COSENTINO Renato
-
Napoli 16.11.1909 / Napoli 14.06.1996
1936. Vela. 5° “sei metri”
Sin da bambino impara a veleggiare con il “sei metri” del padre nel Golfo di Napoli. Fa esperienza su ogni tipo di imbarcazione, dal dinghy agli “8 metri”, come timoniere ma soprattutto come manovratore alle vele. Non vince molto a livello nazionale: a metà agosto del 1934, su Marvizzo, a Rapallo chiude al quinto posto il tricolore del dinghy vinto dal suo concittadino Postiglione su Sparaglione. Quando arriva il momento di selezionare gli equipaggi per i Giochi del 1936, il CU De Conciliis lo prende in considerazione per il “sei metri” Esperia dove i fratelli Oberti fanno il bello ed il cattivo tempo. Cosentino riesce a far parte dell’equipaggio, assieme anche a Volpi e Stampa. Dunque monta sul treno che il 22 luglio parte da Milano per la Germania. Le regate olimpiche di vela si svolgono a Kiel, nell’estremo nord della Germania, quasi al confine con la Danimarca, nel Mar Baltico, a 350 km da Berlino. Nella classe dei “sei metri” al via si presentano 12 equipaggi di altrettante nazioni: la classifica si basa sui piazzamenti ottenuti nelle singole prove, attribuendo 12 punti al primo, 11 al secondo e così via. Ovviamente, vince chi totalizza il maggior numero di punti. Il 4 agosto i nostri non esordiscono benissimo: chiudono settimi, lontani dai vincitori, gli svedesi di “May Be”. Il giorno seguente la vittoria arride ai norvegesi, con gli azzurri quinti. La terza regata sembra rappresentare la svolta per i colori italiani: arriva difatti un bel successo che fa risalire “Esperia” al secondo posto della classifica. Tutto può ancora succedere, ma la fiducia torna presto a scendere: il 7 agosto si impongono i tedeschi di “Gustel V” e per gli azzurri è notte fonda. Il nono posto difatti li fa retrocedere in sesta posizione nella graduatoria generale.
Servirebbe almeno un’altra vittoria che però non arriva nelle ultime tre regate. Dapprima, l’8 agosto, giunge un sesto posto (primeggia la Svezia), poi addirittura una decima piazza. Serve a poco, se non ai rimpianti, l’ottimo terzo posto guadagnato il 10 agosto nella regata conclusiva. Le ultime due prove sono vinte dai norvegesi che alla fine, dopo un serrato duello, devono arrendersi ai britannici nella generale, per un solo punto. L’oro difatti va a “Lalage” della Gran Bretagna con 67 punti, argento appunto per “Lully II” dei norvegesi (66) e bronzo per gli svedesi di “May Be” con 62. “Esperia” chiude quinta con 50, superata anche dagli argentini di “Wiking” (52). Precede comunque una sfilza di imbarcazioni: Germania, Finlandia, Paesi Bassi, USA, Francia e Polonia mentre la Svizzera è clamorosamente squalificata “per professionismo[1]”. Per gli azzurri comunque una buona prestazione, più che sufficiente ed onorevole, con una bella vittoria ma anche con qualche recriminazione: l’inizio stentato ed il decimo posto nella penultima regata hanno certamente inciso sulla posizione finale. A conti fatti, la medaglia poteva pure non essere un sogno. L’esperienza olimpica è fondamentale per Costantino che continua a regatare per anni, mietendo successi in varie classi, anche sui “dinghy” (con “Raja”). Nel 1938 è a bordo di “Bona”, proprietà Rosasco, che a Cannes strappa clamorosamente la “Coppa di Francia” ai transalpini di “France”, vincendo 3-1[2]. Dieci anni dopo, nel 1948, torna ai Giochi, ancora con un “sei metri” di nome “Ciocca II”[3]. Non va benissimo e chiude ottavo. Rimane comunque tra i pochi velisti italiani ad aver partecipato a due edizioni consecutive dei Giochi, peraltro a dodici anni di distanza.
Il 22 luglio i velisti azzurri partono in treno dalla stazione centrale di Milano per Berlino. Nella foto di rito della carovana è presente anche Cosentino, evidenziato dal tondo
[1] Il suo timoniere, André Firmenich, è infatti accusato di aver guadagnato premi in denaro con la sua attività di velista
[2] La barca è pilotata da Alberto Chiozza ed a bordo troviamo anche altri due olimpionici, Mino Poggi e Mordini, oltre a Caprile e Carbone
[3] A bordo con lui troviamo il timoniere Reggio, Audizio, Croce, De Luca ed i fratelli Poggi. L’oro va agli USA davanti ad Argentina e Svezia