DE MANINCOR Luigi
-
Rovigno 14.07.1910 / Varazze (SV) 13.02.1986
1936. Vela. MEDAGLIA D’ORO classe “8 metri”
Di famiglia istriana con origini trentine[1], si trasferisce a Trieste appena terminata la Prima Guerra Mondiale, con la città finalmente “irredenta”: il padre Arturo è un alto funzionario della Capitaneria di Porto. Già a 15 anni partecipa a regate importanti, sui dinghy. Poi si divide tra le neonate “Star” ed i “sei metri”. Acquista esperienza grazie anche ai suoi studi: diplomato all’Istituto Nautico di Trieste, diventa ufficiale di Marina. Vince in Adriatico, ma si distingue pure in Liguria, facendo parte di equipaggi tra i migliori del contesto velico nei primi anni Trenta. Quando si prepara la nostra spedizione olimpica per Berlino, il CU De Conciliis sceglie soprattutto velisti liguri, con qualche “intrusione” napoletana. De Manincor comunque ha saputo imporsi all’attenzione generale nelle regate di preparazione, disputate tra Genova, Napoli e Palermo. Entra così nella lista compilata dal CU che però in un primo momento lo designa come riserva dell’equipaggio per la prova degli “8 metri”. I velisti partono per Berlino in treno da Milano il 22 luglio. Arrivati in Germania però qualcosa cambia. Le regate olimpiche di vela si svolgono a Kiel, nell’estremo nord della Germania, quasi al confine con la Danimarca, nel Mar Baltico, a 350 km da Berlino. I giorni di vigilia trascorrono a provare e riprovare la barca, denominata “Italia”, progettata e costruita da Attilio Costaguta, che già ha dato buona prova di sé nelle acque liguri. Il CU De Conciliis ha più di un dubbio ed alla fine, a sorpresa, De Manincor diventa titolare, trovandosi ad essere l’unico non-ligure a bordo (gli altri sono Bianchi, Mordini, il timoniere Reggio ed i fratelli Poggi). Alla gara degli “8 metri” partecipano 10 imbarcazioni di altrettante nazioni e la classifica viene stilata sulla base dei piazzamenti ottenuti in ciascuna delle sette regate previste. Al primo arrivato sono assegnati 10 punti, al secondo 9 e così via: ovviamente, vince chi totalizza il maggior numero di punti.
La prima regata, il 4 agosto, è caratterizzata da vento forte al punto che la partenza viene ritardata di due ore. Ad un certo punto arriva pure un nubifragio e la barca italiana, per assoluto volere di Bianchi, lascia in opera lo spinnaker mentre tutti gli altri concorrenti lo ammainano. E’ la mossa vincente anche se, cessato il nubifragio, la Svezia (“Ilderim”) recupera e va a vincere: gli azzurri però sono ottimi secondi. Un buon inizio che fa ben sperare. Il giorno seguente altra regata difficile dato il vento irregolare ed un continuo manovrare di fiocchi. Vincono i norvegesi di “Silja”, con gli azzurri quinti che scendono al terzo posto della generale. Niente di compromesso. Le cose però si mettono male il 6 agosto, nella terza prova: “Italia” parte male, in coda al gruppo ed il recupero non riesce. Vince di nuovo la Svezia, che sembra già padrona, con i nostri solo sesti e retrocessi in quarta posizione nella generale. Non si può più sbagliare, ci vuole il guizzo italico. Arriva nella quarta regata: dopo una partenza non eccezionale, nel primo lato di bordeggio “Italia” si allontana dal gruppo e sceglie una rotta sotto costa, un “bordo matto” come sarà poi definito da Bianchi, una sorta di azzardo che però riesce grazie ad un vento leggero che poi rinforza. Alla prima boa “Italia” è in testa e vi rimane fino all’arrivo, con 2’35” di margine sulla Danimarca. Terza la Svezia che rimane al comando della generale, con sei punti sull’ottima Italia. A tre regate dalla fine siamo in piena lotta per l’oro. La quinta regata è equilibrata ed appassionante. Alla fine domina la Germania sulla Danimarca, ma l’Italia chiude terza e riesce ad approfittare solo in parte della brutta prestazione svedese (sesta). Tutto in gioco: Svezia in testa con tre punti sugli azzurri, a pari merito con tedeschi e norvegesi. La penultima prova, anche per l’alta posta in gioco, è caotica e non solo per la ritardata partenza causa mancanza di vento. In mare difatti si verificano diverse collisioni, soprattutto al passaggio di alcune boe, con precedenze non rispettate, proteste, polemiche. La giuria è incapace di prendere una decisione veloce e rimanda tutto ai giorni seguenti, dopo la visione di alcuni filmati, in particolare gli spezzoni girati dalla nota regista Leni Riefenstahl dall’alto, da bordo di un pallone frenato. Sul traguardo primeggia la Germania, ma la classifica sarà sconvolta dai giudici. Intanto si giunge all’ultima regata del 10 agosto. “Italia” è di nuovo grande e va in testa, sembra sicura vincitrice, ma la Svezia non molla: le due barche procedono appaiate fin sul traguardo dove gli scandinavi prevalgono per due secondi mentre la Germania, in difficoltà, chiude solo sesta. Poi tutti a trepidare per la decisione dei giudici che alla fine arriva: nella sesta regata la Svezia è squalificata assieme a Finlandia, Danimarca ed USA, per le irregolarità commesse in gara. Bisogna rifare i conti e l’oro va proprio all’Italia che totalizza 55 punti contro i 53 di Norvegia e Germania, chiamate ad uno spareggio che due giorni dopo premia gli scandinavi. La Svezia, che paga caro la squalifica, chiude al quarto posto con 51 punti. Dunque è titolo olimpico per “Italia”, il primo nella storia della vela azzurra ai Giochi: se non è un momento storico questo...Titolo peraltro ben meritato: una vittoria, due secondi posti e due terzi premiano gli azzurri che, bene ricordarlo, non sono mai scesi al di sotto della sesta piazza. Grandissimo trionfo, e basta.
De Manincor si rivede alla fine di settembre quando, con “Scheat”, a Napoli chiude al secondo posto il Campionato Europeo “Star” assieme al giovane Straulino, riserva a Berlino, che ha già iniziato la sua straordinaria carriera: vincono i tedeschi di “Pimm”. I due erano già arrivati terzi ai tricolori di Palermo vinti da “Gloriana” dei fratelli Ducrot. Negli anni seguenti De Manincor coglie altri successi significativi: nel 1938 a Livorno si laurea Campione Italiano nella “Star”, assieme a Straulino, su “Polluce”. Riconquista il titolo nel 1939, ma con Salata e su “Marte”. In quell’anno, rinverdendo i trionfi olimpici, vince anche le regate internazionali di Kiel su “Vega III”, un “sei metri”[2]. Lo stesso equipaggio trionfa anche ai tricolori di classe, a Livorno. La guerra interrompe la sua attività, ma si ripresenta alla grande dopo il conflitto. Nel 1948 ai tricolori “Star” di Napoli è secondo, assieme al triestino Nordio, su “Titepi II”, alle spalle dei grandi Straulino-Rode su “Polluce”. De Manincor viene convocato per i Giochi di Londra dove gareggia, con Canessa e Bianchi, nella classe “Dragone”, su “Ausonia”, chiudendo al quinto posto[3]. Nel 1949, a Taranto, termina al terzo posto i tricolori “Star”, ancora con Nordio ma su “Luisa II”: rivincono Straulino-Rode. Nel 1950 chiude al quarto posto i Mondiali di Chicago. Poi abbandona l’attività.
Luigi De Manincor, a destra, a bordo di “Italia” assieme allo skipper Reggio
[1] Per la precisione del borgo di Casez, in Val di Non
[2] Con lui a bordo troviamo Luigi De La Penne, Nicolò Rode, Agostino Straulino e Licio Visintini
[3] L’oro va alla Norvegia su Svezia e Danimarca