CUOMO Luigi
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Creta (Grecia) 18.02.1901 / Milano 27.06.1993
1924. Scherma. 4° Fioretto a Squadre
Mancino, si stabilisce a Napoli dove comincia a tirare di scherma, segnalandosi intorno ai vent’anni di età. Consegue il primo piazzamento importante nel 1923 quando il 22 aprile, nella “Coppa Russomando” a Napoli, giunge secondo nel fioretto, battuto solo da Argento, ed ottavo nella sciabola che comunque non è la sua arma preferita (vince Durante). Il 30 dicembre, in una grande riunione nella Sala Maddaloni a Napoli, col fioretto batte nettamente, 10-3, il quotato Pignotti ed inizia a fare un pensierino ai Giochi dell’anno successivo. Difatti a fine febbraio 1924 Cuomo partecipa alla prima selezione olimpica, tenutasi nei locali della Scuola della Farnesina a Roma. Vince il suo girone di fioretto ed entra a vele spiegate nella lista dei 30 “probabili azzurri” ammessi ai turni successivi. La stampa lo elogia: “ottimo tempista, allineato, sa nascondere a dovere il bersaglio, attacca di preferenza nella linea bassa”. Con la sciabola va peggio, è costretto ai recuperi, ma entra nuovamente nei 30 ed altrettanto riesce ad ottenere con la spada. Certo, pensare di gareggiare ai Giochi in tre armi pare effettivamente un po’ troppo...non è Nadi! Rinuncia difatti alle altre due, anche perchè battuto nelle prove seguenti, e col fioretto riesce ad arrivare alla selezione decisiva di Milano. Il 28 maggio, nelle sale della “Società del Giardino”, Cuomo chiude buon sesto e si guadagna la maglia azzurra anche se solo per la prova a squadre visto che nell’ulteriore girone per la composizione della spedizione, il 31 maggio, è battuto da molti avversari, precludendosi l’accesso alla prova individuale. Le gare olimpiche di scherma si svolgono al Vel d’Hiv, il famoso Velodromo d’Inverno della capitale francese, teatro di numerose competizioni ciclistiche di primo piano. Cuomo gareggia nel fioretto a squadre cui prendono parte 12 nazioni. Esentati dal primo turno, i nostri scendono in pedana il 28 giugno nei quarti di finale ed è spettacolo: nella loro poule battono 16-0 l’Ungheria, 12-4 la Svizzera e 13-3 l’Austria. Cuomo è titolare contro la Svizzera, vincendo tre incontri (i fratelli Fitting e Antoniades) e perdendone uno, contro Empeyta per 5-3. Il giorno seguente, in semifinale, gli azzurri se la devono vedere con Belgio e Danimarca.
Ma Cuomo rimane in panchina e, poichè la Danimarca è sconfitta sia dai nostri che dal Belgio, l’incontro tra quest’ultimo ed i nostri non viene disputato in quanto entrano in finale le prime due compagini. Cuomo torna titolare in finale, il 30 giugno, in un girone a quattro, con Francia, Ungheria e lo stesso Belgio. La medaglia sembra praticamente scontata anche se la Francia fa paura. In effetti incontriamo subito proprio i transalpini e sono subito scintille. I nostri perdono diversi incontri, Cuomo è sconfitto dall’asso Gaudin per 5-2, e si va sull’1-3 quando tocca a Boni contro lo stesso Gaudin: i due arrivano sul 4-4 e succede il patatrac. Il giudice ungherese Kovacs attribuisce la stoccata decisiva a Gaudin. Boni non ci sta, inveisce e protesta, offende il giudice che chiede la traduzione delle sue parole a Italo Santelli, CT degli ungheresi. Segue la protesta ufficiale del giudice che chiede scuse immediate. Nasce un parapiglia, l’intera squadra italiana brontola ed urla a squarciagola, Boni si rifiuta di porgere le scuse, ben spalleggiato da tutti i nostri, dirigenti compresi. Alla fine, dopo un breve conciliabolo, gli azzurri decidono di abbandonare clamorosamente e lasciano lo stadio, cantando “Giovinezza”. Non possono che essere classificati che quarti. L’oro va alla Francia, probabilmente superiore tecnicamente ai nostri, argento per il Belgio, bronzo all’Ungheria. Abbiamo buttato al vento una medaglia, per orgoglio e spirito patriottico. Inoltre, per protesta, nessuno dei nostri disputa il torneo individuale di fioretto. La questione però ha pesanti strascichi. Santelli viene pesantemente accusato dalla stampa italiana ed il giornalista Cotronei è particolarmente attivo in questo senso al punto che tra i due si arriva alla sfida a duello. Italo, come consente il codice cavalleresco, si fa sostituire dal figlio Giorgio. Cotronei non può certo arretrare, ne va dell’onore non solo suo ma dell’Italia intera. La sede del duello è alquanto insolita: Abbazia, in Istria. La sfida dura ben poco, Giorgio è troppo più forte: Cotronei viene ferito al volto e tutto finisce lì. Rimane però una figura non proprio adamantina dei nostri: qualcuno ipotizza che abbiano preferito l’onore alla sconfitta sul campo. Cuomo comunque s’è comportato bene e non ha niente da rimproverarsi a livello individuale: rimane un ottimo schermidore. Si conferma il 10 febbraio 1925 quando vince la “Coppa Bozza” di spada a Napoli, nelle lussuose sale del Grand Hotel, davanti all’altro olimpionico Argento. L’anno seguente, il 26 aprile, nel campionato campano a Napoli chiude terzo nel fioretto, sopravanzato da Argento e De Vecchi, e quarto nella spada dove si impone Piutti. È il suo ultimo risultato di spicco, poi finisce nell’ombra.