell’inseguimento e lo mettono presto alla prova. Il 20 aprile è difatti nella compagine che, al Sempione, perde la gara contro la squadra capitanata da Dinale e Zucchetti (due nomi che ritroveremo). Con lui Fiorasi, Fabbri e Cattaneo. Dopo il successo del 1920, l’Italia vuole confermare la sua “scuola” in questa particolare e difficile disciplina e De Martini sembra aver le caratteristiche giuste per ben figurare, essendo dotato di velocità ma anche di resistenza. Intanto il 18 maggio a Suzzara vince velocità e individuale. Sette giorni dopo, compie un grandissimo exploit. Al Velodromo Sempione si tengono i tricolori che, ovviamente, possono emettere una parola importante in relazione alla selezione per i Giochi. A sorpresa, De Martini batte in finale il favorito Del Grosso e conquista il titolo italiano di Velocità: percorre gli ultimi 200 metri in 13”, un tempo promettente anche in chiave mondiale. La maglia azzurra è sua, ma i tecnici hanno più di un dubbio sulla specialità. A complicare il quadro arriva il 1 giugno la gara del Campionato Italiano di Mezzofondo al Motovelodromo di Torino. La gara, su 50 km, prevede una serie di traguardi intermedi ed una classifica a punti. De Martini chiude quarto (vince Dinale): bene, ma non benissimo anche se rimane tra i nostri migliori pistards. Difatti il 5 giugno al “Sempione” vince un individuale a punti. Inizia ad essere noto anche a livello internazionale: l’8 giugno a Colonia primeggia in uno scratch. Non può essere certamente trascurato in chiave olimpica dall’apposita Commissione Tecnica di cui tra gli altri fanno parte anche Romolo Buni, grande campione dei primordi, ed Umberto Dei, ottimo pistard intorno al 1900. Difatti il 29 giugno avviene l’ufficializzazione della lista azzurra: De Martini viene inserito sia per la velocità che, a sorpresa, per l’inseguimento a squadre, da lui raramente provato, ma per il quale secondo i tecnici ha buone attitudini. Essendo il migliore dei nostri, è selezionato anche per i 50 km. Continua a primeggiare: quello stesso 29 giugno bagna l’azzurro col successo a Cremona in velocità e individuale. Il ritiro collegiale azzurro si tiene al “Sempione”, dal 6 luglio. La situazione è alquanto nebulosa perchè i velocisti sembrano possedere caratteristiche utili anche per l’inseguimento. Del Grosso inizialmente sembra favorito per il quartetto, ma alla fine gli viene preferito De Martini che, nonostante sia il campione italiano in carica, viene escluso dalla prova di velocità.
La scelta però si rivelerà azzeccata. Le gare olimpiche si svolgono sulla mitica pista della “Cipale” a Vincennes. Alla gara di inseguimento a squadre partecipano 10 nazioni e l’Italia, fortunata nel sorteggio, dovrebbe affrontare la Jugoslavia che però non si presenta. Dopo qualche discussione sul regolamento, la giuria obbliga l’Italia a scendere comunque in pista, da sola: per essere ammesso al turno successivo, il nostro quartetto deve ottenere un tempo più basso di quello registrato dalla peggiore tra le vincitrici del turno. Oltre tutto quando i nostri iniziano la prova, piove pure. Con 5’23”2 comunque superano il 5’27”6 della Danimarca e si qualificano. Con Dinale gareggiano De Martini, Menegazzi e Zucchetti ed i quattro, dopo qualche incertezza, cominciano ad ingranare. Nei quarti situazione identica: di nuovo, sono costretti a gareggiare da soli, per sorteggio, e stavolta per qualificarsi devono ottenere un tempo migliore dei battuti degli altri confronti. Vi riescono ancora una volta ed alla grande: con 5’13”8 staccano il pass per le semifinali (la Svizzera fa segnare 5’21”6). I quattro, praticamente, vedono i primi avversari in semifinale dove affrontano il Belgio. Vincono facilmente, ma il Belgio trova un cavillo regolamentare: uno dei componenti ha forato subito, nel primo km di gara, e ciò consente la ripetizione della prova. Così le due squadre ripetono la gara, ma il risultato non cambia: l’Italia vince con 100 metri di vantaggio, in 5’12”. Si prospetta un duro scontro con la Francia che in batteria ha fatto registrare 5’11”4 ma i francesi si complicano la vita: in semifinale sbagliano un cambio, si disuniscono ed un componente cade. L’infortunio è tale che pregiudica il prosieguo della compagine, costretta a gareggiare in tre nella ripetizione della prova. Passa così la Polonia ed è una manna per gli italiani che in finale, con 5’15”, a 45,714 km/h di media, vincono nettamente, cogliendo un bel bis mentre il bronzo va al Belgio. A festeggiare “i magnifici quattro” anche un Geo Davidson, Presidente UVI, commosso fino alle lacrime. Nel torneo, a detta di tutti, Dinale è stato il trascinatore del nostro quartetto, la “locomotiva”, ma De Martini non è stato da meno, risultando il migliore negli ultimi giri dove, sfruttando le sue doti di velocista, ha dato l’input decisivo per il rush vincente. De Martini ci riprova il giorno seguente nella 50 km cui partecipano 37 corridori di 16 nazioni.
La prova è semplice, come una gara in linea su strada: si parte tutti insieme e vince chi arriva primo sul traguardo. Dopo le schermaglie iniziali, ci prova il polacco Lange che rimane da solo in testa per una decina di km. La fila si disunisce, tra incidenti, forature e cadute. Al comando rimangono in 14 e nella volata finale Dinale si pone al servizio del più veloce e riposato De Martini: l’accordo sembra funzionare e De Martini parte ai 200 metri, lanciandosi in testa. Vi rimane fino ai 70 metri, quando però non riesce più a sviluppare altra velocità, complice un rapporto troppo agile. Dalla sua scia emergono così corridori più potenti e, soprattutto, dotati di un rapporto più lungo: vince l’olandese Willems davanti ai britannici Alden (già argento ad Anversa nella stessa prova) e Wyld. De Martini, superato in tromba, finisce quarto e si becca la “medaglia di legno” mentre l’altro azzurro Dinale è sesto. Peccato per i nostri, la medaglia sembrava a portata di...pedale, ma qualche errore tattico li ha tolti dal podio al termine di una prestazione comunque più che sufficiente. In ogni caso De Martini, con un oro ed un quarto posto, è il migliore dei nostri corridori a Parigi. Non lo è invece nei successivi Mondiali, tenutisi ancora a Parigi nella prima decade di agosto: De Martini è eliminato nel primo turno della velocità. L’anno seguente De Martini passa professionista e si dedica esclusivamente alla pista, correndo per la “Dei”. Il suo principale successo rimane il Campionato Italiano di velocità per la categoria “professionisti juniores” conseguito nel 1925. Poi diventa un grandissimo specialista dell’inseguimento: nel 1929 vince 15 gare su 15, trovando ingaggi anche all’estero, perfino nel Nord Africa, tra Tunisia e Marocco. Non ottiene comunque più risultati importanti, chiudendo la carriera nel 1932, col 2° posto nei tricolori di mezzofondo, superato da Gay. Diventa poi apprezzato costruttore di biciclette finchè la sua fabbrica viene distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
[1] Fabbrica fondata a Milano nel 1905 da Alfredo Sironi, poi acquisita dopo pochi anni dall’ex pistard Ernesto Rolando
[2] È il paese dove nel 1902 è nato Learco Guerra, grandissimo campione dei primi anni ‘30