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CROCI Giorgio

Gallarate (VA) 19.04.1893 / deceduto

1920. Atletica Leggera. Eliminato primo Turno 100 m e 4x100 m (con Orlandi, Riccoboni, Zucca)

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I suoi esordi sportivi sono da ginnasta anche se predilige la parte atletica agli esercizi con gli attrezzi: alla fine le prove atletiche prendono il sopravvento. Croci sembra portato in particolare per la velocità. Tesserato per la “Pro Morivione”, ottiene la sua prima grande vittoria l’11 maggio 1913 all’Arena di Milano, nel meeting internazionale organizzato dalla FISA. Sui 60 m batte il noto francese Bolot. Si ripete per l’intera stagione, a Mantova, Genova, Busto Arsizio. Ai tricolori di settembre arriva tra i favoriti, ma sui 100 chiude solo terzo (1° l’outsider Carturan) mentre non emerge nei 200. Vince invece la staffetta olimpionica nella quale corre la frazione dei 200. Nasce però, a seguito di questi risultati, una grande polemica con Carpi col quale instaura un accanito duello nel finale di stagione. Croci lo batte, di poco, nella sua Gallarate, e lo supera di nuovo anche a Genova il 19 ottobre, sui 100 che valgono anche come campionato italiano della FGNI dove Croci è tesserato con la Società Ginnastica Gallaratese[1]. Poi però Croci viene chiamato ad espletare il servizio militare e non può continuare efficacemente l’attività. Si rivede difatti solo il 21 luglio 1914 quando a Gallarate vince i 100 ed un’americana a coppie sui 1200 m assieme a Bertoni. Lo scoppio della Prima Guerra Mondiale interrompe ulteriormente la sua carriera, ed ovviamente non solo la sua. Si organizzano poche gare ed inoltre Croci trova un avversario che gli dà molto filo da torcere, il “fiorentino d’America” Baldwin[2] che il 10 ottobre 1915 sulla pista dell’US Milanese, nella prima grande riunione dall’entrata in guerra del nostro paese, lo batte e non di poco sui 100. Stessa storia nel 1916: il 28 maggio, stessa pista e stessa distanza, Baldwin supera nettamente Croci.

La guerra impedisce un’attività regolare: Croci è chiamato alle armi, prima come artigliere poi entra in Aviazione, consegue il brevetto di pilota, è arruolato in una squadriglia da combattimento. Ottiene qualche licenza e nel luglio del 1917 si ripresenta in pista: il giorno 1 vince i 100 sul campo dell’US Milanese mentre il giorno 8 si svolge all’Arena un grande meeting polisportivo di beneficenza, a favore degli orfani di guerra, al quale assistono ben 30mila spettatori. Croci è secondo sui 60 battuto da Baldwin e 3° sui 100, preceduto da Baldwin ed Orlandi. Poi però torna ai suoi aerei ed il 28 gennaio 1918 la “Gazzetta”, con grande enfasi, annuncia l’abbattimento di un velivolo nemico da parte proprio del “sergente pilota” Croci, dichiarando che egli è il secondo sportivo a compiere una simile impresa[3]. Croci rimarrà pilota da caccia fino al termine della guerra, ottenendo per il suo ardimento una Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Consegue però alcune licenze che gli permettono di tornare alle corse, peraltro favorite dalle autorità militari come tutto lo sport al fine di preparare al meglio i soldati. La disfatta di Caporetto ha inciso fortemente sul nuovo concetto di addestramento atletico per i militari e dunque largo allo sport. Il 24 marzo 1918 a Roma, in Piazza di Siena, si tiene un grande meeting con la partecipazione di atleti-soldati britannici ed americani di stanza in Italia. Croci vince i 100 davanti all’inglese Southee ed allo statunitense Macrey, con l’ottimo tempo di 10”4/5 che gli vale il nuovo primato italiano. Si conferma il 12 maggio nelle eliminatorie per scegliere gli uomini da inviare al meeting interalleato, riservato ai soldati, previsto a Londra: domina difatti i 100. Il 30 maggio è perciò nella capitale britannica, a Stamford Bridge, e gareggia sulle 100 y: in semifinale, ben lanciato in testa, perde la scarpetta e le speranze di ben figurare. Sulla distanza doppia entra in finale ma chiude quarto (vince il britannico Harrowing): comunque una buona performance. Fa ancora meglio il 30 giugno a Villa Borghese, a Roma, in un’altra manifestazione interalleata (ormai sono di moda): vince i 100 davanti allo statunitense Macrey ed al britannico Tomlin. Viene preso come esempio per l’incarnazione del vero soldato-atleta, capace di primeggiare in battaglia come in pista.

Difatti torna sul suo aereo e poi il 20 settembre è di nuovo in pista, allo “Stadium” di Roma, in un altro meeting di soldati interalleati: vince i 100 di fronte a statunitensi e britannici, sia pure di secondo piano. Un mese dopo, il 20 ottobre, è a Parigi, per un’altra grande manifestazione tra soldati, svoltasi nel Giardino delle Tuileries: Croci coglie un altro successo prestigioso sui 100 davanti ad Alberti, il belga Smet ed il francese Carpentier. Può essere considerato il nostro miglior velocista. Si conferma a guerra finalmente terminata: il 10 novembre a Gallarate supera agevolmente Riccoboni ed Orlandi sui 100. Croci, tesserato per lo SC Italia, inizia la stagione 1919 il 6 aprile, in una manifestazione organizzata dallo SC Italia al Velodromo Sempione: viene però battuto sui 100 da Nespoli. Vince comunque la staffetta olimpionica, correndo i 200. Sette giorni dopo, è a Genova, Marassi, dove viene di nuovo superato sui 100, stavolta da Alberti. Non sembra quello dell’anno prima, gli avversari sono cresciuti, in numero e qualità. Finalmente il 1 giugno a Bergamo si impone sui 100, distanza però sulla quale è di nuovo battuto, sette giorni dopo, da Nespoli a Roma. Il 12 giugno altra sconfitta sui 200, ancora allo “Stadium” di Roma, alle spalle di Orlandi e De Bernardinis: non è il miglior viatico per i “Giochi Interalleati” di Parigi, la prima grande manifestazione polisportiva post-bellica sia pure riservata ai soli militari degli eserciti vincitori la guerra, che i nostri hanno preparato in un collegiale ad Arma di Taggia. Le autorità militari fanno le cose per bene, organizzando al meglio la spedizione, supervisionata da Cesare Tifi, vecchio marpione dello sport italiano e portando in Francia ben 120 atleti. Croci è tra i primi ad esordire, il 23 giugno: nella batteria dei 100 è superato dal solo Paddock[4] ma in semifinale, dove rivince l’americano, dopo una bella partenza si disunisce e chiude quarto dietro anche al canadese Howard ed al francese Caste. Eliminato, mentre Paddock vince il titolo. Croci ci riprova nei 200: in batteria è terzo dietro due oceanici, il neozelandese Lindsay e l’australiano Carter. Passa comunque il turno, ma in semifinale chiude soltanto quarto, battuto dal canadese Haliburton, lo statunitense Paddock (che poi è primo in finale) e l’australiano Carrol. Non va meglio nella staffetta veloce (4x200 m) dove i nostri finiscono la batteria al terzo posto, alle spalle di Stati Uniti ed Australia, venendo subito eliminati. L’Italia, con Croci in pista, vince invece la staffetta, ancora 4x200, dei cosiddetti “combattenti effettivi” ovvero dei soldati che sono realmente andati al fronte (diversi partecipanti hanno effettuato servizi logistici e di sussistenza) anche se il successo è legato ad un caso clamoroso.

Sul campo difatti è prima la Francia, ma un concorrente ha nettamente ostacolato Alberti e, nonostante siano i padroni di casa, i “galletti” vengono squalificati. Tuttavia implorano il perdono e chiedono ai nostri la rivincita. Gli azzurri accettano, ma passano i giorni e la Francia temporeggia, non presentandosi il giorno convenuto al via: la vittoria è così assegnata all’Italia anche se sui report ufficiali figura il contrario[5]. Rientrato in Italia, il 13 luglio Croci vince i 100 a Genova ed il 3 agosto a Mantova si ripete. Viene invece inopinatamente battuto da Orlandi sui 100 nei Campionati Lombardi di Brescia del 28 settembre: partito benissimo, si disunisce nel finale e subisce la rimonta dell’avversario. Non va meglio ai tricolori di Milano, disputati sul campo dell’Inter di Via Goldoni: il 12 ottobre Croci chiude solo terzo la finale dei 100, superato dal sorprendente istriano Zucca e Nespoli. Un brutto passo falso che gli attira non poche critiche. Pungolato, il 26 ottobre a Castellanza supera Orlandi sui 100, ma poi non gareggia più sino a fine stagione. Il risultato si inverte esattamente cinque mesi dopo, nella prima prova del 1920, il 28 marzo a Busto Arsizio: Croci è battuto da Orlandi, peraltro in un arrivo molto serrato. Il 18 aprile, a Castellanza, Croci è invece superato da Riccoboni. Ci vuole la sua Gallarate per fargli ritrovare la via del successo: accade il 9 maggio ed il battuto, sui 100, è Orlandi. Appena quattro giorni dopo, a Cremona, il bis, per un Croci ben lanciato verso i Giochi. Si conferma a fine maggio al grande Concorso Ginnico Nazionale di Venezia dove vince i 100. Sulla stessa distanza viene però battuto dal tricolore Zucca a Milano, il 3 luglio, nella prova di selezione per Anversa: il suo nome comunque non manca nella lista azzurra stilata dal CT Adams e Croci sale sul treno che, via Modane e Parigi, arriva in Belgio. Le gare di atletica si svolgono nell’Olympisch Stadion la cui pista è in cenere. La gara dei 100 metri inizia il 15 agosto e vi prendono parte 61 atleti di 22 nazioni provenienti dai 5 continenti: vi sono pure rappresentanti di India e Principato di Monaco. Nella sua batteria Croci è 3° su quattro, battuto dal britannico Abrahams e dal canadese Ponton da cui lo separano due metri abbondanti. Riesce a superare solo l’olandese Ridder Van Rappard, ma poichè passano soltanto i primi due, Croci viene subito eliminato.

Torna in pista il 21 agosto nella staffetta 4x100 cui prendono parte 13 squadre. La batteria per gli azzurri non sembra impossibile: a parte gli inarrivabili statunitensi, dobbiamo confrontarci con Spagna, Norvegia e Lussemburgo. Ma sbagliamo l’ultimo cambio, in curva, proprio tra Croci e Riccoboni, che risulta pasticciato e “lungo”, fuori dalla zona consentita: siamo dunque squalificati[6]. L’oro va inevitabilmente agli USA che comunque faticano più del previsto per avere ragione di un’ottima Francia mentre per il bronzo la sorprendente Svezia supera la Gran Bretagna. Certo, non un’esperienza esaltante per Croci che comunque non demorde. Il 5 settembre a Genova, in Piazza di Francia, vince i 100 (e la staffetta olimpionica) davanti a Riccoboni. I due però niente possono contro Zucca che il 19 settembre li precede nei tricolori di Roma sui 100, con Croci terzo che si consola col titolo nella staffetta olimpionica[7]. Il 10 ottobre Croci vince i 100 a Novara, precedendo non senza fatica il “vecchio” Barozzi. 14 giorni dopo Croci è primo sulle 100 y a Lecco, gara che chiude la sua stagione. Nel 1921 si ripresenta in buone condizioni. A fine maggio vince i 100 nella selezione per l’incontro internazionale di Praga dove giunge ottimo secondo sui 100, battuto dal francese Jamois. Il 26 giugno Croci vince i 100 a Varese ed il 17 luglio è primo sui 100 a Gallarate. Il 18 settembre conquista il titolo italiano dei 100 a Bologna, suo ultimo grande successo. Sulla stessa distanza il 25 settembre è primo a Laveno, il 2 ottobre a Legnano dove si inaugura il nuovo campo sportivo ed il 9 ottobre a Varese. Nel 1922, a 29 anni, inizia ad accusare l’età e lo stress di una carriera ormai decennale. Il 28 maggio a Legnano vince il campionato lombardo della 4x100 con la Gallaratese, ma sui 100 accumula diverse sconfitte e capisce di aver fatto il suo tempo. Si allontana così dall’agonismo anche se nel 1924, in vista dei Giochi, tenterà un nostalgico rientro, venendo eliminato in semifinale ai tricolori dei 100. Poi si ritirerà definitivamente.


[1] In quel tempo non è raro per gli atleti avere una doppia affiliazione, con società differenti appartenenti a diverse Federazioni

[2] Philip Baldwin, nato a Firenze da padre statunitense e madre italiana, compie gli studi in USA dove inizia a gareggiare, mostrando particolari attitudini per velocità e salti. Rientra in Italia nel 1914 e ha pochi rivali negli anni di guerra dato che molti italiani sono sotto le armi. Realizza comunque prestazioni di alto livello: 11” sui 100 m (eguagliato il record italiano) e 6,82 m nel lungo, vincendo spesso anche nell’alto e disimpegnandosi bene pure nei lanci. Importa il basket a Firenze. Nell’estate del 1917 lascia l’Italia per arruolarsi volontario nell’aviazione statunitense, combattendo nella Prima Guerra Mondiale. Trova comunque il tempo di gareggiare e vincere anche a Parigi dove nel 1918 si laurea campione francese nel lungo e primeggia putre in alto e giavellotto. Terminato il conflitto, si stabilisce definitivamente a Firenze ma non gareggia più

[3] Secondo “La Gazzetta dello Sport” il primo è stato l’istriano Egidio Grego, nato ad Orsera il 24.12.1894. Ottimo nuotatore, consegue successi sia nell’Impero austro-ungarico che in Italia. Disertore dell’esercito austriaco, si arruola volontario in Italia col nome di Attilio Monari e partecipa in prima linea alle battaglie dell’Isonzo. Poi passa nell’Aeronautica ed il 23 maggio 1917 abbatte un aereo nemico. Il 23 novembre 1917 è però sorpreso da tre caccia austriaci ed abbattuto, precipitando nelle paludi di Cavazuccherina. Viene decorato con 3 medaglie al Valor Militare, due d’Argento ed una di Bronzo. In realtà, ad essere precisi, il primo sportivo ad abbattere aerei nemici è il mitico Francesco Baracca che era anche un ottimo cavaliere, vincitore di alcune prove in vari concorsi

[4] Charles William Paddock detto Charley, nato a Gainesville l’11.08.1900. Il miglior sprinter mondiale dei primi anni Venti. Ad Anversa vince due ori olimpici, sui 100 e 4x100 oltre all’argento sui 200 m, risultato bissato nel 1924. Ottiene diversi primati mondiali, in particolare sulle 100 y

[5] Gli altri due staffettisti sono Orlandi e Nespoli

[6] Sulla posizione in cui gli azzurri tagliano il traguardo le fonti sono molto discordanti. Per Olympedia sarebbero giunti secondi, per la “Gazzetta” quarti

[7] Con lui, per lo SC Italia, gareggiano Orlandi, Vigani e Porro