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CONFORTI Gerardo

Salerno 28.03.1903 / Napoli 29.06.1982

1936. Equitazione. 16° p.m. Salto ad Ostacoli Individuale, non classificato Salto ad Ostacoli a squadre

Nasce in un’agiata famiglia salernitana ed entra ancora adolescente alla Nunziatella[1], intraprendendo così la carriera militare. Ha una grande passione per il calcio che lo porta spesso a fuggire dalla scuola per giocare nella Salernitana, che allora ha la maglia bianco-celeste (e non ancora granata come oggi), nel ruolo di difensore tosto e coriaceo: nel 1919-20 vince il campionato di Promozione[2], guadagnando l’accesso alla categoria maggiore. Poi però deve rinunciare al calcio: entra difatti all’Accademia Militare di Modena dove comincia a cavalcare ed appassionarsi ai cavalli. Ne esce Tenente di Cavalleria. Dimostra di saperci fare anche in sella, pur se il suo stile lascia un po’ a desiderare i puristi in quanto non sempre è aggraziato ed in perfetto assieme col cavallo. Tant’è vero che i compagni piemontesi lo definiscono “brut e bun”, come una pera tipica della loro regione che, appunto, appare con una forma non proprio bella e regolare, ma si rivela buonissima. Lo stile di Conforti difatti è efficace e ne fa un cavaliere valido sempre e comunque: nel 1929 giunge secondo nel “Campionato del cavallo d’arme”, sorta di concorso completo, alle spalle di Valle, in sella alla cavalla Macchina. Si dedica poi con maggiore impegno agli ostacoli, raccogliendo i frutti solo a metà degli anni Trenta: nel 1934 vince il concorso di Sanremo, con Claudine. Prosegue la sua ascesa con regolarità e nel 1936 si aggiudica, con Saba, il prestigioso “GP Roma”: ormai è considerato tra i nostri migliori cavalieri nel salto ad ostacoli. Come tale viene inserito dal CT Amalfi tra i “probabili olimpici” ed in effetti alla fine, dopo il ritiro collegiale di rifinitura alla Scuola di Pinerolo, il 31 luglio sale sul treno che da Torino porta a Berlino. Conforti partecipa al salto ad ostacoli che si svolge nell’Olympiastadion il 16 agosto, in gara unica, ed al quale prendono parte 54 cavalieri di 18 nazioni.

Va bene ma non troppo: cavalcando Saba, termina difatti 16° p.m. L’oro va al tedesco Hasse (su Tora), argento per il romeno Rang (su Delfis) e bronzo all’ungherese Platthy (su Sello), dopo spareggio. Nella prova a squadre gli azzurri non vengono classificati in quanto Filipponi non termina la gara. L’oro va alla Germania, argento per i Paesi Bassi, bronzo al Portogallo. Per Conforti comunque una partecipazione sufficiente anche se condita da qualche errore di troppo che ne ha inevitabilmente condizionato la classifica finale. Dopo i Giochi, Conforti rimane ad alti livelli, gareggiando nella “Coppa delle Nazioni” ad Aquisgrana (7° posto con Saba) ed a Vienna (6° con Nereide). Negli anni seguenti è ancora tra i migliori: nel 1937, tra l’entusiasmo generale ed ancora in sella alla fida Saba, vince a Roma la “Coppa delle Nazioni[3]”, competizione in cui poi è secondo a Vienna, terzo a Lucerna e quinto ad Aquisgrana. Nel 1938 insiste, ma non va altrettanto bene[4]. La guerra poi complica tutto: Conforti ha il tempo di rivincere una prova a Roma nel 1939 ed il “Premio delle Rimonte” ai Campionati Nazionali del 1940. Poi, Tenente del mitico Savoia Cavalleria, parte per il fronte russo dove si ritrova come comandante il compagno olimpico Bettoni con cui è protagonista della mitica carica di Isbuscenskij, nell’attuale Ucraina, una delle ultime cariche di cavalleria (contro nugoli di mitragliatrici nemiche!) mai eseguite in una guerra. Per il suo ardimento riceve una Medaglia di Bronzo al Valor Militare. Dopo il conflitto, divenuto Colonnello, dirige il “Centro Militare Preparazione Gare Ippiche”, ma nel 1948 torna in sella ed è nuovamente selezionato per i Giochi, i primi del dopoguerra, che si svolgono a Londra, ma non ha fortuna e non viene neppure classificato[5]. Si dedica poi alla carriera dirigenziale ed al comando del centro ippico di Montelibretti dove nascono e si coltivano talenti equestri, cavalli e cavalieri.

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[1] Celebre istituto di formazione militare, fondato addirittura nel 1787, al tempo dei Borboni, con sede sulla collina partenopea di Pizzofalcone

[2] Nel suo girone, il “B” campano, vince le sei partite disputate, contro Stabia, Savoia e Pro Italia. Nella finale supera i napoletani del Brasiliano che in effetti rinunciano a scendere in campo nella partita decisiva, per protesta contro la scelta della sede (Nocera), giudicata troppo vicina a Salerno

[3] Con lui gareggiano Bettoni, Campello e Frassetto

[4] Risultati nella “Coppa delle Nazioni”: 3° ad Intersburg, 4° a Roma, 5° a Bucarest, 6° ad Aquisgrana

[5] Gareggia in sella a Furore